Omelia per la Venerabilità del Servo di Dio Fra Immacolato

Trasparenza del Signore Gesù

Omelia per la Venerabilità del Servo di Dio Fra Immacolato

 

Lo confesso: prima della riunione di cardinali e vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi che il 15 febbraio scorso espresse il suo voto affermativo sull’esercizio eroico delle sue virtù cristiane, io non conoscevo Fra Immacolato. Ero giunto da poco tempo in quel Dicastero come Prefetto e familiarizzavo gradualmente con la mia nuova missione. Conosciuta, tuttavia, la figura del nostro Servo di Dio, ne rimasi attratto per la limpidezza e per il vigore della sua testimonianza di fede.

Mi commossero pure le parole con le quali l’arcivescovo Padre Giancarlo [Bregantini] comunicò alla Diocesi che il Papa aveva accolto e ratificato i voti della Congregazione e che Fra Immacolato sarebbe stato dichiarato Venerabile. Questo per tre motivi. Anzitutto perché egli lo presentava come un giovane che aveva saputo trasformare la malattia «in un apostolato straordinario di preghiera e di offerta»; in secondo luogo perché metteva in evidenza che la santità è un fiore che, per germogliare e dare frutti, ha sempre bisogno del terreno di una Chiesa; da ultimo perché ricordava che la dichiarazione di santità di un fedele è la sanzione di un riconoscimento che nasce «dal basso», guidato da quell’intuito, o «senso soprannaturale della fede» di cui aveva parlato il Concilio Vaticano II nella costituzione dommatica sulla Chiesa (cf. LG n. 12).

Col decreto di venerabilità – ha scritto l’arcivescovo – «sentiamo quanto sia stato lungimirante la chiesa locale di Campobasso, quando ha saputo discernere il profumo della Santità nella vita eroica di Fra immacolato. Tutti ricordano l’immenso corteo funebre, alle sue esequie, celebrate il 15 aprile del 1989. È stato il primo passo per poter comprendere che veramente questo profumo era diffuso nel cuore di tutti. Quella folla immensa lo voleva Santo, perché lo si sentiva già Santo!». Ed io questa sera sono giunto qui proprio per consegnarvi quel Decreto.

Insieme con la categoria del profumo – ripresa dal vescovo e la cui origine si trova già nell’epistolario di san Paolo, laddove scrive noi siamo il «profumo di Cristo», ossia quelli che, con la testimonianza della propria vita, debbono portare agli altri quel profumo, che è Cristo (cf. 2Cor 2,15) – c’è quella della «trasparenza», propostaci dalla pagina del vangelo che è stato or ora proclamato: «chi vede me, vede colui che mi ha mandato», dice Gesù. Egli, dunque, è la trasparenza del Padre. In altra circostanza Gesù disse a Filippo: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9) e lo ripete anche al termine del nostro brano, laddove dice: «Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me». Gesù è la Parola del Padre. Per questa ragione l’incontro con Lui è decisivo: accoglierlo, o rifiutarlo vuol dire accogliere o rifiutare il Padre.

Diremo pure un’altra cosa ed è che l’incontro con Gesù ci rende a nostra volta trasparenti; anzi, luminosi. Il Signore prosegue, infatti, dicendo: «Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre». Gesù è «la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9) ed è venuto in mezzo a noi per renderci luminosi, irradianti di luce. Potremmo pensare, per questo, all’inizio dell’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento.

Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (n. 1).

 

Non pensate che possiamo rileggere la vicenda terrena di Fra Immacolato proprio in questa linea della trasparenza e della luminosità? Don Michele Ruccia, che per il processo in vista della beatificazione e della canonizzazione è stato una delle fonti più importanti se non altro perché aveva guidato spiritualmente il nostro Venerabile per quasi trent’anni, ricorda queste sue parole: «”È necessario che io lasci soffrire, pregare, amare, adorare, pensare, parlare, tacere, operare e me e per me Gesù […] fare un tutt’uno con la sua volontà”, per essere somigliantissimo a Cristo: “Gesù […] ci chiede di cessare d’essere e trasformarci in Lui, fino a che le anime, vedendoci, udendoci, credano di vedere e udire Gesù, sino a non distinguere sia noi che Gesù”» (Informatio super virtutibus, p. 62).

Ecco la trasparenza; ecco l’alter Christus. In una lettera del 30 marzo 1954 Fra Immacolato scriveva: «Al Signore in questi giorni non domando che una grazia: identificarmi sempre di più con Lui Sacerdote e Vittima […] questo significa desiderare la trasformazione in Cristo Crocifisso, cioè la santità» (Ibidem, 74). Il suo desiderio, dunque, non era la sofferenza di per sé, ma quella che lo rendeva somigliante a Cristo e lo assimilava a Lui.

«Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia», ha scritto il Papa in Evangelii gaudium. Anche questa intima esperienza, Fra Immacolato l’ha vissuta. Sr. Maria Antonietta De Carlo, che conobbe apersonalmente il Venerabile Servo di Dio, ha testimoniato: «ho impresso nella memoria in maniera perfetta il suo sorriso, attraverso il quale esprimeva una grandissima gioia, la serenità e la pace che si respirava entrando in quella camera, era qualcosa di soprannaturale. In altre parole si sentiva che lì c’era Dio e che poi si esprimeva attraverso le parole di Fra Immacolato» (Summarium Testium, test. LX: p. 245-246).

Non aggiungo altro, carissimi. Il Decreto sulle virtù, che è stato letto, vi ricorda sommariamente la vita e il volto spirituale del Venerabile Servo di Dio. Voi già lo conoscete; da ora, però, la Chiesa, con l’autorità del Papa, lo propone ufficialmente alla vostra devozione e imitazione. E potrete pure invocare da Dio, mediante la sua intercessione, delle grazie ed anche un miracolo, qualora se ne veda il bisogno.

Nelle cause per la beatificazione e la canonizzazione il miracolo è come una conferma divina alla scelta della Chiesa; un segno della benevolenza di Cristo per coloro che gli sono configurati e della loro partecipazione alla sua gloria di risuscitato. E d’altra parte, nel ricordo di tutti quelli che hanno testimoniato nel processo Fra Immacolato è davvero l’icona della sofferenza nella gioia di Cristo Risorto.

 

Campobasso, Chiesa Sant’Antonio di Padova, 11 maggio 2022

 

Marcello Card. Semeraro