Preparare la strada al Signore
Omelia nella solennità della Natività di San Giovanni Battista
A buon titolo, carissime sorelle “battistine”, voi celebrate nella solennità e nella gioia la festa della natività di san Giovanni Battista. Corrispondendo, infatti, alla intuizione del vostro fondatore, sant’Alfonso Maria Fusco e della co-fondatrice Sr. Crocifissa del Divino Amore (Maddalena Caputo), voi avete scelto il Battista come «guida privilegiata che conduce a Gesù nel preparare le sue vie, nel riconoscerlo e indicarlo al mondo, nel diminuire perché egli cresca». Desidero, allora, commentare brevemente davanti a voi questi aspetti fondamentali della vita del Precursore. Dalla stessa pagina del Vangelo che è stato proclamato, d’altra parte, abbiamo udito che egli avrebbe camminato innanzi al Signore «con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto» (Lc 1,17).
Lo stesso calendario liturgico per celebrare la nascita del Battista ha scelto la data del 24 giugno, alludendo così alle parole dell’Angelo a Maria: «Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile» (Lc 1,36). La nascita del Battista è in tal modo collegata a quella di Gesù perché del Signore egli è il Precursore, colui che arriva prima per aprire la strada. Giovanni è pure colui che indica Gesù e colui che vuole diminuire perché Egli cresca. Guardiamo, allora, a questa figura per vedere che cosa, anche nella nostra vita di cristiani, possiamo imparare da lui.
La prima cosa da sottolineare è che Giovanni Battista è uno che anticipa: anticipa la nascita di Gesù e anticipa pure la sua predicazione. Nel vangelo secondo Matteo, si dice che «venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”» (3,1). L’evangelista Marco scrive a sua volta: «Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”» (1,14-15). Per questa ragione sant’Agostino amava ripetere che «Giovanni era la voce e Gesù era la Parola». Una volta, però, approfondisce questa affermazione e spiega: «Giovanni era voce nel tempo, ma Cristo è dal principio Parola eterna» e aggiungeva: «Togli la parola, che cos’è la voce?». Senza Cristo Giovanni non ha senso! (cf. Sermones 293, 3: PL 38, 1328).
Credo che questo essere voce che annuncia e presenza che anticipa sia pure la missione di ogni cristiano e questo non soltanto nei nostri rapporti personali e nelle nostre relazioni comunitarie, ma pure in rapporto a tutti gli altri che non sono cristiani e pure verso i non credenti. Verso tutti, la nostra missione è aprire la strada a Cristo. Ecco, allora, una domanda da rivolgere a noi stessi, magari al termine della giornata, oppure quando, preparandoci alla confessione, esaminiamo nostra coscienza: col mio agire, col mio comportamento ho aperto la strada a Cristo? Oppure l’ho bloccata sicché qualcuno, vedendo il mio comportamento, ha potuto dire: se un cristiano si comporta così, non vale la pena che io mi impegni nella stessa fede. Apro la strada a Cristo? Ecco una domanda che qualche volta è bene porre a se stessi.
Veniamo ora alla seconda caratteristica: Giovanni è colui che indica Gesù. Questa missione del Battista la Chiesa ce la ricorda sempre durante la Messa nel momento della comunione. Il celebrante dice: ecco l’Agnello di Dio… e tutti proseguiamo: Signore non sono degno… La Chiesa ripete continuamente la confessione di fede del Battista: «vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”» (Gv 1,29.37). Giovanni è un indice puntato verso Cristo. Anche la nostra vita dovrebbe essere così: un indice puntato verso Cristo. Di nuovo posso interrogarmi: se uno vede me, verso dove va? Se uno mi vede agire, parlare, scegliere… si muove verso Gesù, o da qualche altra parte? La mia vita di cristiano indica Gesù, oppure qualcos’altro?
Di san Giovanni il Battista è possibile sottolineare un terzo aspetto: egli è uno che capisce quando la propria missione giunge al termine e occorre mettersi da parte. Dice infatti: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,30). Nella vita il mettersi da parte è altrettanto importante e serio quanto l’assumere degli impegni! Pensiamo a quelli relativi alla vita famigliare, oppure quando giunge il momento di assumersi responsabilità lavorative, professionali… Altrettanto importante, però, è anche il momento in cui, condotta al termine la propria missione, giunge il momento di farsi da parte. Questo vale in tanti ambiti, anche nella vita di un sacerdote: capire il momento in cui, terminata la propria missione, bisogna mettersi da parte perché al mio posto ormai c’è un altro … Quanti equivoci e sofferenze, quando questo non si capisce! La domanda, allora, è nuovamente questa: so mettermi da parte? Giovanni il Battista dice: Lui deve crescere; io, invece, diminuire. È la legge della generatività: si diventa davvero padri e madri quando, dopo averli aiutati a crescere si è capaci di riconoscere la giusta autonomia dei figli … Anche qui sorgono tante domande per i nostri stili e i nostri comportamenti.
Ecco, carissime sorelle, alcuni ambiti di vita nei quali possiamo prendere esempio da Giovanni Battista. La mia preghiera è che sappiate farlo con coraggio, pazienza e umiltà. E anche voi vogliate pregare, perché tutto questo sappia farlo anch’io.
Casa Provinciale delle Suore di San Giovanni Battista, Roma, 23 giugno 2024
Marcello Card. Semeraro