Causa in corso
Tommaso Choe Yang-Eop
- Venerabile Servo di Dio -

Tommaso Choe Yang-Eop

(1821 - 1861)

Venerabilità:

- 26 aprile 2016

- Papa  Francesco

Sacerdote diocesano; fu un grande apostolo della Corea, un pastore itinerante che, animato da spirito missionario, visitava i villaggi dove c’erano cristiani da soccorrere spiritualmente. L’incontro con Dio lo aveva trasformato.

  • Biografia
Si donò completamente alla causa del Vangelo, non risparmiando fatiche per nutrire e generare nuovi discepoli di Gesù

 

Il Venerabile Servo di Dio Tommaso Choe Yang-Eop nacque il 1° marzo 1821, a Saetto (Corea), primogenito di San Francesco Choe Kyeong Hwan e della Beata Maria Yi Seong-rye, martiri. Trascorse la sua prima infanzia a Saeteo, poi a Surisan a Anyang, Gyeonggi-do, dove la sua famiglia, insieme ad altri cattolici, si era stabilita. dando inizio ad una fervorosa comunità.

Scoppiata la persecuzione, seguì il padre, di città in città, fino a giungere a Surisan in Anyang, Kyeonggi-do, nel Vicariato Apostolico di Joseon, affidato alle cure pastorali della Società delle Missioni Estere di Parigi, rimasti in Corea per sostenere la comunità cattolica locale. Nel 1836, insieme a Sant’Andrea Kim Taegon, entrò in Seminario. A Seoul, iniziarono lo studio del latino; successivamente proseguirono per Macao e, nel 1839, a causa di disordini civili, per Manila. Nel 1843, entrò nella Confraternita del Cuore Immacolato di Maria. Fu ordinato Diacono il 10 dicembre 1844. Nel 1846 si riaccese la persecuzione, durante la quale anche suoi compagni di Seminario furono uccisi, fra i quali Sant’Andrea Kim Taegon. Fu ordinato Sacerdote il 15 aprile 1849 a Shangai e fu il secondo presbitero coreano. Successivamente si trasferì a Liadong (Cina), dove si dedicò al ministero pastorale. Rientrato in Patria, nel 1850, trascorse i primi sei mesi a visitare e incoraggiare i cattolici, di villaggio in villaggio, percorrendo circa duemila chilometri. Successivamente fu inviato nel villaggio di Baithi, dove rimase undici anni e mezzo, durante i quali, oltre all’intensa attività pastorale, si dedicò alla traduzione in lingua coreana del catechismo e del libro di preghiere, aiutò i missionari ad entrare in Corea, inviò i seminaristi a Penang, Malaysia e svolse un importante lavoro storico riguardante i martiri coreani. Per far fronte alla mancanza di formazione catechistica dei cristiani dei villaggi, compose inni di contenuto dottrinale in coreano semplice, con melodie tradizionali, così da coinvolgere i suoi fedeli nell’apprendimento della fede.

Contemporaneamente subì molte intimidazioni e persecuzioni, che visse in spirito di fede e di abbandono in Dio. Per questo suo faticoso apostolato meritò di essere chiamato il “San Paolo della Corea” e il “Martire del sudore”.

Morì, in seguito ad una febbre tisica, a Jincheon (Corea), il 15 giugno 1861, all’età di quarant’anni.

INCHIESTA DIOCESANA

L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Masan (Corea), dal 3 dicembre 2005 al 3 maggio 2009, in tredici Sessioni, durante le quali fu raccolta la documentazione e vennero escussi quindici testi, di cui sei ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 1° ottobre 2010.

SEDUTA DEI CONSULTORI STORICI

Si svolse il 18 novembre 2014. A conclusione di un approfondito dibattito, il risultato finale per i tre quesiti di rito, sull’esaustività delle prove, sull’attendibilità dei documenti archivistici e sul fondamento delle virtù eroiche, fu affermativo.

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si tenne il 15 dicembre 2015. I Consultori sottolinearono che il Venerabile Servo di Dio fu un grande apostolo della Corea, un pastore itinerante che, animato da spirito missionario, visitava i villaggi dove c’erano cristiani da soccorrere spiritualmente. L’incontro con Dio lo aveva trasformato. Uomo colto, non nutrì alcun attaccamento per le cose terrene, ma desiderò unicamente trasmettere agli altri la sua profonda esperienza di fede. Condusse una vita di sacrifici e rinunce. Fu spinto da instancabile zelo apostolico che, sull’esempio di Gesù Buon Pastore, lo rese capace di sopportare fatiche notevoli nel periodo della persecuzione contro la Chiesa coreana. Visse lui stesso nascosto sulle montagne, combattendo una lotta pressoché quotidiana per la sopravvivenza. Robusto nella fede, sopportò le difficoltà con spirito di sacrificio e amore per la croce, eredità che aveva ricevuto dall’esempio dei suoi santi genitori. La sua spiritualità risulta centrata proprio sulla croce, con una particolare devozione per i Sacri Cuori di Gesù e Maria. L’ardente amore per Dio si concretizzava nel desiderio di partecipare alla croce di Gesù seguendo l’esempio dei Martiri, dei quali tradusse i primi documenti, contribuendo così al loro futuro processo di beatificazione.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo circa il grado eroico delle virtù, la fama di santità e di segni.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 14 marzo 2016. L’Em.mo Ponente, dopo aver riassunto la storia della Causa, si soffermò sulla figura del Venerabile Servo di Dio, sottolineando la sua fede semplice e robusta. Le circostanze particolarmente difficili in cui visse il proprio ministero lo aiutarono a crescere nelle virtù. Egli stesso si definiva minimus servus Christi, filius et inutilis presbyter coreanus. Si donò completamente alla causa del Vangelo, non risparmiando fatiche per nutrire e generare nuovi discepoli di Gesù.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.