Intervista su Suor Maria Laura Mainetti

 

Intervista su Suor Maria Laura Mainetti

 

 

1. Personalmente, che cosa la colpisce della figura e del martirio di suor Maria Laura Mainetti?

    Suor Maria Laura fu un’insegnante, un’educatrice di molti giovani e studentesse e punto di riferimento spirituale per tante persone. Fu uccisa a Chiavenna (Sondrio) il 6 giugno 2000 da tre ragazze che avevano progettato di sacrificare al demonio una persona consacrata. La Serva di Dio, per aiutare una di loro, si recò all’appuntamento, fissato in una strada solitaria, e fu uccisa a colpi di pietra e con numerose coltellate, mentre perdonava e pregava per le autrici del delitto. È questo sintetico quadro che ne scolpisce la figura ad impressionare, a imporsi come esemplare e modello di vita cristiana. Un’educatrice fino in fondo, fino al fondo di una morte atroce.

 

2. Il martirio sembra appartenere al passato. Si tratta, invece, di una condizione che molte persone sperimentano e suor Maria Laura è una delle prime martiri del nuovo millennio. Che cosa dice la sua testimonianza di fede ai credenti di oggi? Pensando, soprattutto, ai moltissimi cristiani perseguitati in tutto il mondo?

    Vera discepola di Gesù che entra a far parte della schiera affollata dei martiri e testimoni di ogni tempo, anche i nostri. Forse più che in passato, anche oggi tanti sono perseguitati solo perché cristiani; il loro è un martirio che è segno d’amore, di fedeltà a Cristo. Maria Laura, come gli altri martiri cristiani non ha cercato il martirio in sé, ma lo ha assunto come conseguenza della sua fedeltà alla fede in Gesù Cristo. Il segno distintivo di questo, come del martirio cristiano, e proprio l’amore è la testimonianza luminosa della vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Muore perdonando! Nell’Anno Santo della Misericordia, fu pubblicato un bel testo su suor Maria Laura, Figlia della Croce: “E’ uscita, era notte … e fu Luce”. Qui è il mistero del vero amore, capace di perdonare i propri uccisori, perché – sono le parole di suor Maria Laura – “Misericordia è l’identità di Dio che si manifesta in atteggiamento di pietà, compassione, tenerezza, perdono, amabilità, lentezza, benevolenza, calma di Dio, fiducia”.

 

3. La beatificazione di suor Maria Laura cade in una data significativa, il 6 giugno: è il giorno anniversario della morte e, quest’anno, è anche la solennità del Corpus Domini. Suor Mainetti era solita dire: “voglio lasciarmi mangiare come Gesù Eucaristia”. Una frase con la quale voleva esprimere la disponibilità a donarsi ai fratelli e alle sorelle che si rivolgevano a lei per chiedere aiuto, fratelli e sorelle che suor Laura chiamava “il mio Gesù”. Che cosa possiamo imparare da queste parole di suor Mainetti?

    All’interno di un’intensa attività pastorale, suor Maria Laura era anche un ministro straordinario dell’Eucarestia che portava in casa ai malati lungodegenti che non possono recarsi in chiesa e ha trasformato tutta la sua vita in Eucarestia. Quando bussavano alla sua porta, lei sapeva chi era: “E’ il mio Gesù!”, tutt’altro che un’espressione ingenua, ma dal vero sapore evangelico. Anche a chi era solito dirle “Vedo che hai tanti amici”, lei replicava: “No, no, questo è il mio Gesù. Questo è il vero modello di un cristianesimo contemplativo, comunionale, incarnato nelle relazioni e nelle attività, missionario, gioioso per la gioia di essere amati da Dio in Cristo e di amare Cristo negli altri, specialmente i poveri. Maria Laura si è esercitata a vedere l’Altro negli altri; in un certo senso a ‘vedere doppio’. E chi si sente amato così avverte di sentirsi amato da Cristo stesso.

 

4. Suor Maria Laura, mentre le veniva tolta la vita terrena, ha perdonato chi la stava colpendo. Quanto è rivoluzionario questo estremo gesto d’amore?

    «Mentre la suora era a terra già attinta dalle coltellate ha detto: Dio perdonale». Questo davvero è un gesto estremamente rivoluzionario perché autenticamente evangelico. Nasce dal sentirsi amati, fiduciosi della parola di Gesù: “Perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato” (Lc 6, 37-38). In una preghiera san Paolo VI scrive: “Ora la vittima è immolata sull’altare: ascoltiamo il lamento, fatto preghiera per noi, i crocifissori. Perdona loro, non sanno quello che fanno. Estrema follia di divina bontà: ecco il suo cuore”. Perdonare gli uccisori è un gesto umanamente folle, ma l’unico capace di cambiare la natura delle persone e delle condizioni: da peccatori a perdonati.

 

5. Grande generosità verso il prossimo, capacità di perdono, una vita semplice fondata sulla preghiera (sulla porta della cappellina dell’Istituto Immacolata, dove suor Laura era la superiora, c’era scritto “entra per pregare, esci per amare”), profonda umiltà… Suor Mainetti è stata testimone di misericordia?

    Si può paragonare la vicenda del martirio di suor Maria Laura alla beatitudine del vangelo: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). Lei lo annota con queste parole: «La missione dei discepoli (ma anche la mia, la nostra) viene messa sotto il segno della compassione e della misericordia divina: è un dono. È Dio che chiama, che manda, che rende gli inviati capaci del compito a loro affidato. Gli inviati in missione (qualunque questa sia) dovranno vivere in prima persona questo messaggio e testimoniarlo fino al sangue». Lei lo ha vissuto fino in fondo, perdonando i persecutori e affidandoli alla misericordia del Signore.

 

6. Suor Maria Laura aveva un’attenzione speciale per i giovani, che considerava i veri poveri, non tanto sotto l’aspetto materiale, quanto per l’assenza di punti di riferimento, per la loro fragilità, per una società che non ne accoglie le istanze. Cosa rappresenta suor Mainetti per i giovani di oggi?

    Bambini e giovani, ammalati e anziani, adulti e persone in difficoltà: lei c’era sempre, sorridente e discreta. Insegna, educa, catechizza, visita; è accanto soprattutto ai giovani che vivono momenti difficili e che lei considerava tra i più poveri perché facilmente influenzabili perché disorientati, sradicati, fragili, plagiati. Lei ha creduto nei giovani fino a dare la vita per loro. La sua era una vera pedagogia efficace perché non perdeva occasione per conoscere il mondo dei giovani, il loro linguaggio, la loro cultura. Fra le tante testimonianze degli stessi giovani, a questo riguardo, ne cito una: “In un periodo tremendo in cui non avevo famiglia, lei è stata l’unica persona che mi ha amato, accudito… ha passato le notti accanto al mio letto, mentre piangevo disperata, non mi ha mai abbandonata, ha creduto in me”. Suor Maria Laura è vero modello di verità incarnata e, con la beatificazione, è qualcuno a cui rivolgersi, con fiducia e confidenza.

 

7. Suor Maria Laura ha fatto in modo straordinario l’ordinario. È una santa del quotidiano, della “porta accanto”, come ha scritto papa Francesco nella Gaudete et Exsultate. Riconoscendone la santità, la Chiesa cosa sta dicendo al mondo? Ai credenti e ai non credenti?

    Che la santità è urgente, necessaria, ma è anche possibile, attraente, vicina. Così l’intende Papa Francesco quando la chiama “della porta accanto”: “di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. Quando la vita di un cristiano si fa luce, questa illumina tutti, credenti e non credenti, persino gli uccisori.

 

                                                                                                            Marcello Card. Semeraro

 

Fonte: Il Settimanale della Diocesi di Como