Omelia nell’80° anniversario del martirio di Józef e Wiktoria Ulma e i loro 7 figli

 

L'amore vissuto secondo la misura di Cristo crocifisso è una rivoluzione più grande di ogni ideologia

Omelia nell’80° anniversario del martirio di Józef e Wiktoria Ulma, e i loro 7 figli

 

1. «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15, 39). Le parole del centurione, che vide il Signore Gesù spirare sulla croce, oggi sono anche la nostra professione di fede. Davvero, Colui che pende dal legno è colui che compie la volontà del Padre. Colui che pende dal legno è Colui che ci salva.

Ci salva dal peccato e dalle sue conseguenze, perché – come ha scritto San Paolo - ha tolto di mezzo, inchiodandolo alla croce, il documento scritto del nostro debito (cf. Col 2, 13-14). Liberandoci dal male, ci ha consentito di guardare ogni ferita della nostra umanità, ogni mancanza, ogni povertà e fragilità, con inaudita speranza: «Se Dio è per noichi sarà contro di noiEgli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8, 31-32). Ci la liberato dalla morte, dandoci accesso a quel destino di gloria, rappresentato dalla grande visione dell’Apocalisse: il sangue dell’Agnello rende candide le vesti di quella schiera di martiri e di santi, un popolo innumerevole e immenso, di ogni provenienza, che portavano palme nelle loro mani (cf. Ap 7, 14). È per questo che l’opera di salvezza compiuta da Cristo con lo spargimento del suo prezioso sangue sulla croce riempie i nostri cuori di incoraggiamento, gratitudine e speranza. In modo eloquente lo ha espresso San Bernardo: «E veramente dove vi può essere sicuro e stabile riposo per gli infermi se non nelle piaghe del Salvatore?» (Commento al Cantico dei Cantici, Sermone 61, 3).

 

2. «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15, 39) - questa professione di fede è dunque sempre attuale. Il mistero di Cristo, infatti, che per amore verso di noi e per la nostra salvezza si è lasciato inchiodare alla croce, tocca oggi i nostri cuori e diventa il nostro stesso mistero, la professione della nostra fede. Guardando Lui, che si dona propter caritatem, per amore, impariamo che il modo migliore per vivere la vita è donarla. Nel piano di Dio la vita è fatta per essere donata.

Nel profondo, ogni persona sente il bisogno di aprirsi a qualcun altro, di condividere la vita, di dare e ricevere amore. Scriveva Benedetto XVI: “Nessuno vive da solo. Nessuno pecca da solo. Nessuno viene salvato da solo. Continuamente entra nella mia vita quella degli altri: in ciò che penso, dico, faccio, opero. E viceversa, la mia vita entra in quella degli altri: nel male come nel bene” (Benedetto XVI, Spe salvi, 48). Impariamo dunque la logica del farci dono, dono per gli altri. Abbiamo tante occasioni per farlo nella nostra vita quotidiana. Possiamo farlo, offrendo agli altri il nostro tempo e le nostre possibilità, offrendo le nostre cure e le nostre attenzioni. Non risparmiamo quindi le nostre forze e capacità, dedicandole agli altri e ai loro bisogni, specialmente quando si trovano in qualsiasi genere di difficoltà.

 

3. Cari fratelli e sorelle! È molto bello per me ritornare oggi qui, in questo luogo particolare. Ci siamo incontrati per la prima volta il 10 settembre scorso quando, rappresentando il Santo Padre Francesco, ho presieduto a Markowa il rito di beatificazione di Józef e Wiktoria Ulma, insieme ai loro 7 bambini. La celebrazione odierna è come una continuazione della solennità e della gioia di quella. Sono grato alle autorità ecclesiali e civili per avermi voluto di nuovo qui, in un giorno del tutto particolare. Infatti, mentre la liturgia della Chiesa, con la Domenica delle Palme ci introduce nel clima della Settimana Santa, oggi stiamo celebrando l’80° anniversario del martirio dei «Beati Samaritani» di Markowa. Allo stesso tempo, è un giorno di speciale ricordo di tutti quei polacchi che salvarono i loro fratelli ebrei, conoscenti e vicini, nei tempi bui della seconda guerra mondiale.

Nella testimonianza di carità usque ad effusionem sanguinis dei nostri cari Beati ritroviamo i tratti del Calvario di Cristo. Si invera così la parola di Sant’Agostino, il quale insegna che la passione di Cristo prosegue oggi nella «passione che tutta la Chiesa continua a sopportare nei suoi martiri» (Commento al Salmo 140, 4-6; CCL 40, 2028).

La famiglia di Józef e Wiktoria ha mostrato la forza dell’amore, ben superiore a quella della morte. Ci mostrano che la carità, vissuta nella misura di Cristo crocifisso, vero Samaritano dell’umanità, è una rivoluzione più grande di qualsiasi ideologia. Solo l’amore, infatti, può superare efficacemente ogni forma di ingiustizia e di violenza, di persecuzione, di divisione e di guerra.

Fra le righe del lungo Vangelo di questa domenica delle Palme ci scorrono davanti agli occhi le immagini di tanti uomini e donne, crocifissi del nostro tempo. Ci vengono in mente, non lontane da qui, intere famiglie, donne, bambini, vittime della guerra. Abbiamo bisogno di profeti come i membri della Famiglia Ulma e tanti altri a loro simili, che convincano sempre più, con i loro gesti di carità gratuita, che – per usare le parole di Papa Francesco – «il nostro destino non è la morte ma la vita, non è l’odio ma la fraternità, non è il conflitto ma l’armonia, non è la guerra ma la pace» (8 dicembre 2023).

 

4. Con le parole del centurione romano, ad una voce sola con i santi e martiri della Chiesa, anche noi ripetiamo la nostra fede: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Permettete che faccia mie le parole di San Giovanni Paolo II: «Ai piedi della croce si trova la Madre di Cristo. Sente ella ciò che dice il centurione? E, se sente, deve in questo grido ritrovare la stessa testimonianza che lei, la Vergine di Nazaret, aveva accolto fin dal giorno dell’annunciazione. “Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato figlio di Dio” (Lc 1, 35). Ed ecco, è “chiamato”!» (Via Crucis, 17 aprile 1987).

Affidiamo a Maria, Vergine Madre, il nostro desiderio di credere e di amare di più. All’intercessione di Józef, Wiktoria e dei loro 7 figli affidiamo le famiglie, perché siano scuola di fede e apprendistato di vera carità. Preghiamo per la pace e la fraternità universale. Entriamo nella grande settimana della passione di Cristo, perché nella certezza dell’amore che vince il male e la morte con Lui – Crocifisso e Risorto - risusciti anche e sempre la nostra speranza.

 

Markowa, Polonia, Domenica delle Palme, 24 marzo 2024

Marcello Card. Semeraro