Ángeles de San José e 16 compagne

Ángeles de San José e 16 compagne

(†1936)

Beatificazione:

- 01 ottobre 1995

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 20 novembre

Ángeles de San José (1875-1936) e 16 compagne, vergini e martiri: superiora generale la prima, religiose della Congregazione della Dottrina Cristiana le altre, subirono il martirio per la fede in Cristo nella persecuzione contro la Chiesa scoppiata durante la guerra civile

  • Biografia
  • le altre suore
  • omelia di beatificazione
Uomo di Dio, tendi... alla carità (1 Tm 6, 11)

 

Fra le migliaia di vittime della persecuzione religiosa, attuata in Spagna durante la guerra civile degli anni 1936-1939, si annoverano 17 suore appartenenti alla Congregazione della Dottrina Cristiana, fondata nel 1880 da madre Micaela Grau(per la quale è in corso il processo di beatificazione) per l’istruzione catechistica e l’educazione dei bambini.

Quando si dispersero le varie comunità della Congregazione, la Madre Angeles de San José radunò in un appartamento tutte coloro che non avevano familiari o amici che le ospitassero. Lì, vivendo la carità fraterna, scoprirono come anche la persecuzione, la povertà e la sofferenza siano vie che portano a Dio.

Queste Sorelle, mettendo in pratica quello che avevano tante volte trasmesso nell’insegnamento del catechismo, trascorsero i loro ultimi mesi cucendo le vesti di coloro che avrebbero posto fine alle loro vite. 

Dal 1931 era superiora generale madre Angela di San Giuseppe. Era nata col nome di Francisca Desamparados Honorata Lloret Martí il 16 gennaio 1875 a Villajoyosa, presso Valencia; i suoi genitori si chiamavano Francisco e Carmen. Dopo aver conseguito il titolo di maestra, entrò nel 1903 nella Congregazione, dove ricoprì incarichi di responsabilità: fu dapprima superiora locale, poi segretaria generale e infine, come già detto, pervenne alla carica più alta.

Le suore vissero in condizione di semiclandestinità in quella casa, trascorrendo il tempo in preghiera e con qualche piccola forma di apostolato. Spesso i miliziani venivano a perquisirle, ma madre Angela esortava di continuo le sue compagne: «Tutti i mali e i beni sono pesati, misurati e contati da colui che può servirsi di essi per il nostro bene». «Né ci darà un carico che non possiamo sollevare, né ci lascerà portare da sole il peso della tribolazione». «Aiutiamoci mutualmente nei momenti angosciosi che attraversiamo e, se è volontà di colui che tutto può che noi non ci vediamo più quaggiù, che ci uniamo nell’abbraccio eterno del cielo».

La sera del 19 novembre 1936 un pulmino venne a prenderle per il loro ultimo viaggio. Uscirono di casa pregando, incoraggiandosi e perdonandosi a vicenda. La destinazione finale fu il maneggio di Paterna, a circa sei chilometri da Valencia. Lì, all’una di notte del giorno 20, furono fucilate, mentre pronunciavano parole di perdono. Ultima a cadere fu madre Maria del Suffragio, gridando: «Viva Cristo Re!» a nome delle altre.
Esiste del loro martirio una documentazione fotografica, scattata dal custode del cimitero di Valencia, prima della sepoltura, avvenuta il 22 novembre. Su ogni foto, per autenticarle, vennero apposte le firme di alcuni testimoni.
Il 1 maggio 1940 il Consiglio Generale delle suore procedette con le pratiche per l’esumazione dei resti e per la traslazione, svoltasi l’indomani, nel monumento funebre della Congregazione nel cimitero di Mislata.
Le suore della comunità di calle Maestro Chapí erano state precedute nel martirio da altre due consorelle, madre Maria del Rifugio (Teresa Rosat Balasch) e suor Maria del Calvario (Josefa Romero Clariana). Facevano parte del collegio di Carlet e si erano rifugiate in case private, ma vennero messe in carcere e, la notte tra il26 e il 27 settembre, fucilate nella località diBarranco de los Perros, nei pressi di Llosa de Ranes (Valencia). Le loro vicende sono narrate più estesamente nella scheda biografica a loro dedicata.

L’avvio del processo informativo sul martirio di tutte e 17 le religiose avvenne il 5 luglio 1965 in diocesi di Valencia e si concluse il 1° giugno 1969. Nel frattempo, il 12 dicembre 1968, i resti di madre Angela e delle altre 14 (delle altre due non si seppe dove fossero fino al 1983) erano stati sistemati in un monumento funebre apposito nella chiesa della Casa Madre. Il decreto sulla validità del processo informativo avvenne il 12 gennaio 1990; nello stesso anno, la “positio super martyrio” venne trasmessa alla Santa Sede.

A seguito della riunione dei periti teologi, il 13 marzo 1993, e della riunione dei cardinali e vescovi membri della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, il 1° giugno dello stesso anno, si arrivò alla promulgazione del decreto sul martirio, il 6 luglio 1993.

Le 17 suore della Dottrina Cristiana sono state beatificate da san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1995, in un gruppo di 45 martiri caduti durante la guerra civile spagnola, insieme a 64 vittime della Rivoluzione Francese e allo scolopio padre Pietro Casani.

 

(fonte: santiebeati.it)

La comunità era composta da alcune suore anziane e da religiose provenienti da altre case, dalle quali erano state obbligate ad allontanarsi, oltre che dadue suore che condividevano il governo della Congregazione.
La prima, madre Maria del Suffragio (María Antoniadel Sufragio Orts Baldó), era vicaria generale e maestra delle novizie. Nata ad Altea (Alicante) il 9 febbraio 1888da Gaspar e Rosaria, ma nativa di Benidorm, aveva dimostrato fin da giovane di essere molto caritatevole, dotata di un grande spirito di mortificazione, ma anche di una notevole intelligenza e di buon carattere. Aveva studiato privatamente ed era entrata in religione nel 1922. Era stata superiora del collegio della Sacra Famiglia di Valencia, dove le consorelle e le allieve le volevano molto bene.
Madre Maria di Montserrat (María Dolores Llimona Planas), invece, nata il 2 novembre 1860 a Molins de Rei (Barcellona) da Juan e Maria, dopo essere entrata nella congregazione nel 1822, era stata segretaria di madre Micaela, dalla quale apprese come delineare negli anni a venire il carisma fondativo. Dal 1892 al 1931 era stata superiora generale, poi passò ad essere consigliera generale.
Della comunità facevano parte anche altre religiose, qui presentate in breve.
•    Suor Teresa di San Giuseppe (Ascensión Duart y Roig), nata a Benifayó de Epioca (Valencia) il 20 maggio 1876 da José e Rosa. Era entrata tra le suore nel 1889. Abile pittrice, era stata maestra delle novizie e, allo scoppio della guerra, era superiora della casa generalizia. La sua frase preferita era: «È più importante parlare con Dio che parlare di Dio”.
•    Madre Isabel FerrerSabriá, nata il 15 novembre 1852 a Villanueva y Geltrù (Barcellona) da Giuseppe e Mariana. A ventotto anni si unì a madre Micaela e a Esperanza Garcia, vivendo con loro gli inizi della Congregazione. La sua semplicità la rese una creatura dedita completamente a tutti, tanto che la sua cordialità verso i più poveri e gli analfabeti la rese proverbiale.
•    Suor Maria dell’Assunzione (Josefa Mongoche Homs), nata a Ulldecona (Tarragona) il 12 luglio 1859 da Pedro e Isabel. Aveva ricoperto la carica di superiora locale. Era ammirata per il suo lavoro nascosto e semplice, in particolare come sarta, nonché per la sua devozione mariana: sapeva a memoria interi paragrafi de «Le Glorie di Maria”, opera di sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
•    Suor Maria della Concezione (Emilia MartíLacal), nata l’8 novembre 1861 a Carlet (Valencia) da Vicente e Maria. Entrò nella congregazione nel 1885 e si dedicò in particolare ai giovani di Sollana, ai quali insegnò a pregare, a trascorrere molti minuti di silenzio davanti al Signore, a ricorrere alla lettura spirituale. Era inoltre maestra di taglio e cucito.
•    Suor Maria Grazia (Paula de SanAntonio), nata il 1° giugno 1869 a Valencia da Vicente e Leonarda. Entrò nella congregazione nel1900. Si dedicò all’insegnamento nella città di Turís, ma aiutava anche molti ad arrivare serenamente all’ultimo momento dell’esistenza: era infatti persuasa che «Al confine della morte s’incontra la vera vita». Umile e rispettosa di tutto e tutti, non amava attirare l’attenzione di nessuno, ma non si poteva fare a meno di notarla. Ripeteva spesso: «Bisogna chiedere, bisogna pregare, bisogna consigliare».
•    Suor Maria del Sacro Cuore(María Purificación Gómez Vives), nata il 6 febbraio 1881 a Valencia da Juan e Vicenta. Conseguì il titolo di maestra entrando nella congregazione nel 1906. Le cronache dell’istituto raccontano che rispettava a menadito gli orari, che il suo raccoglimento in cappella era contagioso, che badava scrupolosamente a osservare il silenzio e che era molto buona. Esercitò per tutta la vita l’insegnamento e fu direttrice del collegio di Molins de Rei, che dovette lasciare solo quando costretta a trasferirsi a Valencia.
•    Suor Maria del Soccorso (Teresa Jiménez Baldovi), nata il 13 marzo 1885 a San Martin de Provenzals (Barcellona) da Jesús e Salvatora. Orfana di madre dalla prima infanzia, fu educata nella casa di misericordia delle suore Carmelitane della Carità. Entrò nella congregazione nel 1907, a ventidue anni; nel 1936 era membro della comunità di Mislata. Era tenera e caritatevole, soprattutto con le persone di casa. Impiegò i suoi migliori sforzi per l’educazione degli orfanelli, nei quali rivedeva la sua stessa situazione.
•    Suor Maria de losDolores (Gertrudis Suris Brusola), nata a Barcellona il 17 gennaio 1899 da Gerardo e Caridad, fu battezzata nella cattedrale della medesima città. Rimasta orfana, ricevette la sua formazione in primo luogo nel collegio delle “suore francesi”, e poi nella Scuola Normale di Barcellona. Trascorreva l’estate presso alcuni zii a Cabrera de Mar, dove conobbe le suore della Dottrina Cristiana. Nel 1918 incontrò suor Teresa di San Giuseppe, che divenne la sua maestra di noviziato. Nella cittadina di Ondara tutti sapevano che nelle sue lezioni non forniva solo spiegazioni del catechismo e di altre materie, ma riusciva anche ad attualizzarle. Costretta a dirigersi a Valencia, commentò: «La mia sorte sarà quella di tutte le altre suore».
•    Suor Ignazia del Santissimo Sacramento (Josefa Pascual Pallardó), nata nel 1862 (si ignora il giorno, perché gli archivi parrocchiali sono scomparsi) e battezzata nella parrocchia di Sant’Antonio a Valencia. Entrò nella congregazione nel 1889 e trascorse tutto il suo servizio nella comunità di Sollana, dove era ammirata per la sua semplicità e innocenza. Amava mettersi al servizio immediato della comunità ed era consapevole che in cucina poteva essere utile come in qualsiasi altro compito. Sin dal tempo del noviziato, trascorso a San VicentedelsHorts, faceva trasparire una contagiosa gioia interiore. Scacciata con la forza da Sollana, si diresse in calle Maestro Chapí, dove visse con le altre religiose.
•    Suor María del Rosario (Catalina Calpe Ibáñez), nata il 25 novembre 1855 a Sueca (Valencia) da Mariano e Leandra. Entrò nella congregazione nel 1893. La sua passione erano i libri di spiritualità e di storia. Si racconta che fossero frequenti le sue visite al santuario della Virgen de losDesamparados (traducibile come “Madonna dei Derelitti”). Con l’inizio della guerra, lasciò la comunità del collegio della Sacra Famiglia di Valencia, e passò a quella rifugiatasi in calle Maestro Chapí.
•    Suor Maria della Pace(Isabel López García), nata il 12 agosto 1885 a Turis (Valencia) da Pietro e Maria. Educata nel collegio che le Suore della Dottrina Cristiana avevano nella sua città, entrò nella congregazione nel 1911. Era sorella cuciniera e infermiera. Sul retro di un’immaginetta che teneva come segnalibro scrisse: «Signore, rendimi degna di essere martire per amore tuo».
•    Suor Marcella di San Tommaso (Áurea Navarro): nacque nella provincia di Albacete, entrando nella congregazione nel 1934. Verso la fine di luglio non tornò a casa come le altre novizie, come avrebbe dovuto fare in base agli ordini di madre Angela e di madre Maria del Suffragio, in quanto da tempo non riceveva notizie da parte dei suoi familiari.

BEATIFICAZIONE DI 64 VITTIME DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE,
45 VITTIME DELLA GUERRA CIVILE IN SPAGNA
E UN RELIGIOSO SCOLOPIO ITALIANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° ottobre 1995

 

1. “Loda il Signore, anima mia” (Sal 146, 1).

L’invito del salmo vien fatto proprio dalla Chiesa nel giorno della Beatificazione dei martiri, che hanno testimoniato col sangue la loro fedeltà a Cristo durante la rivoluzione francese ed al tempo della guerra civile in Spagna.

Il martirio è un particolare dono dello Spirito Santo: un dono per tutta la Chiesa. Esso trova il suo coronamento nell’odierna liturgia di Beatificazione, nella quale rendiamo in modo speciale gloria a Dio: “Te martyrum candidatus laudat exercitus”. Dio, che mediante un atto solenne della Chiesa – la Beatificazione – corona i loro meriti, manifesta allo stesso tempo il dono di grazia a loro fatto, come proclama la liturgia: “Eorum coronando merita, tua dona coronas” (Missale Romanum, Praefatio de Sanctis I).

2. In questi nuovi Beati si manifesta in modo particolare Cristo: la ricchezza del suo mistero pasquale, della croce e della risurrezione. “Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8, 9).

Ecco i nomi dei Beati che la Chiesa eleva oggi alla gloria degli altari, presentandoli alla venerazione dei credenti quale maturo frutto del mistero pasquale del Redentore: Anselmo, Felipe, Pedro Ruiz, Jean Baptiste, Dionisio, Pietro, Carlos, Fidel, Jesús, Suor Angeles, Vicente e l’intera schiera dei compagni e delle compagne di martirio.

3. “Hermano, siervo de Dios: practica la fe”.  Estas palabras del apóstol Pablo tienen su cumplimiento en los nuevos Beatos Anselmo Polanco, Obispo de Teruel, y Felipe Ripoll, su Vicario General.

Anselmo Polanco, religioso agustino, eligió como lema episcopal: “Gustosamente me gastaré y desgastaré por vuestras almas”. Como un presentimiento decía el día de su entrada en la diócesis: “He venido a dar la vida por mis ovejas”. Por eso, junto con Felipe Ripoll, quiso permanecer al lado de su grey en medio de los peligros y sólo por la fuerza fue separado de ella. Los nuevos Beatos, ante la disyuntiva de abandonar las exigencias de la fe o morir por ella, robustecidos por la gracia de Dios, ponen el propio destino en sus manos. Los mártires renuncian a defenderse no porque estimen poco la vida, sino por su amor total a Jesucristo. Los turolenses, palentinos y los religiosos agustinos gozan hoy con toda la Iglesia por esta beatificación.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

3. “Uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi.. alla fede” (1 Tm 6, 11). Queste parole dell’apostolo Paolo hanno il loro compimento nei nuovi Beati Anselmo Polanco, Vescovo di Teruel, e Felipe Ripoll, suo General Vicario.

Anselmo Polanco, religioso agostiniano, scelse come motto vescovile: “Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime” (cf. 2 Cor 12, 15). Il giorno del suo ingresso nella diocesi diceva come un presentimento: “Sono venuto a dare la vita per le mie pecore”. Per questo, insieme a Felipe Ripoll, volle rimanere accanto al suo gregge in mezzo ai pericoli e soltanto con la forza fu separato da esso. I nuovi Beati, di fronte all’alternativa di abbandonare le esigenze della fede o morire per essa, irrobustiti dalla grazia di Dio, mettono il proprio destino nelle sue mani. I martiri rinunciano a difendersi non perché stimino poco la vita, bensì per il loro amore totale verso Gesù Cristo. Gli abitanti di Teruel, quelli di Palencia e i religiosi agostiniani gioiscono oggi con tutta la Chiesa per questa beatificazione.

4. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la religión”.  Los nueve miembros de la Hermandad de Sacerdotes Operarios del Corazón de Jesús, que con Pedro Ruiz de los Paños y Ángel a la cabeza, son beatificados hoy, fueron martirizados tras haber trabajado, conforme al propio carisma, en la formación de los futuros sacerdotes en diversos seminarios de España y de México.

Entregados desde una honda espiritualidad sacerdotal al fomento de las vocaciones, como continuadores del celo apostólico del Beato Manuel Domingo y Sol, su vida, coronada con la palma del martirio, nos recuerda la urgencia de este apostolado.

Pedro Ruiz de los Paños enriqueció además a la Iglesia con la fundación de las Discípulas de Jesús, dedicadas al apostolado vocacional. Grande es hoy el gozo de estas Religiosas, junto con el de la Iglesia en Castilla, Cataluña y Comunidad Valenciana, tierras de donde son originarios los nuevos Beatos.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Uomo di Dio, tendi... alla pietà” (cf. 1 Tm 6, 11). I nove membri della Confraternita dei Sacerdoti Operai del Cuore di Gesù, che con Pedro Ruiz de los Panos y Angel alla loro testa, vengono beatificati oggi, furono martirizzati dopo aver lavorato, secondo il proprio carisma, alla formazione dei futuri sacerdoti in vari seminari della Spagna e del Messico.

Dediti da una profonda spiritualità sacerdotale al fomento delle vocazioni, come continuatori dello zelo apostolico del Beato Manuel Domingo y Sol, la loro vita, coronata dalla palma del martirio, ci ricorda l’urgenza di questo apostolato.

Pedro Ruiz de los Panos arricchì inoltre la Chiesa con la fondazione delle Discepole di Gesù, che si dedicano all’apostolato vocazionale. Grande è oggi la gioia di queste Religiose, insieme a quella della Chiesa in Castiglia, Catalogna e nella Comunità Valenziana, terre di cui sono originari i nuovi Beati.

5. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la paciencia”.  La Orden de las Escuelas Pías contempla hoy en la gloria a catorce de sus miembros: el Padre Pietro Casani, primer compañero de san José de Calasanz y trece mártires de la persecución religiosa de 1936 en España. Pedro Casani, natural de Lucca, se une en 1614 a José de Calasanz para “educar en la piedad y las letras” a la infancia romana. Abierto a la caridad con el prójimo y entregado a la educación de los niños pobres, repetía antes de su muerte: “La paciencia y la oración pueden hacer mucho”. 

Dionisio Pamplona y sus compañeros mártires no son héroes de una guerra humana, sino educadores de la juventud que por su condición de religiosos y maestros afrontaron su trágico destino como auténtico testimonio de fe, dándonos con su martirio la última lección de su vida. ¡Que su ejemplo y su intercesión lleguen a toda la familia calasancia!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

5. “Uomo di Dio tendi... alla pazienza” (1 Tm 6, 11). L’Ordine delle Scuole Pie contempla oggi nella gloria quattordici suoi membri: il Padre Pietro Casani, primo compagno di San José de Calasanz e i tredici martiri della persecuzione religiosa del 1936 in Spagna.

Pietro Casani, nativo di Lucca, si unisce nel 1614 a José de Calasanz per “istruire nella pietà e nelle lettere” l’infanzia romana. Aperto alla carità verso il prossimo e dedito all’educazione dei bambini poveri, ripeteva prima della sua morte: “La pazienza e la preghiera possono fare molto” (Lettera, 22.9.1646).

Dioniso Pamplona e i suoi compagni martiri non sono eroi di una guerra umana, ma educatori della gioventù che per la propria condizione di religiosi e maestri affrontarono il loro tragico destino come autentica testimonianza di fede, dandoci con il proprio martirio l’ultima lezione della loro vita. Il loro esempio e la loro intercessione raggiungano tutta la famiglia calasanziana!

6. “Hermano, siervo de Dios: Practica... la delicadeza”.  Los mártires de la Compañía de María, Carlos Eraña, Fidel Fuidío y Jesús Hita, por su fe y su dedicación a la educación cristiana de los niños y jóvenes, siguieron a Cristo hasta la inmolación de sí mismos. Como marianistas aprendieron a amar intensamente a la Virgen y a lo largo de su vida se acogieron a su especial protección.

Con mansedumbre fueron hacia el martirio, supremo acto de su entrega a Jesús y a Maria y, como otros que les habían precedido, murieron perdonando, seguros de estar recorriendo también así los pasos del mismo Cristo. !Que las Comunidades eclesiales del País Vasco y de La Rioja, lugares de origen de los nuevos Beatos, y las de Ciudad Real, tierra que regaron con su sangre, permanezcan firmes en la fe que ellos vivieron, enseñaron y rubricaron con su martirio!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

6. “Uomo di Dio, tendi... alla mitezza” (1 Tm 6, 11). I martiri della Compagnia di Maria, Carlos Erana, Fidel Fuidío e Jesús Hita, per la loro fede e la loro dedizione alla educazione cristiana dei bambini e dei giovani, seguirono Cristo fino all’immolazione di sé. Come marianisti impararono ad amare intensamente la Vergine e nel corso della loro vita si rifugiarono nella sua speciale protezione.

Andarono con mansuetudine verso il martirio, atto supremo della loro dedizione a Cristo e a Maria e, come altri che li avevano preceduti, morirono perdonando, sicuri così di stare percorrendo i passi dello stesso Cristo. Le Comunità ecclesiali del Paese Basco e di La Rioja, luoghi di origine dei nuovi Beati, e quelle di Ciudad Real, terra che irrorarono con il proprio sangue, si mantengano salde nella fede che essi vissero, insegnarono e firmarono con il loro martirio!

7. “Practica el amor”.  Esta exhortación paulina se cumple en el martirio de la Madre Angeles de San José Lloret Martí y dieciséis Hermanas de la Doctrina Cristiana. Al dispersarse las diversas comunidades de la Congregación, la Madre Angeles de San José reunió en un piso a las que no tenían familiares o amigos que las acogieran. Allí, viviendo la caridad fraterna, descubrieron cómo la persecución, la pobreza y el sufrimiento son también caminos que llevan a Dios.

Estas Hermanas, practicando lo que habían transmitido tantas veces en la enseñanza del catecismo, transcurrieron sus últimos meses cosiendo la ropa de aquellos que pondrían fin a sus vidas. Su muerte entonces y su glorificación ahora proclaman la fuerza del Resucitado y la necesidad de dedicarse a la tarea de la evangelización. Con ellas, la Comunidad Valenciana y Cataluña añaden nuevos nombres a su martirologio.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

7. “Uomo di Dio, tendi... alla carità” (1 Tm 6, 11). Questa esortazione paolina si compie nel martirio della Madre Angeles de San José Lloret Martì e diciassette sorelle della Dottrina Cristiana. Quando si dispersero le varie comunità della Congregazione, la Madre Angeles de San José radunò in un appartamento tutte coloro che non avevano familiari o amici che le ospitassero. Lì, vivendo la carità fraterna, scoprirono come anche la persecuzione, la povertà e la sofferenza siano vie che portano a Dio.

Queste Sorelle, mettendo in pratica quello che avevano tante volte trasmesso nell’insegnamento del catechismo, trascorsero i loro ultimi mesi cucendo le vesti di coloro che avrebbero posto fine alle loro vite. La loro morte allora e la loro glorificazione adesso proclamano la forza del Risorto e la necessità di dedicarsi alla missione dell’evangelizzazione. Con esse, la Comunità Valenziana e la Catalogna aggiungono nuovi nomi al loro martirologio.

8. “Hermano, siervo de Dios: Practica...la justicia”.  Enriquece también el martirologio de Valencia, desde su ciudad natal de Manises el Beato Vicente Vilar David, que coronó con el martirio su existencia vivida con una total dedicación a Dios, al próiimo y a la promoción de la justicia en él mundo laboral, de forma especial en la Escuela de Cerámica y en el Patronato de Acción Social. La oración y su gran devoción a la Eucaristía nutrieron toda su vida, de modo que su trabajo llevaba la impronta de la presencia de Dios.

El estado matrimonial, el ejercicio de la profesión, las actividades que son propias de los seglares son caminos que conducen a la santidad si son vividos con sinceridad y entrega evangélica, como exigencias del bautismo.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

8. “Uomo di Dio, tendi... alla giustizia” (1 Tm 6, 11). Arricchisce il martirologio di Valenza, dalla sua città natale di Manises anche il Beato Vicente Vilar David, che coronò con il martirio la sua esistenza vissuta dedicandosi totalmente a Dio, al prossimo e alla promozione della giustizia nel mondo del lavoro, specialmente nella Scuola di Ceramica e nel Patronato di Azione Sociale. La preghiera e la grande devozione all’Eucarestia nutrirono tutta la sua vita, tanto che il suo lavoro portava l’impronta della presenza di Dio.

Lo stato matrimoniale, l’esercizio della professione, le attività che sono proprie dei secolari, sono vie che conducono al la santità se sono vissute con sincerità e donazione evangelica, come esigenze del battesimo.

9. Ce matin, chers Frères et Soeurs, notre pensée rejoint soixante–quatre pretres français morts avec des centaines d’autres sur les “pontons de Rochefort”. Comme saint Paul y exhortait Timothée, ils ont “combattu le bon combat de la foi”.  Ils ont meme connu un long calvaire pour être restés fidèles à leur foi et à l’Église. S’ils sont morts, c’est pour avoir jusqu’au bout tenu à affirmer leur communion étroite avec le Pape Pie VI.

Dans une profonde solitude morale, ils ont eu à coeur d’entretenir un esprit de prière. “En proie à la torture”  de la faim et de la soif, ils n’eurent pas un mot de haine à l’égard de leurs bourreaux. Lentement, ils se laissèrent identifier au sacrifice du Christ qu’ils célébraient en vertu de leur ordination. Les voici donc désormais offerts à nos regards comme un signe vivant de la puissance du Christ qui agit dans la faiblesse humaine.

Au fond de leur détresse, ils ont gardé le sens du pardon. L’unité de la foi et l’unité de leur patrie leur sont apparues comme plus importantes que tout. Nous pouvons dès lors avec joie reprendre les paroles de la sainte Ecriture: les âmes de ces justes sont dans la main de Dieu. “Ils ont semblé périr. Leur départ a été tenu pour un malheur, mais eux, ils sont en paix”. 

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

9. Questa mattina, cari Fratelli e Sorelle, il Nostro pensiero va a sessantaquattro preti francesi morti con centinaia di altri sui “pontoni di Rochefort”. Come San Paolo raccomandava a Timoteo, anch’essi hanno combattuto “la buona battaglia della fede” (1 Tm 6, 12). E allo stesso modo hanno conosciuto un lungo calvario per essere rimasti fedeli alla loro fede e alla Chiesa. Se sono morti è per aver voluto fino alla fine confermare la loro stretta comunione con Papa Pio VI. In una profonda solitudine morale hanno voluto ardentemente trattenere uno spirito di preghiera, “tra i tormenti” (Lc 16, 23) della fame e della sete, non ebbero neanche una parola di odio verso i loro carnefici. Lentamente si lasciarono identificare con il sacrificio di Cristo che celebrarono in virtù della loro ordinazione. Eccoli, quindi, ormai offerti ai nostri sguardi come un segno vivente della potenza di Cristo che agisce nella debolezza umana. In fondo alla loro miseria, hanno mantenuto il senso del perdono. L’unità della fede e l’unità della loro patria sono sembrate loro come le cose più importanti. Da allora noi possiamo con gioia riprendere le parole della Sacra Scrittura: le anime di questi giusti sono nella mano di Dio. “Parve che morissero; la loro partenza da noi fu ritenuta una rovina, ma essi sono nella pace” (Sap 3, 2-3).

10. “Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 11-12).

La professione di fede, proclamata dai nuovi Beati con l’offerta della loro vita, come afferma l’Apostolo, crea particolari legami tra ciascuno dei testimoni (martyres) e Cristo, che è stato il primo Testimone (Martyr) “davanti a Ponzio Pilato” (1 Tm 6, 13).

11. Lo stesso Cristo, l’unico Signore di tutto l’universo, il Re dei re ed il Signore dei signori (cf. Ap 17, 14) – è la gloria dei martiri. Lui, infatti, è “il solo che possiede l’immortalità, che abita una luce inaccessibile” (1 Tm 6, 16).

“A lui onore e potenza per sempre” (1 Tm 6, 16).

A lui, che per noi si è fatto povero per renderci ricchi con la sua povertà, gloria e onore nei nuovi Beati Martiri, che oggi costituiscono una nuova ricchezza di grazia e di santità per tutta la Chiesa.