Omelia nella Messa di suffragio per l’arcivescovo Michele Di Ruberto

 

La gioia di Cristo, che dall’eternità ci guardava

Omelia nella Messa di suffragio per l’arcivescovo Michele Di Ruberto

 

La Santa Messa che stiamo celebrando unisce, al rendimento di grazie al Signore, la comune intenzione di elevare a lui una preghiera di suffragio per il defunto arcivescovo Michele Di Ruberto, che è entrato nella Casa del Padre lo scorso 26 aprile e che nel nostro Dicastero ha svolto da ultimo l’ufficio di Segretario dal 2007 al 2010. Insieme con il ricordo vogliamo esprimere pure la nostra gratitudine per un servizio che si è prolungato negli anni ed è stato svolto con quelle doti che il card. Tarcisio Bertone ufficialmente dichiarò nell’omelia per l’ordinazione episcopale, celebrata nella Basilica Vaticana il 30 giugno 2007. Disse: «In ogni incarico Mons. Di Ruberto ha sempre portato competenza, laboriosità e il suo caratteristico entusiasmo e calore umano, che immediatamente lo rendono “prossimo” a quanti lo avvicinano». Ritengo sia un elogio capace di metterci in sintonia con le parole di Gesù che abbiamo ascoltato a conclusione del brano evangelico che è stato proclamato: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).

Si tratta – penso si debba ammetterlo – di una frase non molto citata e anche alcuni commentari del IV vangelo sorvolano su di essa. Questa trascuratezza – e mi pare più grave – si registra pure nella storia della santità dove più spesso si è pensato che tanto più essa è cristiana, quanto più appare unilateralmente segnata dalla passione del Crocifisso. Potrei citare degli esempi, per fortuna non di persone beatificate o canonizzate.

Per me, invece, è un’affermazione molto importante, che nel nostro lavoro specifico nelle Cause dei Santi dovremmo bene collegare a quel delectabiliter con il quale Benedetto XIV caratterizza l’esercizio eroico delle virtù. Il vangelo, certo, ci dice che non si tratta di una qualunque gioia, ma della gioia di Cristo: la mia gioia, dice! Ma cos’è allora questa gioia?

Da un po’ di giorni ci è stato donato un Papa ch’è un religioso agostiniano e alcune citazioni del Dottore di Ippona le abbiamo già udite nei suoi interventi. Andiamo, allora, ad Agostino e lasciamoci dire da lui cosa è la gioia di Gesù. «In che consiste la gioia di Cristo in noi – si domanda – se non nel fatto che egli si degna godere di noi?» e prosegue dicendo che «quando posava su di noi il suo sguardo e ci predestinava, la gioia che egli provava per noi era perfetta» (In Joannis evangelium tr., 83, 1: PL 35, 1484-1485) La gioia di Gesù è, dunque, la misericordia con cui ci guarda da sempre. Ed è, la sua, la gioia del Padre sicché noi siamo, come scrive san Paolo «scelti da Dio, santi e amati» (Col 3,12; cf. 1Tes 1,4; 2Tes 2,13.16).

Ben pure sappiamo, carissimi, che nella sua esortazione apostolica Gaudete et exsultate anche Francesco ha parlato della gioia come segno di santità. Vi leggiamo: «Essere cristiani è “gioia nello Spirito Santo” perché all’amore di carità segue necessariamente la gioia» (n. 122). In quel contesto il Papa ha ricordato la figura di santi, come san Filippo Neri, su cui abbiamo meditato il 13 maggio scorso nel nostro pellegrinaggio giubilare. Nel recente commento al quarto vangelo scritto da un mio caro amico, ora molto avanti negli anni, si legge: «Essere gioiosi significa essere capaci e consapevoli di vedere per quale cosa vale la pena di vivere, per che cosa vale a pena di lottare, per che cosa vale la pena di morire e per chi vale la pena di camminare in questo mondo. La gioia vera viene dalla consapevolezza forte che siamo amati anche quando non amiamo; che siamo pensati anche quando non abbiamola forza di pensare; che siamo perdonati purché siamo disposti a lasciarci perdonare» (G. Gennari, Sulle ali dell’aquila, Ancora, Milano 2025, p. 266).

Ecco, noi oggi ricordiamo mons. Di Ruberto anche per il calore umano, di cui si diceva. Egli nacque il 28 agosto 1934 a Pietramontecorvino, in provincia di Foggia, e lì ha voluto anche essere sepolto, nella tomba di famiglia. Divenuto sacerdote il 29 settembre 1957 svolse le prime esperienze pastorali nella Diocesi di origine, ma presto, nel 1959, divenne segretario dello zio, Mons. Pietro Parente, allora Arcivescovo di Perugia, ma poi Cardinale Assessore alla Suprema Congregazione del Sant’Offizio e pure padre conciliare nel Vaticano II. Intanto, nel 1963 mons. Di Ruberto iniziò il suo servizio nella Curia Romana, prima nella Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti e poi nella Congregazione per le Cause dei Santi, di cui fu Officiale, poi Sottosegretario (1992-2007), quindi Segretario dal 2017 al 2010.

Nello svolgimento di questi ultimi incarichi egli è ricordato da molti di noi e anch’io lo ricordo con affetto, grato per la amicizia e la stima che sempre mi ha dimostrato nel corso degli anni. Quando, infatti, nel gennaio 2009 giunsi a collaborare nell’attuale nostro Dicastero egli era ancora Segretario.

Celebrando la Santa Messa di suffragio e ricordando Mons. Di Ruberto siamo tutti vicini ai suoi familiari, di cui alcuni sono qui insieme con noi. Grazie pure agli Em.mi Cardinali e Arcivescovi, come pure agli altri amici che, avendolo conosciuto e stimato, hanno accolto l’invito del Dicastero.

Preghiamo, dunque, con le parole che ci sono suggerite dalla Liturgia: «Accogli, o Signore, i doni che ti offriamo per l’anima del tuo servo, il vescovo Michele; tu, che gli hai donato in questa vita la dignità episcopale, fa’ che sia accolto nell’assemblea dei santi nel regno dei cieli».

 

Santa Maria in Traspontina, Roma, 22 maggio 2025

 

Marcello Card. Semeraro