Venerabile Madre Maria Nazarena Majone

 

Affascinati dall’inaspettata manifestazione delle operazioni della grazia di Dio in lei

Omelia nell’85° anniversario della morte della Venerabile Serva di Dio Madre Maria Nazarena Majone

 

Cari fratelli e sorelle,

La mattina del 25 gennaio 1939, 85 anni fa, terminava la sua vita terrena la Venerabile Madre Maria Nazarena Majone, che sulla scia e accanto alla presenza carismatica di Sant’Annibale di Francia diede vita alle Suore del Divino Zelo, delle quali è riconosciuta Cofondatrice.

Il suo passaggio da questo mondo al Padre avvenne in un giorno luminoso per la Chiesa come quello di oggi nel quale celebriamo la festa della conversione di San Paolo, potremmo dire la festa dell’incontro del Signore Risorto con Saulo, infatti quella luce sfolgorante che inonda la persona del persecutore, la voce che ascolta ed alla quale risponde è il Signore Risorto, che nel dialogo si riconoscono reciprocamente e potremmo dire, iniziano un’intesa che accompagnerà l’apostolo da un punto all’altro dell’antico mondo per annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, fino qui a Roma, dove verrà martirizzato con la decapitazione.

Alcuni aspetti della vocazione di Paolo e della sua consapevolezza di essere stato chiamato ci richiamano aspetti della vicenda vocazionale di Madre Nazarena. Tra questi vorrei sottolineare il primato della grazia, l’umiltà ed il dono della vita fino al martirio.

San Paolo ogni volta che nelle sue lettere ricorda il momento della sua conversione l’ha attribuita al dono della grazia. Scrivendo ai Galati, si riconosce chiamato da “colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia” (Gal 1,15) o ai Corinti scrive: “Per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana” (1Cor 1,10). è alquanto significativo quanto affermano coloro che hanno conosciuto Madre Maria Nazarena. che non temono di parlare di “un’eccelsa manifestazione della grazia e di un mirabile riverbero di sapienza spirituale” nella sua vita o che “si resta affascinati dall’inaspettata manifestazione delle operazioni della grazia di Dio in lei”. Infatti umanamente la Venerabile era una semplice donna del Sud Italia e la Grazia divina si è manifestata nella sua debolezza. Non potrebbe essere diversamente, perché il Signore sceglie i piccoli e gli umili per realizzare le sue opere e per attuare il suo progetto di salvezza. Anche sotto questo aspetto sentiamo ancora le parole di San Paolo che nella sua insufficienza umana e davanti alle difficoltà riconosce la forza ed il sostegno di Dio: “quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

La virtù dell’umiltà ha certamente caratterizzato la vita e la spiritualità di San Paolo che si considerava l’ultimo degli apostoli e anzi non si riteneva degno nemmeno di essere chiamato apostolo. Davanti ai superbi, ai presuntuosi o alle rivalità presenti nella comunità cristiana invitava a “Considerare gli altri superiori a se stessi” (Fil 2,1-4). Questa virtù evangelica la Madre Majone la visse lungo tutta la sua vita, in lei è stata il fondamento di tutte le altre sue virtù. Significativa al riguardo è l’annotazione che spiega come intendesse questa virtù: “Umiliamoci sempre, specialmente interiormente, e quando si può anche esteriormente”.  L’umiliazione l’ha vissuta per lungo tempo senza recriminazioni anzi mettendosi a servizio della nuova Madre Generale, donna non facile nei rapporti, alla quale ha subito prestato piena obbedienza, continuando ad esercitare quella maternità spirituale forte e tenera che ha tenuto unito l’Istituto. L’umiltà e la mitezza madre Nazarena le ha alimentate nella contemplazione del Cuore di Gesù, sulle orme di Sant’Annibale Maria di Francia, con il quale condivise il carisma, aggiungendo però il suo personale dono carismatico e quella maternità compassionevole che l’ha portata a mettersi a servizio di tutte le necessità del suo tempo ad iniziare da quella trincea di miserie materiali e morali che era il quartiere Avignone, di Messina, dove la mandò Sant’Annibale a svolgere il suo apostolato.

La carità della venerabile Madre è strettamente unita alla spiritualità del Rogate, che permea come elemento unificante la santità di Suor Maria Nazarena. In lei, il carisma di Sant’Annibale Maria di Francia ha la sua più feconda e originale traduzione nella linea del genio femminile. La Venerabile aveva scoperto la profondità della dimensione materna dell’amore divino e si è lasciata conquistare e penetrare dalla tenerezza misericordiosa di Dio, come scrisse S. Giovanni Paolo II ai Rogazionisti.

Considerando le difficoltà incontrate lungo la sua vita, particolarmente durante i quindici mesi del superiorato alla Casa Madre dell’Istituto, la Madre Majone è stata definita “Madre dolorosa”, per l’accettazione umile e silenziosa delle contrarietà che ha dovuto subire. Non si è temuto di parlare di martirio della madre soprattutto negli anni trascorsi qui a Roma in rigoroso isolamento. Ella come un’offerta vivente ha percorso la via dolorosa con l’eroica fermezza di chi si abbandona alla volontà di Dio e pone in Cristo la sua unica fiducia, proprio come San Paolo che scrivendo a Timoteo afferma “So a chi ho dato la mia fiducia” (2Tm 1,12). Se l’apostolo in questa città ha versato il suo sangue, anche la Madre Majone ha vissuto la sua testimonianza martiriale, il suo “martirio bianco” portando frutti di santità per lei e per il suo Istituto, lasciando a tutti un esempio di carità, mitezza e bontà che hanno il loro centro nella preghiera costante affinché la Chiesa abbia sempre operai per coltivare e far fruttificare il campo di Dio che è la Chiesa.

Cari fratelli e sorelle, siamo nell’anno della preghiera, in preparazione all’Anno Santo. Un anno nel quale siamo chiamati a recuperare, come ha detto il Papa domenica scorsa, il desiderio di stare alla presenza del Signore per invocarlo, ascoltarlo, adorarlo. La preghiera è la via maestra per raggiungere la pienezza della vita cristiana, la santità che è la vocazione comune di tutti i battezzati. L’invito alla preghiera che è il cuore del carisma di S. Annibale e della Madre Majone trovano in questo anno una particolare attualità. Pregare perché il Signore chiami operai per la sua messe certamente, ma preghiamo anche per aprirci alla grazia di Dio che viene amministrata dai sacerdoti. La nostra vita cristiana è dono della grazia e viene alimentata dalla grazia di Dio che agisce nel nostro cuore, previene e accompagna ogni nostro passo verso il Signore e verso i nostri fratelli. Infatti la preghiera quando è autentica conduce sempre alla carità, alimenta la comunione fraterna e, questa sera, a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, preghiamo perché il Signore ci riunisca tutti nell’unica fede. La preghiera nasce da un cuore umile, come quella del pubblicano che con gli occhi bassi si rivolgeva a Dio.

Primato della grazia, carità, umiltà, mitezza pazienza e fortezza sono le strade che la Venerabile Madre Maria Nazarena Majone ha percorso e che ci indica per raggiungere anche noi la pienezza della vita in Cristo, illuminando il nostro tempo con la luce del Vangelo di Cristo, per il quale i nostri santi hanno vissuto. Preghiamo perché la Chiesa possa presto riconoscere la santità della Venerabile Madre Majone, per la gloria di Dio e perché ciascuno di noi possa realizzare la chiamata alla santità. Essa, scriveva Benedetto XVI, semina gioia e speranza e risponde alla sete di felicità che gli uomini di oggi avvertono.

 

Roma, 25 gennaio 2024

 

+ Fabio Fabene

Arcivescovo titolare di Montefiascone

Segretario del Dicastero