Omelia al XII Capitolo Generale dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida

 

Santità è camminare nell’amore

Omelia al XII Capitolo Generale dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida

 

Carissime Sorelle, sabato scorso, quando, in occasione del vostro Capitolo Generale, il Santo Padre vi ha ricevuto in udienza, io ero a Madrid per il rito di beatificazione di undici religiosi redentoristi martiri. Ho letto, poi, nel pomeriggio le parole che Francesco vi ha riservato. Egli ha parlato, fra l’altro, di un «movimento interiore» che, prendendo l’avvio dalla orazione di contemplazione, rende possibile l’apertura all’altro, la prossimità, la condivisione. In una parola: carità – egli ha detto – sottolineando che questo movimento conduce a una crescita spirituale da vivere quotidianamente.

Questo ci riporta all’esortazione paolina, che oggi ci è stata riservata dalla Liturgia della Parola: «camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Il Salmo responsoriale, poi, ci ha fatto ripetere: «Facciamoci imitatori di Dio, quali figli carissimi». Abbiamo, allora, elementi davvero sufficienti per contemplare, meditare e assorbire nella nostra vita la Parola che è stata proclamata.

Camminare nella carità, dunque. Vuole dire, sorelle carissime, che la carità non è un’opera, un’azione che si fa una volta ogni tanto, bensì un «ambiente», uno spazio vitale entro cui si abita e si vive sempre. Fermiamoci un attimo, allora, su questo verbo: camminare!

Non si tratta affatto, come ho appena detto, di una scelta momentanea, bensì di un atteggiamento di vita. Chi vuole davvero camminare nella carità, deve impegnarsi a camminare sempre. San Tommaso d’Aquino assimilava questo verbo al comandamento di Dio ad Abramo, quando gli promise la sua alleanza: «Cammina davanti a me e sii perfetto»; spiegava pure che questo cammino è imitazione di Dio e aggiungeva che deve essere compiuto non esteriormente, ma in corde, ossia nel cuore (Super Eph. V, 1; cf. Gn 17,1; S. Th. II-II, 33, 7; In orat. Domin. proemio). La via di questo cammino, da ultimo, è Cristo, l’eterno Figlio di Dio che si è fatto uomo. È Lui la Via e così Sant’Agostino poteva dire: «Cristo si è fatto via. Cammina per quest’uomo e arriverai a Dio» (Sermones de Scripturis, CXLI, 4: PL 38, 777).

Se questo camminare nella carità è un compito comune a tutti i discepoli di Gesù, c’è, però, una dimensione speciale, che la tradizione spirituale riserva alla vita consacrata e in particolare alla sponsa Christi. L’esortazione paolina, pertanto, diviene udibile particolarmente da voi, carissime sorelle ed è da San Bernardo che proviene questa applicazione. Nel suo Commento al Cantico egli dice che questo cammino nella carità è un cammino di continua conversione, che conduce all’amplesso nuziale con il mistico Sposo, che è Cristo. Dove arriva l’amore – dichiara – trasforma in sé e occupa tutti gli altri affetti. Perciò colui che ama, ama e non conosce null’altro». Ciò vale ancora di più quando lo Sposo, che è Cristo, non soltanto ama, ma è l’amore in persona. Camminare nella carità, dunque vuol dire essere in continua conversione. Intendiamo questa parola in un senso tutto speciale: avete mai veduto (forse l’abbiamo fatto anche noi con la nostra mamma, con il nostro papà) due persone che si vogliono bene e che per una qualche ragione debbono allontanarsi? Mentre si distaccano si voltano per salutare ancora…! Ecco la «conversione» di chi ama. Per noi è un cammino di quotidiano e continuo ritorno a Cristo, per conformarci a lui nella carità (cf. Serm. in Cant. (83, 2-3: PL 183, 1182).

Eccoci allora, care sorelle, al modello ultimo di questo camminare: «prendere la forma» di Cristo; eccoci al contenuto di questo camminare: imitare Cristo, il quale ci ha amato sino a dare se stesso per noi. Perciò, prendere la forma del Crocifisso. E questo è santità. Comprendiamo, allora, perché San Paolo nella sua prima lettera ai Corinti ha indicato la carità come la via migliore di tutte. Santità non è compiere cose eccezionali: queste potranno anche venire e la Chiesa, per giungere alla santità canonizzata, richiederà dei «segni». La santità, però, non consiste in questi segni. San Paolo, anzi, scrive: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe» (1Cor 13,1-3).

La santità è imitatio Christi, proprio come abbiamo ascoltato oggi: «come Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi». La santità è essenzialmente somiglianza con Cristo. Meglio, è conformazione a Cristo. Che Cristo sia formato in noi: questo è la santità (cf. Gal 4,19). Romano Guardini scriverà che santo è il cristiano che ha incontrato Cristo, si è convertito a Cristo e in Cristo al Padre; colui che fa della volontà del Padre la legge della propria vita e della Provvidenza la guida della propria esistenza, sicché «il coraggio eroico dei santi si annuncia già nell’amore di tutti i giorni, che si sforza di superare per amore di Cristo il suo egoismo. Quando il credente si lascia portare dal corso della giornata, da ciò che deve fare; vi riconosce la volontà del Padre ed entra nell’accordo della fiducia e dell’obbedienza a Lui, ciò equivale alla “via” in quanto tale, alla sapienza del Vangelo stesso, al di là della quale non porta alcun metodo, per quanto possa essere eccellente» (R. Guardini, I Santi e san Francesco, Morcelliana, Brescia 2018, pp. 110-112).

Questo vuol dire il paolino camminare nella carità. Il metro di misura per questo cammino è Cristo; il suo passo è l’amore. Risentite, allora, care sorelle, quasi dette a voi stesse le parole che Santa Brigida sentì per se stessa da Gesù Cristo: «Tu, figlia mia da me scelta e con la quale parlo con il mio spirito, amami con tutto il cuore. Non come un figlio e una figlia o i parenti, ma più di ogni cosa al mondo… E preferisci anche la mia volontà alla tua, perché la Madre mia e tua Signora per tutta la vita altro non volle che quello che volli io. Se farai così, il tuo cuore sarà nel mio e si infiammerà dell’amor mio… Ama dunque soltanto me e avrai tutto ciò che vuoi e sovrabbonderai» (Rivelazioni I, 1: ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, pp. 30-31).

 

Casa di Santa Brigida – Roma, 24 ottobre 2022

 

Marcello Card. Semeraro