Omelia nella Messa del Mercoledì delle Ceneri 2025

 

Il segno delle Ceneri, promessa di risurrezione

Omelia nella Messa del Mercoledì delle Ceneri 2025

 

Il segno da cui questo giorno prende nome è quello delle ceneri ed è una parola che immediatamente ci turba. Commentando l’opera divina della creazione sant’Ambrogio diceva: «Guarda nei sepolcri e vedi cosa rimane dell’uomo: solo cenere e ossa. È quello che rimarrà pure del tuo corpo!» (Hexaemeron VIII, 51: PL 14, 263) Più volte, poi, sant’Agostino cita il Siracide che ironicamente s’interroga: «perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere?» (10,9). Lo sappiamo bene: la cenere è il simbolo della fragilità umana, della sua irrilevante piccolezza davanti a Dio e simbolo del suo destino mortale.

Questo segno si accomuna così ai precetti della Chiesa per questo giorno, ossia il digiuno e l’astinenza: dalle carni, ma più ancora «dai nostri vizi», come ascolteremo fra poco dalla Preghiera sulle offerte. Ed è una preghiera che ci provoca: ma noi abbiamo dei vizi? E poi (anzi prima di tutto) sono riuscito a individuare il mio vizio, oppure noto solo quello degli altri? Fra i Detti dei Padri del deserto c’è questo: «Un fratello interrogò abba Poimen e gli disse: “Padre mio, quando un fratello si ferma nella mia abitazione, cosa vuoi che io scruti?” Gli rispose: “Metti i tuoi peccati sulla tua testa e guarda quelli”» (EtiColl 13,53).

Ma il segno della cenere è soltanto questo? In una sua meditazione Thomas Merton faceva notare che la cenere segnata sul nostro capo in questo giorno ha la forma della croce e proprio per questo non può essere soltanto un ricordo della morte, ma è pure una promessa di risurrezione. Ne leggo qualche passaggio: «La croce tracciata con la cenere su di noi è il segno della vittoria di Cristo sulla morte… Nel porre sulla nostra fronte quella piccola croce di cenere, la Chiesa desidera toglierci dalle spalle tutti gli altri pesanti fardelli: il peso schiacciante del senso di colpa, ossessivo e tormentoso, e il peso morto dell’amore per noi stessi. E noi non dovremmo caricarci sulle spalle un “fardello” di penitenza ed entrare barcollando nella Quaresima, come se fossimo Atlante che portava il mondo sulle spalle… La penitenza è concepita dalla Chiesa non tanto come un peso, quanto piuttosto come una liberazione. Diventa un peso soltanto per quelli che se ne caricano di malavoglia. L’amore la rende leggera e piena di letizia. E questa è un’altra ragione per la quale il mercoledì delle Ceneri è colmo della luminosità gioiosa dell’amore» (Stagioni liturgiche, Rusconi, Milano 1977, p. 112-113).

Le prime parole del Messaggio del Papa per la Quaresima di quest’anno sono: «Con il segno penitenziale delle ceneri sul capo, iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza». In questa medesima speranza, alle tante nostre aggiungiamo pure questa preghiera: il Signore sostenga in nostro papa Francesco, lo conforti e gli ridoni la salute (Dominus conservet eum, et vivificet eum). Amen

 

Città del Vaticano – Cappella degli Svizzeri, 5 marzo 2025

 

Marcello Card. Semeraro