Omelia nel ricordo del Venerabile Servo di Dio Ambrogio Grittani

 

Il povero, Dio me lo ha mandato

Omelia nel ricordo del Venerabile Servo di Dio Ambrogio Grittani

 

1. La seconda Domenica di Quaresima ci ripete annualmente il vangelo della Trasfigurazione. La ragione ci è ricordata dalla Liturgia con le parole che fra poco ripeterò nel Prefazio: come Gesù, anche noi, «solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione». Nel cammino della vita cristiana non mancano gli affanni e le ansie, le stanchezze e gli scoraggiamenti. Per questo il vangelo ci dice: Abbi fiducia! Con la sua luce, il Risorto può illuminarti anche nel tunnel dove ora stai camminando. «Anche se vado per una valle oscura, tu sei con me» (Sal 23,4).

C’è, però, anche un altro motivo per risentire quella pagina di vangelo, che è stato messo in rilievo dal Papa nel suo Messaggio per la Quaresima 2023. È dove, richiamando il fatto che Gesù «condusse in disparte» i tre discepoli, commenta: «Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, vivendo un quotidiano spesso ripetitivo e a volte noioso, in Quaresima siamo invitati a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per vivere con il Popolo santo di Dio una particolare esperienza di ascesi». Nel bel mezzo della cultura della fretta e della velocità in cui siamo immersi, il Papa ci ricorda il bisogno esistenziale di una pausa, ci avverte che, come il nostro fisico, anche lo spirito ha bisogno di una sosta per rigenerarsi.

Per salire, dunque, insieme con Gesù e giungere con Lui alla meta, il Papa ci propone due sentieri da seguire. Il primo fa riferimento alla parola che il Padre rivolge ai discepoli che sull’alto monte contemplano Gesù trasfigurato: «Ascoltatelo» (Mt 17,5). Per noi cristiani il tempo della Quaresima deve essere un periodo di più intenso e frequente ascolto della Parola di Dio. Più intenso, ossia soffermandoci su di essa e cercare di coglierne tutte le sfumature per la mia vita; più frequente, come dice tante volte il Papa: leggerne una sola frase, un po’ come ci dicevano di ripetere le «giaculatorie». È quel goccia a goccia che scava la pietra, come dicevano gli antichi romani.

In questo ci è d’esempio la Vergine Maria, che oggi voi onorate come patrona e invocate come Vergine Odegitria, «colei che indica la via». Il titolo giunge dall’Oriente, ma anche noi abbiamo una bella supplica nell’Inno latino Ave maris stella ed è l’invocazione iter para tutum: custodisci il nostro cammino! Sulla scena del Vangelo, dunque, ella appare subito proprio come donna che ascolta la Parola di Dio. Per capirlo dobbiamo andare con la memoria al racconto dell’Annunciazione perché, (come annotò Romano Guardini, uno dei maggiori pensatori cattolici del nostro tempo) fu proprio il messaggio dell’Angelo a determinare l’atteggiamento di Maria divenendo «il centro vivo della sua esistenza, operante sempre da allora e in atto di dispiegarsi sempre più ampiamente e di approfondirsi» (La Madre del Signore. Una lettera, Morcelliana, Brescia 1989, 39).

 

2. Al riguardo, diremo anzitutto che quello di Maria non fu per nulla un ascolto passivo, o distratto; fu, al contrario, reattivo, dialogante. San J. H. Newman in un suo sermone lo commentava così: «Maria ci è modello di fede sia nell’accogliere, sia nello studiare la Verità divina . Ella non crede sufficiente accettare, ma vi si sofferma, ne fa uso, la sviluppa con amore» (cf. Sermoni Universitari, XV, 1-3). Fu, in secondo luogo, un ascolto obbediente, ossia amante; un ascolto dove non è attivo soltanto l’orecchio, ma più ancora il cuore. Se è vero, infatti, che con l’intelligenza si capisce, è solo con il cuore che si comprende. E Maria sapeva sempre entrare nel significato intimo delle parole di Gesù. Pensiamo alla scena delle nozze di Cana, quando Gesù le dà una risposta per noi un po’ enigmatica: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Maria, però, comprende bene quelle parole e per questo dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,4-5). Maria ascoltava col cuore e così era capace di penetrare nelle parole del Figlio.

In terzo luogo l’ascolto di Maria fu generativo. Un inno della liturgia romana dice: «Angelus fert semina quod aure virgo concepit et corde credens parturit, l’angelo porta con sé il seme che Maria concepì con l’ascolto e partorì con la fede» (Venanzio Fortunato, inno Quem terra, pontus: PL 88, 265). Anche noi, se, come Maria, accogliamo con fede la Parola di Dio, riceviamo dallo Spirito Santo una speciale fecondità, che ci rende capaci di imprese non soltanto più grandi di noi, ma pure degne della grandezza di Dio. È quanto vediamo specialmente nelle storie dei santi e delle sante: uomini e donne che umanamente non sono migliori, né più forti di noi; fidandosi, però, del Signore, hanno fatto cose grandi.

 

3. Nel Messaggio quaresimale del Papa c’è, poi, l’indicazione di un secondo sentiero, che ci permette di salire sul monte insieme a Gesù ed è quando scrive: «Oltre che nelle Scritture, il Signore ci parla nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto…». Questa seconda strada ci porta a considerare l’esempio del venerabile Ambrogio Grittani, che pure oggi voi volete ricordare. Egli fu vostro concittadino; qui iniziò la sua formazione umana e culturale; da qui partì per il Seminario: prima Bari, poi Molfetta, quindi Roma per completare la formazione teologica e qui, divenuto sacerdote, iniziò il suo ministero pastorale. Approdò poi definitivamente a Molfetta, dove divenne il prete degli accattoni, il santo degli accattoni.

La Messa non è il luogo per riprendere la sua vita e la sua opera, ma lo è certamente per ricordare l’esperienza che don Grittani, dopo un corso di esercizi spirituali, fece di una singolare presenza di Cristo: quella nel povero e fu l’esperienza che segnò la sua vita. L’episodio è sempre narrato nelle sue biografie: camminando nell’ottobre 1941 per il corso Umberto di Molfetta, incontrò un accattone, che gli stese la mano. «È Dio che me lo manda», disse e si ricordò che quand’era vice parroco qui a Bitritto, fu chiamato a portare il conforto dell’Estrema Unzione a un mendicante, vecchio e morente, in una stalla alla periferia del paese. Ciò che il giovane sacerdote vide era tale da fare rabbrividire: l’uomo era in fin di vita, disteso sulla mangiatoia come le bestie, con sotto la testa fili di paglia, cui dei ragazzi avevano dato fuoco. L’uomo morì dopo poche ore. Per d. Grittani quella fu una «vocazione nella vocazione» (cf. Pastores dabo vobis, n. 70): nella vocazione a essere prete s’innestò quella del servizio al povero.

Il povero: ma chi è? Tertulliano, un autore cristiano che ci riporta addirittura al II secolo, aveva scritto: «Vidisti fratrem? Vidisti Dominum tuum! Hai incontrato il fratello? Hai incontrato il tuo Signore!» (De orat. 26: PL 1,1193). Questa frase la citò d. Primo Mazzolari – un grande parroco, ora Servo di Dio – nel suo commento al vangelo di Emmaus e la spiegò così: «Sulla mia strada c’è un Cristo che ha la mia faccia, le mie debolezze, le mie rivolte, i miei gusti; c’è un Cristo che ha la faccia, le debolezze, le rivolte, i gusti di ognuno» (Tempo di credere, EDB. Bologna 2010, 105).

Il commento più drammatico, però, l’ho letto nel libro di un singolare scrittore cristiano vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo scorso: Léon Bloy, un autore che fu citato dal Papa nella sua prima omelia del 14 marzo 2013. In una sua famosa opera, si trova scritto: «”Avrete sempre i poveri con voi”. Dal giorno in cui furono pronunciate queste parole abissali, nessuno è stato più in grado di dire che cos’è la povertà… Quando interroghiamo Dio, Egli risponde che è Lui il povero…» (La donna povera, II, 1: Città Armoniosa, Reggio Emilia 1978, 231).

Dio me ho la mandato, disse d. Grittani vedendo il povero che stendeva la mano. Quanto l’ho riflettuta questa frase, carissimi, mentre nei giorni scorsi mi preparavo a questa Santa Messa insieme con voi; quanto l’ho riflettuta, guardando le scene della tragedia di Cutro in Calabria e, circa quei poveretti, sentendo dire da qualcuno: Non era questo il momento di venire! D. Ambrogio disse, invece: Dio me ho la mandato. Per quelle vittime, abbiamo anche adesso sentimenti di umana pietà per i sopravvissuti e per i defunti una preghiera di suffragio.

 

Chiesa parrocchiale S. Maria di Costantinopoli – Bitritto (Ba), 4 marzo 2023

 

Marcello Card. Semeraro