Causa in corso
Luigi Lo Verde (al secolo: Filippo)
- Venerabile Servo di Dio -

Luigi Lo Verde (al secolo: Filippo)

(1919 - 1932)

Venerabilità:

- 14 giugno 2016

- Papa  Francesco

Chierico professo dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali; si distinse per il rispetto della Regola e dei voti. Conservò sempre lo zelo del Noviziato, anche durante il tempo della malattia, che trascorse lodando e ringraziando il Signore, in profonda unione con Lui

  • Biografia
Da sempre egli manifestò il proposito di “farsi santo, grande santo e presto santo”

 

Il Venerabile Servo di Dio Luigi Lo Verde (al secolo: Filippo) nacque il 20 dicembre 1910 a Tebourba (Tunisia), da genitori siciliani emigrati per motivi di lavoro. Nel 1911 i genitori decisero di far ritorno a Palermo. L’ambiente familiare era profondamente cristiano e il Venerabile Servo di Dio fu iniziato fin da piccolo alla partecipazione alla Santa Messa, alla preghiera del Santo Rosario e alla conoscenza delle verità della fede.

Frequentate privatamente le scuole elementari presso un sacerdote, fu aggregato per breve tempo al Preseminario diocesano e poi all’Oratorio di San Filippo Neri. L’incontro con un frate francescano conventuale nel 1922 gli fece capire, tuttavia, dove il Signore lo chiamava. Nell’ottobre dello stesso anno fece il suo ingresso nel collegio serafico di Mussomeli, dove frequentò la scuola media e il ginnasio inferiore. Per completare gli studi fu trasferito al collegio Santa Maria delle Grazie a Montevago. Nel 1926 cominciarono a manifestarsi i primi segni di quei problemi di salute che egli stesso chiamava “influenza”, con cefalea insopportabile. Per questo motivo, fu inviato in famiglia dove si riprese. Il 7 dicembre 1926, iniziò l’anno di Noviziato a Montevago e, l’8 dicembre dell’anno successivo, emise la professione religiosa.

Tornato al convento di Mussomeli per gli studi liceali e filosofici, si ripresentarono le cefalee. L’anno successivo, insieme agli altri confratelli in formazione, fu trasferito a Palermo per completare gli studi. Riuscì con fatica a terminare il primo anno, perché si acutizzò la malattia, che gli causava inappetenza, anemia e cefalea. Nel 1929 venne in contatto con la spiritualità di santa Teresa di Lisieux. L’ideale dell’infanzia spirituale ben corrispondeva alla sensibilità del Venerabile Servo di Dio che, fra l’altro, tradusse dal francese, per le sue sorelle, l’opuscolo La petite voie delle Carmelitane di Lisieux.

L’8 dicembre 1930 rinnovò i voti in vista della professione solenne e, nei mesi successivi, ricevette la tonsura, l’ostiariato e il lettorato. Venuta l’estate, fu inviato in vacanza a Montevago, dove riprese a mangiare, a dormire e ritrovò le forze. Alla fine di settembre del 1931 fece ritorno a Palermo per riprendere la normale vita da chierico e completare gli studi interrotti. I Superiori decisero di iscriverlo presso lo Studentato interno dei Frati Minori Cappuccini, sia per una maggiore flessibilità sia per evitare i disagi di viaggio e di orario che richiedeva la frequenza al Seminario. A metà ottobre, mentre si trovava in famiglia per una visita, le sue condizioni fisiche precipitarono. Tra l’altro, gli fu diagnosticata una pleurite trascurata. Assistito dai familiari, mantenne la serenità, la fiducia nel Signore, la docilità. Cercava di nascondere ai familiari e a quanti lo visitavano le sue sofferenze ed era lui ad incoraggiare gli altri. Sopportava la malattia e le terapie più invasive e dolorose con spirito di sacrificio e fortezza, tutto offrendo al Signore e tenendo davanti allo sguardo il Paradiso.

Il 9 febbraio 1932 ricevette il Viatico e l’Unzione degli infermi alla presenza del Ministro provinciale e di altri confratelli a tutti chiedendo perdono.

Morì a Palermo (Italia) la sera del 12 febbraio 1932, stringendo il crocifisso e dicendo: “Divina volontà”.

 

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Palermo (Italia), dal 30 marzo 1985 al 19 ottobre 1988, in ottantuno Sessioni, durante le quali vennero escussi ventisette testi, di cui uno ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 21 febbraio 1992.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse l’8 maggio 2014. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio si distinse per il rispetto della Regola e dei voti. Conservò sempre lo zelo del Noviziato, anche durante il tempo della malattia, che trascorse lodando e ringraziando il Signore, in profonda unione con Lui. Ogni prova rafforzava il suo amore verso Dio. Visse la sua breve ma intensa esistenza, con equilibrio, costanza e prontezza d’animo. Si donò interamente a Dio nella semplicità della vita quotidiana, offrendosi come vittima in unione al Cristo sofferente.

La sua spiritualità era di tipo cristocentrico con una predilezione per Santa Teresa di Lisieux, della quale seguì “la piccola via”, alimentata da una densa pratica liturgica.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni del Servo di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 17 maggio 2016. L’Em.mo Ponente, dopo avere tratteggiato la storia della Causa e la figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineò che da sempre egli manifestò il proposito di “farsi santo, grande santo e presto santo”. Come San Francesco, anelò all’unione mistica con Cristo, sorgente di tutte le virtù. Negli ultimi quattro anni seguì la piccola via di Santa Teresa di Gesù Bambino, vivendo eroicamente l’abbandono fiducioso e sereno alla volontà di Dio, in mezzo alla sofferenza sempre più dura, provocata dalla malattia. Il Servo di Dio era solito terminare la sua giornata con una preghiera silenziosa, inginocchiato a lungo accanto al suo letto in profondo raccoglimento. L’ultima sera terminò la sua vita terrena, tenendo fra le mani le sue “tre armi benedette”: il Crocifisso, il Rosario e la Regola. Con il prossimo fu rispettoso, gioviale, mite, affabile, alieno dal giudicare, premuroso e pronto a confortare e a servire.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che aveva concluso constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.