Margherita Maria Alacoque
(1647-1690)
- 16 ottobre (e 17 ottobre, memoria facoltativa)
Vergine che, entrata tra le monache dell’Ordine della Visitazione della beata Maria, corse in modo mirabile lungo la via della perfezione; dotata di mistici doni e particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù, fece molto per promuoverne il culto nella Chiesa
Marguerite Alacoque nasce in una famiglia benestante nella Borgogna il 22 luglio 1647. I suoi genitori sono ferventi cattolici, ma non abbastanza da consentire che una loro figlia diventi suora. Eppure Margherita già a cinque anni si consacra al Signore con voto di castità, ma solo a 24, vincendo le resistenze dei suoi, riesce a entrare nell’Ordine della Visitazione fondato da San Francesco di Sales.
Tra le sue consorelle Margherita – che prendendo i voti ha aggiunto al proprio il nome di Maria – non si trova bene: lei da sempre ha visioni della Madonna, ma non ne parla mai. Le voci, però, girano, e molte tra le suore e tra i suoi superiori non le credono o addirittura si prendono gioco di lei, lasciando intendere che sia malata o pazza. Tra le Visitandine, però resterà oltre vent’anni, sperimentando grazie straordinarie ma anche enormi penitenze e mortificazioni che affronterà sempre con il sorriso.
Sarà il suo padre spirituale, il gesuita Claude de la Colombière, a riconoscere in lei il carisma dei Santi e a ordinarle di raccontare le sue esperienze mistiche in quella che diventerà la sua autobiografia, giunta fino a noi. Lei all’inizio resiste, poi per obbedienza acconsente, ma mentre scrive resta convinta di farlo solo per sé, non si rende conto del valore di ciò che sta raccontando in quelle pagine.
Dal 1673 Margherita Maria inizia a ricevere anche le visite di Gesù che le chiede di avere particolare devozione al Suo Sacro Cuore, che le appare “raggiante come un sole, con la piaga adorabile, circondato di spine e sormontato da una croce, adagiato sopra un trono di spine”. Dal suo racconto verrà fuori l’iconografia che conosciamo oggi, e dal suo impegno l’istituzione della festa liturgica del Sacro Cuore di Gesù, fissata all’ottavo giorno dopo il Corpus Domini.
Gesù appare a Margherita Maria per 17 anni, fino al giorno della sua morte, quando sarà ancora Lui a venire a prenderla per mano. La chiama la “discepola prediletta”, le comunica i segreti del suo cuore e la fa partecipe della scienza dell’amore.
Da Gesù la religiosa riceve anche una grande promessa: a chi avesse ricevuto la comunione per nove mesi consecutivi il primo venerdì del mese, sarebbe stato fatto il dono della penitenza finale, cioè di morire ricevendo i sacramenti e in assenza di peccato. Gesù le chiede anche di appellarsi al re di Francia Luigi XIV affinché consacri il Paese al Sacro Cuore, ma la Santa non ottiene risposta dal sovrano.
Margherita Maria muore il 17 ottobre 1690; grazie a lei nel quartiere di Montmartre a Parigi tra il 1875 e il 1914 viene costruito un santuario dedicato proprio al Sacre Coeur, consacrato nel 1919.
Beatificata da Pio IX nel 1864, viene canonizzata da Benedetto XV nel 1920.
Questa la preghiera di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù che recitava la Santa:
Dono e consacro al Cuore adorabile di Gesù la mia persona e la mia vita,
le mie azioni, pene e sofferenze per non più servirmi di alcuna parte del mio essere, se non per onorarlo, amarlo e glorificarlo.
È questa la mia irrevocabile volontà: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando a tutto ciò che può dispiacergli.
Ti scelgo, Sacro Cuore di Gesù, come unico oggetto del mio amore, custode della mia vita, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell’ora della mia morte.
Sii, o Cuore di bontà e di misericordia, la mia giustificazione presso Dio Padre e allontana da me la sua giusta indignazione.
Cuore amoroso di Gesù, pongo in te la mia fiducia, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà.
Distruggi in me quanto può dispiacerti. Il tuo puro amore s’imprima profondamente nel mio cuore in modo che non ti possa più dimenticare o essere separato da te.
Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio vivere e morire come tuo vero devoto.
Sacro Cuore di Gesù confido in te!
DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XV
AL TERMINE DELLA LETTURA DEL DECRETO « SUPER DUBIO »
RELATIVO AI MIRACOLI ATTRIBUITI
ALLA BEATA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
NON VA LUNGI
6 gennaio 1918
Non va lungi dal vero chi nella beata Margherita Maria Alacoque crede doversi considerare di preferenza la missione, che le fu affidata, di propagare la devozione al Cuore Santissimo di Gesù. Forse il nome di quell’umile figlia del Salesio non sarebbe uscito oltre la breve cerchia del Monastero di Paray le Monial, se Gesù non l’avesse degnata della sua apparizione e delle soavi parole: «Vedi quel Cuore che ha tanto amato gli uomini! ». Noi perciò facciamo plauso all’egregio Prelato che dalla solenne approvazione di due miracoli attribuiti alla intercessione della beata Margherita Maria ha tratto motivo di sperare che la devozione al Cuore Santissimo di Gesù sia per prendere nuovo e maggiore incremento. L’encomiato oratore parlava a nome della Postulazione della causa di canonizzazione della beata Margherita; epperò nelle sue parole, quando pur non ve ne avesse inserito il cenno di chiusa, Noi avremmo ravvisato l’eco di un’anima che affretta il momento di veder cinta dell’aureola dei Santi la Vergine di Paray. Oh! gli accresca fiducia la certezza che è innumerevole la schiera di coloro che partecipano ai sentimenti e ai desideri dell’anima sua.
Ma, poiché andrebbe errato colui, il quale dall’approvazione dei miracoli attribuiti alla intercessione di un Servo di Dio credesse, non diciamo agevolata, ma ormai fatta sicura la canonizzazione di quello stesso Servo di Dio, a Noi piace ora prescindere dal vincolo che l’odierna cerimonia può avere coll’appagamento dei suindicati desiderii. E, tornando col pensiero alla prima parte del nobile discorso indirizzatoCi dal prelodato Postulatore, preferiamo invece insistere sulla speranza che l’odierna pubblicazione del decreto, relativo ai due miracoli attribuiti alla intercessione della beata Alacoque, sia per dare nuovo e maggiore sviluppo alla devozione dei fedeli verso il Sacro Cuore di Gesù.
Non è da tacere che molti, forse anche tra i più devoti figli della Chiesa, partecipavano ad un senso di dolorosa meraviglia, perché ancora non appariva che Iddio volesse eleggere la beata Alacoque a strumento di prodigi. È lungi dall’animo Nostro qualunque, sia pur lieve, sospetto che a quel senso di dolorosa meraviglia non fosse in tutti congiunto l’ossequio dovuto all’imperscrutabile volere di Dio. Ma non sappiamo astenerCi dal domandare, se si è abbastanza riflettuto che l’Apostolato dell’Alacoque non ha ancora trovato, nella generalità dei fedeli, quella corrispondenza e quel favore, che avrebbero dovuto assicurargli e la sua stessa eccellenza e la santità della vita di chi lo compiva. Oh! con quale audacia, e con quanta frequenza, da tanti e tanti cristiani si è continuato a ripetere, almeno nella vita pratica, la parola di quei malvagi sudditi, dei quali San Luca riferisce l’aperta ribellione al proprio Sovrano: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi » (Luc. XIX, 14). Invano si è adoperata la pia Vergine di Paray le Monial, prima direttamente e poi per mezzo dei continuatori della sua opera, a persuadere al mondo l’eccellenza di « quel Cuore che ha tanto amato gli nomini »; invano ha ricordato la molteplicità dei beneficii; scaturiti da quella fonte inesausta di grazie che è il Cuore deifico. Ah! pur troppo le iniquità degli uomini hanno proseguito per molto tempo a confermare il doloroso lamento, che nella cella di Paray le Monial si sprigionava dal labbro divino: « Eppure questo Cuore è così poco riamato dagli uomini ». Se l’apostolato di Margherita Maria Alacoque non ha ancora conseguito il desiderato frutto nella misura di cui per sé sarebbe capace, non nella natura di esso o nella insufficienza delle doti di chi lo esercitava è da ricercarsene la cagione. Ma, anche senza pretendere di alzare il velo dei divini decreti, che veneriamo « con le ginocchia della mente inchine », a Noi sembra che possa non apporsi al falso chi suppone che la piena glorificazione dell’Alacoque sia da Dio riservata a quel tempo in cui la missione a lei affidata, di propagare il culto al Sacro Cuore, apparirà più estesa, meglio accolta nel mondo, epperò più feconda di frutti. Alla semplice espressione di questo Nostro pensiero crediamo che, nelle anime ansiose di onorare in Margherita Maria Alacoque la corona dei santi, debba nascere spontaneo, e crescere sollecito, il desiderio di veder presto moltiplicati i frutti della missione affidata alla pia alunna del chiostro salesiano. Oh! come è bello ed opportuno un cotale desiderio: auguriamo però che chiunque lo accoglie vi aggiunga anche il proposito di indirizzare l’opera propria ad agevolare la desiderata molteplicità dei frutti, che dalla devozione al Cuore Santissimo di Gesù possiamo attendere.
Ma a voi, o dilettissimi figli, non vogliamo celare che oggi l’animo Nostro si apre alla cara speranza che l’età nostra, fin qui oppressa da infinite miserie, trovi la sua salvezza in una più docile corrispondenza a chi prosegue l’apostolato dell’Alacoque. Diamo lode a Dio, e riconosciamo ormai caduti nel comune disprezzo gli strali che in addietro i pretesi savi ardivano scagliare contro la dottrina che rivendica pel Cuore di Gesù il culto dovuto a qualunque membro di una Persona divina: diamo lode a Dio, e riconosciamo straordinariamente accresciuto il numero dei sodalizi che dal Sacro Cuore di Gesù si intitolano: a Dio salga la nostra lode e riconosca i prodigi di carità che, in unione e per i meriti del Cuore Deifico, compiono intrepidi missionarii in lande lontane o timide religiose in vicini ospedali. Ma in maniera specialissima, e con accenti della più viva gratitudine diamo lode a Dio e riconosciamo la mirabile diffusione che oggi ha preso l’opera santissima della Consacrazione delle famiglie cristiane al Sacro Cuore di Gesù. Ah! se tutte le famiglie si consacrassero al Divin Cuore, e se tutte di una tale consacrazione adempissero gli obblighi, il regno sociale di Cesù Cristo sarebbe assicurato! E non dovremmo Noi rallegrarci di veder posta la cagione di un così desiderabile effetto? Ce ne rallegriamo tanto che Ci piace argomentarne meno lontano il giorno della canonizzazione della beata Alacoque. Se questa infatti deve seguire una più conveniente diffusione del culto al Sacro Cuore chi non affretterà col desiderio e coll’opera l’estensione di questo eccellentissimo culto? Dall’alba si argomenta il meriggio, e Noi, nella bene auspicata pratica della consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore salutiamo l’alba di quel desideratissimo meriggio in cui la sovranità di Gesù Cristo sarà da tutti riconosciuta. Noi ripetiamo con fiduciosa esultanza la parola di Paolo: « Bisogna che Egli regni ». (I Cor., XV, 25).
Fin da principio abbiamo detto che l’odierna cerimonia concorre anch’essa ad alimentare la Nostra speranza di un nuovo e maggiore sviluppo nella devozione dei fedeli al Sacro Cuore di Gesù. Si è infatti pubblicato un decreto che riconosce la verità di due instantanee guarigioni attribuite alla intercessione della beata Margherita Maria Alacoque. Nei due prodigi è manifesto il premio dato alla devozione al Cuore Santissimo di Gesù.
Da oltre un anno Luisa Agostini Coleschi era afflitta da morbo giudicato insanabile: invano avea più volte implorato l’intercessione di parecchi Santi. Ma non fu la vigilia della festa del Sacro Cuore, che soavemente impressionata dal racconto di molte grazie ottenute per mezzo dell’Alacoque, a questa fece appello esclusivo in tutto il dì della festa? non fu al domani della festa del Sacro Cuore che ottenne la sospirata grazia? Ai parenti e agli amici che primi si recarono a visitarla dopo la guarigione, Luisa Coleschi disse: « Il Cuore Santissimo di Gesù mi ha fatto la grazia », e soggiunse, quasi a prevenire e a sciogliere un possibile dubbio: «Nella mia mente non ho mai disgiunta la Beata dal Cuore Santissimo di Gesù, talché, nominando il Santissimo Cuore, ho inteso sempre di includervi la Beata ». Pare a Noi che il prodigio, di cui in Valle di Pompei fu termine avventurato la pia Luisa Coleschi, debba indubbiamente attribuirsi alla intercessione della beata Alacoque; ma chi non lo direbbe ordinato altresì a propagare la devozione dei fedeli al Sacro Cuore di Gesù?
Altrettanto crediamo debba dirsi della grazia toccata alla Contessa Astorri, vedova Pavesi, perché questa pia dama, quando apprese la gravità del suo male, e pensando che correva l’ottava della festa della beata Margherita, a questa si rivolse fiduciosa, e, insieme colla figliuola, le consacrò una novena di preghiere; ma l’Astorri non ebbe poscia a dichiarare nella deposizione giurata che all’Alacoque si era rivolta, perché « sapeva dell’amore con cui la Beata avea zelato la gloria del Cuore di Gesù »?
Or da questa immediata connessione dei prodigi oggi solennemente riconosciuti colla devozione al Sacro Cuore, perché non deduciamo noi che l’Onnipotente adopera anche la virtù dei miracoli per persuadere i mortali della necessità di accogliere, anzi di secondare l’apostolato della pia Vergine di Paray le Monial? Oh! la « nuova manifestazione » dell’amor suo che Gesù fa nell’odierna solennità dell’Epifania, destinata a commemorare la « prima manifestazione » che l’Incarnato Verbo fece di sé ai nostri primi padri nella fede! In quella prima Epifania furono gettate le basi del regno sociale di Gesù Cristo: oh! l’Epifania che oggi celebriamo assicuri l’estensione e la saldezza di un cotal regno!
A conseguire un così desiderabile effetto deve ognuno indirizzare le proprie forze. Noi vorremmo che ciascuno ve le indirizzasse, specialmente col promuovere e coll’agevolare la già encomiata consacrazione delle famiglie cristiane al Divin Cuore di Gesù; e crediamo che i postulatori della causa di canonizzazione della beata Margherita Maria Alacoque non tarderanno a riconoscere il vincolo stretto, che coll’appagamento dei loro voti può avere l’ulteriore e più decisiva efficacia dell’apostolato commesso alla loro Beata. Ciò che diciamo dei « postulatori officiali » può estendersi a tutti i devoti dell’Alacoque, i quali coi loro desiderii e con le loro aspirazioni « quasi postulano » i supremi onori per la privilegiata figlia del Salesio. Epperò a tutti Noi rivolgiamo calda esortazione di concorrere, prima col proprio esempio e poi con ogni migliore industria, ad estendere in ogni angolo della terra il regno del Sacro Cuore di Gesù. Niuno paventi l’arduità dell’impresa; a niuno scemi coraggio il ricordo della propria debolezza, perché la benedizione di Dio agevola anche le cose difficili, e rende forti anche i deboli.
Noi perciò invochiamo l’abbondanza delle celesti benedizioni sopra tutti coloro che santamente si adoperano a promuovere la maggior gloria di Margherita Maria Alacoque. Entrano primi a fruire del Nostro augurio coloro che hanno assistito all’odierna cerimonia. Ma il Nostro cuore in questo momento va più lontano del Nostro sguardo, e incontrandosi, sia coi fedeli oggi convenuti insieme al degnissimo Vescovo di Autun nel Santuario di Paray le Monial, sia colle devote alunne di tutti i Monasteri della Visitazione in quest’ora medesima strette intorno ai sacri altari, così agli uni come alle altre il Nostro cuore vuole estesa l’Apostolica Benedizione. Oh! sia benedizione veramente salutare, che tutti induca a preparare la nuova gloria dell’Alacoque col concorrere a renderne efficace la sublime missione di promuovere e propagare la devozione al Cuore Santissimo di Gesù.