Omelia nella Santa Messa in occasione di alcune investiture del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio

 

Ascoltare e osservare

Omelia nella Santa Messa in occasione di alcune investiture del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio

 

Sono ben lieto di trovarmi insieme con voi in questa antica e davvero simbolica basilica milanese di san Lorenzo maggiore e salutarvi tutti, a cominciare da S.A. il Principe Carlo di Borbone, Gran Maestro del nostro Ordine Costantiniano, onorati e grati per la sua presenza. L’occasione del nostro incontro è ben nota e significata dalla presenza di quanti sono direttamente e in vario modo coinvolti nell’odierna investitura: a loro in particolare vadano la nostra amicizia e il nostro augurio, nella consapevolezza che questo evento oltre a segnalare la vitalità dell’Ordine ne indica pure la crescita. Ringraziamo per questo il Signore, facendolo nella forma più alta che è la celebrazione dell’Eucaristia: questa parola, infatti, lo ben sapete, vuol dire propriamente «rendimento di grazie». È l’invito che sempre ci è rivolto nella Santa Messa: «Rendiamo grazie al Signore nostro Dio», cui rispondiamo unanimi: «È cosa buona e giusta».

Il tema centrale di questa Santa Messa è l’invocazione alla Vergine, «sostegno e difesa della nostra fede». La contempliamo così pure guardando alla bella immagine della «Madonna del Latte», la Virgo lactans, che sovrasta l’altare ed esprime quello che per noi è il maggiore gesto di tenerezza e di cura verso chi è più piccolo e nel bisogno. In Maria – come ho recitato poco fa nella preghiera comune – il Signore ci ha dato «un sostegno e una difesa a quanti lo invocano». Invochiamola, dunque, per tutti i nostri bisogni, ma imploriamola pure perché sia vicina al nostro Ordine specialmente in quell’impegno di carità che da tempo lo caratterizza ed ha per questo istituito una Charity Onlus perché agisca quale ramo esecutivo delle sue attività benefiche e assistenziali, pure incoraggiando allo scopo donazioni per sostenerle.

In questo ci sentiamo stimolati dalla parola del santo vangelo che è stata letta: a chi proclama «beato» il seno da cui ha preso il latte, Gesù risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28). La stessa cosa l’aveva già mandato a dire ai suoi parenti, che insieme con Maria cercavano di vederlo: «Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21). Gesù, evidentemente, non amava essere lodato, ma ascoltato e accolto. Con la sua risposta, però, egli non smentisce l’affermazione della donna: Maria è davvero «beata». Già tale, peraltro, l’aveva già dichiarata Elisabetta indicando nella sua fede l’origine di tutto il mistero mariano: «Beata te, che hai creduto» (Lc 1,45). È la sua fede, il suo assenso alla parola di Dio che l’ha resa madre feconda. Gesù, allora, vuole, piuttosto, precisare che quanto è accaduto a Maria può accadere in noi: la sua fecondità può essere riprodotta in tutti i credenti e in tutti i tempi.

Per questo, carissimi, vorrei presentarvi un modello da imitare, che ha il suo nome e la sua opera legati alla Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei, che è patrona della Real Casa Borbone delle Due Sicilie e del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio: si tratta del beato Bartolo Longo, che il prossimo 19 ottobre sarà dichiarato santo dal papa Leone XIV, il nuovo Papa al quale inviamo di cuore il nostro saluto. Egli ha non soltanto ascoltato la Parola del Signore: è addirittura un «convertito» giacché, influenzato da amici e professori universitari si era avvicinato al mondo dello spiritismo abbandonando la fede cattolica. Dopo, però, aiutato da altri amici e maestri ritornò nella Chiesa. Egli, però, non si accontentò di erigere un Santuario, ma più ancora si dedicò totalmente alla carità cristiana aprendo orfanotrofi per i figli e le figlie di carcerati, che all’epoca erano le classi più abbandonate. Sono opere che ancora oggi, benché in forme diverse, continuano a fiorire. Il prossimo nuovo santo ci mostra quanto efficace sia la parola del Signore: beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano! L’appartenenza all’Ordine Costantiniano ci domanda l’efficacia della professione di fede cattolica fin dal capitolo primo dei suoi Statuti dove leggiamo che «l’Ordine, adeguandosi ai tempi, si propone anche di dare il suo maggior contributo d’azione e di attività alle due grandi opere eminentemente sociali dell’Assistenza Ospedaliera e della Beneficenza».

Ci aiutino in questo san Giorgio, il nostro Protettore, e la Beata Vergine Maria. Guardando alla sua immagine che troneggia in questa Basilica mi tornano alla memoria alcune parole che il defunto e caro papa Francesco disse nella Messa del 1° giorno del nuovo anno 2024: che di Maria la Chiesa ha bisogno per riscoprire il proprio volto femminile, ossia per essere «generativa attraverso una pastorale fatta di cura e di sollecitudine, di pazienza e di coraggio materno». Aggiunse: «Quando siamo tentati di chiuderci in noi stessi, andiamo da lei; quando non riusciamo a districarci tra i nodi della vita, cerchiamo rifugio in lei. I nostri tempi, vuoti di pace, hanno bisogno di una Madre che ricompatti la famiglia umana. Guardiamo a Maria per diventare costruttori di unità, e facciamolo con la sua creatività di Madre, che si prende cura dei figli: li raduna e li consola, ne ascolta le pene e ne asciuga le lacrime. E guardiamo quell’icona così tenera della Virgo lactans. Così è la mamma: con quanta tenerezza ci accudisce ed è vicina a noi. Ci accudisce ed è vicina a noi». Amen.

 

Basilica di San Lorenzo Maggiore, Milano, 21 giugno 2025

 

Marcello Card Semeraro