Causa in corso
 Francesco Saverio Nguyên Van Thuân
- Venerabile Servo di Dio -

Francesco Saverio Nguyên Van Thuân

(1928 - 2002)

Venerabilità:

- 04 maggio 2017

- Papa  Francesco

Cardinale di Santa Romana Chiesa; la sua missione fu caratterizzata da un’intensa attività pastorale e sociale che solo in parte venne interrotta durante la lunga prigionia. Le condizioni in cui venivano costretti i detenuti erano disumane, ma lottò per non precipitare nella disperazione, aggrappandosi alla Parola di Dio e all’Eucaristia

  • Biografia
Le sue parole erano rese autentiche da una vita serena, sobria e umile, disponibile al dialogo con altre culture e religioni

 

Il Venerabile Servo di Dio Francesco Saverio Nguyên Van Thuân nacque il 17 aprile 1928 a Huê (Vietnam), in una famiglia profondamente cristiana. A 12 anni entrò nel Seminario minore del Vicariato di Huê. Terminati gli anni di studio e di formazione nel Seminario maggiore, fu ordinato sacerdote l’11 giugno 1953. Esercitò il ministero sacerdotale in due parrocchie, come vicario parrocchiale e poi parroco; fu anche cappellano di una scuola, di un ospedale e delle carceri di Huê. Nel 1956 fu inviato a Roma per gli studi in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana. Conseguito il Dottorato, nel 1959 fece ritorno in Patria, dove svolse il ministero di professore, Rettore del Seminario minore e Vicario Generale dell’Arcidiocesi metropolitana di Huê.

Il 13 aprile 1967, fu nominato Vescovo di Nha Trang e venne consacrato il 24 giugno successivo. Durante i sette anni di governo pastorale, si spese per la formazione dei giovani sacerdoti e dei laici, oltre che per la ricostruzione del suo Paese devastato dalla guerra, in qualità di Presidente della Commissione Episcopale per lo Sviluppo del Vietnam e poi come presidente del Comitato per la Ricostruzione del Vietnam (COREV).

Il 13 aprile 1975 Paolo VI lo nominò Arcivescovo titolare di Vadesi e Arcivescovo coadiutore di Saigon (oggi Hó-Chi-Minh City). Dopo circa quattro mesi, il 15 agosto 1975, venne arrestato perché considerato politicamente pericoloso.

La prigionia, senza giudizio e senza sentenza, durò tredici anni, di cui nove in isolamento e quattro in diversi campi di “rieducazione”.

Fedele a Dio, al Vangelo e alla Chiesa, trasformò i suoi carcerieri in buoni amici e trasmise agli altri prigionieri rassegnati “gaudium et spes”, che sempre sgorgavano dalla profondità del suo cuore.

Durante la prigionia riuscì a farsi mandare dai fedeli del vino in una bottiglietta su cui era attaccata un’etichetta con la scritta: “Medicina contro il mal di stomaco” e alcune ostie celate in una fiaccola contro l’umidità, celebrando la Santa Messa nel palmo della sua mano, con tre gocce di vino ed una goccia d’acqua. Viveva alla presenza di Gesù, che custodiva nella tasca della camicia.

Scarcerato il 21 novembre 1988, fu espulso dal Vietnam nel 1991, scegliendo come luogo di esilio Roma. Nel 1992 venne nominato membro della Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni con sede a Ginevra, nel 1994 fu nominato Vice Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e, nel 1998, ne divenne Presidente.

Il 21 febbraio 2001 fu creato Cardinale. Con gioia e speranza, diffuse il messaggio cristiano di riconciliazione e pace anche attraverso viaggi, scritti, interviste, conferenze, omelie e predicazioni di esercizi spirituali, inclusi quelli  per la Curia Romana dal 12 al 18 marzo 2000.

Colpito da un tumore, abbandonatosi filialmente alla volontà di Dio, con fiducia e pazienza, si conformò sempre più a Cristo Crocifisso. Morì a Roma (Italia) il 16 settembre 2002.

ITER GIURIDICO

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso il Vicariato di Roma (Italia), dal 22 ottobre 2010 al 5 luglio 2013, in centoquarantasei Sessioni, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di centododici testi.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 22 novembre 2013.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 13 dicembre 2016. I Consultori sottolinearono che la vita del Venerabile Servo di Dio fu costellata da vicende attraverso le quali compì un cammino di fede accompagnato dalla speranza cristiana. La sua missione fu caratterizzata da un’intensa attività pastorale e sociale che solo in parte venne interrotta durante la lunga prigionia. I Teologi si soffermarono sul difficile e lungo periodo di detenzione del Venerabile Servo di Dio. Scopo del carcere era di annientare psicologicamente gli avversari del regime comunista. Le condizioni in cui venivano costretti i detenuti erano disumane; cionondimeno, il Venerabile Servo di Dio lottò per non precipitare nella disperazione, aggrappandosi alla Parola di Dio e all’Eucaristia. Durante la prigionia si unì spiritualmente alla Vergine Maria, cercò di ricordare a memoria passi della Bibbia e coltivò la devozione a Santa Teresa di Lisieux. Tentò di instaurare buoni rapporti con le guardie, alcune delle quali si convertirono al cattolicesimo. Dopo la liberazione si recò in visita a diverse famiglie dei suoi ex-carcerieri, portando parole di comprensione e conforto. Esercitò la carità in grado eroico sino ad amare i propri nemici. Fu uomo del perdono e della riconciliazione; cercava di costruire ponti anche con coloro che lo contrastavano. La Croce fu compagna costante della sua vita e lo unì a Cristo nella passione corporale e spirituale. Gli ultimi anni furono segnati dalla sofferenza della malattia.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori diedero voto affermativo, circa l'esercizio eroico delle virtù da parte del Servo di Dio.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 2 maggio 2017. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, mise in rilievo la profondità della sua vita spirituale. Fu un uomo di grande vita interiore, di intensa preghiera, di frequentazione dei Sacramenti, di meditazione della Sacra Scrittura, di riflessione sul Magistero della Chiesa. La fede del Venerabile Servo di Dio maturò nella prova del carcere e non gli fece smarrire la sanità mentale. Uscito dal carcere, esercitò la misericordia, perdonando i suoi nemici. Divenne un ascoltato oratore anche fuori dall’ambiente ecclesiastico, perché le sue parole erano rese autentiche da una vita serena, sobria e umile, disponibile al dialogo con altre culture e religioni. Durante i tredici anni di prigionia, la fede nutrì la speranza e, quest’ultima, si trasformò in amore, da offrire a Dio e anche ai persecutori. Visse la speranza sul suo letto di sofferenza e continuò a trasmettere pace e gioia a coloro che andavano a visitarlo. Il Servo di Dio fu un eccezionale testimone dell’Amore di Cristo per la Chiesa, di una carità senza limiti e un profeta autentico e credibile del Vangelo.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.