Causa in corso
Ismaele Perdomo
- Venerabile Servo di Dio -

Ismaele Perdomo

(1872 - 1950)

Venerabilità:

- 07 luglio 2017

- Papa  Francesco

Arcivescovo di Bogotá; dovette affrontare gravi problemi, in particolare la povertà di cui era afflitta la popolazione colombiana e la guerra. Percorse più volte le diocesi per incontrare i fedeli a lui affidati. Al centro del suo cuore, infatti, c’erano le persone

  • Biografia
Visse davvero di fede: una fede testimoniata e insegnata come dimostrano il suo impegno per la predicazione, per l’insegnamento catechistico, di cui le lettere pastorali sono una chiara dimostrazione

 

L’Arcivescovo Ismaele Perdomo nacque il 22 febbraio 1872 a El Gigante (Garzón, Colombia), in una famiglia di profonda pietà cristiana che, nello stesso anno, si trasferì prima a Campoalegre e, poi, a Neiva, dove il Servo di Dio compì gli studi primari.

Nel 1889, entrò nel Seminario Conciliare di Bogotá e, sei anni dopo, fu inviato a Roma per completare gli studi di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Venne ordinato sacerdote nella Basilica Lateranense, il 19 dicembre 1896, e conseguì il dottorato in teologia l’anno successivo. Quindi, per due anni, studiò a Parigi spiritualità e pedagogia. Ritornato in Patria nel 1899, svolse il ministero come Vicerettore e Docente presso il Seminario di Garzón e Ibagué.

Il 29 aprile 1903, fu nominato Vescovo di Ibagué, una diocesi priva di strutture ecclesiastiche e di edifici religiosi, con una popolazione stremata dalla guerra e da varie sommosse rivoluzionarie, vittima della povertà e dell’ignoranza. Il Servo di Dio iniziò una grande opera pastorale, tesa a rinvigorire la fede del popolo, a incrementare la cultura religiosa e a riconciliare le diverse fazioni politiche. A tale scopo compì varie visite pastorali nel vasto territorio della diocesi, spesso a dorso di mulo o su piccole imbarcazioni lungo corsi d’acqua. Istituì il Seminario, convocò il Sinodo diocesano, chiamò nella diocesi varie comunità religiose, scrisse molte lettere pastorali, sostenne in modo particolare la causa dei poveri e svolse un ampio apostolato per ristabilire la giustizia e promuovere lo sviluppo sociale e religioso.

Nel 1923 fu nominato Arcivescovo titolare di Traianopoli e Coadiutore dell’Arcivescovo di Bogotá, Mons. Bernardo Herrera. Cinque anni dopo gli succedette nel governo, in un periodo di forti tensioni politiche, sociali e religiose. Anche a Bogotá, il Servo di Dio svolse una profonda ed ampia azione pastorale, promuovendo l’educazione religiosa e la vita cristiana dei fedeli, soprattutto presso le classi popolari, per le quali diede vita all’Unione Colombiana Operaia. Si occupò con particolare predilezione del Clero e del Seminario, fece varie volte la visita pastorale, aumentò il numero delle parrocchie, scrisse molte lettere pastorali, incrementò l’Azione Cattolica, tenne diversi convegni per animare le opere diocesane, celebrò il Sinodo diocesano e presiedette, come Primate di Colombia, la Conferenza Episcopale.

La vittoria del Partito Conservatore, nel 1946, e l’assassinio del candidato presidenziale del Partito Liberale, nel 1948, suscitarono una vera rivolta nazionale, il cosiddetto bogotazo, che portò profondi risvolti antiecclesiali e anticlericali. Furono saccheggiate e incendiate la Curia e la Residenza arcivescovile, causando la distruzione dell’intero archivio diocesano e la perdita di numerosi tesori artistici.

Il Servo di Dio morì di cancro a Bogotá (Colombia), il 3 giugno 1950.

ITER GIURIDICO

Il Processo Informativo Ordinario si svolse presso la Curia ecclesiastica di Bogotá (Colombia), dal 7 febbraio al 12 settembre 1962, con l’escussione di quarantanove testi, di cui quattro ex officio.

Il Processo Apostolico fu celebrato nella medesima Curia, dal 10 maggio 1982 al 23 giugno 1984, con l’escussione di ventidue testi, dei quali due ex officio.

La validità giuridica dei Processi fu riconosciuta con il Decreto del 27 febbraio 1986.

CONGRESSO PECULIARE DEI CONSULTORI TEOLOGI

L’esame delle virtù del Venerabile Servo di Dio fu effettuato nel Congresso Peculiare che si svolse il 21 marzo 2017. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio dovette affrontare gravi problemi, in particolare la povertà di cui era afflitta la popolazione colombiana e la guerra. Percorse più volte le diocesi per incontrare i fedeli a lui affidati. Al centro del suo cuore, infatti, c’erano le persone. Seppe instaurare relazioni interpersonali per meglio conoscere le necessità sia spirituali che materiali della gente, alla quale cercava di stare vicino attraverso gli incontri con i vari gruppi sociali, le attività di sostegno ai bisognosi, oltre che con il catechismo e le celebrazioni liturgiche. Si prodigò per incontrare le famiglie; si interessò della formazione del Clero e dell’educazione cristiana dei giovani. Esercitò la carità verso tutti, indipendentemente dallo schieramento politico o dall’estrazione sociale. Visse in maniera austera. Nel clima politico rovente, il Servo di Dio dimostrò molta pazienza. Riuscì ad evitare qualsiasi coinvolgimento in controversie politiche. La compostezza del suo atteggiamento faceva trasparire la limpidezza della sua anima, tant’è che divenne un punto di riferimento autorevole per ristabilire la concordia. Più volte, con il suo intervento pacificatore, riportò la calma fra le fazioni contrapposte. La sua immagine pubblica era il frutto dell’intensa vita interiore. Cionondimeno, ricevette critiche da vari fronti, soprattutto dagli oppositori della Chiesa. Si dimostrò sempre disponibile al perdono. Gli ultimi anni di vita furono segnati dalla sofferenza per problemi di salute, ma furono anche gli anni di maggior unione con il Signore.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori diedero voto affermativo, circa l'esercizio eroico delle virtù.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 20 giugno 2017. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico del Venerabile Servo di Dio, mise in rilievo la profondità della sua vita spirituale e la grande dedizione pastorale. Visse davvero di fede: una fede testimoniata e insegnata come abbondantemente dimostrano il suo impegno per la predicazione, per l’insegnamento catechistico, di cui le lettere pastorali sono una chiara dimostrazione. Coltivò un’intensa vita di preghiera, soprattutto tramite la meditazione della Parola di Dio e delle opere dei padri della Chiesa, la devozione alla Vergine Maria, onorata con la recita del Rosario. La speranza cristiana lo rese vigoroso nell’affrontare e superare i momenti difficili. Nel suo ministero si adoperò per alleviare le difficoltà dei poveri e dei malati, dei bambini abbandonati e delle persone emarginate. Carità e dedizione mostrò verso i sacerdoti a lui affidati e per la formazione dei seminaristi. Espressione della sua eroica carità fu il governo delle Diocesi: prima a Ibagué, che dovette praticamente “edificare” e, poi, quella di Bogotá, centro religioso, politico e sociale dell’intero Paese.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.