Giuseppe Beotti

Giuseppe Beotti

(1912 - 1944)

Beatificazione:

- 30 settembre 2023

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 20 luglio

Sacerdote diocesano; si dedicò con carità ai bisogni di tutti, indistintamente: partigiani, ebrei, soldati, feriti. Era molto apprezzato dalla gente, che vedeva la sua dedizione e la sua generosità. 

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
"Fraternitas amor in domo mea semper"

 

Giuseppe Beotti nacque a Campremoldo Sotto, frazione di Gragnano Trebbiense (Piacenza, Italia) il 26 agosto 1912, in una famiglia di agricoltori.

Nel 1925 entrò in seminario a Piacenza e venne ordinato presbitero il 2 aprile 1938.

Inviato a Borgonovo come coadiutore, si distinse per l’assidua opera caritativa a favore dei bisognosi e per l’impegno con cui curava la formazione dei fedeli, in particolare dei giovani.

Nel 1940 fu trasferito come arciprete della parrocchia di Sidolo, un piccolo paese di montagna, frazione di Bardi. Qui si dedicò con carità ai bisogni di tutti, indistintamente: partigiani, ebrei, soldati, feriti. Era molto apprezzato dalla gente, che vedeva la sua dedizione e la sua generosità.

Durante l’occupazione tedesca, nel 1943, il regime fascista decise la requisizione delle campane per fini bellici. Poiché a Sidolo scoppiarono violenti tumulti, egli, pur avendo invitato i parrocchiani ad obbedire alle autorità civili, cercò di difendere i loro diritti. Per questo fu sottoposto ad un procedimento penale, poi terminato con un nulla di fatto. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, il Servo di Dio diede ospitalità e soccorso a soldati in fuga, prigionieri scappati dai campi, persone perseguitate, tra cui un centinaio di ebrei.

Nel 1944 a Pelosa di Bedonia persero la vita 70 soldati tedeschi durante alcuni scontri. Per rappresaglia, i soldati distrussero i paesi vicini facendo rastrellamenti in tutta la zona. Tra il 19 e il 20 luglio giunsero anche a Sidolo. Il Venerabile Servo di Dio decise di rimanere nel paese, trascorrendo la notte in chiesa, in preghiera.

Venne arrestato e fucilato il 20 luglio 1944 a Sidolo, frazione di Bardi (Parma, Italia), insieme a don Francesco Delnevo e al seminarista Italo Subacchi, che si erano rifugiati con lui in chiesa.

 

Il martirio

Giuseppe Beotti svolse il ministero sacerdotale mostrando una grande carità verso tutti.

Riguardo al martirio materiale, non ci furono testimoni oculari, ma alcune persone accorsero poco dopo sul luogo dell’esecuzione.

L’elemento formale del martirio ex parte persecutoris risulta alquanto complesso. Poco prima della repressione che raggiunse Sidolo, settanta tedeschi erano stati uccisi negli scontri armati con le fazioni nemiche presso Pelosa di Bedonia. Nell’uccisione del Venerabile Servo di Dio giocò un ruolo determinante l’aiuto da lui offerto a molte persone ebree perseguitate dai nazifascisti. Per dare loro rifugio, il sacerdote aveva mobilitato tutti i parrocchiani, nascondendo e assistendo in casolari della zona un centinaio di Ebrei. I tedeschi perquisirono la sua casa, ma non trovarono nulla e diedero rassicurazioni a don Beotti; tuttavia per un’ora si rimase in attesa di disposizioni dal comando generale, che ebbe tutto il tempo per raccogliere informazioni sull’operato del sacerdote. Il suo assassinio, quindi, dovette essere motivato dall’odio dei nazisti ai trasgressori della loro criminale legge antisemita. Queste persone ebree in fuga non erano truppe armate in guerra, ma gente innocente e perseguitata. Nel caso di don Beotti, quindi, dovette trattarsi di odio alla carità pro-ebrei riconosciuta dai carnefici come espressione della fede cristiana del sacerdote.

Circa il martirio formale ex parte victimae, don Giuseppe era consapevole dei rischi che correva. Pur avendo la possibilità di fuggire, decise di restare accanto ai parrocchiani in quei momenti difficili.

La fama del suo martirio è giunta sino a noi, unita ad una certa fama signorum. Don Francesco Delnevo e il seminarista Italo Subacchi non furono uniti nella Causa per mancanza di fama di santità e di martirio.

 

DICASTERO DELLE CAUSE DEI SANTI

 

Placentina-Bobiensis

 

BEATIFICATIONIS seu DECLARATIONIS MARTYRII

Servi Dei

IOSEPHI BEOTTI

Sacerdotis Dioecesani

 

 († die 20 mensis Iulii anno 1944)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

“Cristo ha dato se stesso per la Chiesa, allo scopo di santificarla (…) per farla apparire santa ed irreprensibile” (Ef. 5, 25-27).

La vicenda umana del Servo di Dio Giuseppe Beotti, parroco, è stata segnata fin dall’inizio da una grande tensione: il dono di sé attraverso la carità. Il desiderio di partecipare alla santità di Dio ha contraddistinto la sua esperienza vocazionale per tutto il tempo della formazione e durante i sei anni di ministero. I fatti della guerra, la dittatura fascista, la crudeltà della repressione nazista, non lo hanno fatto mai deflettere da questo proposito e non lo hanno trasformato in uomo di parte, egli fu uomo del Tutto. I racconti delle sue opere di carità, il privarsi del cibo, dei vestiti, anche quelli indossati, a favore dei fuggiaschi, tanto da rimanere con la sola veste, sono entrati nel ricordo grato e nella devozione del popolo piacentino. La sua opera infaticabile di pastore, culminata nell’offerta pubblica della sua vita la domenica prima di ricevere il martirio, lo ha iscritto nel novero di quei pastori che il popolo considera sacerdoti secondo il cuore di Dio.

Giuseppe Beotti nacque il 26 agosto 1912 nel Comune di Gragnano Trebbiense in diocesi di Piacenza (Italia). I genitori erano poveri braccianti. Entrato nel Seminario Vescovile, studiò poi al Collegio Alberoni e, il 2 aprile 1938, fu ordinato sacerdote nonostante la salute precaria. Venne inviato come Coadiutore a Borgonovo, dove trascorse quindici mesi molto intensi per l’impegno umano e pastorale, soprattutto verso i giovani e i poveri. Il 20 gennaio 1940 fece il suo ingresso come arciprete di Sidolo, un piccolo paese di montagna per lunghi periodi lasciato senza parroco. Fece rifiorire questa comunità con tante iniziative, ma soprattutto con il suo esempio amabile e generoso. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale questo borgo sperduto venne a trovarsi, per la vicinanza di montagne e boschi, in un’area occupata dai partigiani e sul tracciato di un percorso battuto per far espatriare gli ebrei arrivati da tutta Europa verso la Svizzera. La zona fu pertanto coinvolta nell’operazione Wallestein II, la vasta task force dell’esercito tedesco unito alle SS, la cui strategia era fare terra bruciata dei borghi appenninici dell’Emilia Romagna per far emergere le formazioni partigiane. Il Servo di Dio si distinse per l’accoglienza di tutti coloro che bussavano alla sua porta per chiedere riparo, cibo, protezione. Egli ospitò un centinaio di ebrei in fuga. Nel luglio del 1944, in seguito agli scontri di Pelosa di Bedonia, in cui persero la vita settanta soldati tedeschi, fu indetto per rappresaglia un rastrellamento. In considerazione del momento molto delicato, don Beotti trascorse la notte del 19 luglio in preghiera, insieme a don Francesco Delnevo e al seminarista Italo Subacchi. L’indomani mattina i soldati tedeschi salirono per catturare il Servo di Dio. Avvisato dai parrocchiani che lo pregavano di scappare, don Beotti decise di rimanere finché ci fosse stata un’anima del suo popolo da soccorrere. Confortati dal suo coraggioso esempio anche don Delnevo e il seminarista Subacchi decisero di restare e affrontare il peggio. Catturati e dileggiati, furono trascinati poco lontano dalla canonica, e lasciati per ore sotto il sole in attesa di ordini via radio. I soldati ricevettero disposizioni attorno alle 15:00 del pomeriggio. I sacerdoti si scambiarono l’assoluzione e la impartirono al seminarista, poi si diedero l’abbraccio di pace, quindi partì una raffica di mitragliatrice. I due preti morirono subito, mentre il seminarista fu lasciato agonizzare per ore.

La fama del martirio di don Giuseppe si diffuse immediatamente. A differenza di altri sacerdoti uccisi nella zona per motivi politici, don Beotti fu sempre riconosciuto al di sopra delle parti.

L’iter della fase diocesana è stato abbastanza articolato. L’Inchiesta diocesana è stata istruita presso il Tribunale della diocesi di Piacenza-Bobbio dall’8 febbraio 2002 al 7 novembre 2014. Il Dicastero delle Cause dei Santi ne emise il Decreto di validità giuridica il 1° giugno 2018. Preparata la Positio, essa fu sottoposta all’esame dei Consultori Storici l’11 maggio 2021 e al Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, il 13 dicembre 2022, che espressero parere favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti nella Sessione Ordinaria del 16 maggio 2023 hanno riconosciuto che il suddetto Servo di Dio fu ucciso per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutti questi dati al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti del Dicastero delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Constano il martirio e la causa che ha determinato il martirio del Servo di Dio Giuseppe Beotti nel caso e per le finalità di cui si tratta.

Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti del Dicastero delle Cause dei Santi.

 

Dato a Roma, il 20 maggio dell’anno del Signore 2023.

 

Marcello Card. Semeraro

Prefetto

 

                                        + Fabio Fabene

                                    Arciv. tit. di Montefiascone

                                    Segretario