Causa in corso
Ottavio Ortiz Arrieta
- Venerabile Servo di Dio -

Ottavio Ortiz Arrieta

(1878 - 1958)

Venerabilità:

- 27 febbraio 2017

- Papa  Francesco

Della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, Vescovo di Chachapoyas; fu per trentasei anni Vescovo di una Diocesi povera del Perù, riuscendo a realizzare un importante apostolato fra gli indigeni e gli operai

  • Biografia
La radicalità evangelica, sia nei suoi comportamenti come anche nelle sue azioni, lasciava vedere il suo amore per il Vangelo e il suo desiderio perché arrivasse a tutti

 

Il Venerabile Servo di Dio Ottavio Ortiz Arrieta nacque a Lima (Perù) il 19 aprile 1878, in una famiglia profondamente cristiana e di modeste condizioni economiche. Nel 1891 frequentò, come alunno esterno, il Seminario diocesano di S. Toribio de Mogrovejo a Lima. Attratto dalla figura di San Giovanni Bosco, fu accolto nell’oratorio dei Salesiani del Rímac il 7 dicembre 1893 e ammesso all’attigua scuola professionale, come allievo falegname. Due anni dopo, grazie all’interessamento di don Carlos Pane e di don Santiago Costamagna, passò alla sezione “studenti” e fu accolto nell’aspirantato di Hoja Redonda. Il 24 maggio 1898 iniziò il noviziato, il 29 gennaio 1900, emise la professione temporanea dei voti religiosi e, il 24 maggio 1902, quella perpetua, diventando il primo salesiano peruviano. Pur non essendo ancora ordinato sacerdote, nel 1906, i Superiori lo inviarono a Piura, come Direttore del collegio salesiano, per avviare una nuova scuola professionale. Il 27 gennaio 1907, fu ordinato sacerdote a Trujillo. Svolse il ministero pastorale nei collegi salesiani di Breña, Piura, dove aprì una tipografia, Cuzco ed El Callao.

Il 21 novembre 1921 fu nominato Vescovo di Chachapoyas e l’11 giugno 1922 fu consacrato a Breña (Lima), nel Tempio di Maria Ausiliatrice. Come motto episcopale scelse la massima di San Giovanni Bosco: Da mihi animas caetera tolle. Nella Diocesi, si distinse per lo zelo pastorale. Nel 1925 celebrò il V Sinodo diocesano; compì otto visite pastorali, in condizioni ambientali non facili, considerando che numerosi piccoli villaggi erano dislocati a grandi distanze tra loro ed erano collegati da vie di comunicazione molto disagevoli. Nel 1928, il Servo di Dio fu nominato Amministratore apostolico della diocesi di Cajamarca. Nello stesso anno fu vittima di un incidente: di ritorno da una visita pastorale a Moyobamba cadde, riportando fratture multiple, per cui dovette recarsi a Lima per essere operato. Nel 1929 il Servo di Dio, in Italia per la visita ad limina, assistette alla beatificazione del suo Fondatore, il sacerdote Don Giovanni Bosco e fu ricevuto da Papa Pio XI. Un mese dopo, a Torino, affrontò un’altra operazione chirurgica per recuperare la piena funzionalità di un braccio, che ancora non riusciva a muovere bene. Il 6 dicembre 1929 ritornò a Chachapoyas, riprendendo con vigore la sua missione pastorale. Nel 1931 fu pubblicato il primo numero del Boletín Eclesiástico, voluto dal Venerabile Servo di Dio come organo diocesano, soprattutto a utilità dei sacerdoti.

Il 16 febbraio 1936 avviò la sezione diocesana dell’Azione Cattolica, incoraggiando laici e sacerdoti a collaborare nell’opera di evangelizzazione. Negli anni 1936, 1947 e 1957 celebrò il VI, VII e VIII Sinodo diocesano, dando un forte impulso alla vita pastorale e alla formazione di una coscienza ecclesiale diocesana. Il 1° settembre 1947 celebrò il primo Congresso eucaristico diocesano. Il 6 settembre dello stesso anno ricevette l’onorificenza civile della Condecoración con la Orden del Sol. Nel 1948 il Servo di Dio presentò la sua rinuncia all’episcopato per motivi di salute. Rimase, invece, in Diocesi fino alla morte, aiutato, a partire dal 1953, da un Vescovo Ausiliare.

Il 1° marzo 1958 il Venerabile Servo di Dio morì a Chachapoyas (Perù).

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Chachapoyas (Perù), dall’8 luglio 1992 al 19 dicembre 2001, durante la quale furono raccolte le prove documentali e vennero escussi cinquantadue testi, di cui due ex officio.

Un’Inchiesta Rogatoriale fu celebrata a Lima (Perù), nel 1996, con l’escussione di ventidue testi.

La validità giuridica delle Inchieste fu riconosciuta con il Decreto del 3 ottobre 2003.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 19 febbraio 2015. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio fu per trentasei anni Vescovo di una Diocesi povera del Perù, riuscendo a realizzare un importante apostolato fra gli indigeni e gli operai. Numerose furono le visite pastorali che compì nel territorio a lui affidato, anche nelle zone più degradate ed impervie. Si batté per difendere l’indissolubilità del matrimonio fra le popolazioni locali. Si preoccupò della salvezza dei fedeli a lui affidati. Alla base del suo zelo episcopale c’erano: fede solida; forte spiritualità eucaristica; grande devozione mariana; fedeltà al Papa.

Anche nel momento della malattia, quando sperimentò la prova della paura, seppe conservare la serenità.

Il voto conclusivo dei Consultori a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni del Venerabile Servo di Dio fu unanimemente affermativo.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E DEI VESCOVI

Si riunì il 14 febbraio 2017. L’Ecc.mo Ponente sottolineò che nel Venerabile Servo di Dio emerge la radicalità evangelica sia nei suoi comportamenti come anche nelle sue azioni che lasciavano vedere il suo amore per il Vangelo e il suo desiderio perché arrivasse a tutti. Trascorse trentasei anni di episcopato in una vastissima Diocesi, con solo undici sacerdoti, con i quali ogni anno soleva trascorrere insieme due settimane per gli Esercizi Spirituali e per riflettere sulla necessità della missione e dell’evangelizzazione. L’esistenza del Venerabile Servo di Dio appare umile nell’esercizio del governo, carica di fede e solida nella speranza, perché il Vangelo potesse giungere a tutti, e forte nell’amore perché formata alla scuola di San Giovanni Bosco che pur di conquistare un credente avrebbe lasciato ogni cosa. Alla luce di questo assioma salesiano, che fu il suo motto episcopale, la vita del Servo di Dio progredì nella via della santità attraverso l’esercizio quotidiano delle virtù e, soprattutto, l’ansia pastorale per l’evangelizzazione.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.