Il Martirologio come testimonianza della santità della Chiesa
Introduzione alla Presentazione del Martirologio della Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani
Desidero, anzitutto, congratularmi per questa iniziativa della pubblicazione del nuovo Martirologio in cui sono riportate la vita, le virtù e il martirio dei 30 beati martiri, sacerdoti della vostra Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani, della quale si fa ora la presentazione ufficiale. Desidero, al tempo stesso, ringraziare per l’invito rivoltomi per tenere una breve riflessione sul tema del Martirologio come testimonianza della santità della Chiesa.
1. Entro, dunque, subito nell’argomento e lo faccio alla maniera della medievale con una suppositio terminorum, precisando che il termine Martirologio riferito all’attuale libro liturgico non comprende soltanto coloro che propriamente sono chiamati «martiri» e sono ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa come tali. Martirio, difatti, secondo la tradizione della Chiesa cattolica è la sopportazione, o volontaria tolleranza della morte inflitta da un persecutore, chiamato pure «tiranno». Il martire è sempre un martyr factus! Indicativo è ciò che un autore medievale dice del buon ladrone: Cum crucem ascendisset, latro erat: cum in cruce penderet, confessor factus est et martyr. «quando salì sulla croce era un ladrone; quando invece pendeva morto dalla croce, a motivo della confessione di Cristo, era un divenuto un martire» (Candido di Fulda, Opusculum de passione Domini, 17: PL 106, 94).
Il Martirologio, dunque, include i nomi di tutti i fedeli beatificati, o canonizzati nella Chiesa cattolica. In proposito, tuttavia, si dirà che è in corso uno studio tra alcuni Dicasteri, fra cui quello delle Cause dei Santi, al fine di potere inserire nel Martirologio romano anche i nomi di riconosciuti come tali e venerati in altre Confessioni cristiane, ad esempio le Chiese Orientali non cattoliche. Si aggiungerà pure che di recente, su volontà di papa Francesco, è stata ricostituita, questa volta all’interno del Dicastero delle Cause dei Santi e non più legata alla scadenza giubilare come per il 2000, la «Commissione dei “nuovi martiri-testimoni della fede». Si tratta di presentare figure esemplari ai fini della testimonianza cristiana, anche senza prevedere iter per una beatificazione e canonizzazione.
Tornando ora al Martirologio, dovrebbe essere chiaro che non si tratta di un libro contenente gli Acta martyrum; esso, invece, conserva e propone una serie di nomi di santi; una sorta di archivio nominativo, creato anzitutto al fine di non lasciar cadere nella dimenticanza almeno il nome di quanti, con la loro vita, hanno dato chiara e riconosciuta testimonianza cristiana. Sotto questo aspetto il nome di Martirologio se per un verso non si limita ai nomi di coloro che in senso proprio sono chiamati «martiri», perl l’altro si rifà al significato letterale del termine greco μάρτυς, ossia testimone.
2. Fatta questa precisazione terminologica, la prima cosa che desidero sottolineare è che il martirologio è un libro di memoria: è, cioè, un libro a servizio della memoria cristiana. Il Martirologio, difatti, ci mette a disposizione una lista il più possibile completa e aggiornata di tutti quei fedeli che la Chiesa, ab immemorabili fino ad oggi, venera come partecipi a pieno titolo della gloria di Cristo. Nelle Premesse dell’attuale Martirologio Romano si legge che esso riporta un elenco di memorie: «anzitutto, della Beata Maria Vergine, Madre di Dio, quindi degli Angeli e, infine, dei fedeli attualmente presenti nel culto della Chiesa universale e di quella particolare e di ciascuna famiglia religiosa, ma non un catalogo completo di tutti coloro che godono della beata ed eterna visione di Dio». Sulla base di questo criterio nel Martirologio Romano sono inclusi i nomi dei Santi iscritti nel Calendario Romano, «i quali hanno una importanza universale nell’intera Chiesa di Rito romano, nonché molti, ma non tutti, tra quelli raccomandati a ciascuna Chiesa particolare o famiglia religiosa e commemorati in vario grado liturgico» (nn. 28-29).
Considerato in tale prospettiva, il Martirologio costituisce una grande mappa geografica e storica della santità e conferisce un particolare rilievo alla universalità della santità a livello topografico, evidenziando le diverse aree geo-culturali del mondo, e a livello tipologico, mettendo in rilievo le differenti categorie di persone chiamate alla santità. Così configurato il Martirologio mette in evidenza la dimensione universale della Chiesa stessa che, oltrepassando gli spazi fisici, i tempi e le diversità di cultura, raccoglie nel nome di Cristo esperienze di fede incarnate, che vanno dal martirio alla contemplazione ascetica e mistica, dalla dimensione missionaria all’esemplarità della carità operosa, toccando indifferentemente continenti, popoli, nazioni, uomini, donne, sacerdoti, religiosi, laici, personalità della cultura ecc.
3. A questa prima caratteristica ne aggiungo una seconda, che chiamerei proattiva. Uso questo termine in un senso generale, anche se oggi è usato soprattutto nel linguaggio aziendale. Io vi faccio ricorso un po’ alla maniera di Victor Frankl, il quale usava il termine per descrivere una persona che assume la responsabilità della propria vita e lo fa con coraggio, perseveranza, consapevolezza delle proprie scelte. Linguaggio proattivo, dunque, è quello di chi incoraggia, apre prospettive.
Ora, non c’è dubbio, che presentandoci storie di santità il Martirologio presenta modelli da imitare, virtù da cui prendere esempio; fratelli e sorelle che, godendo della visione eterna, possono da noi essere invocati come, aiuto e intercessori presso Dio. In tal modo la dimensione storica, sottesa alla stesura degli elogi del Martirologio, si apre ad un orizzonte che va al di là della semplice narrazione presentandoci, invece, il mistero della communio sanctorum.
Chi sfoglia il Martirologio vede che in esso, giorno dopo giorno e seguendo la memoria liturgica (di solito – ma non sempre, per specifiche ragioni – coincidente con il dies natalis, ossia il giorno della morte, considerato come nascita in Cristo), sono indicati i nomi di un santo/a, o beato/a ai quali si aggiunge un elogio di varia lunghezza. Questo termine deve essere intesa in senso letterale, ossia di «iscrizione breve e sintetica». Suo scopo, come è scritto nelle Premesse del Martirologio, è rendere evidente «per quanto possibile, la vittoria pasquale di Cristo nei suoi servi» e additare ai fedeli «la grazia distintiva che ad ognuno è concessa» (n. 39).
Questa duplice finalità deve guidare la stesura e l’ascolto degli elogi del Martirologio. Nella enunciazione dell’elogio, il Martirologio offre ai fedeli la proposta di un vissuto svolto nel passato che dinamicamente raggiunge il presente di chi legge e celebra e rinvia a un futuro inteso come meta ultima e definitiva verso il quale protendere. Per altro aspetto, pur nella loro brevità essenziale, gli elogi ci aiutano a riconoscere in un santo, o beato quasi il nucleo dove si è concentrata la sua imitatio Christi; ciò che caratterizza la sua personale risposta alla chiamata del Signore.
4. Una terza cosa intendo sottolineare ed è che il Martirologio è un libro liturgico. Fin dai tempi antichi, infatti, la Chiesa ha celebrato la vittoria pasquale di Cristo nei suoi santi dell’Antica e della Nuova Alleanza, professando con gioia la partecipazione dei fedeli alla comunione del corpo mistico di Cristo. L’elenco dei beati e dei santi compresi nel Martirologio non va, dunque, equiparato a una sintetica Bibliotheca Sanctorum, o a un abbreviato «Dizionario dei Santi». Spetta poi alla catechesi, alla predicazione, alle pubblicazioni, sia popolari sia scientifiche, completare l’opera nell’ambito extra-liturgico. L’uso liturgico del Martirologio sarà, piuttosto, da intendersi come raccordo tra quanto il ricordo promette (libro di memoria) e la dimensione proattiva anticipa. La sua celebrazione liturgica si colloca tra la memoria storica dei santi e la visione della Gerusalemme celeste, verso cui tende il pellegrinaggio terreno della Chiesa.
Nella Premessa del Martirologio si legge che «per intercessione dei Santi, nel compiersi della celebrazione liturgica di giorno in giorno si accresce sempre più nella Chiesa la comunione in Cristo eterno e sommo sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini» (n. 19). In altre parole, la memoria della vita del santo e la profezia di santità di cui essa è ricolma confluiscono nella celebrazione liturgica, che stimola ogni uomo alla santità della vita.
Per aiutare tutto ciò, l’edizione ufficiale del Martirologio contiene anche un Rito per la Lettura del Martirologio, possibile sia durante, sia fuori dalla Liturgia delle Ore. Questo sta a dirci che il Martirologio non è un semplice elenco di santi e beati, ma una successione di memorie liturgiche relative a Maria, agli angeli, ai santi che hanno, secondo il Calendario Generale, una rilevanza universale per la Chiesa di Rito romano e pure agli altri che godono di un riconoscimento tanto per la Chiesa intera (santi canonizzati) quanto per le Chiese locali o per le famiglie religiose (beati). Tali liturgie preparano e dispongono i fedeli alla celebrazione sacramentale del memoriale salvifico per ricevere i frutti che essa porta, ovvero la santificazione della propria vita per mezzo della grazia divina che fluisce dal mistero pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo.
5. Fra alcuni giorni, il 1 di novembre, celebreremo la solennità di Tutti i Santi. A tale proposito mi piace riportare una iniziativa ormai tradizionale (lo si fa da 27 anni) della Conferenza Episcopale Argentina, che auspicherei ripresa da altre Conferenze Episcopali. Si tratta della celebrazione, nel primo giorno di novembre, della «Giornata di Preghiera per la santificazione del Popolo Argentino e la Glorificazione dei Servi di Dio». È una iniziativa voluta allo scopo di incoraggiare i fedeli a vivere con gioia la propria chiamata alla santità e tenere viva la speranza che numerosi fedeli, uomini e donne, della patria argentina abbiano un ufficiale riconoscimento della Chiesa come beati e santi. Questo nella consapevolezza che i santi siano come fari che illuminano il cammino del popolo di Dio. È un po’ lo scopo che ha guidato la pubblicazione del vostro Martirologio.
Per concludere, riporto alcuni passaggi del brano di san Bernardo, che la Liturgia delle Ore ci offre quale seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture proprio per il 1 novembre, solennità di Tutti i Santi. San Bernardo comincia con una confidenza personale: quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Ce li elenca: il primo «è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all’assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi». Ma non siamo soltanto noi ad avere il desiderio della compagnia dei santi perché, a loro volta, i santi ci aspettano sicché anche noi dobbiamo sentire il desiderio di coloro che ci desiderano: «affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell'anima la condizione di coloro che ci attendono. Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione più intensa a condividerne la gloria». San Bernardo conclude dicendo che la commemorazione dei santi fa sorgere in noi il desiderio «che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria». Perché, tuttavia, «la speranza di una felicità così incomparabile abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi. Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione, arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere» (In festo omnium sanctorum, 5: PL 183, 477-478).
Roma, Pontificio Collegio Spagnolo di San Giuseppe – 24 ottobre 2023
Marcello Card. Semeraro