Intervista rilasciata al giornalista Junno Arocho Esteves

Intervista rilasciata al giornalista Junno Arocho Esteves (22 luglio 2020)

 

1.     Cosa fa la Chiesa quando c'è un'accusa contro un candidato alla santità che non era nota nelle indagini iniziali sulla sua vita?

Vorrei dapprima ribadire la serietà con cui si svolgono i processi di beatificazione in tutte le sue fasi, a iniziare dal momento della raccolta delle testimonianze e dei documenti fino al momento ultimo dell’esame della Causa quando i Cardinali e Vescovi, Membri del Dicastero, sono chiamati in seduta collegiale ad esprimersi liberamente su di essa.

Se dovesse capitare, come dice Lei, che emerga un’accusa, fosse anche una semplice segnalazione, quando si è in fase avanzata del processo, si avviano subito le verifiche del caso, vagliando con scrupolo e serietà ogni aspetto della questione.  Si ascolteranno nuovi testimoni, si effettueranno nuove ricerche archivistiche e verranno coinvolti i Tribunali diocesani e le stesse Nunziature Apostoliche, quando si tratta di Paesi diversi dall’Italia. Se poi dovessimo trovarci di fronte a questioni particolarmente delicate, la Congregazione si muove d’ufficio, inviando sul posto i propri Officiali.  Insomma non si lascia niente di intentato.

 

2.     A sua conoscenza, c'è stato un candidato nella storia recente che era vicino alla canonizzazione e il cui processo è stato interrotto dopo la scoperta di un'irregolarità?

Forse sarà per Lei una sorpresa venire a sapere che capita spesso in Congregazione che le Cause vengono fermate. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fermo temporaneo, che però ha sempre come obiettivo quello di arrivare ad un giudizio oggettivo sulla santità dei candidati. Se le lacune o i dubbi non vengono rimossi non si procede.

Le motivazioni del fermo possono essere varie, si va dal mancato rispetto delle norme canoniche sulla serietà, completezza ed affidabilità delle testimonianze o dei documenti raccolti, fino ad arrivare al mancato chiarimento di problematiche che potrebbero pregiudicare l’esercizio eroico delle virtù o la certezza del martirio. Vi sono casi, e sono i più frequenti, in cui si riesce a superare le irregolarità riscontrate e si può andare avanti, vi sono altri, e proprio in base a nuove informazioni, nei quali si è dovuto dire stop!

 

3.     Mi può fare qualche esempio di Causa bloccata?

Le posso citare i seguenti casi:

-  Leone Dehon: benché già fissata la data di beatificazione (24 aprile 2005), papa Benedetto XVI decise di sospenderla per avviare approfondimenti riguardanti le espressioni antigiudaiche ricorrenti nei suoi scritti;

- Il vostro Fulton Sheen: nonostante fosse già stata fissata la data di beatificazione si è deciso, pur con rammarico, di aspettare per rispetto delle autorità civili statunitensi che devono esprimersi su casi di abusi sessuali che indirettamente toccano il periodo in cui Mons. Fulton Sheen era Vescovo di Rochester;

- il caso un po’ particolare riguardante un gruppo di martiri, giunto ormai agli ultimi passi, ma sul quale si dovette intervenire per togliere dalla lista due nomi sui quali erano sorti sospetti di abusi sessuali e per i quali non c’era la possibilità di fare chiarezza. Il gruppo dei martiri furono dichiarati beati, meno quei due.

 

4.     Ipoteticamente parlando, cosa farebbe la Chiesa se venisse scoperta un'accusa credibile di abuso o scorrettezza dopo la beatificazione o la canonizzazione di un candidato? La Chiesa ha un "protocollo" per revocare o annullare lo status di beato o santo?

È una bella domanda e si spera che non succeda mai una cosa del genere! La Chiesa cattolica infatti non conosce l’istituzione della “decanonizzazione”, cioè la procedura della privazione del titolo. Da quando esiste la Congregazione non è mai successo e non dovrebbe succedere perché, come le dicevo prima, l’iter giuridico per la verifica della vita dei candidati agli onori degli altari è abbastanza serio. Certo tale iter è sempre perfezionabile, tenendo presente le nuove realtà e le sfide del mondo moderno, ma esso ha dato prova finora di attendibilità nei suoi vari passaggi di giudizio.  Voglio ricordare, inoltre, che secondo una sapiente prassi della Chiesa, dopo un approfondito ed articolato giudizio umano sulla vita di un candidato agli altari si richiede l’approvazione di un miracolo, come conferma divina delle conclusioni ai quali sono giunti gli uomini.

 

5.     Cosa pensa delle accuse che sono emerse sul fondatore di Schönstatt, P. Joseph Kentenich, e del fatto che le accuse siano state scoperte dagli archivi recentemente aperti di Pio XII?

Vorrei precisare che la causa è in fase diocesana, non è ancora arrivata a Roma, per cui la competenza su di essa ricade sul Vescovo di Trier, in Germania, ove appunto si svolge l’inchiesta. Posso assicurarla che quando arrivarono nel nostro Dicastero alcune segnalazioni negative fu subito informato il Vescovo perché procedesse alle dovute verifiche. Mi risulta che anche adesso, dopo le ultime notizie pervenute e a cui Lei accennava, il Vescovo di Trier ha proceduto ad istituire una apposita commissione storica per studiare la questione. Certamente qualora le accuse venute alla ribalta, fossero ritenute fondate non ci sarebbe alcuna esitazione ad archiviare la pratica.

 

6.     Se ci sono alcuni archivi pertinenti a una causa che non possono essere consultati, ci dovrebbe essere un periodo di attesa più lungo prima dell'apertura di una causa?

È un dilemma difficile da risolvere con una risposta netta e in effetti il rischio c’è. Infatti, si nota che a volte i documenti, anche importanti, che riguardano i personaggi famosi vengono fuori dopo molto tempo, addirittura dopo secoli. Se si volesse tener conto di questo per le cause di beatificazione, si correrebbe il rischio di non iniziarne alcuna. Facendo tesoro della tradizione, penso che occorra mantenere un sano equilibrio. Una causa non dovrebbe cominciare troppo tardi per non perdere la ricchezza dei dati che ci può venire dai testimoni oculari. D’altra parte, la ricerca archivistica, che ora è richiesta per ogni Causa di beatificazione, deve essere seria e fatta da esperti in materia come sono coloro che fanno parte della cosiddetta “commissione storica”. In ogni modo, ribadisco che se in qualsiasi momento dello studio di una Causa dovesse emergere la necessità di ulteriori ricerche negli archivi, il Dicastero procede sempre alle necessarie richieste di integrazioni.

 

7.     Una situazione simile si è verificata negli ultimi anni con German Doig, cofondatore del Sodalitium e la sua causa di canonizzazione. In seguito si è scoperto che ci sono state accuse credibili di abusi contro di lui e il suo caso è stato chiuso. Secondo lei, la Chiesa dovrebbe essere più cauta quando si tratta delle cause di santità dei fondatori di movimenti, dato che, in alcune circostanze, essi sono spesso tenuti in grande considerazione o addirittura sviluppano un culto della personalità che può portare a non far emergere potenziali accuse?

La Chiesa è cauta in riferimento a tutte le Cause ed in particolare esercita accurata attenzione sia verso i fondatori dei Movimenti come pure verso fondatori o fondatrici di Istituti Religiosi, proprio per il ruolo e l’ascendente che ricoprono nei loro seguaci.  È la stessa normativa canonica a prevedere che nel loro caso tra i testimoni da ascoltare non siano in maggioranza quelli che provengono dall’opera a cui il candidato o la candidata appartiene, ma siano ad essa estranei per cui si devono includere anche gli eventuali testimoni contrari o addirittura ostili. A titolo di esempio, posso dire che così è avvenuto nelle Cause di S. José Escrivá de Balaguer, della Serva di Dio Chiara Lubich e di altri.

 

8.     Qual è il suo consiglio alle diocesi che scoprono potenziali o credibili accuse contro un candidato alla santità, specialmente quando si tratta di qualcuno che è stato venerato da molti?

Essere chiari e trasparenti. Qualsiasi elemento negativo emerso deve essere approfondito con meticolosa diligenza; qui è in gioco non solo il giudizio sulla santità di una persona, ma la stessa credibilità della Chiesa. Sentire subito i potenziali testimoni, raccogliere la documentazione pertinente e rivolgersi al nostro Dicastero, questi sono i passi da fare qualora dovessero emergere difficoltà nell’ambito delle cause di beatificazione e canonizzazione. Tali passi devono essere fatti con chiara determinazione, seppure con discrezione e riservatezza per salvaguardare il diritto di ciascuno alla buona fama.