Presentazione del libro “La Chiesa nel digitale”

 

Presentazione del libro “La Chiesa nel digitale” di Fabio Bolzetta

 

Ringrazio sentitamente per avermi invitato a partecipare alla presentazione di questo volume. Saluto cordialmente l’Ambasciatore, che ci ospita, e tutti voi che siete presenti.

Il libro ci immerge, in modo estremamente pratico, nell’ambito dell’impegno della Chiesa nel digitale, un mondo in cui siamo ormai pienamente coinvolti. Nel libro emerge una consapevolezza nuova di come la Chiesa, nelle sue varie articolazioni, ha fatto propri gli strumenti della comunicazione digitale per la sua missione e per la comunicazione della propria vita. Dobbiamo quindi essere veramente grati a Fabio Bolzetta anche per le proposte che avanza in queste pagine, proposte che possono aiutare le comunità cristiane ad intercettare il vissuto delle persone e trasmettere la fede.

Come afferma Papa Francesco nella Prefazione, tutti ci siamo accorti di come il digitale durante il tempo della pandemia abbia permesso di conservare relazioni umane e comunitarie, come anche ha mantenuto viva la fede attraverso la celebrazione dell’Eucaristia quotidiana o gli incontri di catechesi e di formazione. Ora, terminata la pandemia, è necessario riscoprire il valore della comunità in presenza. Cosa non facile, a detta di molti parroci, che registrano il permanere di un certo “distanziamento” nella partecipazione della gente alla vita concreta delle comunità. C’è bisogno di contributi pratici, come quello di questo libro, che ci insegnino ad utilizzare gli strumenti della comunicazione oggi disponibili non nella direzione di un mondo sempre più individualista, ma come mezzi per attirare alla vita concreta della Chiesa. Oltre a riflettere sul rapporto fra virtuale e reale, a scoprire le opportunità offerteci dal web e dalle app, il libro ci indica come un certo utilizzo dei vari social possono aiutarci a condividere, alimentando così il senso di comunità.

Se sono qui è anche per un motivo particolare, legato alla memoria di un giovane beato che ormai tutti conosciamo: Carlo Acutis, morto per una malattia improvvisa all’età di soli 15 anni nel 2006. Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche e il miracolo, così che nel 2020 ne è stata celebrata ad Assisi la beatificazione.

Carlo è stato definito “un genio dell’informatica”, perché ha di fatto precorso i tempi nell’utilizzo del computer e del web. Fin da piccolo aveva una particolare predisposizione per l’informatica e una vera passione sia per quanto riguarda il computer e i programmi software, sia per la realizzazione di ipertesti e siti internet. I suoi giochi, quando aveva 6 anni, ruotavano attorno al sogno di essere uno scienziato informatico e, con il tempo, la sua competenza e le sue conoscenze si accrebbero sempre di più. Imparava da solo, leggendo i manuali e riuscendo a realizzare cose che neppure persone laureate riescono a fare. Per questa sua attitudine era molto ricercato, non solo dai suoi amici e compagni, ma anche su più larga scala. Realizzò il video della sua classe di liceo, all’Istituto Leone XIII di Milano, per partecipare al concorso RAI per il volontariato. Il segretario della Pontifica Accademia Cultorum Martyrum gli chiese perfino di aiutarlo a creare la sezione specifica all’interno del sito vatican.va sui martiri.

Carlo scelse di utilizzare il suo talento informatico per l’evangelizzazione ed anche per promuovere la spiritualità dell’Eucaristia. E’ noto che egli progettò e realizzò una mostra internazionale sui miracoli eucaristici, per la quale è stato definito un moderno “apostolo dell’Eucaristia”. La mostra, che io stesso ho inaugurato lo scorso anno qui a Roma nel Centro Internazionale S. Lorenzo per i giovani consiste in un’ampia rassegna fotografica, con descrizioni storiche, sui principali miracoli eucaristici, verificatisi nel corso dei secoli in diversi Paesi del mondo e riconosciuti dalla Chiesa. Essa viene tuttora richiesta e proposta da parrocchie ed associazioni giovanili in diversi Paesi del mondo.

L’intuizione apostolica di portare la luce e la gioia di Cristo attraverso i nuovi mezzi di comunicazione sociale fanno di Carlo un pioniere in questo cammino, specialmente in un momento storico in cui la Chiesa avverte fortemente l’esigenza della missione e l’urgenza di portare il messaggio evangelico in tutte le periferie del mondo, accogliendo anche le sfide che il mondo digitale propone.

Per questo motivo i giovani lo sentono particolarmente vicino. Mi ha impressionato, qualche domenica fa, quando, andando ad Assisi, ho incontrato tantissimi giovani pellegrini alla sua tomba nella Chiesa della Spogliazione. In quella circostanza mi hanno detto che in continuazione ci sono giovani, provenienti da tutto il mondo, che visitano quel luogo e affidano a Carlo Acutis le loro preghiere. Possiamo quindi riconoscere che oggi si va ad Assisi non solo per San Francesco ma anche per il Beato Carlo Acutis!

Tutti ricordiamo la sua frase più famosa: “Originali, non fotocopie”. Attraverso questa espressione il giovane Beato da una parte mette in guardia dal rischio che i nuovi mezzi di comunicazione possano massificare in modo anonimo, creando stereotipi; dall’altra il suo è un forte invito ad esprimere ciascuno quanto di più originale ed autentico ha da dare ed i carismi che lo Spirito dona ad ognuno, per arricchire la Chiesa anche in questo nostro tempo. L’invito del Beato Carlo è quanto mai attuale nel confronto, per esempio portata dalla cosiddetta “intelligenza artificiale”.

Il Beato Carlo, con la sua giovinezza e con le opportunità che il nostro tempo ci offre, ci esorta a non avere paura delle nuove possibilità che la scienza e la tecnica mettono nelle nostre mani e ad alimentare la virtù della speranza, di cui oggi c’è tanto bisogno e che è sempre creativa e generativa.

 

Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in Roma, 16 maggio 2023

 

+ Fabio Fabene

 

Qui il video dell'intervento (dal minuto 33 al minuto 43)