Jan Balicki
(1869-1948)
- 15 marzo
Sacerdote, che esercitò in vario modo il suo ministero per tutto il popolo di Dio, con una cura particolare per la predicazione del Vangelo e l’assistenza delle giovani in difficoltà
Jan Balicki nacque il 25 gennaio 1869 a Staromieście, oggi quartiere di Rzeszów. Cresciuto in un ambiente familiare assai religioso, decise di consacrarsi a Dio. Dopo l'esame di maturità entrò nel seminario diocesano di Przemyśl.
Ordinato sacerdote, per un anno svolse il servizio pastorale nella parrocchia di Polna e fu poi mandato a Roma per continuare gli studi specialistici, conclusi con la laurea in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Al suo ritorno in diocesi fu nominato professore di teologia dogmatica nel seminario diocesano. La sua missione di professore fu pervasa da fede profonda e dall'amore per la Verità. Nella preghiera, soprattutto, trovò la sapienza e la luce dello Spirito Santo.
Negli anni 1928-1934 svolse la funzione di rettore del seminario. Morì a Przemyśl, il 15 marzo 1948, in fama di santità.
Dedicò a Dio e agli uomini tutti i suoi anni della vita sacerdotale, come professore ed educatore dei nuovi sacerdoti, come predicatore stimato da molti, come confessore carismatico e come pastore in ricerca delle pecore che, per diversi motivi, si erano allontanate dal gregge di Cristo.
Don Balicki, sacerdote umile della diocesi di Przemyśl, è un magnifico esempio per tutti fedeli anche del nostro tempo, in modo particolare per i sacerdoti. Egli insegna come unire la vita contemplativa con l'apostolato, come aiutare il prossimo nelle sue necessità materiali e spirituali, come conquistare la santità evangelizzando il mondo
BEATIFICAZIONE DI 4 SERVI DI DIO:
Zygmunt Szczęsny Feliński
Jan Balicki
Jan Beyzym
Sancja Szymkowiak
OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Parco di Błonie, Kraków
Domenica, 18 agosto 2002
"Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15, 12).
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Le parole del Signore Gesù, che abbiamo appena ascoltato, si iscrivono in modo particolare nel tema dell'odierna assemblea liturgica nei Blonia di Cracovia: "Dio ricco di misericordia". Questo motto riassume in un certo modo tutta la verità sull'amore di Dio, che ha redento l'umanità. "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo" (Ef 2, 4-5). La pienezza di questo amore si è rivelata nel sacrificio della Croce. Infatti: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Ecco la misura dell'amore di Dio! Ecco la misura della misericordia di Dio!
Quando siamo coscienti di questa verità, ci rendiamo conto che l'invito di Cristo ad amare gli altri, come Egli ha amato noi, propone a tutti noi questa stessa misura. Ci sentiamo in un certo modo spinti ad offrire di giorno in giorno la nostra vita, usando misericordia verso i fratelli, avvalendoci del dono dell'amore misericordioso di Dio. Ci rendiamo conto che Dio, concedendoci misericordia, si attende che noi siamo testimoni della misericordia nel mondo di oggi.
2. L'invito a testimoniare la misericordia risuona con singolare eloquenza qui, nell'amata Cracovia, sovrastata dal Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki e dal nuovo tempio, che ieri ho avuto la gioia di consacrare. Qui, quest'invito risuona familiare, perché si richiama alla secolare tradizione della Città, di cui nota particolare è stata sempre la disponibilità ad aiutare i bisognosi. Non si può dimenticare che di questa tradizione fanno parte numerosi Santi e Beati - sacerdoti, persone consacrate e laici - che dedicarono la vita alle opere di misericordia. A partire dal Vescovo Stanislao, dalla Regina Edvige, da Giovanni da Kęty e da Piotr Skarga, fino a Fra' Alberto, Angela Salawa e al Cardinale Sapieha, le generazioni dei fedeli di questa Città lungo i secoli si sono tramandate il retaggio della misericordia. Oggi questo retaggio è stato consegnato nelle nostre mani e non deve cadere nell'oblio.
Ringrazio il Cardinale Franciszek Macharski che, con le sue parole di saluto, ha voluto ricordarci questa tradizione. Sono riconoscente per l'invito a visitare la mia Cracovia e per l'ospitalità offertami. Saluto tutti i presenti, ad iniziare dai Cardinali e Vescovi, nonché coloro che partecipano a questa Eucarestia attraverso la radio e la televisione.
Saluto tutta la Polonia. Percorro idealmente il luminoso itinerario, con cui Santa Faustina Kowalska si è preparata ad accogliere il messaggio della misericordia – da Łódź, attraverso Warsavia, Płock, Vilnius, fino a Cracovia - ricordando anche quanti in questo itinerario hanno cooperato con l'Apostola della Misericordia. Desidero salutare i nostri ospiti. Rivolgo parole di saluto al Signor Presidente della Repubblica Polacca, al Signor Primo Ministro, nonché ai rappresentanti delle Autorità statali e territoriali. Abbraccio con il cuore i miei Connazionali, e particolarmente quelli colpiti dalla sofferenza e dall'infermità; quanti sono provati da molteplici difficoltà, i disoccupati, i senza tetto, le persone di età avanzata e in solitudine, le famiglie con più figli. Assicuro loro che sono spiritualmente vicino e li accompagno costantemente con la preghiera. Il mio saluto s'estende ai Connazionali sparsi nel mondo. Saluto di cuore anche i pellegrini qui convenuti da diversi Paesi d'Europa e del mondo. Un saluto particolare rivolgo ai Presidenti della Lituania e della Slovacchia qui presenti.
3. Dall'inizio della sua esistenza la Chiesa, richiamandosi al mistero della Croce e della Risurrezione, predica la misericordia di Dio, pegno di speranza e fonte di salvezza per l'uomo. Sembra, tuttavia, che oggi è particolarmente chiamata ad annunciare al mondo questo messaggio. Non può trascurare questa missione, se ad essa la chiama Dio stesso con la testimonianza di Santa Faustina.
Dio ha scelto per questo i nostri tempi. Forse perché il ventesimo secolo, nonostante indiscutibili successi in molti campi, è stato segnato, in modo particolare, dal "mistero dell'iniquità". Con questa eredità di bene ma anche di male, siamo entrati nel nuovo millennio. Davanti all'umanità si aprono nuove prospettive di sviluppo e, nel contempo, pericoli finora inediti. Sovente l'uomo vive come se Dio non esistesse, e perfino mette se stesso al posto di Dio. Si arroga il diritto del Creatore di interferire nel mistero della vita umana. Vuole decidere, mediante manipolazioni genetiche, la vita dell'uomo e determinare il limite della morte. Respingendo le leggi divine e i principi morali, attenta apertamente alla famiglia. In vari modi tenta di far tacere la voce di Dio nel cuore degli uomini; vuol fare di Dio il "grande assente" nella cultura e nella coscienza dei popoli. Il "mistero dell'iniquità" continua a segnare la realtà del mondo.
Sperimentando questo mistero, l'uomo vive la paura del futuro, del vuoto, della sofferenza, dell'annientamento. Forse proprio per questo è come se Cristo, mediante la testimonianza di un'umile suora, fosse entrato nei nostri tempi per indicare chiaramente la fonte di sollievo e di speranza che si trova nell'eterna misericordia di Dio.
Bisogna far risuonare il messaggio dell'amore misericordioso con nuovo vigore. Il mondo ha bisogno di quest'amore. È giunta l'ora di far giungere il messaggio di Cristo a tutti: specialmente a coloro la cui umanità e dignità sembrano perdersi nel mysterium iniquitatis. È giunta l'ora in cui il messaggio della Divina Misericordia riversi nei cuori la speranza e diventi scintilla di una nuova civiltà: della civiltà dell'amore.
4. La Chiesa desidera annunziare instancabilmente questo messaggio, non solo con fervide parole, ma con una sollecita pratica della misericordia. Per questo ininterrottamente indica stupendi esempi di persone che, nel nome dell'amore di Dio e dell'uomo, "sono andate ed hanno portato frutto". Oggi aggiunge a loro quattro nuovi Beati. Diversi sono i tempi nei quali essi sono vissuti, diverse sono le loro vicende personali. Li unisce, però, quel particolare tratto di santità che è la dedizione alla causa della misericordia.
Il Beato Sigismondo Felice Feliński, Arcivescovo di Varsavia, in un difficile periodo segnato dalla mancanza di libertà nazionale, ha invitato a perseverare nel servire generosamente i poveri, ad aprire istituzioni educative e strutture caritative. Egli stesso fondò nella Capitale un orfanotrofio e una scuola, che affidò alle cure della Congregazione delle Suore Francescane della Famiglia di Maria, da lui fondata nel 1857.
Dopo la caduta dell'insurrezione del 1863, guidato da sentimenti di misericordia verso i fratelli, difese apertamente i perseguitati. Il prezzo pagato per questa fedeltà è stata la deportazione all'interno della Russia, durata vent'anni. Anche lì continuò a ricordarsi delle persone povere e smarrite, mostrando loro grande amore, pazienza e comprensione. È stato scritto di lui che, "durante il suo esilio, oppresso da tutte le parti, nella povertà di preghiera, è rimasto sempre solo ai piedi della Croce, raccomandandosi alla Divina Misericordia".
È un esempio di ministero pastorale, che oggi in modo speciale voglio affidare ai miei Fratelli nell'Episcopato. Carissimi, l'Arcivescovo Felinski sostiene i vostri sforzi per creare e mettere in atto un programma pastorale della misericordia. Questo programma costituisca il vostro impegno, nella vita della Chiesa anzitutto e poi, come necessario e opportuno, nella vita sociale e politica della Nazione, dell'Europa e del mondo.
Mosso da questo spirito di carità sociale, l'Arcivescovo Felinski si è impegnato profondamente nella difesa della libertà nazionale. Questo è necessario anche oggi, quando diverse forze, spesso guidate da una falsa ideologia di libertà, cercano di appropriarsi di questo terreno. Quando una rumorosa propaganda di liberalismo, di libertà senza verità e responsabilità, si intensifica anche nel nostro Paese, i Pastori della Chiesa non possono non annunciare l'unica e infallibile filosofia della libertà che è la verità della Croce di Cristo. Tale filosofia di libertà è strutturalmente legata alla storia della nostra nazione.
5. Il desiderio di portare la misericordia ai più bisognosi ha condotto il Beato Giovanni Beyzym - gesuita, grande missionario - nel lontano Madagascar, dove per amore di Cristo ha dedicato la sua vita ai lebbrosi. Servì giorno e notte coloro che vivevano emarginati ed estromessi dalla vita della società. Con le sue opere di misericordia a favore di persone abbandonate e disprezzate, ha dato una testimonianza straordinaria. Testimonianza prima risuonata a Cracovia, poi in Polonia e quindi fra i polacchi all'estero. Sono stati raccolti fondi per costruire l'ospedale intitolato alla Madonna di Czestochowa, che tutt'oggi esiste. Uno dei promotori di questo aiuto è stato il Santo Fratel Alberto.
Mi rallegro che questo spirito di solidarietà nella misericordia continui ad essere vivo nella Chiesa polacca; lo dimostrano le numerose opere di aiuto alle comunità colpite da catastrofi naturali in diverse regioni del mondo, come anche la recente iniziativa di acquisire la sovrapproduzione di cereali da destinare a chi soffre la fame in Africa. Spero che questa nobile idea possa realizzarsi.
L'opera caritatevole del Beato Giovanni Beyzym era iscritta nella sua missione fondamentale: portare il Vangelo a coloro che non lo conoscono. Ecco il più grande dono di misericordia: portare gli uomini a Cristo e permettere loro di conoscerne e gustarne l'amore. Perciò vi chiedo: pregate affinché nella Chiesa in Polonia nascano vocazioni missionarie. Sostenete ininterrottamente i missionari con l'aiuto e con la preghiera.
6. Dal servizio alla misericordia fu segnata la vita del Beato Giovanni Balicki. Da sacerdote egli ha avuto sempre un cuore aperto ai bisognosi. Il suo ministero di misericordia, oltre all'aiuto ai malati e ai poveri, si è espresso con particolare energia mediante il ministero del confessionale, pieno di pazienza e umiltà, sempre aperto a riavvicinare il peccatore pentito al trono della divina grazia.
Ricordandolo, vorrei dire ai sacerdoti e seminaristi: vi prego, Fratelli, non dimenticate che, in quanto dispensatori della Divina Misericordia, avete una grande responsabilità; ricordatevi pure che Cristo stesso vi conforta con la promessa tramandata attraverso Santa Faustina: "Dì ai miei sacerdoti che i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della mia sconfinata Misericordia e della compassione che ho per loro nel mio Cuore" (Diario, 1521 - ed. it. 2001, p. 504).
7. L'opera della misericordia ha tracciato l'itinerario della vocazione religiosa della Beata Sancja Giannina Szymkowiak, Suora "Serafica". Già dalla sua famiglia ricevette un fervido amore al Sacro Cuore di Gesù, e in questo spirito fu piena di bontà verso tutti, specialmente verso i più poveri e bisognosi. Cominciò a recare aiuto ai poveri prima come membro del Sodalizio Mariano e dell'Associazione della Misericordia di San Vincenzo, per dedicarsi poi, abbracciata la vita religiosa, al servizio degli altri con più fervore. Accettò i tempi duri dell'occupazione nazista quale occasione per consacrarsi completamente ai bisognosi. Considerava la sua vocazione religiosa un dono della Divina Misericordia.
Salutando la Congregazione della Beata Vergine Maria Addolorata - le Suore "Serafiche" -, mi rivolgo a tutte le religiose e persone consacrate. La Beata Sancja sia il vostro esempio, la vostra patrona. Appropriatevi del suo testamento spirituale condensato in una semplice frase: "Se ci si dedica a Dio, bisogna donarsi fino a perdersi totalmente".
8. Fratelli e Sorelle, contemplando le figure di questi Beati, voglio ricordare ancora una volta quanto ho scritto nell'Enciclica sulla Divina Misericordia: "L'uomo giunge all'amore misericordioso di Dio, alla sua misericordia, in quanto egli stesso interiormente si trasforma nello spirito di tale amore verso il prossimo" (Dives in misericordia, 14). Potessimo riscoprire su questa strada, sempre più profondamente, il mistero della Misericordia Divina, e viverlo quotidianamente!
Di fronte alle moderne forme di povertà che, come mi è noto, non mancano nel nostro Paese, è necessaria oggi - come l'ho definita nella lettera Novo millennio ineunte - una "fantasia della carità" nello spirito di solidarietà verso il prossimo, così che l'aiuto sia una testimonianza di "fraterna condivisione" (cfr n. 50). Non manchi questa "fantasia" agli abitanti di Cracovia e di tutta la nostra Patria. Essa tracci il programma pastorale della Chiesa in Polonia. Possa il messaggio della misericordia di Dio rispecchiarsi sempre nelle opere di misericordia dell'uomo!
C'è bisogno di questo sguardo d'amore per accorgersi del fratello accanto a noi, che con la perdita del lavoro, della casa, della possibilità di mantenere degnamente la famiglia e dare istruzione ai figli, sperimenta un senso di abbandono, smarrimento e sfiducia. C'è bisogno della "fantasia della carità" per poter aiutare un bambino trascurato materialmente e spiritualmente; per non volgere le spalle al ragazzo o alla ragazza irretiti nel mondo delle varie dipendenze o del crimine; per portare consiglio, consolazione, sostegno spirituale e morale a chi intraprende un combattimento interiore con il male. Non manchi la "fantasia" dove un bisognoso supplica: "Dacci oggi il pane nostro quotidiano". Grazie all'amore fraterno, non manchi mai questo pane. "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5, 7).
9. Durante il mio primo pellegrinaggio in Patria nel 1979, qui ai Blonia ho detto che "quando siamo forti dello Spirito di Dio, siamo anche forti della fede nell'uomo - forti della fede, della speranza e della carità - che sono indissolubili - e siamo pronti a rendere testimonianza alla causa dell'uomo di fronte a colui, al quale sta veramente a cuore questa causa". Perciò vi ho chiesto: "Non disdegnate mai la Carità che è la cosa "più grande", che si è manifestata attraverso la Croce, e senza la quale la vita umana non ha né radici né senso" (10.06.1979; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, p. 1521-1522).
Fratelli e Sorelle, oggi ripeto questo invito: apritevi al dono più grande di Dio, al suo amore che, mediante la Croce di Cristo, si è manifestato al mondo quale amore misericordioso. Oggi, che viviamo in altri tempi, all'alba del nuovo secolo e millennio, continuate ad essere "pronti a rendere testimonianza alla causa dell'uomo". Oggi, con tutta la forza, prego i figli e le figlie della Chiesa e gli uomini di buona volontà di non separare mai e poi mai la "causa dell'uomo" dall'amore di Dio. Aiutate l'uomo moderno a sperimentare l'amore misericordioso di Dio! Che nel suo splendore e calore salvi la sua umanità!