124 Martiri di Jaén
(† 1936 - 1938)
Il 14 aprile 1931 iniziò la seconda repubblica spagnola e appena un mese dopo iniziò una forte ondata di anticlericalismo, con i primi atti di violenza nei confronti di religiosi e laici, a causa del malcontento verso l'appoggio dato dalla Chiesa spagnola ai ceti dominanti, in particolar modo ai latifondisti e, in seguito, al generale Franco. La violenza colpì però indiscriminatamente anche molte persone estranee alle vicende politiche.
Il maggior numero di episodi di violenza si registrarono con la seconda metà del 1936, cioè dopo la vittoria del Fronte Popolare spagnolo, formato da socialisti, comunisti e antifascisti sul modello del Fronte Popolare francese. Le violenze si intensificarono tra il 18 luglio 1936 e il 1º aprile 1939, dando origine a una vera e propria persecuzione religiosa, che portò alla distruzione del 70% delle chiese spagnole e all'uccisione di quasi diecimila persone, tra le quali 13 vescovi, 4.184 sacerdoti e seminaristi, 2.365 religiosi, 283 religiose e diverse migliaia di laici di entrambi i sessi, il cui numero è tuttavia impossibile precisare
I Beati martiri della diocesi di Jaén furono uccisi in luoghi e tempi diversi durante la Guerra Civile spagnola che, iniziata nel luglio 1936, ebbe aspetti di crudele persecuzione anticattolica.
La Causa in esame riguarda il martirio del sacerdote diocesano Manuel Izquierdo Izquierdo e di 58 compagni e di Antonio Montañés Chiquero e 64 Compagni.
Sono stati raggruppati in riferimento al luogo della morte. Essi sono:
Manuel Izquierdo Izquierdo e di 58 compagni
Gruppo 1: Torredonjimeno
1. Manuel Izquierdo Izquierdo (1853-1936), di 83 anni. Nato a Castillo de Locubín il 9 dicembre 1853, ordinato sacerdote il 14 marzo 1891, dal 1921 al 1936 fu parroco di Nuestra Señora de Gracia de Villardompardo. Il suo martirio fu particolarmente cruento e, dopo diverse torture e mutilazioni, venne ucciso il 28 settembre 1936.
2. Bernardo Cruz Pérez (1877-1936), di 59 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Pedro, a Torredonjimeno, fu ucciso il 14 agosto 1936.
3. Ramón de la Chica Cruz (1895-1936), di 41 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Santiago de Calatrava, fu ucciso il 14 ottobre 1936.
4. Antonio Ureña Liébana (1907-1936), di 29 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María, venne ucciso il 29 settembre 1936.
Gruppo 2: Jaén
5. Juan Martínez Sánchez (1871-1938), di 67 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Jamilena, fu ucciso tra il 13 e il 15 marzo 1938.
6. Francisco Morales Collado (1894-1936), di 42 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Mengíbar, fu torturato atrocemente e morì il 3 settembre 1936.
7. Pedro Pardo Barrón (1892-1936), di 44 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Los Villares, venne ucciso il 3 ottobre 1936.
8. Antonio Peral Bustos (1905-1936), di 31 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Cabra del Santo Cristo, fu ucciso il 9 settembre 1936.
9. Juan María Torres Pérez (1871-1936), di 65 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Santiago de la Espada, venne ucciso il 22 settembre 1936.
10. Juan José (Lucio José) Martínez Blázquez (1884-1936), laico di 52 anni. Sacrestano della parrocchia di Santiago de la Espada, fu ucciso il 21 settembre 1936.
Gruppo 3: Baeza-Úbeda
Gruppo 3A: Finca Los Capones
11. Pedro José Cejudo de la Torre (1869-1936), di 67 anni, sacerdote diocesano. Parroco di La Yedra-Baez, fu ucciso il 3 settembre 1936.
12. Juan Ángel Román Pulido (1869-1936), di 67 anni, sacerdote diocesano. Parroco della parrocchia di El Sagrario y el Salvador in Baeza, fu ucciso il 3 settembre 1936.
13. Francisco Martínez Baeza (1875-1936), di 61 anni, sacerdote diocesano. Canonico penitenziario di Baeza, venne ucciso il 3 settembre 1936.
14. Julián Ruiz Guzmán (1875-1936), di 61 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Pablo, in Baeza, fu ucciso il 3 settembre 1936.
15. José López Pérez (1877-1936), di 59 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Andrés, in Baeza, fu ucciso il 3 settembre 1936.
16. Cipriano Herrera Caballero (1874-1936), di 52 anni, sacerdote diocesano. Addetto alla Cattedrale di Baeza, venne ucciso il 3 settembre 1936.
17. Roque Tarazona García (1880-1936), di 56 anni, sacerdote diocesano. Addetto alla Cattedrale di Baeza, fu ucciso il 3 settembre 1936.
18. Miguel García Lahoz (1896-1936), di 40 anni, sacerdote diocesano. Addetto alla Cattedrale di Baeza, venne ucciso il 3 settembre 1936.
19. Antonio Molina Rascón (1897-1936), di 39 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Lupión, fu ucciso il 3 settembre 1936.
20. José María de la Hoz Manjón (1908-1936), di 28 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di San Pedro in Baeza, venne ucciso il 3 settembre 1936.
Gruppo 3B: Baeza-Úbeda
21. Juan Rubio Sánchez (1904-1936), di 32 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María in Úbeda, fu ucciso il 20 agosto 1936.
22. Vicente Rubio Sánchez (1902-1936), di 34 anni, sacerdote diocesano. Parroco di La Pedriza-Alcalá la Real, fu ucciso il 20 agosto 1936.
23. Cayetano Fernández Hurtado (1873-1936), di 63 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María, fu ucciso il 25 agosto 1936.
24. Juan Villar de Dios (1880-1936), di 56 anni, sacerdote diocesano. Cappellano delle Suore clarisse del monastero di Santa Clara in Úbeda, venne ucciso il 7 settembre 1936.
25. Vicente Catena Vílchez (1908-1936), di 28 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di San Andrés in Baeza, fu ucciso il 2 dicembre 1936.
26. Ángel López Salazar (1881-1936), di 55 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di San Pablo in Baeza, fu ucciso il 3 dicembre 1936.
27. Manuel Blanco Mesa (1880-1936), di 56 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di El Salvador in Baeza, venne ucciso il 3 dicembre 1936.
28. Francisco Juan Pérez Montávez (1884-1936), di 52 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Ibros, è stato ucciso il 24 dicembre 1936.
Gruppo 4: Linares y Bailén
Gruppo 4A: Mina El Correo
29. Juan Fernando Pardo Navarro (1869-1936), di 67 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Santa María e arciprete a Linares, venne ucciso il 18 settembre 1936.
30. Antonio Lara Pardo (1897-1936), di 39 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María in Linares, venne ucciso il 18 settembre 1936.
31. Manuel Miranda Ruiz (1878-1936), di 58 anni, sacerdote diocesano. Cappellano di Arrayanes e confessore delle Hijas de la Caridad in Linares, venne ucciso il 18 settembre 1936.
32. Antonio Cobo Muñoz (1898-1936), di 38 anni, laico. Fondatore e presidente dell’Azione Cattolica a Linares. Venne arrestato in chiesa dai miliziani e fu ucciso il 18 settembre 1936.
33. Rafael Andrés Traver (1887-1936), di 49 anni, laico. Membro dell’Azione Cattolica. Venne fucilato a Linares il 18 settembre 1936.
Gruppo 4B: Término de Linares
34. Manuel Molina Estepa (1878-1936), di 58 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Francisco de Asís in Linares, fu ucciso il 19 agosto 1936.
35. Antonio del Castillo García (1893-1936), di 43 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María in Linares, venne ucciso il 18 agosto 1936.
36. Marcos García Ortíz (1906-1937), di 31 anni, sacerdote diocesano. Parroco della Higuera de Calatrava, fu ucciso prima del 22 maggio 1937.
37. Antonio Martínez López (1893-1936), di 43 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di La Carolina, venne ucciso nell’agosto del 1936, ma non si conosce il giorno esatto della sua morte.
38. Alberto Pancorbo Solís (1866-1936), di 70 anni, sacerdote diocesano. Cappellano dell’ospedale Marqueses de Linares, venne ucciso nel settembre 1936, forse il 27 del mese.
Gruppo 5: Las Casillas de Martos y Martos
Gruppo 5A: Cementerio de Las Casillas de Martos
39. Isabel María de San Rafael Aranda Sánchez, OSC (1889-1937), di 48 anni. Badessa del monastero di Santa Clara, in Martos, venne uccisa il 13 gennaio 1937.
40. Manuel Valvidia Chica (1893-1937), di 44 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Santa María in Martos, fu ucciso il 13 gennaio 1937.
41. Manuel Quero Montilla (1872-1937), di 65 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco della Virgen de la Villa in Martos, venne ucciso il 13 gennaio 1937.
42. Manuel María Garrido Izquierdo (1878-1937), di 59 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco della Virgen de la Villa in Martos, fu ucciso il 13 gennaio 1937.
Gruppo 5B: Martos
43. Manuel Serrano Zafra (1875-1936), di 61 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Amador e arciprete di Martos, venne ucciso il 30 settembre 1936.
44. Antonio Cañada Fernández (1904-1936), di 32 anni, sacerdote diocesano. Cappellano del monastero di Santa Clara in Martos, fu ucciso il 30 settembre 1936.
45. Juan Antonio Ramírez Navarro (1866-1936), di 70 anni, sacerdote diocesano. Venne ucciso il 30 settembre 1936.
46. Antonio Órpez Muñoz (1864-1936), di 72 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di San Amador, in Martos fu ucciso l’11 ottobre 1936.
47. José Teba Merino (1889-1937), di 48 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Santa Marta, in Martos, venne ucciso il 12 gennaio 1937.
48. Antonio María Carrillo Pérez (1867-1937), di 68 anni, sacerdote diocesano. Parroco della Virgen de la Villa in Martos, venne ucciso il 12 gennaio 1937.
49. Bernardino Espejo Garrido (1876-1937), di 61 anni, sacerdote diocesano. Cappellano del monastero delle Suore Trinitarie in Martos, fu ucciso il 15 gennaio 1937.
50. Obdulia Puchol Merino (1900-1936), di 36 anni. Laica e cognata di don Francisco Raimundo Martínez Baeza. Dopo un tentativo di violenza, fu uccisa l’8 dicembre 1936.
51. Manuel Melero Luque (1912-1936), di 24 anni. Membro dell’Azione Cattolica di Martos, fu ucciso il 12 novembre 1936.
Gruppo 6: Mancha Real
52. José Herrera Cano (1896-1937), di 41 anni, sacerdote diocesano. Parroco di Villacarrillo, fu ucciso il 3 aprile 1937.
53. Francisco Morales Aballe (1871-1937), di 66 anni, sacerdote diocesano. Parroco di San Juan in Jaén, venne ucciso il 3 aprile 1937.
54. Francisco de Paula Padilla Gutiérrez (1892-1937), di 45 anni, sacerdote diocesano. Reggente della parrocchia di San Martín in Arjona, venne ucciso il 3 aprile 1937.
55. Miguel Barberán Juan (1884-1937), di 53 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di San Martín in Arjona, fu ucciso il 3 aprile 1937.
56. Ildefonso García Martínez (1889-1937), di 48 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Begíjar, fu ucciso il 3 aprile 1937.
57. Ildefonso Ortega González (1873-1936), di 63 anni, sacerdote diocesano. Cappellano della Santa Cappella di San Andrés in Jaén, venne ucciso il 31 ottobre 1936.
58. José Ortega Carrillo (1877-1936), di 59 anni, sacerdote diocesano. Cappellano del monastero di Santa Úrsula de las Agustinas in Jaén, fu ucciso il 30 novembre 1936.
59. Juan Olid Martínez (1906-1936), di 30 anni, sacerdote diocesano. Vice-parroco di Mancha Real, venne ucciso il 28 agosto 1936.
Antonio Montañés Chiquero e 64 Compagni
Gruppo 1 A (Arroyo de la Parras)
1. Antonio Montañés Chiquero, nato il 17 giugno 1870 a Alcalá la Real, ordinato presbítero il 27 maggio 1893, è stato dapprima vice parroco a Castillo di Locubín, e poi, in successione, parroco di Las Riveras, di Charilla, di Villacarillo e infine di Santa Maria ad Alcalá la Real. Fu ucciso il 12 settembre 1936.
2. Manuel Contreras Villén, ccoadiutore di San Domenico di Silos, ad Alcalá la Real (1891-1936).
3. José Pancorbo Gutiérrez, parroco di San Domenico di Silos, ad Alcalá la Real (1895-1936).
4. José Peña Pinto, vice parroco di San Domenico di Silos, ad Alcalá la Real (1907-1936).
Gruppo 1 B (Alcalá la Real-Alcaudete)
5. Joaquín Muñoz Maestre-Aranda, sacerdote diocesano, incaricato della chiesa filiale di Sant’Anna (1865-1936).
6. José Sánchez Alabarces, confessore delle Suore Clarisse e Terziarie francescane di Alcalá la Real (1871-1936).
7. Manuel Heredia Gascón, vice parroco di Santa Maria ad Alcaudete (1901-1936).
8. Justo Gómez Mudarra, laico, capocoro nella parrocchia di Frailes (1884 1936).
9. Edoardo Infante del Castillo, laico, presidente della Gioventù di Azione Cattolica di Martos (1916-1936).
Gruppo 2 (Andújar)
10. Ildefonso Galán Cruz, parroco di San Bartolomeo, ad Andújar (1873-1936).
11. Ildefonso Vacchiano Vargas, parroco di Villanueva de la Reina (1895-1937).
12. Agustín González de Lara, cappellano del monastero delle monache Cappuccine di Andújar (1871-1936).
13. Antonio Romeu Collado, coadiutore della parrocchia di San Bartolomeo, ad Andújar (1882-1936).
14. Juan Manuel Solás López, laico, aderente all’adora¬zione notturna (1885-1936).
15. Francisco Javier Bellido, sacerdote diocesano, economo della parrocchia di San Michele ad Andújar (1882-1936).
16. José Bellido Aragón, cappellano dell’ospedale di Andújar (1867-1936).
17. José Manuel de Lemus Garzón, cappellano del monastero delle Minime ad Andújar (1867-1936).
18. Manuel Ramírez González, coadiutore di Santa María, ad Andújar (1902-1936).
19. Pedro Solís Rodríguez, parroco di Santa María Maggiore, ad Andújar (1886-1936).
20. José Antonio García Navarro, rettore del Santuario della Vergine della Cabeza, ad Andújar (1878-1936).
21. Manuel Medina de La Torre, coadiutore di San Michele, ad Andújar (1880-1936).
22. Juan de Dios Manjón Lombardo, coadiutore di San Michele, ad Andújar (1875-1936)
Gruppo 3 (Arjona)
23. Juan Barat Barberán, vice parroco di San Giuseppe Battista in Arjona (1878-1936).
24. Cristóbal Segovia Valero, presbitero al servizio della parrocchia di San Giovanni in Arjona (1866-1936).
25. Manuel Casado Garrido, sacerdote (1909-1936).
Gruppo 4 (Marmolejo)
26. Francisco de Paula Aranda Cabrera, parroco di Nostra Signora della Pace, a Marmolejo (1871-1936).
27. Bernabé Toribio, laico († 1936)
28. Julián Castilla Casado, confessore delle Suore della Croce, ad Arjona (1870-1936).
29. Francisco Morales Vera, parroco di Nostra Signora dell’Incarnazione, ad Arjonilla (1900-1936).
Gruppo 5 (Villanueva del Arzobispo)
30. Leandro Bago Bueno, arciprete di Villacarrilo (1864-1936).
31. Matías Molina de la Poza, parroco di Sant’Andrea di Villanueva del Arzobispo (1896-1936).
32. Vicente Francisco Vañó Crespo, coadiutore della parrocchia di Villanueva del Arzobispo (1892-1936).
33. Cristóbal Muñoz González, cappellano dell’asilo di Villanueva del Arzobispo (1894-1936).
34. Gonzalo Magaña Rodríguez, parroco di Cañada Catena (1899-1936).
Gruppo 6 (Altre molteplici località)
35. Manuel Checa Martínez, parroco di Iznatora (1892-1936).
36. Ildefonso Muñoz Pretel, laico (1895-1936).
37. José González Roa, vice parroco di Santiago el Mayor, a Jimena (1863-1936).
38. Juan Pedro Roa Molina, parroco di San Giacomo Maggiore, a Jimena (1863-1936).
39. Francisco Ortega Espejo, parroco di San Giovanni Battista, a Los Villares (1876-1936).
40. José María Ruiz Cruz, sacerdote organista della Cattedrale di Jaén (1870- 1937).
41. Francisco Palomares Vílchez, vice parroco di La Asunción a Villacarrillo (1881-1936).
42. Francisco Moreno Arroyo, vice parroco di Jódar (1896-1936).
43. Francisco Fernández Gavilán, sacerdote senza incarico residente a Quesada (1875-1936).
44. Juan Morillo Torres, cappellano del Santuario della Fuensanta, a Huelma (1874-1936).
45. Alfonso Navarrete Crespo, parroco di Albanchez de Úbeda (1877-1936).
46. Diego Rodríguez Carrascosa, cappellano della Collegiata di Castellar (1871-1936).
47. Pedro Marín Martos, beneficiato della cattedrale di Guadix (1902-1936).
48. Juan de Dios Marín Masdemont, vice parroco di Vilches (1880-1936).
49. Felipe Vallejos Molina, vice parroco di Porcuna (1891-1936).
50. Pedro María Sandoica y Granados, laico membro dell’Apostolato della Orazione, a Villargordo (1876-1936).
51. José Martínez Torres, laico 1889-1936).
Gruppo 7 (Madrid)
52. José María Marín Acuña, parroco di Rumblar-Zocueca (1893-1936).
53. Juan Pablo García Vázquez, parroco di El Molar (1873-1936).
54. Lorenzo Mora y Rojo, parroco di Peal de Becerro (1891-1936).
55. Juan Ignacio Muñoz Nieto, vice parroco di Beas de Segura (1896-1936).
56. Lucas Muñoz Bezares, parroco di Beas de Segura (1896-1936).
57. Rogelio Rodero Matarán, vice parroco di Villacarrillo (1874-1936).
58. Tomás Fernández Valenzuela, vice parroco di Beas de Segura (1908-1936).
59. Teresa Basulto y Jiménez, laica (1872-1936).
60. Mariano Martín Portela, laico (1871-1936).
61. Ramón Rojo y Díaz de Cervantes, parroco di Cazorla (1884-1936).
Gruppo 8 (Costantina)
62. Manuel Heredia Torres, direttore del Collegio Nostra Signora di Robledo, a Constantina (Siviglia) (1900-1936).
63. Juan Heredia Torres, vice parroco di Navas di San Giovanni (1891-1936).
Gruppo 9 (Iznalloz)
64. Manuel Ureña Abolafia, parroco de Santa María, a Torredonjimeno (1899-1936).
65. Bernardo Ruiz Cano, membro dell’Azione Cattolica (1909-1936).
Il martirio
Il martirio materiale è avvenuto nel contesto della guerra civile spagnola che colpì gravemente anche la regione andalusa di Jaén a partire dall’agosto del 1936. I miliziani instaurarono un clima di persecuzione nei confronti di tutti coloro che si professavano membri della Chiesa cattolica, fossero essi sacerdoti, consacrati o laici. Il martirio formale ex parte persecutoris fu compiuto dai rivoluzionari che, mossi da sentimenti antireligiosi e anticristiani, massacrarono numerosi sacerdoti, religiosi e laici, profanando e saccheggiando chiese, luoghi di culto e oltraggiando gli oggetti sacri. L’odium fidei dei guerriglieri, spinti dalla propaganda atea, è ampiamente dimostrato dalla generale violenza contro la Chiesa, verso i suoi ministri e tanti suoi fedeli. Il Capofila don Manuel Izquierdo Izquierdo fu particolarmente colpito dai maltrattamenti e dalle torture inflitte dai persecutori, come avvenuto pure a Don Manuel Valdivia Chica, al quale prima della morte furono tagliate le mani con le quali aveva consacrato. Alcuni presbiteri, tra i quali don Antonio Montañes Chiquero, chiesero di essere uccisi per ultimi per poter così confessare gli altri e aiutarli a morire santamente.
Per quanto riguarda il martirio formale ex parte victimarum, merito dei martiri è l’aver perseverato nella fedeltà a Cristo fino al sacrificio della vita. In alcuni casi si è riscontrato anche un atteggiamento di perdono e preghiera nei confronti degli uccisori.
I martiri ci testimoniano la grande speranza
Omelia nella beatificazione dei 124 martiri della Chiesa di Jaén
Ancora un rito per la beatificazione di martiri, qui nella terra di Spagna e, oggi, in questa Chiesa di Jaén che il suo Vescovo, carissimi fratelli e amici, non trascura di chiamare «culla di martiri» e «terra abbondantemente irrigata dal sangue dei martiri». Ho letto con attenzione la lettera pastorale con la quale egli ha inteso preparare questo momento di grazia, sottolineando la provvidenziale coincidenza con un anno giubilare dedicato alla virtù della Speranza; un anno che incoraggia tutti noi a essere testimoni di Speranza. Ai tanti martiri che dai suoi inizi sino a epoca più recente sono stati, in questa Chiesa, «seme di cristiani» (Tertulliano, Apologeticus, 50: PL 1, 535), ora si aggiunge una nuova lunga schiera. La storia al tempo stesso dolorosa e luminosa di questa vicenda, anch’essa collocata nelle vicende della guerra civile del secolo passato, è stata rievocata ed io desidero sottolineare quello che il vescovo ha scritto: «umanamente parlando non sono stati eroi, né combattenti per una ideologia e neppure dei caduti in una guerra per interessi terreni... La loro unica arma è stata l’amore. Morirono perdonando ai loro carnefici ... Questo perdono martiriale è il frutto più sublime della speranza che non si arrende al male».
Questa fondamentale riflessione, carissimi, desidero avvalorarla con quanto è stato insegnato da Benedetto XVI nella sua lettera enciclica Spe salvi (cf. n. 39). Tra quindici giorni ricorderemo i tre anni dal suo passaggio nella casa del Padre sicché il ricordare il suo magistero può essere un atto di gratitudine per quanto ha donato alla Chiesa. In quel documento egli avverte che nella nostra vita ci sono tante situazioni per le quali possono bastarci anche delle speranze umane, delle piccole speranze. Ve ne sono altre, però, in cui abbiamo bisogno di qualcosa di più solido, di più consistente, di più valido. Si tratta di circostanze in cui c’è bisogno di una «grande speranza»; sono momenti nei quali abbiamo bisogno di amici, di fratelli e sorelle che con la loro testimonianza ci aiutano a capire che è possibile andare avanti, che possiamo farcela. Sono momenti in cui «abbiamo bisogno di testimoni, di martiri, che si sono donati totalmente, per farcelo da loro dimostrare – giorno dopo giorno. Ne abbiamo bisogno per preferire, anche nelle piccole alternative della quotidianità, il bene alla comodità – sapendo che proprio così viviamo veramente la vita».
Da dove nasce questa forza interiore? La risposta del Papa era che alla sua origine non c’è lo sforzo volontaristico, ma la speranza ed enunciava un principio, su cui è bene molto riflettere: ossia che «la capacità di soffrire per amore della verità è misura di umanità». Con questa frase Benedetto XVI non sta per nulla esaltando il dolore in sé; non sta affatto parlando di una sofferenza fine a se stessa, ma sta facendo rimando a una forza che nasce dalla speranza e dall’amore per tutto ciò che è vero, che è giusto, che è santo. Si tratta, in breve, della disponibilità a mettersi in gioco per qualcosa di più grande e questo non mi pare sia inutile sottolinearlo in un contesto culturale nel quale – lo dico con le parole di Romano Guardini, ossia di un grande teologo di cui la Chiesa esamina l’esercizio delle virtù in vista di una possibile beatificazione – va crescendo la fuga da sé e con essa diventano sempre più semplici i modi di togliersi la vita e lo stesso suicidio si fa sempre più facile e banale (cf. Accettare se stessi, Morcelliana, Brescia 1992, p. 15). A distanza di molti anni (l’opera apparve per la prima volta nel 1960) il Papa Leone XIV ripete: «c’è nel mondo una malattia diffusa: la mancanza di fiducia nella vita» e torna a sottolineare che vivere invoca un senso, una direzione, una speranza, perché «senza la speranza la vita rischia di apparire come una parentesi tra due notti eterne, una breve pausa tra il prima e il dopo del nostro passaggio sulla terra» (cf. Udienza generale del 26 novembre 2025.
Riflessioni di questo tipo ci pongono la domanda: in definitiva, dov’è il vero coraggio? Considerando la testimonianza dei martiri oggi beatificati penso che la risposta giusta sia ancora quella lasciataci da Benedetto XVI: «Soffrire con l’altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrire a causa dell’amore e per diventare una persona che ama veramente – questi sono elementi fondamentali di umanità, l’abbandono dei quali distruggerebbe l’uomo stesso … Alla fede cristiana, nella storia dell’umanità, spetta proprio questo merito di aver suscitato nell’uomo in maniera nuova e a una profondità nuova la capacità di tali modi di soffrire che sono decisivi per la sua umanità».
In questa luce i martiri oggi beatificati sono certo un modello di cristianesimo. Il martirio è la testimonianza più alta della fede cristiana, perché incarna l’amore totale per Cristo e per i fratelli, trasformando la sofferenza in redenzione e il sangue in seme di evangelizzazione. Questo è, sì, possibile narrarlo, ma sia davanti alla crudeltà umana, sia davanti alla forza interiore di un martire talvolta le parole non sono più sufficienti. Fu una volta l’esperienza di sant’Ambrogio il quale a proposito di sant’Agnese avrebbe esclamato: Appellabo martyrem, predicavi satis, «ho detto martire, ho detto tutto»! Solo ora, forse, noi stiamo tornando a percepire l’enormità della parola «martire». Per molto tempo nella Chiesa se n’è perduto il valore, poiché l’epoca dei martiri era stata relegata e ritenuta conclusa nei suoi primi quattro secoli. Poi si smarrì addirittura il senso della parola ed è così che «martiri» divennero oramai gli asceti e i monaci, quelli che fuggivano dal mondo. Si diceva che era finito il tempo del «martirio rosso» ed era subentrato quello del «martirio bianco», che si raggiunge mediante la lotta continua contro il male che dall’interno ci insidia con le nostre passioni.
Oggi siamo in una nuova fase. «Io vi dico – disse una volta Papa Francesco – che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa. Tanti fratelli e sorelle nostre che offrono la loro testimonianza di Gesù e sono perseguitati. Sono condannati perché posseggono una Bibbia. Non possono portare il segno della croce. E questa è la strada di Gesù […] La vita cristiana non è un vantaggio commerciale, non è un fare carriera: è semplicemente seguire Gesù» (Omelia in Santa Marta del 4 marzo 2014). È storia vissuta in questa Chiesa diocesana, nella Chiesa di Spagna e in tante altre Chiese. Oggi stesso, a Parigi, si sta celebrando un rito come il nostro in cui sono beatificati cinquanta martiri, tra i quali molti sacerdoti, religiosi e laici impegnati nelle associazioni cattoliche.
Concludendo la sua omelia Papa Francesco aggiunse: «Pensiamo se noi abbiamo dentro di noi la voglia di essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù …». Venerando questi nuovi Beati e anche tutti gli altri che a loro sono compagni chiediamo al Signore di sentirla, di conservarla quella voglia, che è unita alla virtù cristiana della fortezza: una virtù che, fra l’altro, ci rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni consapevoli della parola di Gesù: «Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo (Gv 16,33)» (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n, 1808). Allora preghiamo: O Signore, per intercessione dei nuovi Beati e di tutti i loro compagni sostienici sempre nella speranza e nel coraggio del Tuo amore. Amen.
Cattedrale di Jaén (Spagna), 13 dicembre 2025
Marcello Card. Semeraro