Causa in corso
Maria Benedetta Giuseppa Frey (al secolo: Ersilia Penelope)
- Venerabile Serva di Dio -

Maria Benedetta Giuseppa Frey (al secolo: Ersilia Penelope)

(1836 - 1913)

Venerabilità:

- 30 settembre 2015

- Papa  Francesco

Monaca professa dell’Ordine Cistercense; realizzò la sua vocazione in una vita di sofferenza fisica. L’eroica accettazione della patologia invalidante arrivò dopo un percorso di preghiera e di abbandono alla Provvidenza che la portò non solo ad accogliere la malattia, ma anche a vivere la sofferenza offrendola al Signore, con gioia e in spirito di evangelizzazione

  • Biografia
Il suo letto di dolore fu il suo luogo di apostolato e di carità, contagiando positivamente tutti coloro che la frequentavano e che erano in contatto epistolare con lei

 

La Venerabile Serva di Dio Maria Benedetta Frey (al secolo: Ersilia Penelope) nacque il 6 marzo 1836 a Roma. Dal 1841 al 1847, frequentò la scuola delle Maestre Pie dove, oltre alla comune istruzione, le furono impartite lezioni di musica, di taglio, cucito e ricamo. Successivamente, continuò la sua formazione presso l’educandato delle Suore Domenicane, completando anche il suo cursus musicale.

Sentendosi chiamata alla vita religiosa, vinte le resistenze della famiglia, nel 1856 entrò nel Monastero della Visitazione delle Monache Cistercensi in Viterbo. Superata anche la difficoltà della mancanza della prescritta dote, prese l’abito monastico, assumendo il nome di Maria Benedetta Giuseppa. In cambio della dote le fu chiesto di essere maestra di musica. Il 2 luglio 1858 emise la professione solenne.

Verso la fine del 1861 fu colpita da paralisi alla gamba sinistra, che si estese ben presto al braccio sinistro e alla spina dorsale. Immobilizzata a letto, non potendo poggiare il capo sui guanciali a causa di acuti dolori, né tenerlo eretto, perché gli ricadeva inerte sul petto con pericolo di soffocamento, le si doveva sostenere la fronte con cordicelle e bende. In questa posizione rimase per cinquantadue anni. Tutto ciò, unito ad una fistola al braccio, ad una piaga al tallone del piede destro ed a frequenti bronchiti e polmoniti, che le causavano forti e incessanti dolori in tutto il corpo.

Non meno gravi furono le sofferenze dell’anima nel vedersi non più utile alla comunità, per non poter partecipare al coro e alle altre pratiche di pietà. Ricorrendo alla preghiera e con l’aiuto di vari Padri spirituali, desiderò compiere la volontà di Dio, mantenendo una tranquillità di spirito che la portava a non lamentarsi mai dei suoi mali.

Regolato l’accesso in modo da non disturbare la comunità e concessi i dovuti permessi dell’Autorità ecclesiastica, la sua cameretta divenne meta di continui pellegrinaggi di persone d’ogni ceto. Esercitava così un benefico apostolato diretto in aggiunta a quello silenzioso della preghiera e del sacrificio, estendendosi oltre il Monastero mediante una fitta corrispondenza epistolare. Con lettere ispirate, confortava i carcerati, esortandoli alla rassegnazione e alla conversione.

Sentendo vicina la sua fine, chiese sollecita l’amministrazione degli ultimi Sacramenti e, confortata anche dalla benedizione del Papa San Pio X, morì a Viterbo (Italia) il 10 maggio 1913.

 

ITER DELLA CAUSA

Il Processo Informativo Ordinario sulla fama di santità e di segni si svolse presso la Curia ecclesiastica di Viterbo (Italia), dal 26 dicembre 1959 al 3 novembre 1962, con l’escussione di settantasette testi, di cui otto ex officio.

La validità giuridica del Processo fu riconosciuta con il Decreto del 23 novembre 1984.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Ebbe luogo il 24 giugno 2014. I Consultori sottolinearono che la Venerabile Serva di Dio realizzò la sua vocazione di Monaca Cistercense in una vita di sofferenza fisica. L’eroica accettazione della patologia invalidante arrivò dopo un percorso di preghiera e di abbandono alla Provvidenza che la portò non solo ad accogliere la malattia, ma anche a vivere la sofferenza offrendola al Signore, con gioia e in spirito di evangelizzazione. Guidata dai direttori spirituali, trasformò la sua afflizione in un motivo di apostolato a favore dei fratelli oppressi nel corpo e nello spirito. Dal suo letto, completamente immobile, esclusi la lingua, gli occhi e la mano destra, la Serva di Dio riuscì ad accogliere e rispondere ai fedeli che ricorrevano a lei, personalmente o per lettera, chiedendo consigli e parole di speranza. Fu umile, prudente, temperante. Ringraziava e confortava le consorelle per l’aiuto che le davano e consegnava alla Comunità tutto ciò che le veniva donato.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 29 settembre 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, sottolineò che la malattia l’accompagnò per tutta la vita. Unita a Cristo Crocifisso, manifestò una fede non comune, alimentata dalla preghiera, dall’Eucaristia e da una fedele devozione alla Vergine Maria. Il suo letto di dolore fu, come le aveva indicato San Giovanni Bosco, il suo luogo di apostolato e di carità, contagiando positivamente tutti coloro che la frequentavano e che erano in contatto epistolare con lei.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.