Domenico Lentini

Domenico Lentini

(1770-1828)

Beatificazione:

- 12 ottobre 1997

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 25 febbraio

Sacerdote, che nella sua terra svolse fino alla morte un fruttuoso e molteplice ministero, reso fecondo da una vita di umiltà, preghiera e penitenza

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Un prete ricco solo del suo sacerdozio" (Papa Pio XI)

 

Domenico Lentini nacque a Lauria (Potenza) il 20 novembre 1770 da genitori contadini, divenne prete nel 1794 e si dedicò alla predicazione tra le persone di tutte le condizioni: dai dotti ai più umili, che beneficava con gesti di carità.

Si dedicò anche all'educazione dei giovani. Conobbe anche dure prove: fu calunniato presso il vescovo da un sacerdote e passò per gli anni di fuoco della Rivoluzione napoletana del 1799. 

Nella sua predicazione itinerante non si stancava di proporre l'invito alla conversione e al ritorno a Dio. Per questo la sua attività apostolica era accompagnata dall'assiduo ministero del confessionale. Sapeva bene, infatti, che nella celebrazione del sacramento della Penitenza il sacerdote diviene dispensatore della misericordia divina e testimone della nuova vita che nasce grazie al pentimento del penitente ed al perdono del Signore.

Sacerdote dal cuore indiviso, seppe coniugare la fedeltà a Dio con la fedeltà all'uomo. Con ardente carità si rivolse in particolare ai giovani, che educava ad essere saldi nella fede, ed ai poveri, ai quali offriva tutto ciò di cui disponeva con un'assoluta fiducia nella divina Provvidenza.

La totale dedizione al ministero fece di lui, secondo l'espressione di Papa Pio XI, "un prete ricco solo del suo sacerdozio".

Morì a Lauria il 25 febbraio 1828. 

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO:
ELÍAS DEL SOCORRO NIEVES, GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA,
DOMENICO LENTINI, MARIA DI GESÙ ÉMILIE D'OUTREMONT
E MARIA TERESA FASCE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 12 ottobre 1997

 

1."Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10, 17).

Questa domanda, che nell'odierno testo evangelico viene posta da un giovane, nel corso dei secoli è stata rivolta a Cristo da innumerevoli generazioni di uomini e donne, giovani e anziani, chierici e laici.

"Che cosa devo fare per avere la vita eterna?". E' l'interrogativo fondamentale di ogni cristiano. Conosciamo bene la risposta di Cristo. Egli ricorda al suo interlocutore innanzitutto l'osservanza dei Comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre" (Mc 10, 19; cfr Es 20, 12-16). Il giovane replica con entusiasmo: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza" (Mc 10, 20). A quel punto, sottolinea il Vangelo, il Signore lo guarda con amore ed aggiunge: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri ed avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Il giovane, però, leggiamo nel seguito del racconto, "rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni" (Mc 10, 21-22).

2. I nuovi Beati, oggi elevati alla gloria degli altari, hanno invece accolto con prontezza ed entusiasmo l'invito di Cristo: "Vieni e seguimi!" e l'hanno seguito sino alla fine. Si è così rivelata in loro la potenza della grazia di Dio e nella loro esistenza terrena sono giunti a compiere persino quanto umanamente sembrava impossibile. Avendo riposto ogni fiducia in Dio, tutto per loro è divenuto possibile. Ecco perché sono oggi lieto di presentarli come esempi della fedele sequela di Cristo. Essi sono: Elias del Soccorso Neves, Martire, Sacerdote professo dell'Ordine di sant'Agostino; Giovanni Battista Piamarta, Sacerdote della Diocesi di Brescia; Domenico Lentini, Sacerdote della Diocesi di Tursi-Lagonegro; Maria di Gesù, al secolo Émilie d'Hooghvorst, Fondatrice dell'Istituto delle Suore di Maria Riparatrice; Maria Teresa Fasce, Monaca professa dell'Ordine di sant'Agostino.

3. "Allora Gesù, fissatolo, lo amò" (Mc 10, 21). Queste parole del testo evangelico evocano l'esperienza spirituale ed apostolica del sacerdote Giovanni Piamarta, Fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, che oggi contempliamo nella gloria celeste. Anch'egli, seguendo l'esempio di Cristo, seppe portare tanti fanciulli e giovani ad incontrare lo sguardo amoroso ed esigente del Signore. Quanti, grazie alla sua opera pastorale, poterono avviarsi con gioia nella vita avendo appreso un mestiere e soprattutto avendo potuto incontrare Gesù ed il suo messaggio di salvezza! L'opera apostolica del novello Beato è poliedrica ed abbraccia molti campi del vivere sociale: dal mondo del lavoro a quello agricolo, dall'educazione scolastica al settore dell'editoria. Egli ha lasciato una grande impronta di sé nella Diocesi di Brescia e nell'intera Chiesa.

Dove questo straordinario uomo di Dio attingeva l'energia sufficiente per la sua molteplice attività? La risposta è chiara: la preghiera assidua e fervorosa era la sorgente dell'ardore apostolico instancabile e dell'attrattiva benefica che esercitava su tutti coloro che avvicinava. Egli stesso affermava, come ricordano le testimonianze dei contemporanei: "Con la preghiera si diviene forti della medesima fortezza di Dio . . . Omnia possum". Tutto è possibile con Dio, per Lui e con Lui.

4. "Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio" (Salmo resp.). La consapevolezza profonda della bontà del Signore animava il Beato Domenico Lentini, il quale nella sua predicazione itinerante non si stancava di proporre l'invito alla conversione e al ritorno a Dio. Per questo la sua attività apostolica era accompagnata dall'assiduo ministero del confessionale. Sapeva bene, infatti, che nella celebrazione del sacramento della Penitenza il sacerdote diviene dispensatore della misericordia divina e testimone della nuova vita che nasce grazie al pentimento del penitente ed al perdono del Signore.

Sacerdote dal cuore indiviso, seppe coniugare la fedeltà a Dio con la fedeltà all'uomo. Con ardente carità si rivolse in particolare ai giovani, che educava ad essere saldi nella fede, ed ai poveri, ai quali offriva tutto ciò di cui disponeva con un'assoluta fiducia nella divina Provvidenza. La totale dedizione al ministero fece di lui, secondo l'espressione del mio venerato Predecessore il Papa Pio XI, "un prete ricco solo del suo sacerdozio".

5. Nella seconda Lettura della liturgia, abbiamo ascoltato: «la parola di Dio è viva... essa penetra fino al punto di divisione dell'anima» (Eb 4, 12). Émilie d'Hooghvorst ha accolto questa parola nel più profondo di se stessa. Imparando a sottomettersi alla volontà di Dio, compie innanzitutto la missione di ogni coppia cristiana: fare del propria famiglia «il santuario domestico della Chiesa» (Apostolicam actuositatem, n. 11). Divenuta vedova e animata dal desiderio di partecipare al mistero pasquale, Madre Maria di Gesù fonda la Società di Maria Riparatrice. Attraverso la sua vita di preghiera, ci ricorda che è nell'adorazione eucaristica che attingiamo alla sorgente della vita che è Cristo e troviamo la forza per la missione quotidiana. Che ognuno di noi, qualsiasi sia la sua condizione di vita, sappia «ascoltare la voce di Cristo», «che deve essere la regola della nostra esistenza», come lei amava dire!

Questa beatificazione è anche per le religiose di Maria Riparatrice un incoraggiamento a proseguire il loro apostolato, con un'attenzione rinnovata agli uomini del nostro tempo. Conformemente al loro carisma, esse risponderanno alla loro missione: risvegliare la fede nei nostri contemporanei e aiutarli nella loro crescita spirituale, partecipando così attivamente all'edificazione della Chiesa.

6. Gesù avverte i discepoli, meravigliati dinanzi alle difficoltà ad entrare nel Regno: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. Perché tutto è possibile presso Dio» (Mc 10, 27). Accolse questo messaggio Padre Elías del Socorro Nieves, sacerdote agostiniano, che oggi viene elevato agli onori degli altari come martire della fede. La totale fiducia in Dio e nella Vergine del Soccorso, alla quale era molto devoto, caratterizzò tutta la sua vita e il suo ministero sacerdotale, esercitato con abnegazione e spirito di servizio, senza lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli, dai sacrifici e dai pericoli. Questo fedele religioso agostiniano seppe trasmettere la speranza in Cristo e nella Provvidenza divina.

La vita e il martirio di Padre Nieves, che, nonostante il rischio che correva, non volle abbandonare i suoi fedeli, sono di per sé un invito a rinnovare la fede in Dio che tutto può. Affrontò la morte con integrità, benedicendo i suoi carnefici e rendendo testimonianza della sua fede in Cristo. La Chiesa in Messico può oggi contare su un nuovo modello di vita e su un potente intercessore che l'aiuterà a rinnovare la sua vita cristiana; i suoi fratelli agostiniani hanno ora un altro esempio da imitare nella loro costante ricerca di Dio, nella fratellanza e nel servizio al Popolo di Dio. Per tutta la Chiesa è un segno eloquente dei frutti di santità che la potenza della grazia di Dio produce in seno ad essa.

7. La prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza, ci ricorda che la sapienza e la prudenza scaturiscono dalla preghiera: "Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7, 7). Queste parole ben si applicano alla vicenda terrena di un'altra novella Beata, Maria Teresa Fasce, la quale visse nella costante contemplazione del mistero di Cristo. La Chiesa la indica oggi come fulgido esempio di sintesi vivente tra vita contemplativa e umile testimonianza di solidarietà verso gli uomini, specialmente verso i più poveri, umili, abbandonati, sofferenti.

La Famiglia agostiniana vive oggi una giornata straordinaria, perché vede uniti nella gloria degli altari i rappresentanti dei due rami dell'Ordine, quello apostolico con il Beato Elias del Soccorso Neves e quello contemplativo con la Beata Maria Teresa Fasce. Il loro esempio costituisce per i religiosi e le religiose agostiniani motivo di letizia e di legittima soddisfazione. Possa questo giorno essere anche provvidenziale occasione per un rinnovato impegno nella totale e fedele consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli.

8. "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10, 12). Ciascuno di questi nuovi Beati ha udito questa essenziale puntualizzazione di Cristo ed ha capito dove cercare l'originaria fonte della santità. Dio è la pienezza del bene che tende per se stesso a diffondersi: "Bonum est diffusivum sui" (San Tommaso d'Aquino, Summa Theol., I, q.5, a.4. ad 2). Il sommo Bene vuole donare se stesso e rendere a sé somiglianti quanti lo cercano con cuore sincero. Egli desidera santificare coloro che sono disposti a lasciare ogni cosa per seguire il Figlio suo incarnato.

Il primo scopo di questa celebrazione è dunque quello di lodare Dio, fonte di ogni santità. Rendiamo gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, poiché i nuovi Beati, battezzati nel nome della Santissima Trinità, hanno collaborato con perseverante eroismo con la grazia di Dio. Divenuti pienamente partecipi della vita divina, essi contemplano ora la gloria del Signore faccia a faccia, godendo i frutti delle beatitudini proclamate da Gesù nel "Discorso della montagna": "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5, 3). Sì, il Regno dei cieli appartiene a questi fedeli servi di Dio, che hanno seguito Cristo sino alla fine, fissando lo sguardo su di Lui. Con la loro esistenza essi hanno reso testimonianza a Colui che per loro e per tutti è morto in Croce ed è risorto.

Gioisce la Chiesa tutta intera, madre dei santi e dei beati, grande famiglia spirituale degli uomini chiamati a partecipare alla vita divina.

Insieme con Maria, Madre di Cristo e Regina de Santi, insieme con i nuovi Beati proclamiamo la santità di Dio: "Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli".

Amen!