Lettera alla Diocesi di Albano (18 ottobre 2020)

LETTERA ALLA DIOCESI DI ALBANO

(Albano Laziale [RM], 18 ottobre 2020)

 

 

Sento il bisogno, carissimi, dopo l'emozione delle prime ore, scrivere a voi con un tono più pacato per dirvi i miei sentimenti in un momento che è, in ogni caso, una tappa importante non soltanto nella mia vita personale, ma pure in quella della nostra Chiesa. Per ambedue, la provvidenza del Padre nostro che è nei cieli vuole che lo sia, questa tappa, non per fermarsi, ma per proseguire un cammino su strade che - come ho accennato nell'ultima lettera pastorale - sono «nuove» non perché appena inaugurate, ma perché percorse con il cuore nuovo. Il tema della «strada» - ora, benché con una certa sorpresa, ne sono più consapevole - mi ha un po' guidato in questi anni con voi: In cerca dei fratelli fu la mia prima lettera pastorale (2005); ci fu poi Andiamo a visitare i fratelli (2010) per la visita pastorale ed ora, con Abbi cura di lui (2019) e con Non alia charitas (2020) la via è quella del Samaritano che si fa carico di chiunque è nel bisogno: la cura è questo «farsi carico». Desiderare, generare, prendersi cura sono i gesti fondamentali della «generatività» ma, come altre volte ho ricordato, quello che alla fine ti fa davvero padre è il distacco. Questo mistero della paternità, ora mi accingo a viverlo di nuovo. È, d'altra parte, la «regola» non soltanto per la famiglia umana (cf. Gen 2,21), ma pure per il nostro discepolato (cf. Gen 12,1-5; Mt 4,20-22; 19,27-29) e anche per una «pastorale di cura» (cf. Mt 18, 12). 

Con la data del 15 ottobre 2020 è firmato il Decreto della Congregazione per i Vescovi col quale, sino alla presa di possesso canonico del nuovo pastore, Francesco mi nomina Amministratore Apostolico della nostra Chiesa Suburbicaria di Albano con tutti i diritti, le facoltà e i compiti del Vescovo diocesano. Mentre ve ne do comunicazione e, per vostro tramite, alla Diocesi, domando a me stesso e a voi tutti: come vivremo questa fase di vita diocesana? Cercando una risposta mi è venuta alla mente la parabola dei talenti in Mt 25, 14-30. Cosa faremo dei «talenti» che il Signore ci ha donato in questi anni? Li faremo fruttificare, oppure faremo una buca nel terreno per metterceli in attesa di ...? Nell'istruzione La canonica sulle case parrocchiali ho evocato don Abbondio che, per difenderlo dai lanzichenecchi, insieme con Perpetua aveva nascosto il suo denaro seppellendolo sotto un albero. Quando poterono tornare in canonica «videro la terra smossa, e misero un grido tutt'e due insieme; arrivati, trovarono effettivamente, in vece del morto, la buca aperta. Qui nacquero de' guai ... » (I promessi sposi, cap. XXX). Agiremo, dunque, come il «servo malvagio e pigro» della parabola, o come don Abbondio e Perpetua nel romanzo del Manzoni? Nient'affatto. Siamo responsabili del tempo che stiamo vivendo: il nostro oggi

In questa cornice di responsabilità, dunque, fiduciosi nell'aiuto del Signore il quale sceglie i tempi secondo la sua misericordia, continuiamo il cammino intrapreso in questi anni. Per questo, confermo nei loro compiti sia il Vicario generale, sia i Vicari episcopali e i Vicari territoriali, come pure tutti i.Responsabili dei vari Uffici di Curia e anche i membri del Consiglio Presbiterale secondo quanto già stabilito con le disposizioni precedenti il 15 ottobre u.s., che completerò nei prossimi giorni. 

Assicuro, da ultimo, la mia personale presenza per il conferimento del Sacramento della Confermazione secondo il calendario stabilito d'intesa con i Vicari territoriali: sarà per me anche motivo per ripetere alle nostre comunità il mio affetto paterno. Per ciascuno di voi, intanto, invoco di cuore la benedizione del Signore. 

 

Dalla Sede di Albano, 18 ottobre 2020 

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