Omelia nella festa di San Casimiro

 

Omelia nella festa di San Casimiro

Roma, Collegio Lituano, 3 marzo 2023

 

Cari fratelli,

Nella seconda lettura che è stata proclamata abbiamo ascoltato una delle pagine più intime delle Lettere di San Paolo, dove l’Apostolo dichiara il suo appassionato amore per Gesù ed il suo desiderio di conformarsi alla sua morte, per partecipare pienamente alla sua vittoria Pasquale. Questo suo desiderio non nasce dalla sua volontà e nemmeno dall’osservanza delle tradizioni del suo popolo di cui era accanito difensore, come lo stesso apostolo dichiara (Galati,1,15). Nasce unicamente dall’iniziativa di Gesù stesso, che lo ha scelto, anzi lo ha conquistato, con il suo amore.

L’incontro con Gesù sulla via di Damasco è stato decisivo per San Paolo: lì egli ha avuto la chiara coscienza di essere stato amato da Gesù. Anche per noi è stato decisivo quel momento della nostra esistenza in cui siamo stati toccati dall’amore del Signore. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”: queste parole del Vangelo risuonano sempre con intensità e, vorrei dire, con meraviglia e stupore, nel nostro cuore perché, ogni volta che l’ascoltiamo ci ricordano, come ha scritto il Papa nell’Evangelii Gaudium, che “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva”.

L’incontro con la Persona di Gesù ha toccato anche il cuore di San Casimiro, che, per la sua profonda fede e devozione religiosa, ha saputo rinunciare a tutto per amore di Cristo. Ha rinunciato al trono, pur avendo dato prova di capacità amministrativa e di saggezza nei cinque anni in cui il padre Casimiro IV lasciò di fatto nelle sue mani il governo della Polonia. Rinunciò anche al matrimonio con la figlia dell’Imperatore Federico III, per donare la sua vita al Signore. Una biografia di San Casimiro lascia trasparire la sua statura interiore e le scelte profonde della sua vita, quando scrive che egli “volle essere considerato fra i miti e i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo”. Al giovane Casimiro è stato sufficiente l’amore di Cristo, per riempire di gioia la sua esistenza, quella pienezza di gioia, che è la stessa gioia di Dio e che nasce dalla certezza di essere amati dal Signore: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Casimiro ha dimorato nell’amore di Cristo con tutto sé stesso, con quell’amore verginale che ha fatto scrivere al biografo: “Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi…che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno”.

Cari fratelli, San Casimiro fa parte di quella schiera di santi e beati che dall’era degli apostoli fino ai nostri giorni, in ogni Continente, hanno reso testimonianza a Cristo divenendo segno visibile della Sua presenza. La loro testimonianza è stata credibile nel tempo in cui sono vissuti, specialmente per i loro coetanei. Essi, come scrive il Papa nell’Esortazione Apostolica Christus vivit, “sono stati preziosi riflessi di Cristo giovane che risplendono per stimolarci e farci uscire dalla sonnolenza” (n. 49). Sono rimasto meravigliato dal numero di cause di beatificazione e canonizzazione di giovani che sono in corso presso il Dicastero. Un numero che non avrei mai immaginato! Il balsamo della loro santità, generata dalla loro vita buona, cura le ferite della Chiesa e conduce tutti noi, specialmente voi giovani a quel primo amore, a quell’attimo nel quale abbiamo sentito la voce di Cristo che ci chiamava con amore di predilezione dicendoci: Io ti ho scelto, rimani nel mio amore.

La vocazione, ci insegna il Papa, è inscindibile dalla missione, per questo scrive ancora nell’Evangelii Gaudium: “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare” (n.173). La nostra missione ci chiama, cari sacerdoti, ad entrare sempre più profondamente in un’autentica relazione di amore, di amicizia e di salvezza con Gesù, consapevoli come San Paolo che ogni giorno, dimenticando il nostro ieri di peccato, di pigrizia, di stanchezza, dobbiamo protenderci verso Cristo, certi che con Lui nasce e rinasce la gioia, quel sentimento profondo di sentirsi amati da Dio Padre e aperti verso l’altro, che è mio fratello.

Cari sacerdoti, tutti siamo chiamati ad annunciare la gioia di Gesù. Particolarmente voi, sacerdoti più giovani, siete chiamati a portare il Vangelo ai ragazzi e ai giovani, una generazione diversa da tutte le altre, denominata dei “nativi digitali”, dove tutto sembra fluido e si confonde il reale con il virtuale, ma dove si crea anche un nuovo accesso alla realtà, una maggiore interazione e partecipazione, non solo a livello sociale, ma anche ecclesiale e spirituale. Al riguardo pensiamo al Beato Carlo Acutis, che attraverso Internet ha diffuso il Vangelo ed il culto eucaristico. In questa nuova realtà giovanile dovete annunciare Cristo e la sua presenza in ciascuno, nella Chiesa e nel mondo. Questo è l’annuncio principale ricordato dal Papa in Christus vivit: “Dio ti ama; Gesù Cristo ti salva, è vivo e desidera che tu viva; Egli è sempre con te e non ti abbandona!” (Cap.IV). Gesù con la sua umanità, che rivela la sua divinità, con la sua stessa giovinezza, attrae ancora i giovani di oggi. Siamo incoraggiati dai giovani che hanno partecipato alla Riunione pre-sinodale del Sinodo dedicato a loro, essi hanno scritto: “Molti di noi desiderano fortemente conoscere Gesù, ma spesso faticano a comprendere che Lui solo è la fonte di una vera scoperta di sé, poiché è nella relazione con Lui che la persona giunge, in ultima istanza, a scoprire se stessa” (Riunione Pre-Sinodale, Documento, n. 5). San Casimiro ed i Santi giovani di ogni tempo ci invitano ad essere fiduciosi, ci aiutino anche con la loro intercessione ad annunciare Gesù Cristo, perché sono proprio loro a dirci di cosa sono capaci i giovani, quando si aprono all’incontro con Cristo.

 

+ Fabio Fabene