Premessa a Gaudete et exsultate - Commentario -

 

Alla scadenza dei primi cinque anni del suo ministero petrino, il 19 marzo 2018, papa Francesco firmò la sua terza Esortazione apostolica che, come da prassi, prende il nome dalle prime parole del testo: Gaudete et exsultate (GeE). Si tratta di parole che, come noto, sono tratte dal vangelo secondo Matteo e che, nel testo della proclamazione delle beatitudini, segnano un passaggio importante: fino ad allora i destinatari sono genericamente indicati come poveri, afflitti, miti ecc.; da questo momento, invece, tutti costoro diventano un “voi” nel quale ciascuno di noi può trovare il suo volto. È il “voi” della Chiesa, simile a Cristo nella passione e nella prova, chiamata a condividere similmente la sua vita risorta. Gaudete et exsultate è un appello alla speranza. Per questo è pure un invito alla gioia.

Il tema della gioia era già comparso nella prima Esortazione apostolica di papa Francesco: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelii gaudium, 1). Lo stesso tema era di nuovo presente in Amoris laetitia e anche nella Costituzione apostolica Veritatis gaudium.

La gioia non è un di più nell’esistenza cristiana. Domandava san Paolo VI:

Non è forse normale che la gioia abiti in noi allorché i nostri cuori ne contemplano o ne riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? Essi sono semplici: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; mediante il suo Spirito, la sua Presenza non cessa di avvolgerci con la sua tenerezza e di penetrarci con la sua Vita; e noi camminiamo verso la beata trasfigurazione della nostra esistenza nel solco della risurrezione di Gesù. Sì, sarebbe molto strano se questa Buona Novella, che suscita l’alleluia della Chiesa, non ci desse un aspetto di salvati (Gaudete in Domino, VII-Conclusione).

In questa Esortazione apostolica il papa dedicava alcune pagine alla presenza della gioia nel cuore dei santi, a cominciare dalla Mater plena sanctae laetitiae, ch’è per ciascuno di noi Causa nostrae laetitiae.

Anche per Francesco i santi sono delle persone felici. Nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate vi sono dei paragrafi a ciò dedicati (cfr. parr. 122-128). «Il malumore non è un segno di santità», scrive Francesco, rimandando a Qo 11,10 (cfr. GeE 126). Un po’ prima aveva citato la famosa espressione di León Bloy: nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi» (GeE 34).

Il papa lo richiamava a commento di un’affermazione importante: «La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia». E qui si potrebbe aggiungere quel che disse Georges Bernanos nel 1947 in Algeria parlando alle Piccole Sorelle di Charles de Foucauld:

I cristiani non sono dei superuomini. E neanche i santi sono dei superuomini. Anzi meno che mai i santi, che sono i più umani tra gli umani! I santi non sono sublimi, non hanno bisogno del sublime, piuttosto il sublime avrebbe bisogno di loro! I santi non sono degli eroi alla maniera degli eroi di Plutarco. Un eroe ci dà l’illusione di essere al di là dell’umanità, il santo non sta al di là dell’umanità: la assume, si sforza di realizzarla il meglio possibile. Capite la differenza? Il santo si sforza di accostarsi quanto più vicino può al suo modello Gesù Cristo, cioè a colui che è stato perfettamente uomo, con una semplicità perfetta fino al punto da sconcertare gli eroi rassicurando gli altri, perché Cristo non è morto soltanto per gli eroi, è morto anche per i vili.

Papa Francesco lo sottolinea nell’Esortazione apostolica:

La santità è vivere in unione con Cristo i misteri della sua vita. Consiste nell’unirsi alla morte e risurrezione del Signore in modo unico e personale, nel morire e risorgere continuamente con Lui. Ma può anche implicare di riprodurre nella propria esistenza diversi aspetti della vita terrena di Gesù […] perché «tutto ciò che Cristo ha vissuto fa sì che noi possiamo viverlo in Lui e che Egli lo viva in noi» (GeE 20).

Noi siamo sinceramente grati a papa Francesco per il dono di questa Esortazione apostolica. Come Dicastero delle Cause dei Santi gliene siamo riconoscenti anche perché, su quanto trattato nel capitolo quinto della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II, Gaudete et exsultate è il primo documento pontificio interamente dedicato al tema della chiamata universale alla santità.

Il volume è pubblicato nella circostanza temporale dei dieci anni di ministero di papa Francesco sulla Cattedra di Pietro e ha, perciò, pure un carattere augurale.

In esso confluiscono contributi di membri, ufficiali, collaboratori e amici del Dicastero: a tutti loro, come anche all’Editore che lo ha curato, vada un sentito ringraziamento.

Tutto ad maiorem Dei gloriam.

 

Marcello Card. Semeraro

Prefetto