Prolusione in occasione dell'Apertura dello Studium, 2013

I Santi cambiano il mondo e glorificano la Chiesa

Prolusione allo Studium, 13 gennaio 2013

Angelo Card. Amato, SDB

 

1. «I Santi cambiano il mondo», affermò Papa Benedetto XVI nella Santa Messa del 24 settembre 2011, nella Domplatz di Erfurt (Germania). Parlando, poi, in concreto di alcuni Santi patroni, san Kilian, san Bonifacio, sant'Adelar, sant'Eoban e santa Elisabetta di Turingia, aggiunse che essi, pur provenendo da diversi paesi europei - dall’Inghilterra, dall’Italia, dall’Irlanda e dall’Ungheria - proclamavano la stessa buona notizia del Vangelo, che è luce di vita e sale del mondo.

Usufruendo dell’opportunità data da Dio in Gesù Cristo, di ascoltare e accogliere la sua parola, i Santi immettono nella storia dell'umanità l’energia pulita dell’amore, del perdono, della fratellanza, della mitezza e della pace. Con la loro grande bontà essi rendono più ospitale la città dell’uomo e più luminosa la città di Dio, che è la Chiesa. I Santi cambiano il mondo, ma anche la Chiesa, resa più evangelica e più credibile dalla loro testimonianza.

2. Da questo punto di vista, l'esperienza delle beatificazioni e delle canonizzazioni è sorprendentemente positiva. I Beati e i Santi non solo dalla Chiesa ma anche dalla società civile vengono accolti con fierezza e cordialmente onorati, perché considerati eroi del bene e modelli di sana umanità. 

E la celebrazione festosa non si limita al giorno festoso della cerimonia, ma origina l'onda lunga di un vero e proprio rilancio evangelico nella Chiesa ma, talvolta, anche nella società. Vescovi e laici di Australia e Nuova Zelanda, ad esempio, ancora oggi - dopo più di due anni da quel luminoso 17 ottobre 2010 - parlano con straripante entusiasmo della canonizzazione di Suor Mary Mac Killop, la prima santa australiana. È stato un evento sorprendentemente positivo, che, da una parte, ha fatto scoprire all’intera nazione una sua figlia eminente, eroica nell'impegno della promozione umana delle giovani, e, dall’altra, ha ridato alla Chiesa cattolica australiana la fierezza e la gioia della sua identità di maestra di vita buona e saggia.

Dalle Filippine si è appreso che la canonizzazione di Pedro Calungsod, avvenuta in Piazza San Pietro il 21 ottobre 2012, ha avuto una vasta risonanza in patria e anche tra i numerosi emigranti filippini sparsi nel mondo. Questo giovane catechista, di appena diciotto anni, fu martirizzato il 2 aprile 1672 nell'isola di Guam insieme al missionario spagnolo Diego Luis de San Vitores. San Pedro Calungsod appare a tutti come un modello convincente di donazione a Cristo e di proclamazione del Vangelo anche a costo della vita.

Lo stesso 21 ottobre 2012 ha avuto luogo la canonizzazione della prima Santa pellerossa dell'America del Nord, Santa Katerina Tekakwitha (1656-1680), figlia di un capo tribù irochese pagano e di una algonquina piissima cattolica. Aveva 24 anni quando morì, ma il suo ricordo è vivissimo tra le tribù dei nativi americani del Canada e degli Stati Uniti, per la sua fede immensa e la sua bontà generosa, e anche per la sua castità di donna tutta consacrata all'adorazione dell'unico vero Dio. La canonizzazione di Santa Katerina Tekakwitha ha ridato nobiltà e fierezza al suo popolo, spesso ingiustamente emarginato e discriminato.

È stato sorprendente per me presiedere il 2 dicembre 2012, nella diocesi di Kottar, in Tamil Nadu in India, la beatificazione di Nilakandan Lazarus Devasahayam Pillai (1712-1752), il primo martire indiano. Era un ufficiale regio di casta alta. Convertitosi al cristianesimo, divenne entusiasta missionario del Vangelo di Cristo, proclamando la fraternità di tutti gli uomini senza distinzioni di casta. Suscitò così le ire degli hindù, che lo imprigionarono per tre anni, lo torturarono e infine lo fucilarono, il 14 gennaio 1752. Verso la fine della cerimonia di beatificazione di Devasahayam Pillai, il Vescovo di Kottar, Mons.  Peter Remigius, si avvicinò al microfono e disse che dalla polizia aveva appreso che erano presenti più di quattrocentomila persone. Egli aveva distribuito solo centomila kit alimentari. Il vescovo confessò che, non essendo Gesù Cristo, non era in grado di compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. E allora rivolgendosi ai fedeli aggiunse: «Io non posso, ma voi sì». E così si compì il miracolo della condivisione fraterna di cibi e di bevande. L'evento in India ebbe risonanza sui giornali anche a livello nazionale.

Non vorrei sottacere la beatificazione della missionaria salesiana Suor Maria Troncatti, avvenuta il 24 novembre del 2012 a Macas (Ecuador), in piena selva amazzonica. Anche lì la partecipazione della popolazione, sia delle tribù native degli Shuarsia dei discendenti dei coloni, fu massiccia e festosa. All'arrivo al piccolo aeroscalo, erano ad accogliermi gli Shuar, la tribù evangelizzata e catechizzata dalla nuova Beata. Nel loro abbigliamento tradizionale, eseguirono danze di guerra. A un certo punto, uno dei capi tribù prese una ciotola e la riempì di una bevanda bianca molto densa, chiamata chicha, fatta dalla masticazione della manioca e rigurgitata. È questo un gesto importante per l'accoglienza di un ospite di riguardo. Prima bevve il capo, per mostrare a tutti che si trattava di una bevanda sana. Poi riempì di nuovo la ciotola e con gesto ieratico l'offrì a me. Io mi alzai in piedi, presi la tazza e bevvi un lungo sorso. Alla fine dissi a voce alta: «Ahora, yo soy uno de vosotros» (Ora, io sono uno di voi). Con soddisfazione generale avevo superato la difficile prova della chicha. Alla fine delle danze il capo mi ha consegnato, come segno di amicizia e di benvenuto, la sua lancia di guerra e tutti sono venuti ad abbracciarmi. Il giovane sindaco Shuar spiegò subito, che la lancia non serviva più per uccidere i nemici, ma per sconfiggere il male. Con queste premesse, il giorno dopo, la Messa della beatificazione fu attraversata da un'atmosfera di intensa fraternità e di grande letizia evangelica.

3. Le beatificazioni e le canonizzazioni allietano la Chiesa ma soprattutto rilanciano l’entusiasmo della fede nelle diocesi e nelle congregazioni religiose. Sono i Vescovi e i superiori religiosi a offrire testimonianze commoventi dell’influsso pastorale e spirituale di queste celebrazioni. Il 17 giugno 2012 c'è stata a Nepi, in provincia di Viterbo, la beatificazione di Cecilia Eusepi, una giovane laica di diciotto anni. Il Vescovo di Civita Castellana, Mons. Romano Rossi, in una lettera al Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, esprime tutta la sua riconoscenza al Signore e al Santo Padre per la grazia elargita alla diocesi, affermando: «Una beatificazione apre orizzonti sconfinati e imprevedibili a una Chiesa Particolare. È stato solo un inizio, ma abbiamo già potuto esperimentare quanto la nuova Beata sia capace di incidere e coinvolgere. Ma l'evento più straordinario è stata la percezione quasi sensibile di un valore aggiunto, di una nuova Grazia, quasi un ulteriore sacramento per il nostro popolo. Proporre le figure di Santi e di Beati è un regalo d'incommensurabile preziosità, capace di segnare per decenni e generazioni la vita di un popolo». [1]

Espressioni simili vengono espresse anche da Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno, all'indomani della beatificazione del sacerdote diocesano don Mariano Arciero, avvenuta a Contursi il 24 giugno del 2012: «La beatificazione di don Mariano - scrive l'Arcivescovo - è stata un'occasione di grazia per tutti noi. L'evento celebrato, che ha visto l'intera diocesi mobilitarsi, ha permesso alle comunità parrocchiali di scoprire la vita e le virtù eroiche del nuovo Beato, confessore dei poveri, catechista del popolo, zelante apostolo dell'Eucaristia e esemplare devoto di Maria Santissima. In modo particolare, la santità sacerdotale, incarnata da don Mariano, ha ricordato ai presbiteri la propria vocazione ad essere santi per vivere in pienezza il "ministero di santificazione" per i fratelli. Sono certo che, per intercessione dell'Apostolo delle Calabrie, il Signore donerà alla nostra Chiesa tante e sante vocazioni». [2]

Anche i Superiori e le Superiore generali sottolineano i frutti della beatificazione prodotti nei consacrati e che consistono in un rinnovato entusiasmo per la propria missione e in un rifiorito impegno per la propria santificazione. A ciò si aggiunge spesso il dono di nuove vocazioni, conquistate dall'esempio dei nuovi Beati.  

4. Come si vede, gli influssi benefici delle cause di beatificazione e di canonizzazione sono di grande portata spirituale e pastorale. I santi sono i veri tesori della Chiesa.

E tutti coloro che collaborano alle cause dei santi sono come degli orafi, che trattano materiali preziosi come oro, platino, diamanti, perle. Con pazienza e somma perizia questi artisti, spesso sconosciuiti, li lavorano con estrema delicatezza, li ripuliscono dalle impurità e li restituiscono al loro vero splendore.

Cari studenti dello Studium, siate  consapevoli che avete tra le mani un capitale spirituale di inestimabile valore per il mondo e per la Chiesa. La vostra competenza professionale unita alla saggezza valutativa ha lo scopo di consegnare alle diocesi, alle congregazioni religiose e, in ultima istanza, alla Chiesa intera il dono di esistenze evangeliche preziose, che sono autentici gioielli umani e spirituali, degni di adornare la corona di gloria di Cristo e la veste preziosa della Chiesa sua sposa.

Voi trattate non cose sante, ma esistenze sante, da studiare, analizzare e valutare con rispetto e accuratezza alla luce della verità e anche della grazia dello Spirito Santo, la carità divina trinitaria, vero artefice della santità nella Chiesa.

5. Apprenderete nel corso delle lezioni, che la Congregazione delle Cause dei Santi si occupa non solo delle cause relative al discernimento delle virtù eroiche, del martirio o dei miracoli dei Servi e delle Serve di Dio,  ma anche delle cause concernenti le canonizzazioni equipollenti e il dottorato. L'anno scorso, ad esempio, abbiamo avuto una canonizzazione equipollente e due nuovi dottori della Chiesa universale.

Il 10 maggio 2012, infatti, il Santo Padre Benedetto XVI ha esteso alla Chiesa intera il culto liturgico di Santa Ildegarda di Bingen, badessa benedettina tedesca vissuta nel XII secolo. In tal modo, il Papa, constatando l'esistenza da tempo immemorabile di una solida e costante fama sanctitatis et miraculorum, ha proceduto alla cosiddetta canonizzazione equipollente, secondo la legislazione di Urbano VIII (1623-1644), in seguito definitivamente teorizzata da Prospero Lambertini, poi papa Benedetto XIV (1740-1758). Nella canonizzazione equipollente «il Sommo Pontefice comanda che un Servo di Dio - che si trova nel possesso antico del culto e sulle cui virtù eroiche o martirio e miracoli è costante la comune dichiarazione di storici degni di fede [...] - venga onorato nella Chiesa universale con la recita dell'ufficio e la celebrazione della messa in qualche giorno particolare, senza alcuna sentenza formale definitiva, senza aver premesso alcun processo giuridico, senza aver compiuto le consuete cerimonie». [3] 

Tale canonizzazione equipollente di Ildegarda di Bingen ha avuto luogo con la decisione di Papa Benedetto XVI, del 10 maggio 2012. Esempi di "canonizzazioni equipollenti" vengono elencati da Prospero Lambertini nel capitolo XLI del libro I del suo opus magnum. Egli cita, ad esempio, i casi dei santi Romualdo, Norberto, Bruno, Pietro Nolasco, Raimondo Nonnato, Giovanni Maria de Matha e Felice di Valois, Margherita regina di Scozia, Stefano re di Ungheria, Venceslao duca di Boemia, Gregorio VII e Gertrude la Grande. Dopo Benedetto XIVci sono state altre canonizzazioni equipollenti. Ad esempio, con Papa Leone XIII quelle di Cirillo e Metodio, Cirillo d’Alessandria, Cirillo di Gerusalemme, Giustino, Agostino di Canterbury, Giovanni Damasceno, Silvestro Abate. Con Benedetto XV quella di Efrem Siro. Con Pio XI quella di Alberto Magno. Con Pio XII quella di Margherita di Ungheria. Con Paolo VI quelle di Giovanni d’Avila e di Nicola Tavelić e 3 Compagni.

Il rimando allo scritto di Papa Benedetto XIV Lambertini, intitolato La Beatificazione dei Servi di Dio e la Canonizzazione dei Beati, ancora oggi fonte insostituibile per il nostro lavoro, mi dà l’opportunità di informarvi che la nostra Congregazione ha iniziato la pubblicazione di quest’opera in una edizione bilingue, nell’originale latino e in lingua italiana, che è la prima traduzione in assoluto in una lingua volgare. Sono previsti dieci volumi e sono già stati pubblicati i primi tre. Ringrazio Padre Vincenzo Criscuolo, nostro relatore generale e docente dello Studium, che sta curando con grande sollecitudine e meticolosità quest’opera monumentale. 

6. Il 7 ottobre 2012, il Santo Padre Benedetto XVI, in apertura del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione, ha solennemente proclamato i santi Giovanni d'Avila (1499-1569), spagnolo, e Ildegarda di Bingen (1098-1179), nuovi Dottori della Chiesa, con la formula: «Noi, accogliendo il desiderio di molti Fratelli nell'episcopato e di molti fedeli del mondo intero, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver lungamente riflettuto e avendo raggiunto un pieno e sicuro convincimento, con la pienezza dell'autorità apostolica dichiariamo San Giovanni d'Avila, sacerdote diocesano, e Santa Ildegarda di Bingen, monaca professa dell'Ordine di San Benedetto, Dottori della Chiesa universale». I dottori della Chiesa salgono così a 35, tra cui quattro donne. L'ultima proclamazione avvenne nel 1997, con il dottorato di Santa Teresa di Lisieux.

Anche per queste cause, sia di canonizzazione equipollente sia di dottorato, occorre preparare accurate e spesso ponderose Positiones, che richiedono meticolose ricerche storiche, acume interpretativo e conoscenza approfondita della tradizione canonica specifica, presente soprattutto, nel già citato opus magnum di Benedetto XIV, autorità indiscussa in questo campo.

7. Martiri, Confessori, Venerabili, Beati, Santi, Dottori della Chiesa non sono quadri di musei o di antiche dimore abbandonate, ma sono esistenze vive, che ispirano ancora oggi la Chiesa a evitare la paralisi del bene e a mantenere l’ottimismo della fede, dell’amore alla vita e della speranza. La nave della Chiesa trova nei Santi le guide sicure, che, ancorate in cielo, l’aiutano a non naufragare nel mare della storia, ma a raggiungere il porto sicuro della Gerusalemme celeste. Per questo la Chiesa ha bisogno dei Santi. La Chiesa fa i Santi perché i Santi cambiano il mondo e la glorificano davanti a Dio e all’umanità.

Cari studenti, siate consapevoli che il vostro studio è un prezioso contributo all’elevazione della persona da un punto di vista religioso, ma anche umano e sociale. I Santi, infatti, sono il lievito spirituale dell’umanità.

 

 

[1] Lettera di Mons. Romano Rossi, vescovo di Civita Castellana, al Cardinale Angelo Amato, del 17 giugno 2012.

[2] Lettera di Mons. Luigi Moretti, arcivescovo di Salerno, al Cardinale Angelo Amato, del 25 giugno 2012.

[3] Benedetto XIV, La Beatificazione dei Servi di Dio e la Canonizzazione dei Beati, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, vol. I/2, p. 9 (t. I cap. XLI). Edizione bilingue (latino-italiano) pubblicata dalla Congregazione delle Cause dei Santi e curata da Padre Vincenzo Criscuolo, OFMcapp, relatore generale della stessa Congregazione.