Omelia nella solennità del Ss. Corpo e Sangue del Signore

 

Omelia nella solennità del Ss. Corpo e Sangue del Signore

 

Cari fratelli e sorelle,

“Prendete e mangiate questo è il mio corpo, prendete e bevete questo è il mio sangue”. Con le parole e i gesti dell’Ultima Cena – che abbiamo ascoltato nel Vangelo – Gesù ci dona sé stesso, tutto il suo amore, quell’amore che lo ha portato sulla Croce e ci ha donato la vita nuova di Risorto. L’Eucaristia è infatti il memoriale della Pasqua, che ogni domenica riviviamo nel giorno della Risurrezione, è il sacramento della presenza reale di Cristo in mezzo a noi.

Con questa celebrazione e con la processione onoriamo in modo pubblico e solenne la Santissima Eucaristia e riaffermiamo la nostra fede in essa, che è il bene spirituale di tutta la Chiesa e la fonte e culmine della vita cristiana di ciascuno di noi. In questa solennità del Corpus Domini siamo chiamati a riscoprire la centralità della Santa Messa nella nostra vita e nella vita delle nostre comunità, imparando a rispondere così al dono che il Signore ci fa di sé stesso. Quelle parole dell’Ultima Cena, mediante il ministero dei sacerdoti, vengono ripetute da Gesù in ogni parte della terra, dove egli rinnova l’alleanza offrendoci la sua amicizia.

Cari fratelli e sorelle, ha fatto notizia qualche giorno fa un’intervista al cantante Ultimo nella quale, parlando dei giovani, ha detto: “Essere giovani oggi è tremendo, perché sei senza punti di riferimento. Non conosco nessun ragazzo della mia età che vada a votare, e nessuno che vada in chiesa”. Quest’ultima, se vogliamo essere sinceri, è una realtà diffusa, non solo fra i giovani, ma in tutte le età; stiamo perdendo il senso della domenica e la gioia di ritrovarci uniti in assemblea per la Messa.

La partecipazione all’Eucaristia domenicale è essenziale per la nostra vita cristiana e per la vitalità delle nostre comunità. È intorno all’altare infatti che cresce il nostro senso comunitario, perché è l’Eucaristia che ci fa Chiesa, unendoci gli uni agli altri e al Signore Risorto.  Abbiamo bisogno di Gesù, Pane vivo, che nutra la nostra vita; del suo sangue che purifica dal peccato la nostra coscienza, donandoci la gioia del perdono e la forza di riprendere il cammino. Ne abbiamo bisogno soprattutto oggi, nel vuoto del pensiero, davanti all’indifferenza radicale, che non nega più l’esistenza di Dio come nell’ateismo, ma che dice: “Di Dio che me ne importa?”. Anche chi non crede non ha più il carattere trascendente nella propria coscienza. Da qui la solitudine individualistica, la perdita del noi, della comunità, della solidarietà e della fraternità.

L’Eucaristia, carissimi, è il contrario del vuoto del nostro tempo. Essa è comunione, presenza di Cristo che vive in noi e ci unisce gli uni agli altri. Il grande segno della comunità riunita attorno all’altare richiama al banchetto, che si svolge in una profonda densità umana, proprio come il pasto preso insieme nelle nostre case, dove c’è intimità, fraternità e letizia. Invitare a tavola e accettare l’invito è un grande segno di amicizia. E la domenica è il Signore che ci invita e ci dice: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”.

Partecipando alla Messa siamo invitati a donarci agli altri, proprio come ha fatto Gesù nel dono supremo di sé. In questo modo nessuno è più solo e l’egoismo individualista è vinto dall’amore condiviso.

Sono segno di questo amore condiviso i Beati, di cui nei giorni scorsi Papa Francesco ha riconosciuto i miracoli per canonizzarli. Nella loro vita l’Eucaristia ha avuto sempre un posto centrale. Il Beato Carlo Acutis, giovane del nostro tempo, era solito affermare che l’Eucaristia era la sua “autostrada per il Cielo”. Attraverso internet ha promosso una mostra dedicata ai miracoli eucaristici, tra i quali ricordiamo quello di Bolsena. Il Beato sacerdote Giuseppe Allamano ha fatto del santuario della Consolata a Torino un centro eucaristico, con Messe, confessioni, liturgie curate. Interessandosi contemporaneamente ai problemi sociali degli operai. La Beata Elena Guerra, una fondatrice che dopo la Prima Comunione si accostò all’Eucaristia tutti i giorni, sempre più attratta dall’amore verso Dio.

Anche in questa nostra città non sono mancati testimoni di santità, dei quali sono attualmente aperte le Cause di beatificazione e canonizzazione, che hanno avuto l’Eucaristia come centro della loro vita spirituale: Madre Cecilia Baij, monaca benedettina del Ss. Sacramento; Padre Ludovico, concezionista, che in tanti abbiamo conosciuto, per la sua disponibilità al ministero sacerdotale nelle parrocchie. E perché non ricordare anche il miracolo eucaristico di Santa Lucia Filippini, avvenuto a Pitigliano.

Dieci anni fa, celebrando la mia prima Messa da Vescovo in questa cattedrale, ricordai la numerosa partecipazione della nostra gente all’Eucaristia domenicale e quotidiana. Partecipazione che ha nutrito la vita e la testimonianza di tante generazioni di cristiani, che hanno fatto sbocciare in questa comunità vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e all’impegno laicale. Non c’è dubbio che la vitalità delle nostre parrocchie è sgorgata dall’Eucaristia, celebrata, ricevuta e adorata. Tante volte si vedevano uomini e donne, madri e padri di famiglia, professionisti, inginocchiati davanti al Tabernacolo, per ravvivare nella preghiera personale la loro fede in Dio.

In questo decimo anniversario della mia ordinazione episcopale desidero invitarvi a riscoprire l’Eucaristia come momento centrale della domenica per ciascuna delle vostre famiglie. Intorno all’altare cresce la comunione e l’amore familiare e quello comunitario rinascono, di domenica in domenica. Quando sentite il suono delle campane, mettetevi in cammino, genitori e figli, giovani ed anziani, verso la chiesa, per ritrovarvi tutti uniti, un cuore solo e un’anima sola, nell’ascolto della Parola e nello spezzare il Pane dell’Eucaristia. È il Signore che ci ripete: “Prendete e mangiate, prendete e bevete”.

 

30 maggio 2024

 

+ Fabio Fabene

Arcivescovo titolare di Montefiascone

Segretario del Dicastero