Omelia della 28a domenica del Tempo Ordinario
Le Reliquie di San Vincenzo Maria Strambi a Civitavecchia
Cari fratelli e sorelle,
la liturgia della Parola di questa domenica ci presenta nella prima lettura l’immagine del Servo sofferente, l’uomo prescelto dal Signore per essere strumento della sua opera di salvezza. Sembra che la sua azione sia destinata all’insuccesso, all’incomprensione e all’ignominia, mentre egli compie la missione affidatagli, che è quella di prendere su di sé le conseguenze del peccato di tutti. Il Servo innocente accetta con mitezza la sofferenza e per questo egli può operare la salvezza, espiando ogni peccato. Per la sua disponibilità egli sarà molto fecondo e la sua morte si trasformerà in vita. La sua “notte” diventerà luce nella comunione con Dio. Dio infatti, che è amore, non lascerà senza ricompensa il sacrificio di chi ha amato. Il Servo sofferente è Gesù, il Sommo Sacerdote, di cui abbiamo sentito parlare la Lettera agli Ebrei, il Figlio di Dio, che ha attraversato i cieli, il Risorto che è entrato nella comunione con Dio offrendo il proprio sangue per la salvezza dell’umanità. Anche se egli vive in Dio, non si è allontanato da noi, non è inaccessibile e comprende le nostre sofferenze. Come abbiamo ascoltato, la lettura mette in luce la piena umanità di Gesù, proprio perché egli è stato provato in ogni cosa, pur essendo senza peccato. Questa compassione di Gesù è per noi motivo di consolazione, una grazia inesauribile, che ci sostiene nell’ora della prova.
Nelle letture proclamate intravvediamo la Pasqua di Gesù, morto e risorto, che è stato il centro spirituale e apostolico di San Vincenzo Maria Strambi, passionista. Questa dimensione spirituale egli l’ha predicata in quasi tutte le città dell’Italia Centrale. Soprattutto a Roma era considerato fra i più grandi predicatori dei suoi tempi e proprio per la sua compassione e la misericordia di Cristo guidava molti figli spirituali, fra i quali la Beata Anna Maria Taigi, alunna delle Maestre Pie Filippini.
Gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù lo hanno portato a compiere la sua azione pastorale come vescovo di Macerata e Tolentino, dove si prese cura del gregge che gli era stato affidato, con una particolare attenzione per i sacerdoti e la formazione dei seminaristi, nella quale coinvolse anche alcuni laici. Ancora oggi è ricordato per la sua vicinanza ai poveri, gli orfani e gli anziani. Non mancò di promuovere la cultura, attraverso una biblioteca popolare; si impegnò in una vera e propria riforma dell’insegnamento del catechismo, rivolto anche agli adulti, quanto mai oggi necessaria, ed aprì una scuola di pedagogia catechistica. Come il Servo del Signore, egli ha sperimentato la sofferenza, quando venne esiliato a Novara per essersi rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà a Napoleone ed essere rimasto fedele al Papa. Nel 1823 Leone XII accettò le sue dimissioni dal governo episcopale e lo volle come consigliere e predicatore. Dopo pochi mesi tuttavia San Vincenzo Maria morì, il 1° gennaio 1824. Fu canonizzato da papa Pio XII l’11 giugno 1950. In lui vediamo l’immagine di Gesù servo, che camminava verso Gerusalemme, cioè incontro alla sua passione, senza lasciare spazio ad incertezze e compromessi.
San Vincenzo Maria è in questi giorni ritornato nella sua città di Civitavecchia, dove è nato il 1° gennaio 1745 da Giuseppe Strambi, farmacista, e da Eleonora Gori. In questa città egli ha vissuto una fanciullezza pia, religiosa e virtuosa, ma anche molto vivace, come è per tutti. A 15 anni entrò nel seminario di Montefiascone. A Bagnoregio ricevette il diaconato e il sacerdozio, poi la sua vita ebbe una svolta quando, a seguito di un corso di esercizi spirituali guidati da San Paolo della Croce, di cui oggi 19 ottobre si celebra la memoria liturgica, fu accolto tra i Passionisti. Tra gli incarichi che ricoprì vi fu quello di Postulatore generale delle Cause dei Santi, dal 1792 alla morte, e questo è per me un motivo in più per essere qui a venerare le sue reliquie e celebrare con voi l’Eucaristia in suo onore.
Alla luce del Vangelo che abbiamo ascoltato, la sua testimonianza di santità ci chiama a fare della nostra vita un dono incondizionato per il bene dei nostri fratelli. “Tra voi però non sia così”: la risposta che Gesù ha dato all’ambizione di Giacomo e Giovanni, che volevano i primi posti, ci insegna ad aspirare ad una forma di vita che si fa servizio umile al prossimo. Comprendiamo tutti che la proposta evangelica è un capovolgimento del modo di pensare del mondo, particolarmente in questo nostro tempo, dove si cerca di dominare l’altro e di manifestare la propria superiorità a qualunque costo. È la tentazione del potere, che nasce dai nostri cuori quando non si lasciano guidare dall’amore di Dio. Non è forse questo il motivo più profondo di tanta violenza, che c’è nel nostro tempo? Essa genera la guerra, ma la vediamo pure nella nostra società sotto forma di omicidi fra i giovani, di violenza fisica e verbale, di femminicidi ed altri eventi tragici di cui sentiamo parlare in continuazione. Riscoprire il valore del servizio, dell’umiltà, della mitezza, della bontà ci permetterà di camminare come fratelli, gli uni accanto agli altri, sostenendoci e aiutandoci, consapevoli che nel servizio troviamo la nostra felicità, come ci indicano le parole che troviamo scritte negli Atti degli Apostoli: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Uscendo dal nostro egoismo, troveremo la pienezza della nostra vita. Così ci ha insegnato Cristo e così troviamo in lui la realizzazione di noi stessi. La carità infatti ci farà gioiosi di servire ogni fratello, donando la nostra vita. Come ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, “il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla”, e cerca la promozione del fratello. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone” (n. 115).
Invochiamo dunque l’intercessione di San Vincenzo Maria Strambi, uomo di carità e servizio: Gesù, mite servo sofferente, Sommo sacerdote che hai versato il tuo sangue, pieno di misericordia e compassione, tu che conosci le nostre infermità, il peso dei nostri peccati, le nostre ambizioni e tentazioni di prevaricare sugli altri, guarisci le nostre ferite. Tu che ora siedi glorioso alla destra del Padre, rendici umili servi di tutti!
Cattedrale San Francesco d'Assisi, Civitavecchia, 19 ottobre 2024
+ Fabio Fabene
Arcivescovo titolare di Montefiascone
Segretario del Dicastero