Segni della guarigione e del perdono
Omelia nella Messa del Mercoledì delle Ceneri 2023
Il segno delle ceneri, che caratterizza questo primo giorno del tempo quaresimale, abitualmente ci rimanda col pensiero alla sentenza divina dopo il peccato dei progenitori: «polvere tu sei e in polvere ritornerai». È un ammonimento che la Chiesa riprende per l’imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli: «Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai» (Gen 3,19). In queste parole, dunque, risuona un richiamo alla morte. Ammonizione salutare, senza dubbio, che ha avuto molta eco nella spiritualità cristiana, che fin dal principio ha ripetuto il memorare novissima tua et in aeternum non peccabis (cf. Sir 7,36).
Sant’Alfonso M. de’ Liguori cominciava così la sua prima meditazione dell’Apparecchio alla morte: «Considera che sei terra, ed in terra hai da ritornare. Ha da venire un giorno che hai da morire e da trovarti a marcire in una fossa, dove sarai coperto dai vermi. “I vermi saranno la tua coperta” (Is14,11). A tutti ha da toccare la stessa sorte, a nobili ed a plebei, a principi ed a vassalli. Uscita che sarà l'anima dal corpo con quell’ultima aperta di bocca, l’anima andrà alla sua eternità, e il corpo ha da ridursi in polvere. “Togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere” (Sal103,29)» (I, 1).
Il rito di benedizione delle ceneri in vigore nel Messale detto di San Pio V, però, dava alle ceneri anche un’altra funzione. Diceva, infatti: «Manda, Signore, il tuo angelo a benedire e santificare queste ceneri perché servano come medicina (remedium salubre) per quanti umilmente invocano il tuo nome». La funzione delle ceneri, allora, è pure quella di curare e di guarire ed è per questo che la preghiera dopo la Comunione, più tardi, ci farà domandare che l’Eucaristia ricevuta santifichi il digiuno quaresimale e lo renda efficace per la guarigione dello spirito.
Possiamo, dunque, guardare ai quaranta giorni, che stiamo iniziando, come a un tempo di guarigione; un tempo nel quale, con grande fiducia, poniamo sotto lo sguardo del Signore le nostre ferite. Egli è il medico davvero capace di guarirci. In questa prospettiva il memento homo non ci dice più soltanto che torneremo a essere polvere; ci rammenterà piuttosto il mistero della creazione, quando Dio prese la polvere e ne plasmò Adamo. Il segno delle ceneri può ricordarci, allora, come tutto è cominciato; come ha avuto inizio la nostra vita.
Ci ricorderà che in principio Dio prese della polvere e vi soffiò dicendo: vivi! Ed è questo che il Signore vuole dirci di nuovo, oggi: vivi! Ed io, miei fratelli e sorelle, amo immaginare che il Padre celeste, vedendoci stamane con il segno della polvere sul capo, si ricorda dell’ora in cui ci ha plasmato. E come al primo Adamo egli disse: vivi! così dice oggi a ciascuno di noi: vivi!
Un racconto ebraico narra che quando Dio decise di creare l’uomo la Torah lo avvertì dicendogli: «Signore del mondo! Il mondo è tuo e puoi farne ciò che ti aggrada, ma l’uomo che tu stai creando avrà giorni brevi e sarà carico d’affanni e di peccati. Se non intendi avere pazienza ed essere longanime con lui, è meglio non chiamarlo alla vita». Dio però le rispose: «Allora io sarei inutilmente chiamato “misericordioso e pietoso” (Es 34,6)?». Allora per raccogliere la terra con cui formare l’uomo la scelse dal punto in cui sarebbe stato edificato l’altare del Tempio, che è il luogo più santo, e disse: «Trarrò l’uomo dal luogo dell’espiazione, affinché egli possa vivere». Ed è così che Dio rivelò la sua benignità e il suo amore per l’uomo (cf. L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, I, Adelphi, Milano 1995, 66-67). Ecco: noi oggi portiamo sul capo il segno del «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato» (Es 34,6-7).
Dicastero delle Cause dei Santi, 22 febbraio 2023
Marcello Card. Semeraro