Preghiera Liturgia Lectio Divina - Presentazione

 

Presentazione di “Preghiera Liturgia Lectio Divina”

Testo inedito di Mons. Mariano Magrassi, a cura del Card. Marcello Semeraro

 

È con un certo imbarazzo che presento un testo del p. Mariano Magrassi O.S.B. che qui, nella Chiesa di Bari, è stato vescovo dal dicembre 1977 (fu ordinato il 17 dicembre) al 3 luglio 1999, quando fu resa pubblica la sua rinuncia al governo della Diocesi. Egli morì poi il 15 aprile 2004. Quasi vent’anni da allora. La sua memoria, però, non è soltanto ancora viva, ma pure in benedizione. Il suo episcopato è stato oggetto di studio e così pure la sua persona. Due sacerdoti di questa Chiesa hanno dedicato alla sua opera teologico-liturgica e al suo contributo al rinnovamento liturgico appositi studi. Ci sono tra voi persone che gli sono state vicino e gli hanno in vario modo collaborato. Cosa posso aggiungere io di nuovo? Non gli sono stato famigliare, anche se conservo di lui un devoto ricordo. Vi ho accennato nelle pagine di presentazione di questo volume. Anche il testo qui pubblicato non era ignoto, ma così ben conservato da essere di fatto inutilizzato. Mi tornano alla memoria le tovaglie di corredo di una volta: così bene riposte in una cassa, da potere essere consegnate intatte da madre a figlia!

Quanto qui pubblicato, del resto, lo si trova quasi per intero nelle altre opere pubblicate e conosciute del p. Magrassi. E questo per me è stata una fortuna. È noto, del resto, che abitualmente il p. Magrassi non parlava seguendo un testo scritto, bensì utilizzando delle schede, che egli preparava appositamente e poi riordinava in altre occasioni, a seconda dell’argomento. Talvolta usava piccoli quaderni, distinti in tematiche diverse, che nel tempo continuava ad «inzeppare» – come usava dire egli stesso – con ulteriori appunti personali, maturati successivamente. Questo suo metodo mi ha permesso di rileggere, riconoscere e anche correggere il testo ora pubblicato e mi spiego subito.

Esso ripropone il ciclo di conferenze che il p. Magrassi, all’epoca monaco dell’abbazia di Genova-Quarto, tenne al «Corso Monastico Benedettino per l’aggiornamento liturgico»; iniziativa, quella, estesa per l’occasione a tutti i Monasteri e Congregazioni Benedettine femminili d’Italia. Il Corso si svolse dal 14 al 19 settembre 1970 presso il Monastero «Santa Umiltà» delle Benedettine Vallombrosane di Faenza con un tema articolato in tre parti: praticamente le stesse che compongono il presente volume, ossia Preghiera, Liturgia e Lectio divina.

A quel corso il p. Magrassi non si presentò con un testo preparato, ma con i suoi appunti. Parlò, come suole dirsi, a braccio. Provvidenzialmente alcune monache giunsero con un registratore sicché si poterono riprendere le sue parole e trascriverle sicché il testo fu diffuso pro manuscripto. Si precisò che non era stato rivisto dall’Autore, che però aveva dato il suo benestare per la diffusione. Come, però, è facile immaginare in casi come questo non sono da escludere da parte di chi parla gli inevitabili inconvenienti del linguaggio parlato ed errori di memoria e da parte di chi ascolta (o riascolta da un registratore di quegli anni) fraintendimenti e sviste nella scrittura. Quel testo è stato gelosamente conservato dalle monache del Monastero «San Giovanni Evangelista» di Lecce. Sono state loro a farmelo conoscere e metterlo a mia disposizione, esprimendo al contempo il desiderio di vederlo dato alle stampe.

L’opera appartiene al momento in cui la maturità spirituale dell’ancor giovane monaco cominciava a venire alla luce e di quella sapiente «freschezza» risente in maniera evidente. Ciononostante non esito a dire che si tratta di un’opera “matura”, che non va semplicemente letta, ma meditata.

La prospettiva teologica con la quale M. Magrassi qui s’accosta alla comprensione del mistero liturgico è impregnata e fondata sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione. Nella liturgia confluiscono il dato biblico, ovvero la Parola del Dio vivente e la tradizione perenne della Chiesa, espressa attraverso i testimoni del cristianesimo primitivo. La liturgia, inoltre, nella quale convergono il dato biblico e la tradizione patristica, non è fine a se stessa, ma si prolunga nel vissuto quotidiano.

Il lettore si rende conto ben presto che nel pensiero di M. Magrassi c’è una sorta di recirculatio tra Liturgia, Bibbia e Padri, dove ognuno dei tre elementi è illustrato e compreso alla luce degli altri due. La Sacra Scrittura diviene Parola viva nel contesto della celebrazione liturgica, la quale, diviene a sua volta il luogo privilegiato della sua proclamazione. La liturgia è il luogo dell’attuazione sacramentale del mistero della salvezza, che raggiunge il proprio culmine nel mistero pasquale di Cristo. La tradizione patristica è la migliore traduzione in atto, o la visibilizzazione vitale di quanto la Parola comunica e di quanto la liturgia attua.

In Magrassi questo percorso metodologico di approccio al mistero liturgico deriva anzitutto dalla sua spiritualità monastica e dall’avere vissuto con particolare entusiasmo e intensità il periodo conciliare, con i fermenti innescati dal Movimento liturgico, agli inizi del ‘900, che, insieme al Movimento biblico e patristico, ha dato vita alla grande trilogia che ha contribuito, con il ritorno ad fontes, al rinnovamento della cultura religiosa e della vita della Chiesa contemporanea. P. Magrassi amava ricordare come lo stesso Paolo VI, in più circostanze, lo aveva esortato a diffondere la nuova sensibilità liturgica, emersa dal recente Concilio.

Una delle più importanti acquisizioni del Movimento liturgico, infatti, è l’avere sottolineato il carattere vivente e attuale che la Parola assume quando è proclamata dalla Chiesa nell’assemblea liturgica. Gli eventi salvifici, proclamati nella Scrittura e adombrati nei segni sacramentali, sono resi presenti nella celebrazione liturgica perché la vita del credente ne sia contagiata e diventi culto gradito a Dio (cf. Ebr 12,28). Il mistero della salvezza, prefigurato nel tempo dell’Antico Testamento attraverso la testimonianza e la predicazione profetica, che trova la sua pienezza e il suo compimento nell’evento Cristo, si prolunga nel tempo della Chiesa, a partire dalla prima Pentecoste, attualizzandosi nella celebrazione liturgica per ritus et preces. La liturgia deve permettere ai fedeli di comunicare con il mistero salvifico celebrato, di entrare in relazione con Cristo, il cui mistero pasquale è fonte di vita e di salvezza.

Il p. Magrassi, che già possedeva una vastissima conoscenza dei Padri e degli Scrittori ecclesiastici medievali, fece propria la prospettiva patristica nel considerare la liturgia nell’orizzonte della storia della salvezza; prospettiva, questa, il cui fine è la redenzione umana e la glorificazione divina. Magrassi era consapevole (e quest’opera ne è una bella testimonianza) che la fedeltà alla tradizione recepita e vissuta ab antiquo è testimonianza della catena di eventi che legano l’oggi al passato. I Padri hanno assicurato questa traditio mediante la «mistagogia», che Magrassi amava definire una vera e propria manuductio, quale metodo efficace per accedere al mistero e alla sua portata salvifica, sicuro e profondamente convinto delle sue positive ricadute sul piano pastorale e spirituale. I Padri sono i testimoni privilegiati della Tradizione: hanno fissato il canone dei libri sacri, divenendo commentatori attenti delle Sacre Scritture, hanno composto le professioni basilari della fede, ovvero le regulae fidei, hanno precisato il deposito della fede, hanno creato le prime forme della liturgia.

Per Magrassi la liturgia non va solo celebrata, ma vissuta; il rito non va solo eseguito, ma abitato. Egli non ammette una liturgia sganciata dalla spiritualità e dalla vita, un culto avulso dal quotidiano o considerato spazio di disimpegno. Essa, al contrario, è celebrazione e impegno di vita, è culto innervato nell’esistenza quotidiana. Diversamente si avrebbero un culto e una liturgia alienanti e disincarnati. Magrassi, perciò, coniuga sempre – come è giusto – culto e vita, facendo emergere un rapporto conseguente, reciproco, vitale e necessario. Egli sposa e rimarca quel culto spirituale, inaugurato da Cristo, perché culto animato dallo Spirito del Risorto, sorgente d’acqua viva che disseta e costituisce la Chiesa e i segni che, attuati in essa, la rendono instrumentum salutis. La liturgia accompagna nel suo nascere e nel suo sviluppo tutta la vita spirituale del cristiano. Egli stesso non «insegnava» la liturgia, ma la viveva profondamente. È il contesto nel quale andranno lette le pagine di questo libro.

 

Oasi Francescana “De Lilla”, Bari, 3 maggio 2023

 

Marcello Card. Semeraro