Omelia per l'apertura della Porta santa della Perdonanza bibionese

OMELIA PER L'APERTURA DELLA PORTA SANTA DELLA PERDONANZA BIBIONESE

(Bibione, Chiesa di Santa Maria Assunta, domenica 2 agosto 2020)

 

 

Cari fratelli e sorelle,

la comunità di Bibione, residenti e turisti, si ritrova per la quarta volta a celebrare la “Perdonanza”, con l’apertura della Porta santa. Un evento di grazia, scaturito dal Giubileo della Misericordia dell’anno 2016, che si inserisce nel più vasto programma pastorale volto a meditare i profondi valori umani e cristiani e il rapporto intrinseco tra questi e le diverse problematiche sociali, diventando così occasione di arricchimento umano, religioso e culturale. Il valore anche civico di questa proposta cristiana della parrocchia, da una parte suscita la collaborazione delle varie realtà istituzionali e associative del territorio, dall’altra parte costituisce uno stimolo per i turisti a vivere la vacanza come occasione di dialogo e di amicizia, di riposo e di rigenerazione, non solo fisica ma anche spirituale. E quest’anno, dopo il drammatico periodo dell’emergenza sanitaria, che richiede ancora prudenza e senso di responsabilità, è quanto mai necessario il recupero della propria interiorità, di un equilibrio interiore per proseguire con speranza e fortezza il cammino della vita.

A cento anni dalla nascita di San Giovanni Paolo II, il tema di questa quarta “Perdonanza” si focalizza sulla figura di questo grande Pontefice e sulla Misericordia divina, che ne ha caratterizzato la vita e il Pontificato. Egli ritenne il messaggio dell’amore misericordioso di Dio così importante che decise di dedicargli la sua seconda Enciclica, Dives in Misericordia, nel 1980. In essa, il Papa sottolineava che il mondo di oggi ha più che mai bisogno della Divina Misericordia e gli uomini di tutto il mondo, dalla profondità delle loro sofferenze fisiche e spirituali, delle loro ansie e paure, implorano la misericordia del Padre. Ed è proprio grazie a Giovanni Paolo II che la tradizionale Domenica in albis, la prima domenica dopo Pasqua, è diventata per tutta la Chiesa la domenica della Divina Misericordia, valorizzando l’esperienza spirituale di un’umile Suora, Santa Faustina Kowalska. Durante il suo ultimo viaggio in Polonia, nel 2002, visitò il santuario della Divina Misericordia e affidò il mondo intero alla Misericordia di Dio.

La Provvidenza ha disposto che egli morisse sabato 2 aprile 2005, proprio alla vigilia della domenica della Divina Misericordia. Possiamo quindi dire che il messaggio della Divina Misericordia divenne, in un certo senso, il filo d’oro del suo Pontificato.

Egli è stato un uomo di grande spiritualità, la cui missione è stata intessuta quotidianamente da profonda preghiera. Per Giovanni Paolo II, rivolgersi al Signore nella preghiera implicava un radicale atto di fiducia, nella consapevolezza di affidarsi a Dio che è buono, «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6-7). È quanto richiama il Salmo 22, poc’anzi proclamato; si tratta di un Salmo tutto pervaso di fiducia, in cui il Salmista esprime la sua serena certezza di essere guidato e protetto, messo al sicuro da ogni pericolo: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce”. Questa bella preghiera, evoca l’ambiente nomade della pastorizia e l’esperienza di conoscenza reciproca che si stabilisce tra il pastore e le pecore che compongono il suo piccolo gregge. L’immagine richiama un’atmosfera di confidenza, intimità, tenerezza, descritta con immagine plastica nella prima lettura: “Così dice il Signore: ‘Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. […] Andrò in cerca di quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata’” (Ez 34, 10.16) 

Ma è nel Signore Gesù che tutta la forza evocativa di questi passi biblici giungono a compimento e trovano la loro pienezza di significato: Gesù è il “Buon Pastore” che va in cerca della pecora smarrita, che conosce le sue pecore e dà la vita per loro (cfr Mt 18,12-14; Lc 15,4-7;). In una parola, Gesù è venuto sulla terra per far conoscere all’umanità l’abbondanza della misericordia del Padre, e l’ha offerta a tutti immolandosi sulla croce. È Lui che ci mette al riparo dai nemici e dal peccato e ci offre la salvezza, preparandoci la mensa del suo corpo e del suo sangue. In Gesù, Dio si è fatto pastore per cercare la pecora smarrita che siamo noi; Dio ha aperto la porta del suo cuore e ci aspetta nelle strade dei nostri giorni. Attraversare la Porta santa significa voler incontrare il Signore e fare un passo verso di Lui. Il primo passo da compiere è riconoscerci peccatori, riconoscere che abbiamo preso tanti abbagli, ci siamo attaccati a false sicurezze, che prima o poi deludono. E così potremo alzare lo sguardo e vedere il volto misericordioso di Dio e le sue braccia spalancate che ci invitano a cambiare vita, a seguirlo sulla via del comandamento dell’amore, amando Lui e il prossimo che ci ha messo accanto, senza escludere nessuno.

Giovanni Paolo II è stato uno zelante messaggero e un tenace testimone di questa misericordia divina, diffondendo dappertutto e con ardore apostolico la Parola di salvezza. La sua granitica fede lo ha fatto diventare un fedele e valoroso discepolo di Gesù, il quale, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, è stato mandato dallo Spirito del Padre per “annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, … per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,20). Con quanta saldezza Giovanni Paolo II ha imitato il divino Maestro nel portare a compimento la sua missione di annunciare e proclamare il messaggio liberante del Vangelo! Nel dichiaralo Santo, la Chiesa ne ha riconosciuto l’eroismo delle virtù e la santità di vita. Che cosa ci insegna la santità di questo grande Pontefice? Mi pare che ci insegna soprattutto il coraggio dell’annuncio, tipico dei profeti.

Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di difendere la famiglia che è un progetto di Dio iscritto a chiare lettere nel libro della vita: ha difeso la famiglia mentre si stava diffondendo confusione e pubblica aggressione verso la famiglia, nel tentativo di sminuirla o snaturarla. Disse: “In un momento storico nel quale la famiglia è oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla, la Chiesa, consapevole che il bene della società e di sé stessa è profondamente legato al bene della famiglia, sente in modo più vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia” (Familiaris consortio, 86). In queste giornate di preghiera e di riflessione, avvalorate anche dalla presenza delle sue reliquie, non stancatevi di chiedere a San Giovanni Paolo II di ottenere alla società il dono di tanta luce per ritrovare la strada del progetto di Dio sulla famiglia: è l’unica strada che dà dignità e verità all’amore e futuro agli sposi e ai figli.

Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di difendere la vita umana, dal concepimento al suo naturale tramonto. E ciò è tanto importante anche nel nostro tempo, in cui si sta diffondendo la cultura dello scarto, come più volte ci ha ricordato il Santo Padre Francesco. I più deboli vengono scartati perché l’egoismo non li sopporta, ma li sente come un peso. Questa carestia di amore è segno del regresso di civiltà. Nell’Enciclica Evangelium vitae, Giovanni Paolo II, terminava il suo appassionato grido in difesa della vita umana con una accorata invocazione alla Madonna: “Guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e di donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà. Fa che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore il Vangelo della vita” (n.105).

Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di andare incontro ai giovani per aiutarli a liberarsi dalla cultura del vuoto e dell’effimero e per esortarli ad accogliere e seguire Cristo, unica luce della vita e il solo capace di dare pienezza di gioia al cuore umano. Il 15 agosto dell’anno duemila, accogliendo la folla immensa di giovani giunti in Piazza S. Pietro per il Grande Giubileo, disse: “Gesù Cristo per primo viene a cercare voi. Non pensate di essere ai suoi occhi degli sconosciuti, come numeri di una folla anonima. Ognuno di voi è prezioso per Cristo, è conosciuto personalmente, è amato teneramente”. I giovani di tutto il mondo hanno riconosciuto in questo Papa un padre vero, una guida autentica, un educatore leale.

I Santi non chiedono di applaudirli o soltanto di venerarli, ma soprattutto di imitarli. San Giovanni Paolo II con la sua eroica testimonianza cristiana ci indica ancora oggi la strada per accogliere Dio, la sua bontà, la sua misericordia. Questi giorni della sua presenza spirituale tra di voi siano occasione propizia per ritornare al Signore, per ritrovare il fervore della fede e l’entusiasmo missionario che ha caratterizzato la sua vita. Dopo aver varcato la Porta santa bisogna ritornare alle proprie case con il cuore più buono, con l’anima più limpida, con la prontezza sincera a perdonare, con la decisione di voler tendere sempre la mano per soccorrere e asciugare le lacrime dei fratelli che incontriamo ogni giorno.

L’intercessione di San Giovanni Paolo II ci ottenga dal Signore il dono della pace nel mondo, della pace nelle famiglie, della pace nei nostri cuori.