“Voi siete la luce del mondo… Risplenda la vostra luce davanti agli uomini”
Omelia in memoria di Suor Dorothy Stang
Cari fratelli e sorelle,
il mistero dell’Epifania, che viviamo in questi giorni, è un mistero di luce. La manifestazione del Signore – che comprende l’adorazione dei Magi, il battesimo di Cristo al Giordano e le nozze di Cana – ruota intorno al mistero della luce. Per questo in Oriente l’Epifania è chiamata “Festa dei lumi”.
I Vangeli che vengono proclamati nella liturgia feriale di questi giorni potremmo chiamarli “epifanici”, perché manifestano il mistero divino nell’umanità di Cristo. Ecco allora la moltiplicazione dei pani, che rivela Gesù come “pane della vita”; il cammino di Cristo sulle acque, che lo manifesta come Signore del creato. Oggi, come abbiamo sentito poc’anzi nel Vangelo che è stato proclamato, abbiamo ascoltato l’inizio dell’attività messianica di Gesù nella sinagoga di Nazaret, dove egli legge ed interpreta la profezia di Isaia, che applica a sé stesso, facendone così il programma della sua attività evangelizzatrice. Con Cristo inizia “l’anno di grazia”, il giubileo di cui parla il libro del Levitico; con lui lo Spirito consolatore di Dio scende sulla terra, portando la salvezza all’umanità. “Oggi – abbiamo ascoltato – si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. La liberazione compiuta da Cristo è destinata in particolare ai poveri, agli oppressi, ai ciechi. Essi sono infatti i più aperti all’annuncio della salvezza, come tutto il racconto evangelico ci dimostra.
Lungo la storia quel “oggi” di Cristo lo ha reso contemporaneo ad ogni generazione. Amava affermarlo San Paolo VI. Certamente la Chiesa ha reso e rende presente Cristo nel tempo: egli è l’eterno contemporaneo, il nostro “oggi”. In tutta la storia della Chiesa il Signore non le ha fatto mai mancare un segno: i santi ed i testimoni della fede sono, come affermava Jean Guitton, “dei raggi e dei prolungamenti di Gesù”. Ognuno irradia infatti un solo aspetto del loro modello, che è Cristo; essi – come ha spiegato Benedetto XVI – “con tonalità ed accentuazioni proprie, riflettono ognuno la luce della santità di Dio”.
Un raggio di questa luce, grazie alla testimonianza fino alla morte di Suor Dorothy Stang, ha infranto le tenebre dell’ingiustizia, nel cuore della foresta amazzonica, vittima dei grandi interessi economici dei latifondisti. Ella, con la dolcezza della sua parola ed il sorriso luminoso, ha fatto risuonare la voce di Dio sul valore e la centralità della persona, che viene prima di ogni altra realtà e va sempre difesa e tutelata di fronte al profitto economico. La terra stessa, come la foresta, devono essere protette ed amate, perché sono di tutti. Nell’enciclica Laudato si’ Papa Francesco dà un significativo contributo al tema della centralità dell’uomo come creatura di Dio. Egli scrive: “L’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali, strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra” (LS n. 66). Suor Dorothy è stata un’interprete radicale ed efficace di questa triplice relazione, come anche ci ha ricordato come l’economia debba rispettare la vita dell’uomo, porsi al suo servizio, e non sfruttarlo per gli interessi della finanza. È un impegno di noi credenti quello di curare la casa comune, custodire i fratelli e proteggere i nativi, che la nostra suora ha difeso di fronte alla speculazione e agli interessi di pochi. La sua testimonianza è risuonata durante il Sinodo speciale per l’Amazzonia, a conclusione del quale Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Querida Amazonia, ha formulato quattro sogni, il primo dei quali riguarda proprio la lotta per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, affinché la loro voce sia ascoltata e la loro dignità promossa (cf. n. 7). Per questo sogno Suor Dorothy è stata uccisa e la presenza in questo “santuario dei nuovi martiri” di alcuni oggetti da lei utilizzati, insieme a quelli di tanti altri, ci ricorda che, in quanto battezzati, siamo stati illuminati da Cristo, “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). In tanto tali, “siamo figli della luce”. Gesù ci dice: “Voi siete la luce del mondo… Risplenda la vostra luce davanti agli uomini”. E San Paolo ci ricorda: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità (Ef 5, 8-9).
Vorrei concludere, citando un monaco medievale il quale, parlando della santità, si rifece ad un versetto del libro della Genesi e scrisse: “Dio disse: Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra” (Gn 1, 14-15). E commentò così: “Il firmamento è Cristo e le sue stelle sono tutti i santi. Loro, infatti, che durante la vita terrena si sono radicati in lui, ora godono della sua visione beatifica. Come gli astri del cielo, anche i santi riflettono in modo diverso lo splendore del sole. C’è anzitutto la Vergine Maria, la “stella del mare”, e poi tutti gli altri santi, che risplendono diversamente: rossa, per la fiamma della carità, è la luce degli apostoli e dei martiri; la luce delle vergini si segnala per la sua bellezza, mentre quella dei confessori per il suo chiarore. I santi, in breve, sono come le diverse costellazioni del cielo: aiutano noi, ancora pellegrini su questa terra, a procedere nel cammino, sempre orientati verso Cristo. E saremo come i Magi (cf. Mt 2, 10) che, al vedere Gesù, “la spella mattutina”, proveremo “una gioia grandissima” (Absalon di Springiersbach, Sermo 10, 60, XL 8. In festo Omnium Sanctorum).
Roma, San Bartolomeo all’Isola, 10 gennaio 2025
+ Fabio Fabene
Arcivescovo titolare di Montefiascone
Segretario del Dicastero