Jakob Gapp

Jakob Gapp

(1897-1943)

Beatificazione:

- 24 novembre 1996

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 13 agosto

Sacerdote della Società di Maria e martire, che con fermezza d’animo proclamò che le empie decisioni di un regime nemico della dignità umana e cristiana non potevano in alcun modo accordarsi con la dottrina cristiana; per questo, fu perseguitato e condannato all’esilio in Francia e in Spagna e, arrestato da agenti nemici, fu infine decapitato

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
“Versare il sangue per Cristo e per la Chiesa è per me la cosa migliore e più sublime”

 

Jakob Gapp è nato in una famiglia numerosa di Wattens, Tirolo (Austria) il 26 luglio 1897. Frequenta il ginnasio francescano di Hall fino all’arruolamento; dopo la guerra entra dai Marianisti ed è ordinato prete ad aprile 1930 nella cattedrale di Friburgo.

Inizia a svolgere il suo ministero tra Freistadt e Graz qualificandosi subito come il prete che, oltre all’insegnamento ed alla direzione spirituale, va a cercare i poveri, senza aspettare che questi vengano da lui. Raccontano che evitasse anche di accendere la stufa nella propria camera, per avere un po’ di legna o di carbone da portare alle famiglie più misere.

L’altra sua caratteristica, che non passa inosservata, è la ferma opposizione al nazismo: si è confrontato e formato sulle direttive pastorali dei vescovi tedeschi ed austriaci e, in particolare, sull’enciclica “Mit brennender Sorge” di Pio XI, arrivando alla drastica, e per certi versi scomoda, conclusione che la fede cattolica è assolutamente incompatibile con la politica nazista. Se a ciò si aggiunge il pregio, che a volte viene scambiato per difetto, di non avere peli sulla lingua, possiamo facilmente immaginare i rischi cui comincia ad andare incontro. Nel 1938 lo mandano come viceparroco a Breitenwang-Reutte, nel Tirolo, dove facendo catechismo nelle scuole si gioca subito il posto, insegnando ai suoi alunni che bisogna amare tutti, indipendentemente dalla razza o dalla religione; il che, se evangelicamente parlando non fa una grinza, evidentemente va a cozzare con la politica razziale che è un cardine del nazismo.

E finisce così nella “lista nera”, tra i soggetti che devono essere attenzionati dalla Gestapo per la circolazione di idee pericolose. Sospeso dalla scuola e addirittura trasferito di parrocchia, rientra in famiglia a Wattens, ma anche di qui deve far valigie quasi subito, per via di una predica troppo esplicita. “Dio è il tuo Dio, non Adolf Hitler” è una frase ricorrente della sua predicazione.

Incompreso e frainteso anche tra i preti, p. Gapp comincia a pagare con l’isolamento e la solitudine la sua fiera opposizione al nazismo che molti si rifiutano di condividere. Dopo un breve soggiorno in Francia lo spediscono in Spagna e tutti questi suoi spostamenti sono attentamente seguiti dalla Gestapo, che ormai lo considera un avversario temibile, una sorta di mina vagante, con l’aggravante di essere intelligente e culturalmente ben equipaggiato e, anche per questo, con notevole ascendente su chi lo ascolta. Con la sensazione che ormai tutti gli hanno fatto terra bruciata intorno, a fine 1940 chiede alla S.Sede l'esclaustrazione di un anno, subito concessagli; ma fuori della Congregazione resiste poco e due mesi dopo già chiede la riammissione, mentre in lui comincia ad essere chiara la percezione del martirio ormai imminente: “Versare il sangue per Cristo e per la Chiesa è per me la cosa migliore e più sublime”.

Per la Gestapo è il momento psicologicamente opportuno per tendergli la trappola mortale: due emissari, che si spacciano per ebrei desiderosi di convertirsi al cattolicesimo, riescono pazientemente a guadagnare la sua fiducia e ad accompagnarlo in Francia, ad Hendaye, dove il 9 novembre 1942 è arrestato.  Il dispendio di forze e le energie impiegate per l’arresto dimostrano come quel prete faccia paura. Subito trasferito a Berlino e sommariamente processato, il 2 luglio 1943 è condannato a morte “per alto tradimento” e la condanna viene eseguita per decapitazione la sera del successivo 13 agosto.

La salma è spedita al laboratorio di medicina dell’Università berlinese per i ben noti esperimenti nazisti e non restituita alla famiglia, per evitare ogni possibile onore post mortem.

 

(fonte: santiebeati.it)

PROCLAMAZIONE SOLENNE DI TRE NUOVI BEATI :
OTTO NEURURER, JAKOB GAPP E CATHERINE JARRIGE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Cristo Re - Domenica, 24 novembre 1996

 

1. Oggi, ultima domenica dell’Anno Liturgico, la Chiesa celebra la solennità di Cristo Re e fissa lo sguardo sulla figura del Buon Pastore. Cristo, Buon Pastore, conduce il suo gregge, lo custodisce dagli assalti del nemico, procura il nutrimento per le pecore (cf. Ez 34, 11ss.) e, soprattutto, cerca di condurle nella casa del Padre, in quel regno, cioè, che il Padre gli ha affidato, perché ne renda partecipi gli uomini.

Cristo, Buon Pastore, è colui che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). Cristo crocifisso e risorto: come crocifisso dà la sua vita, come risorto dona la vita.

L’apostolo Paolo scrive: “Se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1Cor 15, 21-22). E aggiunge: “Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il Regno a Dio Padre . . . Bisogna, infatti, che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” (1 Cor 15, 24-26).

Così, dunque, Cristo riceve il Regno e, allo stesso tempo, Gli viene dato il compito di offrirlo a noi: Regno di grazia e di verità, regno di giustizia, di amore, di pace.

2. In questo Regno il Figlio esercita il potere. Non soltanto il potere del pastore, ma anche quello del giudice, come indica l’odierno Vangelo. Cristo è Re poiché a lui appartiene il giudizio sulle nazioni, il giudizio su ogni uomo.

San Matteo ha delineato in modo impressionante lo svolgimento di questo giudizio. Il giudice dice: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” (Mt 25, 34-36). I giusti domanderanno: quando mai abbiamo fatto tutto questo? Ed Egli risponderà: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Cristo è Re d’amore e perciò il giudizio finale sull’uomo e sul mondo sarà un giudizio sull’amore. Dall’aver amato o dal non aver amato dipenderà la nostra collocazione dall’una o dall’altra parte. Il Regno offertoci da Cristo è, allo stesso tempo, un compito dato a ciascuno di noi. Sta a noi attuarlo mediante quegli atti d’amore descritti con grande realismo dal Vangelo.

3. Oggi la Chiesa ci pone dinanzi come modelli due uomini ed una donna che, proprio mediante le opere di una generosa dedizione a Dio e ai fratelli, hanno realizzato, ognuno nel proprio ambito, il Regno di Dio e ne sono diventati eredi. Nell’ora del giudizio, essi si sono sentiti dire: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34). Con l’odierno rito di beatificazione vogliamo confessare il mistero del Regno di Dio ed onorare Cristo Re, Pastore pieno d’amore per il suo gregge.

Pubblichiamo una nostra traduzione in italiano delle parole pronunciate in tedesco e in francese dal Papa durante l’omelia della Santa Messa di Beatificazione:

4. Gesù, che è venuto per testimoniare la verità, non è solo l’oggetto di una disquisizione filosofica, ma la verità vivente del Dio che si rivela. Si tratta della verità che porta la salvezza e trasforma la vita. Per questa verità il Signore ha recato la propria testimonianza. E per questa verità che sta a fondamento del suo Regno è morto.

I due martiri del Tirolo, il presbitero e parroco Otto Neururer e il sacerdote dell’Ordine dei Marianisti Jakob Gapp stanno, per così dire, con la loro testimonianza di vita accanto a quel Cristo incatenato, che era stato consegnato al potere di Pilato.

Padre Jakob Gapp recò la propria testimonianza con la forza della Parola coraggiosa e della profonda convinzione come fra l’ideologia pagana del nazionalsocialismo e il cristianesimo non si potesse giungere ad alcun compromesso. In questa contrapposizione vide, a ragione, una lotta apocalittica. Sapeva da che parte stare e per questo venne condannato a morte.

5. Il semplice parroco Otto Neururer recò la propria testimonianza della verità di Cristo, difendendo nelle circostanze più difficili e più pericolose la santità del matrimonio cristiano e venendo per questo imprigionato dalla Gestapo. Nel campo di concentramento fu il suo senso del dovere sacerdotale a spingerlo a impartire lezioni di fede, nonostante il severo divieto della direzione del campo.

Per punizione fu appeso a testa in giù fino a quando morì. Entrambi i sacerdoti hanno difeso la verità, hanno recato la loro testimonianza, lasciati a se stessi, abbandonati, derisi, inermi, ma fedeli fino alla morte. Oggi, in occasione della beatificazione, un raggio dell’eterno Regno di Dio si proietta su questi due testimoni martiri.

Appartengono alla schiera di coloro che siedono con Lui sul trono, poiché, come afferma l’Apocalisse “non avevano adorato la bestia e la sua statua” (Ap 20, 4).

I due Martiri Otto Neururer e Jakob Gapp offrono a tutti noi, in un periodo che vorrebbe relegare il cristianesimo alle scelte personali e relativizzare tutti gli obblighi, la testimonianza di una lealtà alla verità di Cristo che non accetta compromessi, laddove essa sempre risplende. In tal modo essi possono essere nostri intercessori celesti in quanto Patroni del coraggio nell’annuncio e della santità del matrimonio e del servizio sacerdotale.

6. “Il Signore è il mio Pastore: non manco di nulla” (Sal 22, 1). Animata da questa certezza, Catherine Jarrige donò tutta la sua vita al servizio di Dio e del prossimo. Quando percorreva di notte le vallate del Cantal, quando attraversava la “valle oscura” (Sal 22, 4) per soccorrere i sacerdoti perseguitati, quando passava per le case a mendicare per i poveri nei quali aveva riconosciuto il volto di Cristo sofferente, ella continuava a portare nel suo cuore la presenza del Signore, suo baluardo e suo scudo (cf. Sal 84, 12). Terziaria domenicana, figlia spirituale di santa Caterina da Siena ella predicava Cristo e il Vangelo mediante le sue azioni. Il suo messaggio è un messaggio di gioia, di amore e di speranza.

Messaggio di gioia: Cristo, Re dell’universo, può impossessarsi completamente di un’anima per farne un’immagine vivente della sua carità. Come ha fatto per Catherine, Egli non cessa di attirarci a lui. Messaggio d’amore: di fronte ai suoi persecutori, Catinon-Menette trovava la pronta risposta, quella punta d’umorismo che disarmava l’avversario che dentro di sé continuava ad amare. Messaggio di speranza: la pecora smarrita (cf. Ez 34, 16) viene trasportata sulle spalle dal Pastore e da quanti l’accompagnano. Catherine è vissuta accanto a numerose povertà materiali e spirituali e le ha soccorse. Tutto ciò che ha fatto a un fratello più piccolo, l’ha fatto a Cristo (cf. Mt 25, 40).E Cristo stesso l’ha accolta presso di Lui facendola partecipe della sua Resurrezione beata.

7. “Venite, benedetti del Padre mio” (Mt 25, 34): questo dolce invito hanno udito i tre Beati che oggi ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari. La Chiesa li propone alla venerazione di tutti i battezzati.

Carissimi Fratelli e Sorelle, imitiamo la loro fede, imitiamo la loro carità, perché la nostra speranza si rivesta di immortalità. Non lasciamoci distrarre da altri interessi terreni e passeggeri. I beati Otto Neururer, Jakob Gapp e Catherine Jarrige ci indicano la strada: seguiamone le orme!

Ci guidi nel cammino verso il Regno dei Cieli, Maria, Regina di tutti i Santi, così che anche a noi sia dato, un giorno, di ascoltare le parole di Cristo: “Venite, benedetti del Padre mio”. Amen.