Presentazione al “Manuale delle Cause dei Santi – La Fase Diocesana”
di Waldery Hilgeman - Emanuele Spedicato per i tipi di Edizioni Orantes
Il Prontuario delle Cause dei Santi pubblicato da W. Hilgeman ed E. Spedicato ha avuto tale successo da richiedere la pubblicazione di una nuova edizione, questa volta inserita nella Collana del Dicastero delle Cause dei Santi: «Sussidi per lo Studio delle Cause dei Santi». Di ciò sono, ovviamente, ben lieto, anche perché ne arricchisce la serie, in questi ultimi anni in piena ripresa anche con la pubblicazione degli Atti dei vari convegni realizzati per mostrare anche il vero volto del nostro Dicastero: un organismo che prima di presentare al Papa le proposte dei Cardinali e Vescovi che lo compongono, attua un approfondito, attento e intelligente lavoro di ricerca, di studio e di discernimento.
L’opera si ripresenta sostanzialmente così com’è nata: con la primaria finalità di offrire una guida pratica, precisa e completa, a chi ha ricevuto l’incarico e la missione di svolgere compiti vari nella fase diocesana di un processo di Beatificazione e Canonizzazione; ma pure con lo scopo di orientare chi nutre un eventuale interesse alla questione. Tutto questo, in rapporto alle tre principali aree d’interesse, che sono: l’inchiesta diocesana sul martirio, sulle virtù eroiche e l’offerta della vita; l’inchiesta diocesana sul presunto miracolo e ancora tutte le operazioni da effettuarsi in Diocesi riguardanti i resti mortali di Servi di Dio e reliquie di Beati e Santi.
Così impostato, il volume costituisce un appropriato vademecum sia per gli operatori, sia per gli studiosi delle Cause dei Santi. L’intento degli autori, infatti, è quello d’inquadrare la speciale normativa circa la santità canonizzabile nel più ampio panorama dell’ordinamento giuridico canonico. Non mancano, perciò, opportuni rimandi a fattispecie concrete trattate dal Dicastero delle Cause dei Santi.
In questa Presentazione mi preme, come in precedenza, sottolineare anzitutto la singolarità della fase diocesana in un processo avviato in vista della Beatificazione o Canonizzazione. È una fase che sotto il profilo canonico ha un carattere che si dirà «istruttorio», giacché ha lo scopo di raccogliere le prove su di un evento martiriale, o sull’esercizio eroico delle virtù, oppure sulla presenza di un dono della vita e poi anche sulla presenza di un eventuale miracolo compiuto da Dio e attribuito all’intercessione di un determinato Servo di Dio, o Beato. Avere a disposizione un lavoro ben fatto e completo non è di poco conto, se è vero anche nel nostro caso ciò che scriveva il poeta latino Orazio: dimidium facti, qui coepit, habet (Liber I, Carmen 2, 40). Divenuto proverbiale il detto è in lingua italiana abitualmente così tradotto: «chi ben comincia è già a metà dell’opera». Il che è qui da intendersi anche in rapporto all’eventuale successiva fase romana della Causa, ossia la procedura che la Causa segue presso il Dicastero delle Cause dei Santi dal momento della consegna degli Atti dell’Inchiesta.
Per quale ragione, allora, è importante la fase diocesana? Perché la Chiesa particolare è lo spazio umano dove la vita santa di un qualsiasi battezzato nasce, matura e conclude il suo itinerario terreno e ciò a prescindere dal fatto che alcune fasi della vita umana non si svolgano nel medesimo territorio. Ciò è significato anche dal fatto che l’autorità competente per istruire un processo è il Vescovo della Chiesa particolare, o Diocesi, dove il Servo di Dio (oppure i Servi di Dio, quando la Causa si riferisce a un caso di martirio collettivo) di cui si tratta ha concluso la sua vita terrena.
Tutto ciò perché la Chiesa particolare è la prima testimone dell’esercizio eroico delle virtù, o di un martirio, o di un dono della vita e la sua testimonianza si concretizza nelle dichiarazioni dei vari testimoni. A tale scopo le Norme dei processi per la Beatificazione e Canonizzazione prevedono che l’avvio di un’Inchiesta sia reso pubblico tramite un «editto» nel quale il Vescovo invita tutti i fedeli (anche di altre Diocesi, quando è il caso) a fornire notizie utili riguardanti la Causa. Anche nel caso si tratti di Servi di Dio appartenenti ad un Istituto di Vita Consacrata, o una Società di Vita Apostolica o altra Associazione, la testimonianza non potrà essere ristretta ai membri della famiglia religiosa.
C’è, però, una premessa che il Vescovo di quella Chiesa particolare ha il grave dovere di verificare ed è se il Servo di Dio di cui si tratta ha goduto (magari già nel corso della sua vicenda terrena) e gode ancora tra i fedeli della Diocesi di una solida fama di santità (o di martirio, o di offerta della vita mantenuta fino alla morte e oltre). Ancora meglio se lo stesso Vescovo vorrà verificare se questa fama supera i confini della Chiesa diocesana, ad esempio mediante la consultazione dei Vescovi almeno della Conferenza episcopale regionale, o della Provincia ecclesiastica. Su questo già con data 31 maggio 2021 il Dicastero ha inviato a ogni Vescovo una apposita lettera, firmata da me e dall’arcivescovo Segretario circa la necessità di verificare la presenza della suddetta fama di santità; una fama che sia «genuina» e «spontanea» (ossia non provocata ad arte) e soprattutto «diffusa» e «continua». «La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano», ha detto Papa Francesco nella Omelia del 15 maggio 1922 per la canonizzazione di alcuni Beati. È un merito lodevole degli Autori di questo volume l’avere aggiunto, rispetto alle edizioni precedenti, un approfondimento su questo aspetto.
Perché questo procedimento? Alla domanda comincerei con il rispondere che l’avvio di un processo per la Beatificazione e la Canonizzazione per un singolo fedele, o un determinato gruppo di fedeli, è lo si intenderà all’interno di una più ampia «vocazione alla santità», che supera le singole persone e raggiunge tutta la Chiesa. Si ricorderà in proposito la dottrina insegnata dal Concilio Vaticano, in particolare nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium:
tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità [...] Nei vari generi di vita e nei vari compiti una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e verità Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità (nn. 39; 41).
Vocazione universale alla santità, tuttavia, non vuol dire senz’altro «vocazione» alla Beatificazione e alla Canonizzazione! Nella voce «Canonizzazione» redatta da J. Löw per la Enciclopedia Cattolica (vol. III, c. 604) si legge:
Per la vita della Chiesa quindi è necessario che non le manchi mai la nota della santità, ma non è necessario per la Chiesa che venga canonizzato questa o quella persona. Del numero dei santi che vissero e vivranno nella Chiesa, solo pochi sono e saranno quelli che, per disposizione positiva della Provvidenza, arriveranno al riconoscimento esplicito della santità nella c. Questa è anche la ragione per cui la Chiesa, come tale, non prende l’iniziativa per introdurre una causa, ma lascia ciò alla Provvidenza, la quale si serve ai suoi scopi dei mezzi e delle vie ordinarie.
Perché, allora, questa prassi della Chiesa cattolica? La risposta giusta mi pare sia quella offertaci da Benedetto XVI, in un discorso rivolto ai superiori, officiali e collaboratori dell’allora Congregazione delle Cause dei Santi il 19 dicembre 2009. Disse:
Le principali tappe del riconoscimento della santità da parte della Chiesa, cioè la beatificazione e la canonizzazione, sono unite tra loro da un vincolo di grande coerenza. Ad esse vanno aggiunte, come indispensabile fase preparatoria, la dichiarazione dell’eroicità delle virtù o del martirio di un Servo di Dio e l’accertamento di qualche dono straordinario, il miracolo, che il Signore concede per intercessione di un suo Servo fedele. Quanta sapienza pedagogica si manifesta in tale itinerario! In un primo momento, il Popolo di Dio è invitato a guardare a quei fratelli che, dopo un primo accurato discernimento, vengono proposti come modelli di vita cristiana; quindi, viene esortato a rivolgere loro un culto di venerazione e di invocazione circoscritto nell’ambito di Chiese locali o di Ordini religiosi; infine è chiamato ad esultare con l’intera comunità dei credenti per la certezza che, grazie alla solenne proclamazione pontificia, un suo figlio o una sua figlia ha raggiunto la gloria di Dio, dove partecipa alla perenne intercessione di Cristo in favore dei fratelli (cfr Ebr 7,25).
Sono le motivazioni che guidano la prassi del Dicastero delle Cause dei Santi.
Le tre sezioni che compongono questo lavoro sono strutturate in modo da fornire anzitutto una breve presentazione teologica sul tema e, successivamente, una serie di commenti sulla normativa vigente e l’indicazione (utile di sicuro) di appositi formulari. Il lettore, ad ogni modo, vorrà tenere conto che la materia in oggetto riguarda un ordinamento in continua evoluzione: da qui il bisogno di contestualizzazioni, riletture, precisazioni e miglioramenti.
Nel testo si trovano pure alcune interpretazioni pratiche e suggerimenti utili, frutto sia della prassi del Dicastero delle Cause dei Santi, sia dell’esperienza in esso maturata degli Autori nonché nei tribunali ecclesiastici delle più disparate aree geografiche, e accompagnata da varie pubblicazioni sul tema.
A loro, dunque, la rinnovata gratitudine per un lavoro che già l’apparato critico lascia intuire interessante; a quest’opera, poi, l’auspicio che continui a risultare utile per il lavoro che in materia si svolge nelle Chiese particolari.
Edizioni Orantes 2025 - ISBN 979-12-985-1275-7
Marcello Card. Semeraro