Omelia nella beatificazione di Maria Berenice Duque Hencker

 

UN EDIFICIO DI SANTITÀ  COSTRUITO SULL'UMILTÀ

Omelia nella beatificazione della Venerabile Serva di Dio Maria Berenice Duque Hencker

 

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Durante la proclamazione della Parola del Signore abbiamo ascoltato questa dichiarazione della Vergine Maria. È la conclusione del suo dialogo con l’Angelo, che le ha portato un lieto messaggio. «Lieto» certamente, perché segna l’inizio della nostra salvezza. È così che noi consideriamo quell’annuncio e così lo proclamiamo nell’atto della nostra fede: «Il Figlio eterno di Dio si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo». Ma la Santa Vergine l’ha subito e senz’altro compreso in questo modo? Il racconto del vangelo ci ha riferito che all’inizio ella fu molto turbata e che, per confortarla, Gabriele le disse: «Non temere». Inizia poi un dialogo, durante il quale Maria domanda: «come»? Così ci è modello nella fede anche nel suo volere andare più a fondo nella comprensione della divina parola. E poi, ancora più avanti il vangelo ci dice che ella »meditava» e «conservava» la parola del Signore e anche che la metteva in pratica, sì da dire ai servi del banchetto di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Commentava San J. H. Newman: «Maria ci è modello di fede sia nell’accogliere, sia nello studiare la Verità divina . Ella non crede sufficiente accettare, ma vi si sofferma, ne fa uso, la sviluppa con amore» (cf. Sermoni Universitari, XV, 1-3).

Maria ci è di esempio anche nel sentirsi piccola di fronte alla grandezza della missione di cui si sente investita. Ella non si inorgoglisce nel sentirsi dire che il suo figlio avrà «un regno che non avrà mai fine» (v. 33). Rimane, invece, rimane umile e dichiara: «Io sono la serva del Signore» (v. 38). All’angelo che le promette cose sublimi – commenterà un autore medievale –, Maria risponde con parole umili (Adamo di Perseigne, Sermo I. In Annunt. Virg.: PL 211, 706). E Maria rimarrà sempre così: umile. Dice Papa Francesco: «la risposta di Maria è una frase breve, che non parla di gloria, non parla di privilegio, ma solo di disponibilità e di servizio. Anche il contenuto è diverso. Maria non si esalta di fronte alla prospettiva di diventare addirittura la madre del Messia, ma rimane modesta ed esprime la propria adesione al progetto del Signore. Maria non si vanta. È umile, modesta. Rimane come sempre. Questo contrasto è significativo. Ci fa capire che Maria è veramente umile e non cerca di mettersi in mostra. Riconosce di essere piccola davanti a Dio, ed è contenta di essere così» (Angelus del 24 dicembre 2017).

Ho sottolineato questo aspetto per la semplice ragione che una delle caratteristiche in vita della nostra nuova Beata è stata proprio l’umiltà. Questo, difatti, è stato il giudizio ripetuto dei consultori teologi nel corso del processo per la Beatificazione e Canonizzazione. Questo è molto importante perché il fondamento di tutte le virtù cristiane è proprio l’umiltà. Diceva Sant’Agostino: «Vuoi essere alto? Comincia dal più basso. Se pensi di costruire l’edificio alto della santità, prepara prima il fondamento dell’umiltà» (Sermo 69, 2: PL 38, 441). In questo la Madre Maria Berenice, oggi beatificata, ebbe sempre come modello la Vergine Maria dell’Annunciazione, alla quale dedicò la sua prima fondazione religiosa: le Sorelle dell’Annunciazione. Lei stessa visse la vita di ogni giorno nella essenzialità, considerandosi «vermicello», «spazzatura», un «nulla» (gusanitos, basura, nada).

C’è, poi, un altro punto che desidero sottolineare ed è la frase conclusiva del racconto evangelico: «L’angelo si allontanò da lei» (v. 38). Dio affida a Maria una enorme missione, ma non le lascia il «libretto delle istruzioni»! Ottenuto l’assenso, l’Angelo se ne vola verso il cielo; Maria, invece, rimane sulla terra… rimane sola col mistero della sua maternità. Che fare? A chi dirlo? Come dirlo? Sì, noi diciamo che occorre vivere di fede… il come, però, è lasciato a noi, alla nostra creatività. Dio, infatti, ci lascia sempre liberi. Capiamo, allora che vivere di fede non vuol dire avere la ricetta per i problemi, ma cercare ogni volta una risposta personale, considerando gli stili di Dio e cogliendo le interpellanze della storia. Questo, in ultima analisi, è la santità ed è la ragione per cui ogni santo ce ne mostra un volto diverso.

Il come rispondere ogni giorno a Dio la nostra Beata – come ciascuno di noi, del resto – ha dovuto cercarlo giorno dopo giorno, con difficoltà, con sofferenza, superando tante prove. Di contrasti, di incomprensioni ella ne ebbe molti. Il «buon esempio», però, le giungeva ancora da Maria, la quale, come prosegue il racconto del vangelo dopo la pagina che oggi è stata letta, «si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa» (v. 39). San Beda detto il Venerabile – un monaco benedettino inglese vissuto nell’VIII secolo – con un po’ di santa ironia osservava che mentre l’Angelo se ne volava in cielo, Maria scalava le montagne! E spiegava aggiungendo che, quando si è accolta la parola di Dio, la prima cosa da fare è scalare le vette dell’amore (cf. In Ev. Lucae I: PL 92, 320).

Tutto, dunque, alla fine, deve confluire nella carità. E anche in questo la nostra Beata ha voluto imitare Maria. La carità, infatti, fu davvero l’altra caratteristica della sua esistenza terrena. I poveri furono al centro della sua esistenza e anche perché i poveri fossero «evangelizzati», diede inizio ad una famiglia religiosa. Ebbe, in particolare, amore verso i bambini più poveri, che considerava come i preferiti del Signore. Andava tra loro convinta che di essi è il Regno dei cieli, il quale – diceva – comincia quaggiù attraverso le piccole cose. Così è stato per Maria e così sarà sempre, sino alla fine dei tempi: «ha guardato l’umiltà della sua serva; grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente». Sia così anche per noi. Amen.

 

Catedral metropolitana de Medellín, 29 ottobre 2022

 

Marcello Card. Semeraro

 

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UN EDIFICIO DE SANTIDAD CONSTRUÍDO SOBRE LA HUMILDAD

Homilía durante la beatificación de la Venerable Sierva de Dios María Berenice Duque Hencker

 

«He aquí la esclava del Señor; hágase en mí según tu palabra» (Lc 1,38). Durante la proclamación de la Palabra del Señor hemos escuchado esta declaración de la Virgen María. Es la conclusión de su diálogo con el Ángel, que le trajo un feliz mensaje. «Feliz» ciertamente, porque señala el comienzo de nuestra salvación. Así consideramos ese anuncio y así lo proclamamos al actualizar nuestra fe: «El Hijo eterno de Dios se ha encarnado en el seno de la Virgen María y se ha hecho hombre». Pero, ¿la Santísima Virgen lo entendió inmediata e indudablemente así?  El relato evangélico nos dice que, al oír las palabras del Ángel, ella se turbó mucho y que Gabriel, para consolarla, le dijo: «No temas». ¿Hay, por tanto, un diálogo en el que María pregunta: «cómo »? La Santísima Virgen, de este modo, es para nosotros un modelo de fe no sólo en la aceptación de la voluntad de Dios, sino también en el deseo de profundizar en la comprensión de la palabra divina. Más adelante, el evangelio nos dice que «meditaba» y «conservaba» la palabra del Señor, y también que la puso en práctica, para luego poder decírselo a los sirvientes en el banquete de Caná: «haced lo que él os diga» (Jn 2,5). Comenta San J. H. Newman: «María es nuestro modelo de fe tanto en la aceptación como en el estudio de la Verdad divina. No le basta con aceptarla, sino que se detiene en ella, la utiliza, la desarrolla con amor» (cf. Sermones universitarios, XV, 1-3).

María también es un ejemplo para nosotros al sentirse pequeña ante la grandeza de la misión con la que está investida. No se enorgullece al escuchar sobre su hijo que «su reino no tendrá fin» (v.33); en cambio, permanece humilde y declara: «he aquí la esclava del Señor» (v. 38).  Al ángel que le promete cosas sublimes -comentaría un autor medieval- María responde con palabras humildes (Adán de Perseigne, Sermo I. In Annunt. Virg.: PL 211, 706). Y María siempre seguirá siendo así: humilde. Dice Papa Francisco: «la respuesta de María es una frase breve que no habla de gloria, no habla de privilegio, sino solo de disponibilidad y de servicio: «He aquí la esclava del Señor; hágase en mí según tu palabra» (v. 38). También el contenido es diferente. María no se exalta frente a la perspectiva de convertirse incluso en la madre del Mesías, sino que permanece modesta y expresa la propia adhesión al proyecto del Señor. María no presume. Es humilde, modesta. Se queda como siempre. Este contraste es significativo. Nos hace entender que María es verdaderamente humilde y no trata de exponerse. Reconoce ser pequeña delante de Dios, y está contenta de ser así» (Ángelus del 24 de diciembre de 2017).

He subrayado este aspecto porque una de las características de la vida de nuestra nueva Beata era precisamente la humildad. Este fue, de hecho, el juicio reiterado de los Consultores teológos durante el proceso de beatificación y canonización. Esto es muy importante porque el fundamento de todas las virtudes cristianas es precisamente la humildad. San Agustín decía: «¿Quieres estar en alto? Empieza por lo más bajo. Si piensas construir el elevado edificio de la santidad, prepara primero los cimientos de la humildad» (Sermo 69, 2: PL 38, 441).  En esto, la Madre María Berenice, hoy beatificada, siempre tuvo como modelo a la Virgen María de la Anunciación, a quien dedicó la primera de las tres fundaciones religiosas: las Hermanas de la Anunciación. Ella misma vivía su vida cotidiana en la esencialidad, considerándose un «gusanito»,  «basura», «nada».

Hay también otro punto que quiero destacar y es la frase final del relato evangélico: «y el ángel se retiró» (v. 38). Dios confía a María una enorme misión, ¡pero no le deja el «libro de instrucciones»! Una vez obtenido el asentimiento, el Ángel vuela al cielo; María, en cambio, se queda en la tierra... Se queda sola con el misterio de su maternidad. ¿Qué hacer? ¿A quién decírselo? ¿Cómo decirlo? Sí, decimos que debemos vivir de la fe... el cómo, sin embargo, se deja a nuestra creatividad. Dios, de hecho, siempre nos deja libres. Entendemos, pues, que vivir de la fe no significa tener una receta para los problemas, sino buscar una respuesta personal, a menudo laboriosa y dolorosa a la vez, considerando los estilos de Dios y captando las interpelaciones de la historia. Esto, en definitiva, es la santidad y es la razón por la que cada santo nos muestra una cara diferente de ella.

El cómo responder a Dios cada día, nuestra Beata tuvo que buscarlo día tras día, superando muchas pruebas. Contrastes y incomprensiones tuvo muchos. El «buen ejemplo», sin embargo, le seguía viniendo de María que, como continúa el relato evangélico en la página siguiente a la que se ha leído hoy, «se levantó y se puso en camino deprisa hacia la montaña» (v. 39). San Beda, conocido como el Venerable -un monje benedictino inglés que vivió en el siglo VIII [octavo]-, con un poco de santa ironía observó que mientras el Ángel volaba al cielo, ¡María escalaba montañas! Y explicaba que cuando se ha aceptado la palabra de Dios, lo primero que hay que hacer es subir a las cumbres del amor (cf. In Ev. Lucae I: PL 92, 320). ¡Ser escaladores de las cumbres! Por lo tanto, todo debe converger finalmente en la caridad.

También en esto nuestra beata quiso imitar a María. La caridad era, en efecto, la otra característica de su existencia terrenal. Los pobres estaban en el centro de su existencia y también, para que los pobres fueran «evangelizados», fundó una familia religiosa. Tenía, en particular, amor por los niños más pobres, a los que consideraba los favoritos del Señor. Iba entre ellos convencida de que les pertenecía el Reino de los Cielos, el cual -dijo- comienza aquí abajo a través de las pequeñas cosas. Así fue para María y así será siempre, hasta el final de los tiempos: «Ha mirado la humildad de su esclava; grandes cosas ha hecho el Todopoderoso por mí», dice ella. Que así sea también para nosotros. Amén.