La speranza è la virtù teologale che papa Francesco ha voluto al centro dell’Anno Giubilare 2025. Il papa ci esorta a essere pellegrini di speranza. In questo i santi ci regalano parole d’incoraggiamento e nella loro vita sono tracciate le vie per questo pellegrinaggio. Il libro ne indica alcune in particolare: la preghiera, anzitutto; lo sguardo misericordioso verso il prossimo; l’apertura alla fraternità universale; l’invito paolino a essere gioiosi nella speranza. Per ciascuna di esse sono indicati dei modelli: il venerabile cardinale Van Thuan, santa Teresa di Lisieux, san Charles de Foucauld, il beato Pier Giorgio Frassati, i santi Carlo Acutis, Tommaso Moro, Vincenzo de Paoli e Filippo Neri. Sono solo alcuni esempi e l’elenco si potrebbe ampliare enormemente. Ogni santo, infatti, ci mostra un tratto del volto di Dio.
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La santità è l’irruzione della grazia di Dio nell’uomo che fa sì che Cristo sia formato in noi. Santità è l’in-esistenza di Cristo nel cristiano. L’essere del santo cristiano è, per Guardini, vivere-in Cristo.
Questo essere di Cristo nell’uomo può così essere chiamata interiorità cristiana. Ciò che rende possibile che un uomo, una donna assumano la “forma” di Cristo è il mistero dell’incarnazione. «Il Verbo di Dio Gesù Cristo Signor nostro per il suo sovrabbondante amore si è fatto ciò che siamo noi, per fare di noi ciò che è Egli stesso» (Ireneo di Lione, cit. a p. 43).
La speranza cristiana si regge sullo stesso principio. Scrive Semeraro: «… il mistero dell’incarnazione rappresenta la base della speranza cristiana, poiché fornisce al cristiano la certezza dell’amicizia, della vicinanza, dell’amore di Do il quale, nel suo Figlio gli ha aperto la strada dell’incontro con lui, della salvezza, della vita eterna: Cristo Gesù è egli stesso questa Via» (pp. 43-44).
La speranza cristiana per la vocazione alla santità dell’essere umano è l’indicazione di una meta, è il segnale di una direzione. Della speranza stessa la santità dice che è vera, non illusoria. «La santità realizzata nella Chiesa dice, in breve, che la speranza è sempre una speranza possibile» (p. 44).
Se il Giubileo 2025 è all’insegna di un pellegrinaggio di speranza, i santi regalano a tutti gli uomini parole di incoraggiamento e mostrano nella loro vite come sono tracciate le vie per questo pellegrinaggio. Essi sono testimoni e compagni di speranza. Invocando i santi, il cristiano avverte di non essere mai solo.
Tutti i modelli della santità che la storia conosce sono, per Semeraro, riconducibili a tre tipi che hanno in sé un immenso valore evangelizzante e testimoniante: 1) l’effusione del sangue, come prova suprema di amicizia; 2) la carità eroica, come vincolo in cui si edifica la Chiesa, e come diaconia che si apre a tutte le necessità dei fratelli; 3) la vita verginale, come prodigio dello Spirito nella debolezza della natura umana.
§ I santi, vie di pellegrinaggio della speranza
Le vite dei santi mostrano le vie del pellegrinaggio di speranza offerte a tutti.
Semeraro elenca alcune di queste vie, corredando il tema con l’esempio concreto di alcune figure di santi, di cui descrive la biografia e di cui cita alcuni testi. Nei suoi commenti abbondano le citazioni del magistero pontificio di papa Benedetto XVI e di papa Francesco.
La santità fiorisce nella preghiera: Gesù prega e pregare è sperare. Nella preghiera si attiva un dinamismo per cui sperare porta a pregare e la preghiera suscita e accresce lo sperare. Un progresso nell’amore si converte immediatamente in un nuovo punto di partenza verso un maggior desiderio, verso un maggior amore.
La tradizione teologica conosce il passaggio della fede alla speranza e da questa alla carità. L’epéktasis (continua ascesi, o tensione) di san Gregorio di Nissa porta a riconoscere un passaggio permanente di speranza in speranza (cf. p. 54). Il modello è Paolo: «Dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte…» (Fil 3,13).
Un modello di come la speranza fiorisce nella preghiera è offerto dal venerabile card. François-Xavier Nguyen Van Thuan.
La speranza cristiana è speranza per gli altri (Sperare per tutti, il titolo italiano del libro di H. Urs von Balthasar). Il fondamento consiste nella misericordia che si è manifestata nella predicazione e nella prassi di Gesù. Santa Caterina da Siena prega perché nessuno dei suoi congiunti per natura e per grazia si perda.
Modello di pellegrina di speranza è Teresa di Lisieux. Essa ha mostrato che il cuore di Dio è aperto anche ai poveri e ai deboli e che l’esistenza più banale, quella apparentemente più quotidiana, può essere saturata di presenza divina, dall’amore dei santi. «Non è la santità che fa l’amore, è l’amore che fa la santità. Bisogna cominciare dall’amore…», annota Semeraro (p. 65).
Teresa è stata pellegrina di speranza fin da piccola, animata dal «desiderio», che un’antica etimologia fa derivare dall’osservazione delle stelle: de-sidera. «I vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10,20), e Teresa applicava a sé questa parola di Gesù. Essa è la radice della gioia e della fiducia cristiana. Le stelle in cielo significavano per lei: Dio ti ama! Essa scrisse però anche: «Non posso essere felice di godere, non posso riposarmi finché ci saranno anime da salvare» (cit. a p. 69).
Teresa nutre una speranza per tutti. «Mi riposerò, potrò godere, perché il numero degli eletti sarà completo e tutti saranno entrati nella gioia e nel riposo. A questo pensiero il mio cuore esulta» (cit. a p. 70). Gesù le aveva rivelato: «Rugiada feconda, il sangue mio tutti puri renderà gli eletti» (ivi). Teresa avverte una misteriosa solidarietà con i peccatori e nel momento della notte oscura si fa «commensale degli increduli».
Luogo di speranza è la fraternità, una fraternità universale che è luogo di apprendimento e di applicazione della speranza cristiana.
Essa è splendidamente rappresentata dalla figura di Charles de Foucauld.
In Fratelli tutti (2020) la speranza è presente come richiamo «di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore» (n. 55, cit. a p. 80).
A partire dalla sua conversione, Charles de Foucauld si è sempre considerato un pellegrino in vista di una meta finale, la beatitudine eterna. Speranza e fraternità universale sono unite in lui, citato da papa Francesco in Fratelli tutti con san Francesco d’Assisi.
De Foucauld offre una grande forza testimoniale. Il suo è un sogno di fraternità e di amicizia sociale carico di storia, lo stesso che ispirò Francesco d’Assisi. «E un ideale a lungo sognato, un ideale che comporta un cammino di trasformazione anche in noi, fino a farci sentire, come questi santi, fratelli e amici di tutti», annota Semeraro (p. 87).
L’autore conclude la sua opera riflettendo sulla speranza come una gioia prima della gioia.
«Un santo triste è un triste santo» è un’espressione attribuita abitualmente a santa Teresa di Gesù. In queste pagine Semeraro sottolinea come un luogo importante di apprendimento e di esercizio della speranza cristiana sia la gioia.
Coloro che incontrano Gesù o si lasciano incontrare da lui mostrano che la gioia riempie il loro cuore e la loro vita intera. «Non c’è santità senza gioia», affermava papa Francesco al termine dell’Angelus il 1° novembre 2021.
Teresa di Lisieux, “dottore della Chiesa”, è colei che – secondo Semeraro – ha avuto il merito di aver liquidato definitivamente il giansenismo, insegnando agli uomini la semplicità vivente dei rapporti tra la creatura e il suo Dio. Dio non è altro che amore e solo l’amore conduce a Dio.
Per Teresa, la santità è realtà quotidiana, qualcosa di fondamentalmente imitabile, incredibilmente accessibile e semplicemente realistico. «Essa consiste essenzialmente non tanto nel fare la volontà di Dio, quanto, piuttosto nell’essere, nel vivere nella volontà di Dio, nell’essere consapevoli di essere da Dio, benché peccatori, sommamente amati e sempre perdonati» (p. 97).
Per san Paolo la speranza è fonte di gioia e «lieti nella speranza» (Rm 12,12) è stato il tema scelto da papa Francesco per la 38ª Giornata mondiale della gioventù. La speranza permette di scorgere nelle difficoltà e nelle ansietà della vita un più grande disegno di salvezza. In Gaudete et exsultate papa Francesco indica nel Vangelo delle Beatitudini la carta d’identità del cristiano. La santità è il vertice e il culmine della gioia e la gioia, a sua volta, è lo stimolo e la spinta per il cammino di santità.
In Fil 4,4-7 san Paolo invita a essere sempre lieti nel Signore e a mostrare a tutti l’amabilità, pregando in ogni circostanza.
§ Santità, giovinezza e speranza
La santità è posta da papa Francesco in rapporto alla giovinezza e alla speranza.
L’esortazione apostolica Christus vivit (25 marzo 2019) inizia con queste affermazioni: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo» (n. 1).
Semeraro illustra a questo scopo le biografie e alcuni pensieri del beato Pier Giorgio Frassati e di san Carlo Acutis. Il 23 maggio 2024 è stata data l’autorizzazione a promulgare il decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del beato Carlo Acutis, approvando così la canonizzazione del primo giovane “millennial”, che avverrà probabilmente durante il giubileo del 2025.
In queste figure si può annotare che la gioia viene prima della gioia…
In Gaudete et exsultate papa Francesco ricorda altri tre santi che coniugarono santità, gioia e speranza: sono san Tommaso Moro, san Vincenzo de’ Paoli e san Filippo Neri.
Semeraro conclude la sua opera citando il Catechismo della Chiesa cattolica. La speranza cristiana è tensione, cammino, desiderio, è la «virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo» (n. 1817). Il santo è colui che, nella sequela di Cristo, si rende disponibile all’irruzione del futuro assoluto nella propria storia.
In Spe salvi – conclude l’autore –, papa Benedetto XVI scriveva: «La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscura e in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano la luce traendola dalla sua luce e offrono così orientamento per la nostra traversata» (n. 49, cit. a p. 119).