Causa in corso
Vojtěcha (Adalberta) Hasmandová
- Venerabile Serva di Dio -

Vojtěcha (Adalberta) Hasmandová

(1914 - 1988)

Venerabilità:

- 06 dicembre 2014

- Papa  Francesco

Superiora Generale della Congregazione delle Suore della Misericordia di San Carlo Borromeo; durante gli otto anni di prigionia dimostrò fermezza e fortezza eroiche, frutto della profonda vita spirituale, che le consentì di sopportare le torture che venivano inflitte alle prigioniere. Divenne esempio per le altre detenute di spirito di accoglienza, conservato anche nei momenti più bui, di fortezza, di amore paziente nel perdono, rispondendo alle calunnie con il sorriso, la dolcezza e la preghiera

  • Biografia
Durante la prigionia rimase sempre fedele al Signore, cercando di irradiare l’amore di Dio mettendosi al servizio del prossimo

 

La Venerabile Serva di Dio Madre Vojtěcha (Adalberta) Hasmandová visse in anni a noi contemporanei, profondamente coinvolta in eventi che hanno segnato la storia della società e della Chiesa del nostro tempo.

Nacque il 25 marzo 1914 a Huštĕnovice, un paesino della Moravia, attualmente nella Repubblica Ceca. I suoi genitori, Florián e Rosálie, erano piccoli agricoltori e alla nascita di Antonie, questo era il suo nome di battesimo, avevano già avuto 6 figli, fra cui una bimba morta dopo pochi giorni.

Dopo Antonie nacque ancora un fratello; la madre, però, si ammalò di febbre puerperale e morì dopo poco tempo; la Venerabile Serva di Dio aveva appena 6 anni. L’ambiente familiare di Antonie era sereno e profondamente religioso: ben presto una delle sue sorelle maggiori partì per entrare a far parte della Congregazione delle Suore Borromee, dove prese il nome di sr. Simeona. La narrazione della visita fatta a questa sorella, insieme all’amicizia con una giovane della sua parrocchia più grande di lei, fecero maturare nella giovanissima Antonie il desiderio di consacrarsi al Signore: aveva solo 13 anni, come lei stessa racconterà nella storia della vocazione, scritta alla vigilia dei voti perpetui secondo l’usanza della sua Congregazione. Vinte le comprensibili resistenze del padre, che si opponeva soprattutto per la sua giovanissima età, nel 1927 Antonie venne accolta tra le candidate delle Suore Borromee a Frýdlant, dove nel frattempo era entrata anche un’altra sorella, Sr. Emilie.

Durante gli anni di studio all’Istituto magistrale morì il papà: la Venerabile Serva di Dio, che poté partecipare al funerale, portò a lungo nel cuore la tristezza e il dolore per questa scomparsa, maturando pian piano un atteggiamento di profonda fede.

Il 14 agosto 1933, dopo aver terminato gli studi conseguendo l’abilitazione all’insegnamento, entrò in noviziato a Praga: ricevette il nome di Vojtěcha (Adalberta). Seguiranno nel 1935 i primi voti e nel 1940 i voti perpetui.

Gli anni di insegnamento, iniziati nel 1934, furono bruscamente interrotti nel 1942 a causa dell’occupazione nazista, che decretò la chiusura delle scuole religiose. Sr. Vojtěcha venne mandata a Slaný in un ospedale, dove si prestò generosamente a svolgere il servizio di infermiera.

Terminata la guerra, tornò nuovamente all’insegnamento, ancora una volta bruscamente interrotto dall’occupazione comunista e dalla conseguente chiusura delle scuole religiose.

Con l’invio a Prachatice quale superiora locale, nel 1950, iniziò una fase che segnerà profondamente come uno spartiacque l’intera esistenza della Venerabile Serva di Dio.

Qui, infatti, nel 1951, ella su richiesta della sua Superiora generale M. Langrová, accolse e nascose P. Remigio Janča, clandestino, sfuggito alla cattura perché in viaggio. Nel 1952 venne arrestata, insieme a due consorelle e a P. Janča: il processo, costruito secondo una precisa sceneggiatura volta a far apparire gli accusati “agenti degli imperialisti occidentali, cospiratori contro lo stato e il popolo”, si chiuse con la sua condanna a 8 anni di carcere, a partire dal novembre 1953. Gli anni della prigionia furono particolarmente duri per lei che, come rilevano le relazioni periodiche dei sorveglianti, manteneva inalterate le sue convinzioni religiose, opponendosi con forza al cosiddetto programma di rieducazione. Particolarmente significativo fu, in questo senso, quanto avvenne nel 1956, in occasione della visita del Segretario generale dell’ONU nella Repubblica Ceca. M. Vojtěcha, insieme ad altre 11 detenute, scrisse al Segretario dell’ONU una lettera in cui chiedeva un intervento contro le gravi limitazioni alla libertà religiosa inflitte in carcere. La lettera non giunse mai a destinazione, ma causò una reazione punitiva contro le 12 detenute che vennero trasferite in un carcere più duro, furono private di ogni vantaggio e non poterono usufruire dell’amnistia del 1956. Nel 1960, quando mancavano solo 4 mesi ormai allo scadere della pena, la Venerabile Serva di Dio poté beneficiare di una nuova amnistia: nel 1968, dopo la “primavera di Praga”, chiese la revisione del processo e ottenne l’annul­lamento del verdetto.

Dopo la scarcerazione venne inviata a Vidnava, dove visse un lungo periodo di spossatezza fisica e psichica, conseguenza del carcere. A Vidnava rimarrà circa 10 anni, divenendo nel 1969 superiora locale: per questo motivo, nel 1970 sarà chiamata a partecipare al Capitolo generale, indetto per la prima volta dopo ben 34 anni, dove 1’ 8 luglio fu eletta Superiora generale.

M. Vojtěcha verrà rieletta anche nel Capitolo successivo, nel 1976, e postulata nel 1982. Gli anni del suo mandato come Su­periora generale coincisero con il periodo postconciliare, di cui ella aveva compreso tutta l’importanza. Furono perciò anni di grande attività per lei: si preoccupò di garantire alla sua Congregazione le Costituzioni e gli Statuti rinnovati secondo le direttive conciliari; accompagnò attivamente il cammino delle Congregazioni Borromee, che si riconoscevano nella fondazione di Nancy, per dare vita ad una Federazione; nonostante i divieti del regime, cercò di diffondere nella Chiesa cecoslovacca i documenti del magistero, la liturgia delle ore rinnovata e il codice di diritto canonico. In particolare, scelse coraggiosamente di dar vita a piccole strutture formative in cui accogliere clandestinamente le nuove vocazioni, pur consapevole di rischiare nuovamente il carcere. A tutta questa attività affiancava gli impegni ordinari del suo mandato: visitava le comunità, organizzava gli esercizi spirituali e i corsi di formazione, cercava in modo particolare di mettere a disposizione il proprio tempo per le suore della Congre­gazione.

Nel novembre del 1987 le venne diagnosticato un carcinoma ai polmoni, probabilmente conseguenza della tubercolosi contratta durante gli anni della prigionia. Rapidamente le sue condizioni di salute peggiorarono. Il 21 gennaio 1988 morì serenamente pronunciando, come ultime parole, “Sì, Signore”.

 

Inchiesta Diocesana

L’Inchiesta Diocesana venne celebrata presso la Curia ecclesiastica di Brno (Repubblica Ceca), dal 26 novembre 1996 al 26 ottobre 2001, per la raccolta di prove documentali e l’escussione di quarantanove testi, di cui cinque ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta fu riconosciuta con il Decreto del 3 febbraio 2006.

 

Congresso Peculiare dei Consultori Teologi

Si svolse il 29 ottobre 2013, presieduto dal Promotore della Fede, con la partecipazione dei Consultori prescritti, i quali sottolinearono l’esercizio eroico delle virtù da parte della Venerabile Serva di Dio, la quale, per sessantuno anni, visse in comunità, in una costante crescita verso la perfezione.

Due episodi assunsero particolare importanza: il primo fu l’arresto e la conseguente condanna al carcere da parte del regime comunista, con l’accusa di alto tradimento e spionaggio a favore del Vaticano; il secondo fu la sua elezione a Superiora Generale.

Durante gli otto anni di prigionia dimostrò fermezza e fortezza eroiche, frutto della profonda vita spirituale, che le consentì di sopportare le torture che venivano inflitte alle prigioniere. Divenne esempio per le altre detenute di spirito di accoglienza, conservato anche nei momenti più bui, di fortezza, di amore paziente nel perdono, rispondendo alle calunnie con il sorriso, la dolcezza e la preghiera.

Nel servizio di Superiora Generale si distinse soprattutto per la lungimiranza dimostrata nel preoccuparsi della formazione delle suore e delle novizie, per le quali fu come una vera “Madre”.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni della Venerabile Serva di Dio.

 

Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi

Si riunì il 18 novembre 2014. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Venerabile Serva di Dio, mise in rilievo gli elementi che caratterizzarono la sua consacrazione religiosa e la sua attività pastorale: durante la prigionia rimase sempre fedele al Signore, cercando di irradiare l’amore di Dio mettendosi al servizio del prossimo; diresse la Congregazione con molta prudenza sia riguardo alla vita fraterna sia nella formazione clandestina delle candidate. Inoltre, in una lettera al Segretario Generale dell’ONU Dag Hammarskjöld durante la sua visita ufficiale a Praga nel 1956, denunciò con grande fortezza la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo e della libertà religiosa.

Ella appartiene alla gloriosa schiera dei confessori che testimoniano, accanto ai martiri, la loro fede sotto i regimi totalitari del XX secolo, presentandosi come modello di “donna forte, incrollabile nella fede dinanzi alle persecuzioni”.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero al dubbio con sentenza unanime affermativa