Causa in corso
Giuseppe Codicè
- Venerabile Servo di Dio -

Giuseppe Codicè

(1838 - 1915)

Venerabilità:

- 21 dicembre 2018

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano, Fondatore della Pia Unione delle Suore della Visitazione della Vergine Immacolata; la spiritualità che instillò nelle Suore Visitandine, è quella tipica dell’anima consacrata: totalità e profondità della consacrazione verginale, quindi intimità con Cristo, intensità della speranza escatologica, partecipazione ai sacramenti e perseveranza nella preghiera, dando la preminenza alla contemplazione della passione di Cristo

  • Biografia
«Confidate dunque e state di buon animo, non si diparta mai l’allegrezza interiore dal vostro cuore perché sapete che avete con voi il Signore e nessuno potrà mai impedire che dia abbondantissimo frutto»

 

Il Venerabile Servo di Dio Giuseppe Codicè nacque a Budrio, presso Bologna, il 3 marzo 1838 come ottavo dei dieci figli di Michele e Teresa Tassoni. Su consiglio del parroco, che aveva percepito nel giovane il seme della vocazione sacerdotale, il 12 settembre 1854 entrò nel Seminario Arcivescovile di Bologna, dove compì gli studi filosofici e teologici e dove gli vennero conferiti la tonsura e gli ordini minori e, successivamente, gli ordini maggiori: rispettivamente il suddiaconato il 9 Aprile 1859, il diaconato il 24 marzo 1860 e il 30 settembre successivo l’ordinazione sacerdotale, dopo aver ottenuto la dispensa dal compimento del ventiquattro anni previsti dai decreti tridentini.

Dal 1864 al 1866 fu attivo a Budrio, dando il suo aiuto pastorale in varie parrocchie della cittadina e delle zone circostanti. Dal 1870 il Venerabile Servo di Dio venne trasferito a Vedrana, prima come economo spirituale poi come parroco, ufficio esercitato con grande zelo pastorale per circa nove anni. Durante il suo apostolato parrocchiale a Vedrana fondò la Pia Unione delle Visitandine dell’Immacolata, orientandole alla spiritualità di San Francesco di Sales e assegnando loro un campo di apostolato caratterizzato dall’assistenza ai poveri e agli infermi, dalla promozione umana e cristiana delle fanciulle e della formazione didattica e lavorativa delle giovani donne. Per le Visitandine il Venerabile Servo di Dio redasse i primi regolamenti, ne curò la formazione e la crescita religiosa e aprì alcune Case, trasferendo nel 1912 la Casa madre da Vedrana a Bologna.

Non secondaria fu la sua presenza sociale, tanto che Vedrana in quegli anni venne additata come esempio dell’influsso della visione sociale cristiana sulla comune convivenza, così da rendere meno tesi i rapporti sociali e favorire il sostanziale miglioramento delle condizioni di vita di quanti concorrono e partecipano al processo produttivo e alla sua trasformazione.

Il cuore della vita spirituale del Venerabile Servo di Dio fu l’Eucaristia. Per lui, infatti, è realmente “fonte e culmine” di tutta la sua vita sacerdotale e apostolica e la sorgente inesauribile a cui continuamente attinge quell’ardente carità che lo spinge a santificarsi e a farsi dono a tutti, senza riserve, come vero buon pastore del suo gregge. È sufficiente scorrere le sue lettere o leggere le catechesi che teneva al popolo oppure ripercorrere le tracce di adorazione che componeva di volta in volta per le sue Visitandine, per averne ampia conferma. Quando il Venerabile Servo di Dio parla di questo sacramento che definisce “dell’amor suo”, cioè di Gesù, attira l’attenzione soprattutto sulla presenza reale. Nell’Eucarestia, afferma, è realmente presente il corpo e il sangue di Cristo, perciò chi si accosta a riceverla, si ciba delle “sue carni immacolate” e del suo “preziosissimo sangue”.

In Gesù sacramentato, egli vede, inoltre, il Buon pastore che guida il gregge “agli eletti e giocondi pascoli suoi”. Il tabernacolo è per lui luogo santo attorno a cui fanno corona, in adorazione, le schiere degli angeli, dei cherubini e dei serafini. Suo ardente desiderio sarebbe di poter stare sempre lì accanto, giorno e notte.

Ma il desiderio di contemplare e adorare Gesù nell’Eucarestia e di sostare ai suoi piedi non esaurisce ancora tutta l’ampiezza della sua spiritualità eucaristica. C’è un altro aspetto importante che merita di essere sottolineato: l’Eucaristia, per il Venerabile Servo di Dio, è anche il sacramento della comunione, di quell’intima unione, dalla quale poco alla volta matura la vita in Cristo e la configurazione al suo mistero di morte e di risurrezione.

Dopo un’esistenza ricca di attività pastorali e feconda di frutti spirituali don Giuseppe Codicè si spense ai piedi dell’altare maggiore della sua parrocchia di Vedrana, mentre recitava il Confiteor all’inizio della celebrazione eucaristica, il 21 gennaio 1915.