Causa in corso
Francesco Blachnicki
- Venerabile Servo di Dio -

Francesco Blachnicki

(1921 - 1987)

Venerabilità:

- 30 settembre 2015

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano; la sua vita si snodò fra due regimi dittatoriali, quello nazista e quello comunista. Ebbe una svolta esistenziale durante il suo internamento ad Auschwitz, come prigioniero politico. Dopo aver contratto il tifo, fu trasferito nel carcere di Katowice; qui venne processato e condannato alla pena capitale. Percepì la grazia ricevuta come un dono di Dio, perciò decise di dedicarsi a Lui nel sacerdozio per la gloria del Signore e la salvezza delle anime

  • Biografia
La virtù principale da lui vissuta fu quella della fede, a cui sottomise e consacrò ogni cosa nella sua vita. Desiderò compiere sempre e comunque la volontà di Dio

 

Il Venerabile Servo di Dio Francesco Blachnicki nacque a Rybnik (Polonia) il 24 marzo 1921. Nel 1929 con la famiglia si trasferì a Tarnowskie Góry, dove ricevette una buona educazione cristiana e culturale. Aderì con entusiasmo allo scoutismo e imparò a servire Dio e la patria nell’adempiere coscienziosamente i propri doveri.

Sostenuto l’esame di maturità con il massimo dei voti, non potendosi iscrivere all’Università perché non ancora maggiorenne, intraprese la carriera militare. Nel settembre del 1939 lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo costrinse a prolungare il servizio di leva. Catturato dai tedeschi, fuggì dal campo di prigionia e rientrò a Tarnowskie Góry, dove si impegnò nella formazione di gruppi della resistenza clandestina contro l’occupazione nazista. Scoperto dalla Gestapo, venne arrestato il 27 aprile del 1940. Rinchiuso nel carcere di Tarnowskie Góry fu sottoposto a duri interrogatori. Il 24 giugno 1940 venne trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz, dove fu costretto a lavorare undici ore al giorno, senza nutrimento e continuamente sottoposto a vessazioni fisiche e psicologiche. Ammalatosi di tifo e di inedia, fu ricoverato nell’ospedale da campo dove, pur non ricevendo le adeguate cure mediche, riuscì a guarire e fu dimesso nel 1941. Sorpreso ad occultare materiale informativo, venne trasferito dapprima a Zabrze e poi a Katowice per subire il processo di alto tradimento. In cella di isolamento, decise di riprendere gli studi, coltivando il sogno di poter diventare, una volta libero, scrittore e politico. Il 6 gennaio del 1942 ricevette la sentenza di condanna a morte. Mentre i parenti inoltravano la richiesta di grazia, egli ebbe una profonda esperienza di conversione. Dopo che la sua condanna a morte venne commutata in dieci anni di carcere, fu inviato nel carcere di Racibórz. Dopo molti trasferimenti in varie prigioni, il 27 aprile 1945, grazie all’intervento della sorella, venne liberato. Nell’ottobre dello stesso anno entrò in Seminario e, concluso l’iter di formazione, fu ordinato sacerdote il 25 giugno 1950. Mentre imperversavano le persecuzioni del regime comunista nei confronti della Chiesa, venne inviato come viceparroco in diverse parrocchie dove cominciò ad organizzare, con particolare creatività e zelo, la formazione dei giovani. I suoi metodi iniziarono anche ad attirare le attenzioni dell’autorità politica.

Nel 1952 il regime comunista arrestò, con un pretesto, il Vescovo di Katowice, costringendolo ad abbandonare la diocesi, ed impose, al suo posto, Mons. Jan Piskorz. Una parte del clero, tra cui il Venerabile Servo di Dio, decise di rimanere fedele al Vescovo esiliato dando vita ad un movimento clandestino finalizzato a tenere il contatto con lui. La sua attività nella Chiesa-ombra gli creò delle incomprensioni con Mons. Piskorz, il quale, dopo aver scoperto il suo coinvolgimento nel boicottaggio del sinodo diocesano, indetto senza il permesso del Vescovo, decise di trasferirlo di parrocchia. Percependo in questo atto un comportamento punitivo, il Venerabile Servo di Dio si rifiutò. Sospeso a divinis, si recò in esilio a Niepokalanów. Esortato dal Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, si sottomise al volere di Mons. Piskorz.

Nel 1956, rientrato in Diocesi, il Vescovo lo chiamò ad organizzare il Centro Diocesano di Catechesi. Una delle sue prime iniziative fu l’Oasi dei Figli di Dio, cioè Esercizi Spirituali per bambini e giovani secondo un metodo esperienziale, che poi divenne il Movimento “Luce-Vita”. L’adesione della popolazione fu tale, che il regime lo arrestò nuovamente il 15 marzo 1961.

Dopo la scarcerazione si iscrisse al corso di dottorato presso l’Università Cattolica di Lublino. Fondò anche “l’Istituto Secolare dell’Immacolata Madre della Chiesa” ed il Centro di Rinnovamento Liturgico per l’attuazione della riforma postconciliare, collaborando anche nella redazione di alcune riviste per la diffusione del Movimento.

Mentre nel 1981 si spostava in diversi Paesi europei, con lo scopo di far conoscere il Movimento Luce-Vita, in Polonia venne proclamata la legge marziale. Consigliato dai Vescovi polacchi, non rientrò in Patria, per non mettere a rischio la vita, e si stabilì a Carlsberg (Germania), nel centro Marianum, dove morì improvvisamente il 27 febbraio 1987.

 

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Katowice (Polonia), dal 9 dicembre 1995 al 24 novembre 2001, in sessantaquattro Sessioni, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di quaranta testi, di cui cinque ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 29 novembre 2002.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 16 ottobre 2014. I Consultori sottolinearono che la vita del Venerabile Servo di Dio si snodò fra due regimi dittatoriali, quello nazista e quello comunista. Ebbe una svolta esistenziale durante il suo internamento ad Auschwitz, come prigioniero politico. Dopo aver contratto il tifo, fu trasferito nel carcere di Katowice; qui venne processato e condannato alla pena capitale. Fu allora che cominciò ad interrogarsi sul senso della vita e della morte.

Percepì la grazia ricevuta come un dono di Dio, perciò decise di dedicarsi a Lui nel sacerdozio per la gloria del Signore e la salvezza delle anime.

Si distinse per lo zelo apostolico che esercitò soprattutto verso i giovani, riavvicinandoli a Dio. Costante fu la sua preoccupazione per la salvezza delle anime. Mosso da profonda carità pastorale, organizzò vere e proprie crociate contro l’alcolismo e per il rinnovamento morale della società polacca. La sua fede, praticata in un contesto particolarmente difficile e nel periodo di massima espansione dell’ateismo, fu forte e coraggiosa. Fu abile direttore spirituale e molte furono le vocazioni suscitate dalla sua esperienza. L’opera più importante del Servo di Dio fu la Fondazione del Movimento ecclesiale “Luce e Vita” diretto alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa. Formò alla fede due generazioni di giovani che rimasero uniti alla Chiesa, mentre nel mondo imperversava la contestazione giovanile.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 22 settembre 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa ed il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, ne sottolineò l’esercizio virtuoso delle virtù teologali e cardinali. La virtù principale da lui vissuta fu quella della fede, a cui sottomise e consacrò ogni cosa nella sua vita. Desiderò compiere sempre e comunque la volontà di Dio, anche se esternamente tutto fosse contrario a ciò. Le persecuzioni e le minacce non lo scoraggiarono nel suo apostolato. Viveva la Liturgia come incontro con la presenza del Signore e in tal senso educava i giovani. Sviluppò una devozione incentrata sull’Eucaristia e sull’ascolto della Parola di Dio. Si impegnò a propagare il culto della Beata Vergine Immacolata. Elaborò una “pedagogia dell’uomo nuovo”, che doveva promuovere le verità della fede tramite gli Esercizi Spirituali e la catechesi.

Parlando del Venerabile Servo di Dio, San Giovanni Paolo II lo definì «Apostolo premuroso della conversione e del rinnovamento interiore dell’uomo e grande sacerdote della gioventù che ha consacrato all’edificazione del Regno di Dio i suoi tanti talenti della mente e del cuore, con lo speciale carisma donatogli da Dio. Lo ha attuato attraverso la preghiera, l’apostolato, la sofferenza e con una tale determinazione, da poterlo a ragione definire “un violento” di questo Regno».

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza affermativa.