Omelia nella Messa di ringraziamento per la canonizzazione di S. Giustino M. Russolillo

 

Vocazione: lasciarsi attrarre da Cristo

Omelia nella Messa di ringraziamento per la canonizzazione di S. Giustino M. Russolillo

 

Dopo i fasti di una Piazza San Pietro, colma di pellegrini giunti da ogni parte del mondo ci ritroviamo qui, a Pianura, in questo popoloso quartiere periferia del capoluogo partenopeo, per ringraziare Dio del dono che ci ha fatto, attraverso la Chiesa, con la canonizzazione di San Giustino Maria Russolillo. Ringrazio la famiglia vocazionista per l’invito a venire in questo luogo. Qui San Giustino Maria nacque il 18 gennaio 1891; qui, fin dagli anni del seminario, raccoglieva i ragazzi nel suo giardino di casa e insegnava loro il catechismo, con canti e letture spirituali; qui, come disse egli stesso, imparò «che il modo più semplice ed efficace per suscitare, cercare vocazioni è l’attendere seriamente alla propria santificazione personale» (Lettera alla Congregazione dei Seminari, 11 settembre 1932 [Positio, p. 1120]). Sempre qui, una volta ordinato sacerdote, tentò la prima esperienza di vita comune per l’animazione vocazionale e poi, divenuto parroco di San Giorgio Martire, diede vita al «vocazionario», primo nucleo della multiforme famiglia religiosa di cui fu fondatore. Qui, infine, tornò dal suo ultimo viaggio mercoledì 27 luglio 1955 e, fiaccato all’estremo dalla malattia, dopo pochi giorni spirò. Questo luogo, dunque, carico di un’emozione e di una suggestione tutte particolari, ci predispone alla cosa in questo momento più importante ed è che Dio, dopo averci parlato, s’attende ora una nostra prima risposta.

Il racconto del Vangelo ci ha presentato il Battista, che indica a due suoi discepoli Gesù che passava (cf. Gv 1,35-46). Questa figura affascinava San Giustino Maria; aveva di lui una particolare devozione e di lui diceva: «Chiamato da Dio, Angelo precursore di Gesù, Angelo rivelatore di Gesù, da lui Gesù viene presentato ufficialmente al mondo, da lui ricevono la prima formazione gli Apostoli che per primi seguirono Gesù» (Lettera all’aspirante Giuseppe Fusco, 15 giugno 1918 [Positio, p. 932]).

Dietro ogni vocazione, diceva il nostro santo, c’è sempre «un angelo precursore». È un insegnamento antico. Un Padre del deserto raccomandava: «Va’, attaccati ad un uomo che tema Dio e, nello stargli vicino, imparerai anche tu a temere Dio» (Serie alfabetica: Poimen, 65). Facendogli eco, San Giustino Maria esortava: «Chi fu il tuo angelo, il tuo Battista, caro mio giovane? Non dimenticare chi ti recò la prima ambasciata del tuo Signore!» (La Pietà del Seminario, 1938 [Positio, p. 1503]).

A noi, attraverso il dialogo tra Giovanni Battista, «il precursore delle divine vocazioni», e i discepoli, è dato di scorgere uno degli aspetti essenziali della chiamata di Dio. Qual è il cuore, l’inizio di ogni vocazione? Lasciamo il commento a San Giustino Maria: «È Gesù che si volge per primo e domanda: “Chi cercate?”. E con questa sua parola esteriore dà forza al timido desiderio che il Verbo interiore aveva loro messo nel cuore, come raggio di sole che incoraggia a schiudersi quel primo, piccolo e quasi pigro, germe di vocazione, con quella domanda timida timida: “Maestro, dove abiti?”. [È la] domanda che la divina grazia della vocazione aspettava, come segno della libera corrispondenza dell’uomo, per dire la ferma, e grave, e dolce e grande parola: “Venite!”» (Relazione al Congresso Eucaristico di Anagni sul tema “Il clero e le vocazioni ecclesiastiche”, 1933 [Positio, p. 1546-1547]).

In ogni vocazione, tutto ha inizio con quel timido desiderio che il Verbo interiore ha messo nel cuore: un’attrazione viva, o, come scrive Papa Francesco, nel «sentirsi attirati dall’infinito che si apre e comincia», «quell’apertura ampia, quel fascino per una realtà che è sempre qualcosa di più» (Christus vivit, n. 160). Questo, che è vero per ogni vocazione a un particolare stato di vita, è vero anche per la santità. Come ogni vocazione, anch’essa prende le mosse da quella attrattiva di Cristo, di cui è pieno il cuore dell’uomo. È l’esperienza dei santi. San John Henry Newman scriveva: «Ho un posto nei pensieri di Dio, nel mondo di Dio: un posto che nessun altro ha; che io sia ricco o povero, disprezzato o stimato dagli uomini, Dio mi conosce e mi chiama per nome» (Meditations and Devotions, III: Meditations on Christian Doctrine. I. Hope in God-Creator). Lo sapeva bene, nella sua esperienza, anche San Giustino Maria, che diceva: «”Venite appresso a me, seguitemi”: non solo esprime l’invito e il dolce comando, ma anche opera nelle anime l’effetto di un’attrazione divina» (Cielo de’ Cieli, Libr. Ed. Vocazionista, Pianura di Napoli 1938: cf. Positio, p. 1557).

Nell’esortazione apostolica Christus vivit, dedicata ai giovani e al discernimento vocazionale, Papa Francesco ha scritto: «Gesù cammina in mezzo a noi [sì – aggiungo io –, anche qui a Pianura di Napoli] come faceva in Galilea. Passa per le nostre strade, si ferma e ci guarda negli occhi, senza fretta. La sua chiamata è attraente, è affascinante» (n. 277). Perché – possiamo domandarci – la chiamata di Gesù può dirsi tanto attraente? La risposta ci giunge da San Paolo VI il quale, da Arcivescovo di Milano, citando il suo predecessore Sant’Ambrogio, scrisse: «Tutto è Cristo per noi... A lui è legato il nostro destino, a Lui la nostra salvezza» (Omnia nobis est Christus. Lettera pastorale all’arcidiocesi per la Quaresima [15 feb. 1955]: Discorsi e Scritti milanesi, I, 146)). Lo diceva anche il nostro nuovo Santo, che chiamava Gesù il «nostro tutto» (Lettera alla zia Giovannina, 24 giugno 1913 [Positio, p. 878]). Ogni chiamata che Cristo ci rivolge ha nella sua essenza la rivelazione di un amore personale che Dio nutre per ognuno, quell’amore per cui siamo fatti. Ce lo assicura San Giustino Maria: «Siamo fatti per essere amati. Amati da Dio! Il Padre ci ha creati, ci ha amati per mezzo del Figlio. O Figlio, il Padre ci manda, ci crea a Te! Il Figlio ci accetta, con quale compiacenza!» (Appunti spirituali, ottobre 1914 [Positio, p. 953]). Non pare di ritrovare qui quanto ci ha detto domenica scorsa il Santo Padre? «Siamo amati. E questo è il nostro valore: siamo amati» (Omelia nella Santa Messa del 15 maggio 2022).

In questa celebrazione di ringraziamento dopo la canonizzazione del Santo di Pianura chiediamo per sua intercessione la grazia di sentire sempre nel nostro cuore l’attrattiva di Gesù e del suo Vangelo, perché è lì che si radica, è lì che attecchisce la chiamata di Dio ad essere santi. Risentiamo come rivolto a noi quanto San Giustino Maria scriveva alla zia Giovannina: «Vi auguriamo Gesù. Che lo troviate dovunque; nelle vostre occupazioni, nelle vostre relazioni, nelle persone dei vostri cari e nelle condizioni della vostra vita. Che vi uniate sempre più a lui nelle aspirazioni della preghiera e negli abbracci dei sacramenti, nelle opere fatte per la sua gloria» (Lettera del 24 giugno 1913: Positio, p. 878). Nell’attrattiva di Cristo si radichi anche il nostro impegno per le vocazioni, perché – ci raccomanda Papa Francesco ripetendo parole del Papa emerito Benedetto XVI – «il lavoro per le vocazioni, con le vocazioni, non deve essere, non è proselitismo. Non è “cercare nuovi soci per questo club”... La crescita della Chiesa è per attrazione» (Discorso “a braccio” ai partecipanti al Congresso dei Centri nazionali per le vocazioni delle Chiese d’Europa, 6 giugno 2019).

Cari fratelli e sorelle! Disponiamoci ora ad entrare nella Liturgia eucaristica. Facciamolo pensando a quanta devozione, raccoglimento, gioia e stupore il nostro nuovo Santo metteva nel celebrare e adorare l’Eucaristia. Disse un giorno: «Nella divina Eucaristia abbiamo il massimo di tutto. Il massimo della presenza del Signore con noi. Abbiamo il massimo dei doni del Signore e della intimità del suo Amore» (Cielo de’ Cieli cit.: Positio, p. 1572). In maniera tutta speciale preghiamo il Signore: «per la forza di questo sacramento di carità… maturino quei semi di vocazione che in abbondanza spargi nel campo della tua Chiesa, perché molti [formati anche alla scuola spirituale di San Giustino Maria Russolillo] scelgano nella loro vita di servire te nei fratelli» (Messale Romano. Messa per le vocazioni agli Ordini sacri. Dopo la Comunione).

Pianura di Napoli, 21 maggio 2022

Marcello Card. Semeraro