Carmelo De Palma
(1876 - 1961)
“Il prete deve fare solo il prete!”
Sacerdote diocesano, spese ogni sua energia nel ministero di confessore e direttore spirituale, tanto da essere denominato l’eroe del confessionale.
Carmelo De Palma nacque il 27 gennaio 1876 a Bari (Italia). Rimasto orfano, a dieci anni entrò nel Seminario della città natale. Il 17 dicembre 1898 venne ordinato sacerdote a Napoli e, successivamente, per motivi di salute, si recò per alcuni mesi nel monastero benedettino di Montecassino. Il 17 giugno 1900 fu nominato Cappellano della Basilica di S. Nicola a Bari. Servì il popolo di Dio celebrando la Messa, ascoltando le confessioni e animando molte realtà pastorali.
Dal 1902 ricevette vari incarichi nella medesima Basilica: segretario del Gran Priore, cerimoniere, cancelliere, custode della cripta, delegato del Gran Priore, primicerio del Capitolo, cantore e vicario capitolare dal 1945 al 1951.
Quando la Basilica di San Nicola venne affidata per disposizione della Santa Sede ai Padri Domenicani, il Servo di Dio, molto legato alla spiritualità benedettina, ricevette l’incarico di direttore spirituale delle monache benedettine di Santa Scolastica di Bari, come anche degli Oblati e delle Oblate di San Benedetto.
Si dedicò anche ad altri ambiti pastorali come l’Azione cattolica, la direzione spirituale dei fedeli, in particolare dei sacerdoti e dei seminaristi. Era instancabile nel ministero della confessione. Verso la fine della vita si aggravarono le difficoltà di salute: colite cronica, arteriosclerosi del miocardio e progressiva perdita della vista.
Nel febbraio 1961 celebrò per l’ultima volta la Messa in pubblico. Successivamente, per motivi di infermità, poté solo celebrare nella sua stanza, dove continuò a rendersi disponibile nell’ascolto delle confessioni.
Morì a Bari il 24 agosto 1961 per insufficienza cardiaca.
Nutrì la virtù della fede con un’intensa vita di preghiera, con al centro l’Eucaristia, celebrata ed adorata, e la devozione alla Madonna. Da questa fede scaturiva la sua obbedienza a Dio: “La mia aspirazione, diceva, è una sola: compiere sempre la volontà di Dio; perciò ringraziamolo ogni momento con fede sempre viva, accettando generosamente ciò che piace a Lui”.
La virtù della speranza aveva in lui la sua radice proprio nella fiducia nella paternità di Dio da cui si sentiva amato. E questa speranza infondeva anche agli altri, sapendo consolare ed incoraggiare le persone in difficoltà.
Visse eroicamente la virtù della carità. Era generoso nel soccorrere le povertà materiali della gente. Spese ogni sua energia nel ministero di confessore e direttore spirituale, tanto da essere denominato “l’eroe del confessionale”.
In vista della Beatificazione
Per la beatificazione di Carmelo De Palma la postulazione ha presentato all’esame del Dicastero l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una monaca benedettina del monastero di Santa Scolastica di Bari, che l’8 dicembre 2001 fu colpita da una febbre giudicata inizialmente di carattere influenzale. Guarita dalla febbre subì un progressivo indebolimento degli arti superiori e inferiori. Le fu diagnosticata un’artrosi, ma le terapie consigliate non ebbero effetto positivo sul suo stato di salute. Ulteriori approfondimenti diagnostici rilevarono problematiche neurologiche a livello cervicale. La risonanza magnetica effettuata il 29 gennaio 2003 rilevò una stenosi del forame magno con conseguente compressione delle strutture bulbo- midollare
Le condizioni fisiche precipitarono tanto da rendere necessario il ricovero al Policlinico di Bari dove venne evidenziata una compressione midollare che apportava conseguenze invalidanti. A seguito di tali risultanze, si chiese un consulto con due neurochirurghi, di Bologna e di Verona, i quali concordarono nel proporre un intervento neurochirurgico per eliminare la stenosi midollare, presentando al contempo i rischi molto elevati dell’operazione, che avrebbe potuto non essere comunque risolutiva. Pertanto la paziente decise di non sottoporsi all’intervento.
Nello stesso periodo del febbraio 2003, le spoglie mortali di Carmelo De Palma furono traslate per la sepoltura nel Monastero di Santa Scolastica nel quale la sanata viveva e la madre Badessa invitò le monache a chiedere l’intercessione di Carmelo De Palma per la guarigione dell’inferma. Il 1° giugno 2003 mentre il quadro clinico persisteva con importanti limitazioni alla deambulazione, dopo aver tralasciato l’assunzione della terapia, la Suora durante la notte ebbe un improvviso miglioramento e la mattina seguente riuscì ad alzarsi e a camminare, anche con passo veloce e svelto come prima della malattia.
I ripetuti esami realizzati in seguito fino al 2010 hanno confermato la persistenza della pressione del midollo che però non ha più alcun effetto patologico e la sanata ha riacquistato la totale funzionalità degli arti, in completa assenza dei sintomi patologici subiti in precedenza.
Quando la verità diventa carità nasce la santità
Omelia nella beatificazione del Venerabile Servo di Dio Carmine De Palma, presbitero diocesano
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (Gv 10,14). È la parola di Gesù che vorrei riecheggiasse nel nostro cuore dopo averla ascoltata dalla proclamazione del vangelo. Domando: qual è il valore che il verbo «conoscere» ha sulle labbra di Gesù? Sulle nostre, esso indica abitualmente un sapere, un apprendere una notizia, un identificare qualcosa o qualcuno, talvolta anche un avere esperienza … sicché il suo contrario è l’ignorare, il non avere esperienza, l’essere estranei e tutto questo ha senza dubbio una risonanza negativa. Ma Gesù, cosa intendeva quando diceva: conosco? Egli usava questo verbo nel significato che aveva nella cultura ebraica, ossia come sinonimo di «amare», vivere insieme un progetto di amore … e questo dà pure una idea della vita che dall’eternità il Figlio viveva con il Padre: «Come il Padre conosce me e io conosco il Padre» aggiunge, infatti, Gesù. In tale prospettiva, carissimi, guardiamo oggi alla figura del nuovo beato, il sacerdote Carmine De Palma, considerando alla luce del Pastore buono pure il lungo ministero da lui svolto in questa Chiesa di Bari, a cominciare da quello di Canonico del Capitolo di San Nicola, donde, sostenute da una spiritualità benedettina, si irradiarono poi tante altre benefiche attività pastorali.
Di tutto, mi limito a richiamare in modo speciale due ambiti. Anzitutto quello della fraternità sacerdotale. Basterà, per dire cosa intendo, richiamare il n. 8 del decreto conciliare Presbyterorum Ordinis sulla vita e il ministero dei presbiteri, dedicato alla unione fraterna tra di loro: una realtà che non è di ordine professionale e ancor meno di «casta» e neppure semplicemente di tipo spirituale. Si tratta, invece, come dice il testo, di una intima fraternità sacramentale: una fraternità, intende, che c’è pure quando, malauguratamente, fra presbiteri dovessero sorgere dissidi, incomprensioni, antipatie … La base sacramentale rimane comunque ed esige sempre di essere, se necessario, recuperata, nonché vissuta e accresciuta. Il Concilio parla, per questo, di vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità validi verso tutti. Che questa fraternità sacramentale il nostro Beato l’abbia vissuta lo mostrano sia le tante testimonianze di sacerdoti offerte nel Processo per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione, sia la sollecitudine poi mostrata dal Presbiterio diocesano nel promuovere e sostenere questa Causa. L’odierna coincidenza, nel Calendario Liturgico, con la memoria di Sant’Alberto Magno, mi permette di ricordare al riguardo il caro don Alberto D’Urso, che tanto si pese per questo scopo. Io lo ricordo con commozione insieme con voi, considerando pure il suo impegno diocesano e nazionale contro l’usura. Al prete non può mancare – come ricordava Leone XIV parlando al clero di Roma lo scorso 12 giugno – «lo sguardo alle sfide del nostro tempo in chiave profetica».
L’altro ambito del ministero pastorale del beato De Palma che desidero sottolineare è quello dei fedeli laici. Sono davvero molti fra loro quelli che in lui hanno trovato la guida spirituale sì da progredire nella personale risposta a quella «vocazione che tutti ci accomuna come battezzati, membra vive dell’unico popolo di Dio» (Leone XIV, Udienza al Convegno del Dicastero delle Cause dei Santi, 13 novembre 2025): ossia la vocazione alla santità. Celebrando il sacramento della Penitenza il nostro Beato è stato per innumerevoli fedeli ministro di riconciliazione e di perdono, ma è stato pure guida limpida ed equilibrata per i tanti che a lui si rivolgevano per avere un aiuto nel discernimento della volontà di Dio sulla propria vita.
Questo ministero è, oserei dire, fra i più urgenti nell’attuale fase del nostro convivere dove, come ha sottolineato un recentissimo studio, c’è un grande bisogno di recuperare l’essenziale. La supremazia del web, vi si legge, sta distruggendo l’idea e la struttura della comunità poiché tutti vogliono comunicare, mentre si è smarrito il sentire della comunione e della comunità, che dà senso alla comunicazione. Non si comunica più con qualcuno ma solo e genericamente a qualcuno: vale a dire che si comunica a tutti, cioè nessuno (cf. Rapporto Italia 2025 – 37° Rapporto, Armando ed., Roma 2025, 26). Nella lettera enciclica Fratelli tutti Papa Francesco aveva scritto con amarezza che «ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità … Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà» (n. 33). Questo è, purtroppo, vero anche nel nostro ambito ecclesiastico. Incontrando il 29 luglio scorso gli influencer e i missionari digitali, Leone XIV ha detto loro: «Non si tratta semplicemente di generare contenuti, ma di incontrare cuori, di cercare chi soffre e ha bisogno di conoscere il Signore per guarire le proprie ferite».
È così che ha comunicato il beato Carmine De Palma e quanti erano in contatto con lui non erano dei follower. Egli li incontrava; non parlava a loro, ma parlava con loro … E sono nati dei santi. Penso in primo luogo a Giovanni Modugno, descritto come «volto umano del Vangelo» (V. Robles), un docente la cui pedagogia è stata descritta come «la più politica di quelle elaborate in Italia nella prima metà del Novecento» (M. Perrini). Come Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi (e anche pugliese come voi) ci terrei molto alla prosecuzione della sua Causa di beatificazione e canonizzazione.
Lo scorso 25 ottobre, parlando a quanti curano le cerimonie di Stato nazionali in occasione del loro Giubileo il Papa ricordava alcuni esempi luminosi di speranza e di giustizia. Per gli ambiti della politica ha citato il Servo di Dio Alcide De Gasperi; per quelli della vita militare e difesa dello Stato, il Venerabile Salvo D’Acquisto e per quelli della magistratura il Beato Rosario Livatino. Mi chiedo: perché non proseguire con altri ambiti? Per quello dell’educazione dell’uomo nella sua interezza si potrebbe ricordare l’esempio del Servo di Dio Giovanni Modugno! Alludendo di certo a don Carmine, che era il suo confessore e guida spirituale, egli un giorno confidò: «L’ultimo passo io l’ho fatto, aiutato anche dalla provvidenza, che, dopo tanti tipi di don Abbondio, mi ha fatto conoscere qualche padre Cristoforo».
Il beato De Palma non ha solo fatto nascere santi, come ho appena ricordato, ma è pure vissuto con santi. Papa Francesco ci ripeteva che la santità è spesso accanto alla porta della nostra casa (cf. Gaudete et exsultate, n. 7) e in un commento ho letto che se nelle nicchie degli altari c’è posto per un solo santo alla volta, è ben diverso nella storia di Dio con il suo popolo. È accaduto pure al nostro don Carmine. Si potrebbe citare in proposito la beata Elia di San Clemente, carmelitana, ma io mi soffermo su sant’Annibale M. Di Francia che, da Messina, il 21 febbraio 1918 così scrisse al Direttore del Corriere delle Puglie: «… il giorno 18 del corrente mese, in cotesta cospicua Città di Bari. M’incamminavo per giungere alla stazione ferroviaria “Bari-Matera”, (verso le ore 13), ed ero in compagnia del Reverendissimo mio amico il Canonico Carmine De Palma del Capitolo di Bari, quando, in una delle strade in vicinanza della stazione, ci si offerse allo sguardo il doloroso spettacolo di un povero afflitto e misero, assediato da una turba di ragazzacci che lo schernivano e molestavano in varie guise, e chi lo tirava dietro afferrandolo da un pizzo della cenciosa giubba, chi gli dava un urtone, chi gli lanciava addosso qualche immondezza. Il malcapitato si arrabbiava, urlava, si dibatteva, quando, sopraggiunti noi due, lo accostammo per confortarlo, dandogli anche il lieve compenso di qualche moneta che il poveretto accettò con segni di riconoscenza».
Ancora oggi noi lamentiamo abusi contro persone vulnerabili, atti di bullismo e altre forme di vessazione verso deboli, poveri e ammalati e quanto ho appena riferito ci lascia molto da pensare. Ciò, però, che adesso, considerando l’esempio di sant’Annibale e del nostro Beato vorrei mettere in luce, è che la spiritualità, quando è autentica, si coniuga sempre con la carità verso il prossimo. Il «se non avessi la carità» di 1Cor 13 è decisivo e determinante per la santità. Commentando il verso di un inno liturgico che recita: Accendat ardor proximos, Benedetto XVI disse: «La verità diventi in me carità e la carità accenda come fuoco anche l’altro. Solo in questo accendere l’altro attraverso la fiamma della nostra carità, cresce realmente l’evangelizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo parola, ma realtà vissuta». Intendeva che c’è santità solo quando la verità diventa carità.
La fede, dunque, che tra poco proclameremo nel Simbolo, sia, dunque, tale in ciascuno da diventare fuoco che accende gli altri e il fuoco in tutti della divina presenza diventi per ciascuno forza per il presente e per il futuro (cf. Benedetto XVI, Meditazione dell’8 ottobre 2012 alla XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi). Amen.
Cattedrale di Bari, 15 novembre 2025
Marcello Card. Semeraro
BARI-BITONTO
BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE
del Servo di Dio
CARMELO DE PALMA
Sacerdote diocesano
(1876-1961)
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DECRETO SULLE VIRTU'
“Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre (Sal 110,4).
La chiesa di Bari-Bitonto, custode delle reliquie di San Nicola, ha potuto contemplare un’immagine viva di Cristo Eterno Sacerdote e Buon Pastore delle anime anche nel servizio pastorale e nello zelo sacerdotale del Servo di Dio Carmelo De Palma, che con la sua ricchezza spirituale e culturale, la profonda comunione con Dio e la fedeltà al ministero ha lasciato in lei una traccia indelebile, splendente di virtù.
Il Servo di Dio nacque a Bari il 27 gennaio 1876 e fu battezzato due giorni più tardi. Povertà di mezzi e fiducia nella Provvidenza caratterizzarono l’educazione che ricevette in famiglia. Molto piccolo rimase orfano del padre, poi della madre. A dieci anni entrò in seminario a Bari presso la Basilica di San Nicola, distinguendosi per capacità intellettuali e sapienza. A Napoli si laureò in teologia e in lettere, e venne ordinato sacerdote il 17 dicembre 1898. L’indomani celebrò la Prima Messa nella Basilica della Madonna del Rosario a Pompei, affidando alla Vergine la sua vita e il suo ministero. Frequentò il Monastero Basiliano di Grottaferrata, dove scrisse un saggio di innografia greca su San Nicola, che poi pubblicò. Considerò la vocazione benedettina e fu amico del Beato Alfredo Ildefonso Schuster il quale poi, saputo che non sarebbe entrato in monastero, gli scrisse: “Ti farai santo ugualmente”.
Diventò Canonico della Basilica di San Nicola a Bari, dove ricoprì il ruolo di cappellano, di cerimoniere, di cancelliere, di custode della cripta, di cantore, di primicerio, di segretario poi delegato del Gran Priore e di vicario capitolare. Dalla Segreteria di Stato fu nominato membro della Commissione delle Chiese Palatine di Puglia. Dopo che i Padri dell’Ordine dei Predicatori assunsero la cura della Basilica di San Nicola, nell’arcidiocesi di Bari fu assistente dell’Azione Cattolica e direttore spirituale delle monache di Santa Scolastica a Bari. Si impegnò nella formazione degli Oblati di San Benedetto e favorì le vocazioni monastiche. Fu animatore dell’Unione Apostolica del Clero.
Nella molteplicità dei compiti e dei servizi che svolse, il Servo di Dio non tralasciò mai di coltivare la sua fede in Dio. Furono questa fede e la speranza a dare qualità ad ogni suo gesto e parola, intrisi di zelo per le anime, dominio di sé e grande prudenza. Amava celebrare la Messa e meditare gli scritti dei Padri della Chiesa. La maggior parte del tempo della giornata era tuttavia per accogliere e riconciliare con Dio i peccatori. Fu confessore e direttore spirituale di molti sacerdoti, seminaristi, religiose e laici, fra i quali la Beata Elia di San Clemente e altri Servi di Dio. Nessuno si allontanava da lui senza sentirsi illuminato e incoraggiato nel cammino di fede. Il ministero del confessionale lo rese profondo conoscitore dell’animo umano e ne plasmò la mansuetudine, la perseveranza e il senso di paternità. La sua carità per Dio si manifestò in tal modo nella benevolenza verso il prossimo. Rifiutò sempre gli onori e scelse di avere sempre uno stile di vita sobrio e dignitoso.
Esercitò il suo ministero fino alla fine, anche celebrando la Messa e accogliendo i penitenti nella sua stanza durante i mesi della malattia. Rese la sua anima a Dio il 24 agosto 1961, circondato da chiara fama di santità.
Con l’accrescersi di tale fama, fu aperta la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio. Presso la Curia ecclesiastica di Bari-Bitonto si è celebrata l’Inchiesta diocesana dal 15 giugno 2001 al 24 maggio 2002, cui si aggiunse una Inchiesta suppletiva dal 16 maggio 2016 al 7 febbraio 2017. Questa Congregazione delle Cause dei Santi ha emanato il decreto sulla validità giuridica di ambedue il 29 ottobre 2010. Preparata la Positio, si è discusso secondo la consueta proceduta se il Servo di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù cristiane. Il 17 dicembre 2019 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, con esito favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi il 25 aprile 2020 hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in maniera eroica le virtù teologali, cardinali ed annesse.
Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Sono provate le virtù teologali Fede, Speranza e Carità verso Dio e verso il prossimo, nonché le cardinali Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza ed annesse in grado eroico del Servo di Dio Carmelo De Palma, Sacerdote diocesano, nel caso e per il fine di cui si tratta.
Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.
Roma, 5 maggio 2020.
Angelo Card. Becciu
Prefetto
+ Marcello Bartolucci
Arciv. tit. di Bevagna
Segretario
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BARENSIS-BITUNTINA
BEATIFICAZIONIS et CANONIZATIONIS
Servi Dei
CARMELI DE PALMA
Sacerdotis dioecesani
(1876-1961)
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DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
“Iuravit Dominus et non paenitebit eum: Tu es sacerdos in aeternum” (Ps 110,4).
Barensis-Bituntina Ecclesia, Sancti Nicolai reliquiarum servatrix, vivam Christi Aeterni Sacerdotis Bonique Pastoris imaginem intueri potuit pastorali Servi Dei Carmeli De Palma ministerio sacerdotalique zelo, qui suis spiritus eruditionisque divitiis, alta communione cum Deo fidelitateque in ministerio peragendo signum indelebile, virtutibus illustre, reliquit in eam.
Servus Dei Barii die 27 mensis Ianuarii anno 1876 ortum duxit atque duo post dies baptizatus est. Inopia fiduciaque in Providentiam institutionem, quam in familia recipit, signaverunt. Puer admodum, patre orbatus est, deinde matre. Decem annos natus Seminarium Barii apud Basilicam Sancti Nicolai ingressus est, ubi dotibus intellectus et sapientia eminuit. Neapoli theologiae necnon litterarum doctor graduatus est, atque die 17 mensis Decembris anno 1898 presbyterali Ordine est auctus. Sequenti die prima Missam celebravit in Pompeiana Basilica Beatae Mariae Virginis a Sanctissimo Rosario, ei vitam ministeriumque suum comittens. Monasterium Basilianum Cryptoferratense frequentavit, ubi librum de Graeco quodam hymno Sancto Nicolao dicato scripsit, quem postea etiam edidit. Vocationem ad Monasterium Benedictinum tum etiam expendit et Beato Alfredo Ildefonso Schuster in amicitiam venit, qui, certior eum monasterium haud ingrediturum factus, scripsit ei: “Attamen sanctus evadet”.
Basilicae Sancti Nicolai Canonicus Barii factus est, ubi cappellani, caerimoniarum magisti, cancellarii, cryptae custodis, cantoris, primicerii, Magni Prioris secretarii dein delegati capitularisque vicarii munere functus est. Secretaria Status inter Commissionis pro Ecclesiis Palatinis Apuliae membros nominavit eum. Cura Basilicae Sancti Nicolai a Patribus Ordinis Praedicatorum sumpta, in Archidioecesi Barensi Actionis Catholicae consiliator atque monialium Sanctae Scholasticae Barii spiritualis moderator fuit. Oblatorum Sancti Benedicti formationem navavit et vocationes ad monasterium fovit. Unionem Apostolicam Cleri animavit.
In multitudine officiorum et munerum, quae perfecit, Servus Dei cultum fidei in Deum numquam neglexit. Haec fides atque spes gesta verbaque sua ampla reddiderunt, quae animarum zelo, continentia summaque prudentia imbuebantur. Missam celebrare diligebat Patrumque Ecclesiae scripta meditari. Maxima huius diei temporis pars autem ad peccatores recipiendos ac cum Deo reconciliandos tradebatur. Plurimorum sacerdotum, seminarii alumnorum, religiosarum atque christifidelium laicorum confessarius spiritualisque moderator fuit, quorum Beata Elia a Sancto Clemente et alii Servi Dei. Nemo ab eo descessit lumine animoque in fidei itinere carens. Confessionarii ministerium animi umani eum expertum fecit atque mansuetudinem, perseverantiam, paternitatis sensum eius finxit. Caritatem in Deum ita benevolus erga proximum ostendit. Honores semper recusavit ac sobrium dignitosumque sui vivendi modum praelegit.
Usque ad finem ministerium perfecit, infirmitatis mensibus et in cubiculo suo Missam celebrans penitentesque recipiens. Animam suam Deo reddidit die 24 mensis Augusti anno 1961, clara sanctitatis fama circumdatus.
Hac ipsa increbrescente fama, Servi Dei Causa Beatificationis et Canonizationis est incepta. Iuxta Curiam ecclesiasticam Barensem-Bituntinam Inquisitio dioecesana a die 15 mensis Iunii anno 2001 ad diem 24 mensis Maii anno 2002 celebrata est, cui Inquisitio suppletiva a die 16 mensis Maii anno 2016 ad diem 7 mensis Februarii anno 2017 est addita. Die 29 mensis Octobris anno 2010 haec Congregatio de Causis Sanctorum de utriusque iuridica validitate decretum edidit. Positione exarata, an Servus Dei virtutes christianas heroico in gradu exercuisset disceptatum est. Die 17 mensis Decembris anno 2019 Peculiari Consultorum Theologorum Congressus, fausto cum exitu, habitus est. Patres Cardinales et Episcopi die 25 mensis Aprilis anno 2020 Servum Dei theologales, cardinales iisque adnexas virtutes heroicum in modum excoluisse professi sunt.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Fortitudine et Temperantia iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Carmeli De Palma, Sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2020.