Intervento alla presentazione del libro “Ireneo di Lione. Doctor unitatis”

 

Intervento alla presentazione del libro

“Ireneo di Lione. Doctor unitatis

di S. E. Mons. Orazio Francesco Piazza

 

Il Dicastero delle Cause dei Santi è molto grato a Monsignor Orazio Francesco Piazza per aver presentato, alla riunione dei Cardinali e Vescovi del nostro Dicastero, la figura e la dottrina di Sant’Ireneo di Lione in vista della concessione del titolo di Dottore della Chiesa. È a partire da questo approfondimento che il Vescovo, da vero teologo, ha scritto questo libro, che stiamo presentando. La pubblicazione permette di conoscere in modo approfondito questo antico Padre della Chiesa, che, dopo l’autorizzazione del Papa ad iniziare l’iter previsto, è stato dichiarato Dottore della Chiesa con  decreto di Papa Francesco del 21 gennaio 2022.

Com’è noto, il titolo di “Dottore della Chiesa” viene attribuito solo ad alcuni santi. L’elemento caratteristico dei Dottori della Chiesa, oltre alla santità della vita ufficialmente riconosciuta con la canonizzazione, è che la loro dottrina viene giudicata da tutti “eminente”, cioè che abbia esercitato un reale influsso sulla vita della Chiesa e sia servita in modo incisivo ed universale all’approfondimento della teologia, allo sviluppo del pensiero cristiano, alla crescita spirituale del Popolo di Dio ed alla comprensione della dottrina della Chiesa. Attualmente – cioè dopo la proclamazione di Ireneo – sono 37. San Paolo VI iniziò ad attribuire il titolo anche a sante donne: nel 1970 conferì il dottorato a Teresa d’Avila e Caterina da Siena; ed in seguito Giovanni Paolo II a Teresa di Lisieux (1997) e Benedetto XVI ad Ildegarda di Bingen (2012). Ad alcuni Dottori della Chiesa è stata attribuita una specificazione particolare: il nostro San Bonaventura da Bagnoregio, ad esempio, è detto il “dottore serafico”, per la sua appartenenza all’ordine francescano; Sant’Alfonso è il doctor zelantissimus, per la sua dedizione pastorale; così Sant’Ireneo è definito ufficialmente doctor unitatis, cioè dottore dell’unità, perché, per le sue origine e con la sua dottrina, unisce Oriente ed Occidente.

Ci si potrebbe chiedere perché siano occorsi tanti secoli per conferire ufficialmente questo titolo ad una straordinaria figura come quella di Sant’Ireneo, che – lo documenta bene il libro – è considerato il primo teologo sistematico della storia della Chiesa, che fu – come lo ha definito Papa Benedetto XVI – uomo di fede e pastore e, con la sua capacità di argomentare tra fede e ragione, continua ad affascinare e coinvolgere.

In realtà il primo testo che attribuisce a Ireneo il titolo di dottore è molto antico. Risale al XIII secolo ed è una raccolta di preghiera della chiesa armena (Positio, p. 387). Vi si parla di Ireneo come di un “prelato rivestito di Dio e dottore della Chiesa”. Questo è il primo attestato di una “fama di dottore”, che Ireneo ha avuto nel Popolo di Dio fin dai tempi più remoti e che ha svolto un ruolo importante nel percorso canonico che ha portato alla dichiarazione di Papa Francesco. Inoltre, in un libro liturgico del 1737, in cui si indica Ireneo come patrono della diocesi di Lione, si parla di lui come di un “eminente dottore della Chiesa” e così via, fino al Concilio e dopo il Concilio (1975). Documenti ufficiali della Chiesa lionese qualificano Ireneo come “dottore illustre, grandissimo e celeberrimo” (Positio, p. 35). Possiamo quindi dire che da secoli, di fatto, Ireneo era chiamato Dottore della Chiesa ma, perché lo fosse in modo ufficiale e per la Chiesa intera, era necessario percorrere un iter specifico tradizionalmente stabilito dalla Chiesa, che si è concluso con la dichiarazione del Pontefice.

Le opere teologiche di Ireneo sono più note persino di quanto si sappia di lui. Anzi, è proprio attraverso i suoi scritti che i pochi dati biografici a disposizione vengono arricchiti di altri particolari. Non si conoscono né la data né il luogo esatto della sua nascita, che viene fissata fra il 130 e il 140, probabilmente a Smirne, in Turchia. Certamente fu discepolo di San Policarpo, a sua volta formato alla “scuola degli Apostoli” e precisamente di San Giovanni evangelista. Ireneo da Policarpo imparò molte cose della fede cristiana ed acquisì una buona cultura classica e filosofica. Per questa sua grande e vasta erudizione, Tertulliano lo definirà “accuratissimo investigatore di ogni sorta di dottrine” (Adv. Valente, 5). Non è dato sapere il motivo per cui dall’Oriente Ireneo sia giunto in Gallia, così come è dubbio che sia passato da Roma. Di certo, negli anni Settanta del II secolo, Ireneo è a Lione, dove viveva una numerosa presenza cristiana guidata dall’anziano vescovo Potino. Venne annoverato fra i presbiteri e, in questa veste, fu scelto per portare alcune lettere a Roma, a Papa Eleuterio. Il viaggio a Roma sottrasse Ireneo alla persecuzione, che causò la morte di 48 martiri, fra i quali il vescovo Potino. Come suo successore, fu scelto Ireneo. Non conosciamo specificamente la sua azione pastorale, se non la sua dedizione per la predicazione, grazie alla quale – dice San Gregorio di Tours – “rese cristiana tutta la città” (PL, LXXI, 174). L’eresia era allora un male dilagante: gnostici e montanisti mettevano in confusione i credenti e crearono nella Chiesa lionese vere e proprie spaccature. In questo contesto si inserì efficacemente l’insegnamento di Ireneo, che rimane soprattutto nella sua opera principale, l’Adversus haereses. Lavorò così alla ricomposizione dell’ortodossia e della concordia. Dice Sant’Eusebio, il grande storico della Chiesa antica: “Ireneo, il cui nome significa pacificatore, fu tale anche nella sua condotta” (Storia Ecclesiastica, V, 24, 18). L’anno della morte di Ireneo viene fissato al 202.

La dichiarazione di Ireneo Dottore della Chiesa, anche se avvenuta a molti secoli dalla sua morte, non è anacronistica, dal momento che la sua dottrina è più che mai attuale. Ed è anche un segno ecumenico importante: è stato infatti oggetto di un interesse particolare da parte di Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, che ha poi manifestato la sua soddisfazione. Davvero attorno alla figura di Ireneo, perché venisse dichiarato Dottore della Chiesa, c’è stato un vastissimo movimento e interesse. Il primo a rivolgersi a Papa Francesco in tal senso fu il Cardinale Barbarin, Arcivescovo di Lione, seguito dal Pontificio Consiglio per Unità dei Cristiani, dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, dall’Arcieparca di Costantinopoli degli Armeni Cattolici, dall’Arcivescovo di Wellington e dal Vescovo di Tortosa. Si aggiunsero poi il Patriarca di Mosca, l’Arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, il Vescovo dei Copti ortodossi, i Superiori generali dei domenicani e quelli provinciali del Belgio, con il Consiglio mondiale delle Chiese. Fra le istituzioni culturali che si rivolsero al Papa vi furono l’Università Cattolica di Lione, l’Institut Catholique di Parigi, l’Institut Catholique di Tolosa e l’Università Cattolica di Pernambuco in Brasile. Infine si unirono le Conferenze Episcopali di Francia, Germania, Italia, Spagna, Canada e Stati Uniti, oltre alla Federazione Protestante di Francia.

Lo studio compiuto da Monsignor Piazza ci dice chiaramente che l’insegnamento di Ireneo di Lione non fa soltanto parte dei libri di storia, custoditi in qualche biblioteca, ma incide tutt’oggi sulla vita personale e comunitaria dei cristiani. Questa figura di Vescovo e la sua “eminente dottrina” continuano infatti ad animare la teologia e il pensiero cristiano, rafforzando le basi dottrinali del dialogo fra le chiese, tracciando un sentiero di mutualità tra saperi, imprescindibile nella trama culturale del nostro tempo, dando elementi validi per trasformare le sfide del mondo contemporaneo in opportunità di elaborazione di una visione autentica dell’uomo e di annuncio della fede.

 

Viterbo, Palazzo dei Papi, 25 aprile 2023

 

+ Fabio Fabene