19 Martiri d'Algeria

19 Martiri d'Algeria

(†1994 - 2002)

Beatificazione:

- 08 dicembre 2018

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 8 maggio

Pierre-Lucien Claverie, Vescovo di Oran, dell’Ordine dei Frati Predicatori, e 18 compagni religiosi e religiose di 8 diverse congregazioni, martiri: sono rimasti in Algeria negli anni bui del terrorismo, e integrati fra i musulmani, hanno testimoniato l’amore universale di Cristo fino al martirio, tra il 1991 e il 2002.

“Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza e nell’anonimato” Testamento spirituale di frère Christian de Chergé

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
  • omelia di beatificazione
“Il martirio è la più grande testimonianza d’amore. Non si tratta di correre verso la morte, né di cercare la sofferenza per la sofferenza... ma è versando il proprio sangue che ci si avvicina a Dio”

 

Vivere fino in fondo i legami di fratellanza e di amicizia instaurati con gli algerini, restare accanto a loro e semplicemente esserci, coltivare il dialogo e offrire un segno di convivenza pacifica nonostante la guerra civile. Mossi da questi propositi religiosi, religiose, sacerdoti e consacrati decisero di non lasciare l’Algeria negli anni difficili del terrorismo. Quel decennio buio, iniziato nel 1991 e conclusosi nel 2002, fu costellato di attentati e sanguinosi scontri tra forze armate del governo (istituito dopo un colpo di Stato) e fondamentalisti islamici che costarono la vita al oltre 150 mila persone. Fra queste i 19 martiri (13 religiosi, fra cui un vescovo, e 6 religiose) che vengono beatificati oggi alle 13 a Orano, in Algeria, nel Santuario di Notre-Dame di Santa Cruz, dal card Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e inviato speciale del Papa. La Causa di beatificazione è stata avviata dopo il loro ricordo al Colosseo il 7 maggio del 2000, durante una celebrazione dedicata ai martiri del XX secolo. Integrati da anni fra la gente per testimoniare il loro amore gratuito – offrendo aiuto nelle forme più disparate e umili – volevano continuare ad essere semplicemente cristiani fra i musulmani, proseguire la loro vita di ogni giorno accanto ai vicini di casa, ai giovani, agli anziani o ai più disagiati. E invece il Gruppo islamico armato (Gia) li considerò nemici dell’islam e li uccise.

Tutto ebbe inizio nel 1991, quando alle elezioni legislative gli islamisti ottennero ampi consensi. Per evitare una loro maggioranza parlamentare e scongiurare così l’istaurazione di una Repubblica islamica, l’esito delle urne venne annullato e nel gennaio del ‘92 alcuni generali dell’esercito rovesciarono il potere. Per tutta risposta i fondamentalisti si organizzarono nel Gruppo islamico armato, allo scopo di terrorizzare e punire chiunque sostenesse il governo. Migliaia le vittime tra la popolazione civile, tra cui imam, intellettuali, artisti, giornalisti, medici, avvocati, giudici e insegnanti, ma anche donne e bambini. Il 30 ottobre 1993 l’organizzazione terroristica lanciò anche un ultimatum agli stranieri perché lasciassero l’Algeria nell’arco di un mese. In tanti, pressati dalle ambasciate, dovettero abbandonare il Paese, altri vollero rimanere. Il mirino fu così puntato su di loro.

 

I martiri:

 

Fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond

L’8 maggio del 1994, nella biblioteca della diocesi di Algeri, nella casbah, vengono assassinati fratel Henri Vergès e suor Paul-Hélène Saint-Raymond. Di quella biblioteca, frequentata da tantissimi studenti, fratel Henri era il responsabile. Di nazionalità francese, era stato anche direttore di una scuola e insegnante di matematica. Diceva: “È il mio impegno marista che mi ha permesso, malgrado i miei limiti, di inserirmi armoniosamente in un ambiente musulmano, e la mia vita in questo ambiente, a sua volta, mi ha fatto realizzare più profondamente come cristiano marista. Dio sia lodato”. Laureatasi in ingegneria prima di entrare fra le Piccole Sorelle dell’Assunzione, dopo i voti e gli studi per diventare infermiera, suor Paul-Hélène Saint-Raymond, anche lei francese, era arrivata in Algeria nel 1963. Nei quartieri poveri della capitale offriva assistenza ai più poveri e tra i suoi impegni c’era anche il lavoro con fratel Henri tra i giovani. Annunciare Cristo nella società musulmana significava per lei rispettare il credo dell’altro e al contempo approfondire la propria fede cristiana.

“ Nessuno può prenderci la vita perché l’abbiamo già donata ”

Suor Caridad Álvarez Martín e suor Ester Paniagua

Nel quartiere di Bab el-Oued, ad Algeri, suor Caridad Álvarez Martín e suor Ester Paniagua, agostiniane missionarie, spagnole, erano conosciute da tutti, sempre al fianco di anziani, bambini disabili e famiglie bisognose. Si stavano recando a Messa quando vengono uccise il 23 ottobre 1994. Suor Caridad era in Algeria da oltre trent’anni. “Sono aperta a ciò che Dio e i miei superiori vorranno da me. Maria è rimasta aperta alla volontà di Dio – affermava – in questo momento voglio restare con questa attitudine davanti a Dio”. E toccanti le parole di suor Ester – particolarmente dedita ai malati ed integratasi nella cultura araba – quando le si chiedeva se avesse paura della situazione nel Paese: “Nessuno può prenderci la vita perché l’abbiamo già donata”.

I quattro padri bianchi di Tizi Ouzou

Il 27 dicembre di quello stesso anno a Tizi Ouzou, nella Cabilia, nella piccola comunità dei padri bianchi l’irruzione di un gruppo di uomini armati. Immersi nelle loro attività quotidiane, muoiono i francesi padre Jean Chevillard, padre Alain Dieulangard, padre Christian Chessel e il belga padre Charles Deckers. “So che posso morire assassinato – osservava padre Jean mentre la violenza dilagava in Algeria –. La nostra vocazione è testimoniare la fede cristiana in terra musulmana. Per il resto ‘Inch Allah!’”. La gente di Tizi Ouzou li conosceva bene e li amava; padre Alain, missionario da anni, si dedicava all’insegnamento, padre Christian aveva messo su una biblioteca per studenti e padre Charles, che aveva imparato a parlare il berbero, gestiva un centro giovanile. Centinaia di musulmani presero preso parte alle loro esequie.

Suor Bibiane Leclerq e suor Angèle-Marie Littlejohn

Rientravano dopo essere state a messa suor Bibiane Leclerq e suor Angèle-Marie Littlejohn, missionarie di Nostra Signora degli Apostoli, quando il 3 settembre 1995, ad Algeri, vengono trucidate. Impegnate nell’orfanotrofio e nel collegio per ragazze gestito dalla loro Congregazione, le due religiose insegnavano taglio e cucito e ricamo, ma assistevano anche famiglie svantaggiate. “Sono le persone stesse che chiedono delle suore” spiegava la francese suor Bibiane quando le si chiedeva se restare o meno in Algeria. Nativa di Tunisi, suor Angèle-Marie era particolarmente amorevole con le giovani alle quali cercava di infondere l’amore per l’arte e del lavoro ben fatto. Poco prima di morire, a una religiosa che aveva condiviso con lei la propria paura aveva detto: “Non dobbiamo avere paura. Dobbiamo solo vivere bene il momento presente... Il resto non ci appartiene”.

Suor Odette Prévost

Poco più di due mesi dopo, il 10 novembre, ad Algeri, un terrorista spara a suor Odette Prévost, piccola sorella del Sacro Cuore. Di origini francesi, era stata in missione in diverse città del Maghreb e per comprendere meglio l’islam – la religione di quanti frequentava ogni giorno – leggeva il Corano e si era inserita in gruppi di preghiera di cristiani e musulmani. Consapevole del fatto che la sua vita fosse in pericolo, definiva il contesto socio-politico in cui si era ritrovata un “momento privilegiato per vivere con più verità, fedeltà a Gesù Cristo e al Vangelo”.

I sette padri trappisti di Tibhirine 

La storia dei sette monaci di Tibhirine è forse la più atroce. Rapiti la notte del 26 marzo 1996 nel loro monastero di Notre-Dame de l’Atlas, a una sessantina di km da Algeri, circa due mesi dopo, il 25 maggio, vengono ritrovate solo le loro teste nei pressi di Medea. Fratel Paul Favre-Miville, fratel Luc Dochier, p. Christophe Lebreton, fratel Michel Fleury, p. Bruno Lemarchand, p. Célestin Ringeard e p. Christian de Chergé sono stati sepolti nel cimitero del loro monastero il 4 giugno. La loro storia è stata narrata anche nel film Uomini di Dio, del 2010. La scelta di rimanere in Algeria, nonostante il crescente clima di terrore, l’avevano maturata in comune, dopo essersi confrontati a lungo e aver condiviso il loro personale e doloroso discernimento. Una decisione, la loro, che esprimeva il desiderio di stare insieme alla gente – che li considerava amici – e di condividere, soprattutto con i più poveri, i pericoli della violenza. Pur diversi tra loro, i religiosi di Tibhirine erano uniti dall’amore per il popolo algerino, dal rispetto per l’islam e dal desiderio di povertà. 

“ Dobbiamo prendere parte alla sofferenza e alla speranza dell’Algeria, con amore, rispetto, pazienza e lucidità ”

Mons. Pierre Claverie, vescovo di Orano

L’ultimo dei martiri cristiani in Algeria è il vescovo di Orano mons. Pierre Claverie, religioso domenicano. Viene ucciso l’1 agosto 1996 da un’autobomba, insieme al suo autista ed amico musulmano Mohammed Bouchikhi, davanti alla Curia della diocesi. Non si stancava mai di esortare i credenti a una convivenza pacifica nel rispetto dell’altro e l’impegno a favore del dialogo era al centro della sua vita. Nell’icona della Beatificazione dei 19 martiri d’Algeria c’è anche Mohammed, che aveva deciso di restare al fianco di mons. Claverie mettendo a rischio la propria vita. Un modo per ricordare che, negli anni bui del terrorismo, cristiani e musulmani sono morti per la stessa causa: non volevano far prevalere il terrore nella vita di tutti i giorni e desideravano rendere testimonianza a un dialogo possibile. Diceva mons. Claverie: “È ora che dobbiamo prendere parte alla sofferenza e alla speranza dell’Algeria, con amore, rispetto, pazienza e lucidità”. E ancora: .

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

ALGERIENSIS

Beatificationis seu Declarationis Martyrii

Servorum Dei

PETRI CLAVERIE

ex Ordine Fratrum Praedicatorum, Episcopi Oranensis

et XVIII SOCIORUM

Religiosorum et Religiosarum

(† 1994-1996)

 

Decreto sul Martirio

 

     «La morte di Pierre Claverie è tragica. Essa va ad aggiungersi a quella dei diciotto religiosi che figurano sulle pagine di questo martirologio moderno. Essa si aggiunge anche a quella delle centinaia di algerini che muoiono quasi ogni giorno in questo paese lacerato dalla violenza che nessuna causa saprebbe giustificare. E tanto meno la religione».

 

Con queste parole il Card. Bernardin Gantin, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, celebrando,ad Orano, le esequie funebri in rappresentanza del Papa, ricordò il martirio dei Servi di Dio che, in terra d’Algeria, hanno annunziato l’amore incondizionato del Signore verso i poveri e gli emarginati.

Essi hanno testimoniato la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa fino all’effusione del sangue. Le loro anime – come annunzia la Scrittura – «sono nelle mani di Dio, nessun tormento potrà toccarle. […] Anche se agli occhi degli uomini subirono castighi, la loro speranza è piena di immortalità» (Sap 3, 1.4).

Provenienti da otto Istituti religiosi diversi, vivevano in Algeria svolgendo differenti missioni. L’uccisione di Mons. Claverie e dei diciotto Compagni Servi di Dio si colloca all’interno del contesto di una tragedia nazionale che dal 1988 insanguinò l’Algeria. Perciò atti di profanazioni, di vilipendio e di intimidazioni sfociarono dappertutto in violenza e terrore. Preciso intento dei persecutori dei Servi di Dio era colpire quanti vivevano e operavano in nome di Cristo e della sua Chiesa al servizio del popolo Algerino, in primis i sacerdoti e i religiosi. La principale ragione dell’uccisione dei Servi di Dio fu il loro status di cristiani, sacerdoti e religiosi.

 

1.  Il Servo di Dio PIERRE LUCIEN CLAVERIE nacque ad Algeri, nel quartiere popolare di Bab el-Oued, l’8 maggio 1938. Era un pied noir – come vengono chiamati i francesi d’Algeria – della quarta generazione. Educato cristianamente, non aveva alcun contatto con la popolazione araba. Nel 1958, in piena “battaglia d’Algeri”, parte per la Francia per intraprendere gli studi universitari e prende coscienza di essere fino ad allora vissuto in una “bolla coloniale”, ignorando l’altro, algerino e musulmano, visto solo attraverso degli stereotipi. Un intenso travaglio interiore lo conduce alla vita religiosa nell’Ordine dei Fratelli Predicatori. Dopo i suoi studi sarà ordinato presbitero nel 1965. Ricoprì numerosi incarichi, soprattutto nell’ambito didattico: le sue lezioni di arabo classico non saranno frequentate solo da studenti francesi, ma anche da arabi. Divenuto responsabile del Centro Diocesano di Algeri per lo Studio e la Formazione Linguistica, lo lascerà per assumere la guida della diocesi di Orano, nel 1981. Per la sua spiccata sensibilità nel dialogo con il mondo musulmano fu nominato membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. La sera del giovedì 1 agosto 1996 il vescovo, di ritorno a Orano dopo aver incontrato un ministro francese, venne ucciso assieme ad un suo giovane amico musulmano, Mohamed, da un ordigno fatto esplodere davvanti alla porta del vescovado con un congegno a distanza. Profonda era la serenità di Mons. Claverie di fronte al martirio, che giunse improvviso ma non imprevisto. Egli, infatti, era ben consapevole del clima minaccioso che andava addensandosi intorno a lui; ma, nonostante ciò, non abbandonò la sua diocesi. Lui stesso aveva poco prima preannunciato il pericolo di attentati. Il fatto stesso di aver scelto di restare in Algeria metteva a repentaglio la sua vita; ma decise di rimanere, in segno di solidarietà con il popolo algerino e con tutti coloro che lavorano per la pace. In questo crocevia di dolore e di contraddizione, Mons. Claverie si sentiva un uomo e un pastore che aveva stretto con l’Algeria un legame «che niente potrà distruggere, neppure la morte».

Analoghe esperienze furono vissute dagli altri Servi di Dio, come analoghi furono i loro atteggiamenti di fronte alla violenza e alla morte.

 

Primo gruppo: Servi di Dio uccisi ad Algeri

 

2, Henri Vergès. Nacque a Matemale (Francia) il 15 luglio 1930. Entrato nell’Istituto dei Fratelli Maristi delle scuole, emise i voti temporanei nel 1946 e quelli perpetui nel 1952. Fu assassinato l’8 maggio 1994.

 

3. Paul-Hélène Saint-Raymond. Nacque a Parigi il 24 gennaio 1927. Entrata nella Congregazione delle Piccole Sorelle dell’Assunzione, il 29 luglio 1960 emise i voti perpetui. Fu uccisa l’8 maggio 1994.

 

4. Esther Paniagua Alonso. Nata a Izagre (Spagna) il 7 giugno 1949, entrò nell’Istituto delle Suore Agostiniane Missionarie. Inviata in Algeria, qui emise la professione perpetua il 15 agosto 1975. Venne uccisa il 23 ottobre 1994.

 

5. Caridad Álvarez Martín. Nata a Santa Cruz de la Salceda (Spagna) il 9 maggio 1933, entrò nell’Istituto delle Suore Agostiniane Missionarie. Inviata in Algeria, fece la professione perpetua nel 1960. Venne uccisa assieme alla consorella Esther Paniagua Alonso il 23 ottobre 1994.

 

6. Bibiane Leclercq. Nata l’8 gennaio 1930 a Gazeran (Francia), entrò nell’Istituto delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli il 3 marzo 1959. Mandata in Algeria, fu uccisa il 3 settembre 1995.

 

7. Angèle-Marie Littlejohn. Nata a Tunisi il 22 novembre 1933, entrò nell’Istituto delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli. Inviata in Algeria, fu assassinata il 3 settembre 1995 assieme alla consorella Bibiane Leclercq.

 

8. Odette Prévost. Nata il 17 luglio 1932 ad Oger (Francia), entrò dalle Piccole Sorelle del Sacro Cuore, fece la professione perpetua nel 1959. Nel 1968, fu inviata in Algeria. Venne uccisa a Kouba (Algeria) il 10 novembre 1995.

 

Secondo gruppo: quattro Padri Bianchi uccisi a Tizi-Ouzou

 

9. Alain Dieulangard. Nato a Saint-Brieuc (Francia) il 21 maggio 1919, entrò nell’Istituto dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), dove venne ordinato sacerdote il 1° febbraio 1950. Dal 1978 visse a Tizi-Ouzou (Algeria), dove venne assassinato il 27 dicembre 1994 assieme ai seguenti tre confratelli.

 

10. Charles Deckers. Nato ad Anversa (Belgio) il 26 dicembre 1924, cittadino algerino, entrò nell’Istituto dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), dove venne ordinato sacerdote l’8 aprile 1950.

 

11. Christian Chessel. Nato a Digne-les-Bains (Francia) il 27 ottobre 1958, entrò nell’Istituto dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), dove venne ordinato sacerdote il 28 giugno 1992.

 

12. Jean Chevillard. Nato ad Angers (Francia) il 27 agosto 1925, entrò nell’Istituto dei dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), dove venne ordinato sacerdote il 1° febbraio 1950.

 

Terzo gruppo: sette monaci trappisti uccisi a Tibhirine

 

13. Christian de Chergé. Nato a Colmar (Francia) il 18 gennaio 1937, fu ordinato sacerdote il 21 marzo 1964. Cinque anni dopo, decise di divenire cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) e, nel 1971, giunse nel Monastero di Tibhirine (Algeria), dove fu priore nel 1984 e rieletto nel 1990. Assieme ai sei seguenti confratelli fu rapito nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996.

 

14. Luc Dochier. Nato il 31 gennaio 1914 a Bourg-de-Péage (Francia), il 7 dicembre 1941, entrò nel monastero cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) di Aiguebelle. Nel 1946 partì per l’Algeria, entrando a far parte della comunità monastica trappista di Tibhirine.

 

15. Christophe Lebreton. Nato a Blois (Francia) l’11 ottobre 1950, nel 1972 partì per l’Algeria. Nel 1974 entrò nell’abbazia cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) di Tamié (Francia) emise la professione solenne il 1° novembre 1980. Nel 1987, giunse nel Monastero di Tibhirine e il 1° gennaio 1990 venne ordinato sacerdote.

 

16. Célestin Ringeard. Nato il 29 luglio 1933 a Touvois (Francia), fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1960. Nel 1983 decise di farsi monaco trappista ed entrò nel noviziato dell’abbazia cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) di Bellefontaine, dove emise la sua professione semplice l’8 settembre 1985. Nel 1986 partì per l’Algeria ed emise la professione solenne il 1° maggio 1989 nel Monastero di Tibhirine.

 

17. Michel Fleury. Nato il 21 maggio 1944 a Sainte-Anne-sur-Brivet (Francia), entrò in seminario poi passa 10 anni al Prado. Dopo un tempo nell’Istituto del Prado, divenne cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) nell’abbazia di Bellefontainne e partì per l’Algeria nel 1984. Il 28 agosto 1986 emise la professione solenne nel Monastero di Tibhirine

 

18. Paul Favre-Miville. Nato il 17 aprile 1939 a Vinzier in Alta Savoia (Francia), nel 1984 entrò nell’abbazia cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) di Tamié. Nel 1989 partì per il Monastero di Tibhirine, dove fece la professione solenne nel 1991.

 

19. Bruno Lemarchand. Nato il 1° marzo 1930 a Saint-Maixent (Francia), il 2 aprile 1956 venne ordinato sacerdote. Entrò nell’abbazia cistercense della Stretta Osservanza (Trappisti) di Bellefontaine nel 1981 e partì per il Monastero di Tibhirine nel 1984 dove, il 21 marzo 1990 fece la professione solenne come trappista nel Monastero di Tibhirine. Nel 1990 venne inviato in Marocco come superiore della casa anessa di Fès. Nel 1996 si recò nel Monastero di Tibhirine (Algeria), dovendo partecipare all’elezione del priore.

 

Queste parole del Servo di Dio Pierre Claverie possono sintetizzare complessivamente il profilo di questi martiri: «Noi riconosciamo in essi la vocazione di una Chiesa. Si trovavano lì per la pace, avevano deciso di dare la propria vita per la pace. Vivi o morti, sono artefici di pace».

    

La fama del martirio dei Servi di Dio si diffuse nella comunità ecclesiale, per cui dal 5 ottobre 2007 al 9 luglio 2012 si celebrò presso la Curia ecclesiastica di Algeri l’Inchiesta diocesana, la cui validità giuridica fu riconosciuta da questa Congregazione con decreto del 15 febbraio 2013. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se la morte dei Servi di Dio sia stata un vero martirio. Il 30 maggio 2017 si celebrò il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, che espresse parere unanimamente favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 16 gennaio 2018, presieduta da me Card. Angelo Amato, hanno riconosciuto che i summenzionati Servi di Dio furono uccisi per la loro fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Petri Claverie, ex Ordine Fratrum Praedicatorum, Episcopi Oranensis, et XVIII Sociorum Religiosorum et Religiosarum, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

Datum Romae, die 26 mensis Ianuarii a. D. 2018.

    

ANGELUS Card. AMATO, S. D. B.

Praefectus

 

                                    + MARCELLUS BARTOLUCCI

                                    Archiep. tit. Mevaniensis

                                    a Secretis

 

DECRETUM  SUPER  MARTYRIO

 

«Mors Petri Claverie est summae gravitatis. Ipsa additur  duodeviginti religiosorum interfectioni, qui in paginis huius moderni martyrologii inveniuntur. Ipsa additur etiam occisioni multorum centenorum Algeriensium, qui fere cotidie interficiuntur hac in regione vi vulnerata, quam nulla ratio iustificare valet nec qui­dem religio».

 

His verbis Cardinalis Bernardinus Gantin, olim Praefectus Congregationis pro Episcopis, cum Orani Pontificia in legatione exsequias celebrabat, Servorum Dei martyrium memoravit, qui in terra Algeriensi Domini amorem sine ulla exceptione erga pauperes et a vita sociali exclusos nuntiaverant.

Ii testimonium suae attinentiae ad Christum et ad Ecclesiam usque ad sanguinis effusionem praebuerunt. Eorum animae, uti in Scripturis dictum est, «in manu Dei sunt, et non tanget illos tormentum mortis. [...] Etenim, si coram hominibus tormenta passi sunt, spes illorum immortalitate plena est» (Sap 3, 1.4).

Ex octo diversis religiosis Institutis provenientes, in Algeria degebant varia munera missionaria gerentes. Excellentissimi Domini Petri Caverie et duo deviginti Sociorum Servorum Dei necatio accidit cum gravissima facinora ab anno 1988 Algeriam sanguine cruentaverunt. Hac re profanationes, contemptiones et minae ubicumque vim ac terrorem disperserunt. Praecipuum propositum Servorum Dei perse­cutorum fuit caedere omnes, qui Christi vel Ecclesiae nomine operam dabant pro bono totius populi Algeriensis, in primis ergo sacerdotes et religiosos. Praecipua ratio Servorum Dei interfectionis in eorum statu christianorum, sacerdotum et religiosorum reperienda est.

1. Servus Dei Petrus Lucianus Claverie. Algerii, in vico populari v.d. Bab el-Oued, die 8 mensis Maii anno 1938 natus est. Erat autem s. d. pied noir quartae generationis, uti Francogalli, qui in Algeria habitabant, nuncupabantur. Institutus secundum christianam doctrinam, nullam consuetudinem habuit cum gente Araba. Anno 1958, cum proelium Algeriense flagrabat, in Galliam profectus est ut ad studia universitaria attenderet, tunc cognovit quod usque ad id tempus vixerat fere in “bulla coloniali”, scilicet omnino nescius alterius, id est gentis Algeriensis et islamicae religionis, quam tantum secundum stereotypas opiniones viderat. Vehementissimum tormentum interius ad electionem religiosae vitae in Ordine Fratrum Praedicatorum eum impellit. Studiis expletis, presbyter ordinatus est anno 1965. Multa munera gessit, sed praesertim eminuit in docendi officio: lectiones eius enim Arabicae linguae classicae non tantum a Francogallicis studentibus frequentabantur, sed etiam ab Arabis. Factus moderator Algeriensis sedis dioecesanae pro studio et linguae scientia, quod munus deposuit cum anno 1981 Oranensis Episcopus nominatus est. Propter suam singularem propensionem erga dialogum cum mundo islamico nominatus est membrum Pontificii Consilii pro Dialogo inter Religiones. Vespere diei Iovis Calendis Augustis anno 1996 cum Episcopus Oranum ex occursu cum quodam Francogallico ministro redibat, una cum Mahometo, suo iuveni amico ex islamica fide, interfectus est explosivo instrumento, quod positum erat iuxta ianuam episcopii, a longe excitato. Alta erat Servi Dei serenitas ante martyrium, quod repente pervenit haud tamen inopinatum. Ipse enim multas minas, quae circa se urgebant, bene cognoscebat, quamvis eae impellerent, ipse dioecesim suam non deseruit. Ipse praenuntiaverat periculum gravium insidiarum. Suamet electio manendi in Algeria vitam exitiali in discrimine ponebat, statuit tamen manere ut significaret propinquitatem suam cum Algeriensi populo et cum illis qui operam dabant ad pacem assequendam. Hoc in compito doloris et contradictionis Servus Dei existimabat virum ac pastorem esse coniunctum artissimum cum Algeriensi natione per vinculum quod “nihil, ne mors quidem rescindere poterit”.

Similes casus alii Servi Dei cognoverunt et ante vim mortemque similem se gerendi rationem ipsimet habuerunt.

 

Prima turma:

Servi Dei Algerii necati

2. Henricus Vergès. Natus est in pago Matemale in Francogallia die 15 mensis Iulii anno 1930. Ingressus est Institutum Fratrum Maristarum a Scholis, vota temporaria emisit anno 1946 et perpetua anno 1952. Necatus est die 8 mensis Maii anno 1994.

3. Paula-Helena Saint-Raymond. Nata est Lutetiae Parisiorum die 24 mensis Ianuarii anno 1927. Ingressa est Congregationem Parvarum Sororum ab Assumptione et die 29 mensis Iulii anno 1960 perpetua emisit vota. Necata est die 8 mensis Maii anno 1994.

4. Esther Paniagua Alonso. Nata in pago Izagre, in Hispania, die 7 mensis Iunii anno 1949, ingressa est Institutum Sororum Augustinianarum Missionariarum. In Algeriam missa, professionem perpetuam emisit die 15 mensis Augusti anno 1975. Necata est die 23 mensis Octobris anno 1994.

5. Caritas Álvarez Martín. Nata in pago Santa Cruz de la Salceda, in Hispania, die 9 mensis Maii anno 1933, ingressa est Institutum Sororum Augustinianarum Missionariarum. In Algeriam missa, professionem perpetuam emisit anno 1960. Una cum sorore Esther Paniagua Alonso necata est die 23 mensis Octobris anno 1994.

6. Bibiana Leclercq. Nata die 8 mensis Ianuarii anno 1930 in pago Gazeran, in Francogallia, ingressa est Institutum Sororum Missionariarum a Domina Nostra Apostolorum die 3 mensis Martii anno 1959. In Algeriam missa, necata est die 3 mensis Septembris anno 1995.

7. Angela-Maria Littlejohn. Nata Tunete die 22 mensis Novembris anno 1933, ingressa est Institutum Sororum Missionariarum a Domina Nostra Apostolorum. In Algeriam missa, una cum sorore Bibiana Leclercq necata est die 3 mensis Septembris anno 1995.

8. Oda Prévost. Nata die 17 mensis Iulii anno 1932 in pago Oger, in Francogallia, ingressa est Institutum Parvarum Sororum a Sacro Corde et professionem perpetuam emisit anno 1959. In Algeriam missa est anno 1968. Necata est in urbe Kouba, Algeriensi in regione, die 10 mensis Novembris anno 1995.

 

Secunda turma:

quattuor Patres Albi in urbe v. d. Tizi-Ouzou Necati

9. Alanus Dieulangard. Natus in oppido Sancti Brioci, in Francogallia, die 21 mensis Maii anno 1919, ingressus est Institutum Missionariorum Africae (v. d. Patres Albi) et sacerdos ordinatus die 1 mensis Februarii anno 1950. Ab anno 1978 in urbe Tizi-Ouzou, in Algeria, ubi necatus est die 27 mensis Decembris anno 1994 una cum tribus sequentibus fratribus.

10. Carolus Deckers. Natus Antverpiae, in Belgio, die 26 mensis Decembris anno 1924, Algeriensis civis, ingressus est Institutum Missionariorum Africae et sacerdos ordinatus die 8 mensis Aprilis anno 1950.

11. Christianus Chessel. Natus in oppido Digne-les-Bains, in Francogallia, die 27 mensis Octobris anno 1958, ingressus est Institutum Missionariorum Africae et sacerdos ordinatus die 28 mensis Iunii anno 1992.

12. Ioannes Chevillard. Natus Iuliomagi Andecavorum, in Francogallia, die 27 mensis Augusti anno 1925, ingressus est Institutum Missionariorum Africae et sacerdos ordinatus die 1 mensis Februarii anno 1950.

 

Tertia turma:

septem monachi trappenses necati in loco v. d. Tibhirine

13. Christianus de Chergé. Natus Colmariae, in Francogallia, die 18 mensis Ianuarii anno 1937, sacerdos ordinatus est die 21 mensis Martii anno 1964. Post quinque annos, monachus cistercensis Strictioris Observantiae (v. d. Trappensis) evasit et anno 1971 in monasterium loci Tibhirine, in Algeria, pervenit. Ibi prior electus est anno 1984 et denuo anno 1990. Una cum sex sequentibus confratribus raptus est nocturno tempore inter diem 26 et diem 27 mensis Martii anno 1996.

14. Lucas Dochier. Natus die 31 mensis Ianuarii anno 1914 in oppido Bourg-de-Péage, in Francogallia, anno 1941 ingressus est monasterium cistercense Trappensium Aquarum Bellarum. Anno 1946 Algeriam petivit et in numero monachorum Trappensium loci Tibhirine fuit.

15. Christophorus Lebreton. Natus Blesis, in Francogallia, die 11 mensis Octobris anno 1950, Algeriam petivit anno 1972. Deinde, anno 1974, ingressus est monachorum abbatiam de Stamedio Trappensium, ubi sollemnem emisit professionem die 1 mensis Novembris anno 1980. Monasterium loci Tibhirine anno 1987 petivit et die 1 mensis Ianuarii anno 1990 sacerdos ordinatus est.

16. Caelestinus Ringeard. Natus die 29 mensis Iulii anno 1933 Tolvaiae, in Francogallia, sacerdos ordinatus est die 17 mensis Decembris anno 1960. Deinde anno 1983 factus est monachus trappensis et novitiatum incoepit in abbatia loci Bellefontaine, ubi simplicem emisit professionem die 8 mensis Septembris anno 1985. Algeriam petivit anno 1986 et sollemnem professionem emisit die 1 mensis Maii anno 1989 in monasterio loci Tibhirine.

17. Michaël Fleury. Natus die 21 mensis Maii anno 1944 in oppido Sainte-Anne-sur-Brivet, in Francogallia, seminarium ingressus est, deinde in Opus Providentiae Pradense migravit, ubi vixit decem per annos. Deinceps monachus trappensis factus est in abbatia Bellefontaine et Algeriam petivit anno 1984. Die 28 mensis Augusti anno 1986 sollemnem emisit professionem in monasterio loci Tibhirine.

18. Paulus Favre-Miville. Natus die 17 mensis Aprilis anno 1939 in pago Vinzier, in Francogallia, anno 1984 ingressus est monachorum abbatiam de Stamedio Trappensium. Anno 1989 in monasterium loci Tibhirine profectus est ibique sollemnem emisit professionem anno 1991.

19. Bruno Lemarchand. Natus die 1 mensis Martii anno 1930 in pago Saint-Maixent, in Francogallia, sacerdos ordinatus est die 2 mensis Aprilis anno 1956. Ingressus est mona­chorum abbatiam Trappensium Bellefontaine anno 1981 et anno 1984 in monasterium loci Tibhirine profectus est ibique sollemnem emisit professionem anno 1990. Deinde in Marokium missus est ut superior domus adnexae in urbe Fès. Anno 1996 monasterium loci Tibhirine, in Algeria, adiit ut congressui ad priorem eligendum interesset.

Haec Servi Dei Petri Claverie verba horum omnium martyrum descriptionem compendiant: «In his Ecclesiae vocationem invenimus. Illic stant pro pace, statuerunt enim vitam suam pro pace offerre. Vivi aut mortui, pacis auctores evadunt».

Cum fama martyrii Servorum Dei ecclesiali in communi­tate diffusa esset, a die 5 mensis Octobris anno 2007 ad diem 9 mensis Iulii anno 2012 apud Curiam ecclesiasticam Alge­riensem Inquisitio Dioecesana celebrata est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum per decretum diei 15 mensis Februarii anno 2013 est approbata. Exarata Positione, consuetas secundum normas disceptatum est an Servorum Dei mors fuisset verum martyrium. Die 30 mensis Maii anno 2017 Peculiaris Theologorum Consultorum Congressus positivo cum exitu celebratus est. Patres Cardinales et Episcopi Ordinaria in Sessione die 16 mensis Ianuarii anno 2018 congregati, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, supradictos Servos Dei interfectos esse ob fidem in Christum et in Ecclesiam agnoverunt.

De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congre­gationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Petri Claverie, ex Ordine Fratrum Praedicatorum, Episcopi Oranensis, et XVIII Sociorum Religiosorum et Religiosarum, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congre­gationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

Datum Romae, die 26 mensis Ianuarii a.D. 2018.

Beatificazione dei martiri Mons. Pierre Claverie, O.P., Vescovo di Oran, e 18 compagni (religiosi e religiose) in Algeria

(8 dicembre 2018, Santuario di Notre-Dame de Santa Cruz, Oran, Algeria)

Omelia del Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi Card. Angelo Becciu

 

Cari fratelli e sorelle!

Il brano dell’Apocalisse (cfr Ap7,9-17), proclamato nella seconda lettura, ci presenta idealmente la «moltitudine immensa» (v.9) di coloro che hanno già raggiunto la meta dell’eterna salvezza verso cui noi tutti siamo incamminati: il regno della speranza, il regno di coloro che vedono Dio così come egli è. L’apostolo Giovanni nella sua visione ricca di simbologia li vede in piedi, davanti al trono di Dio, «avvolti in vesti candide», colore della luce divina e della gloria pasquale. Ma il candore delle vesti è ottenuto immergendole nel sangue rosso del Cristo: questi eletti hanno sperimentato la «grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello» (v.14). Lo splendore è raggiunto attraverso il crogiuolo della sofferenza, della donazione di sé, della croce. Partecipando alla passione e morte di Gesù, il re dei martiri, si giunge alla luce: per crucem ad lucem recita l’antico adagio cristiano. In questo modo viene completato nella «nostra carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24).

Nelle loro mani, questi salvati stringono una palma, che nell’antico Testamento è il segno del trionfo e dell’acclamazione; il dolore, l’impegno rigoroso della testimonianza, la rinuncia a se stessi non generano morte ma gloria, non producono fallimento ma vita e felicità. La scena dell’Apocalisse mostra poi il coro potente dei santi che cantano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello» (Ap7,10). Il testo dell’Apocalisse ci ha, così, delineato il ritratto del beato e del santo: egli appartiene solo a Dio, appare in ogni angolo della terra e in ogni epoca della storia, vive con fedeltà anche nella prova percorrendo la via della croce, giunge alla meta gloriosa dell’eternità ove per sempre vivrà nella gioia, nel canto, nella gloria, in quell’infinito gorgo di luce e di pace che è Dio.

Tra queste moltitudini che hanno raggiunto un destino di gloria, la Chiesa desidera chiamare oggi per nome 19 nuovi Beati, uccisi tra il 1994 e il 1996 in luoghi e tempi diversi ma nello stesso contesto turbolento. In questa terra, qui in Algeria, essi hanno annunciato l’amore incondizionato del Signore verso i poveri e gli emarginati, testimoniando la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa fino al martirio. E’ bello pensarli ora tra coloro che sono passati attraverso «la grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col Sangue dell’Agnello» (v.10). Provenienti da otto Istituti diversi, questi nostri fratelli e queste nostre sorelle vivevano in questo Paese svolgendo diverse missioni e furono forti e perseveranti nel loro servizio al Vangelo e alla popolazione, nonostante il clima minaccioso di violenza e di oppressione che li circondava. Nel leggere le loro biografie si rimane colpiti nell’apprendere come tutti, pur consapevoli del rischio che li assediava, decisero coraggiosamente di restare al loro posto fino alla fine; in essi si sviluppò una forte spiritualità martiriale radicata nella prospettiva di sacrificare se stessi e offrire la propria vita per una società riconciliata e di pace.

I Beati Pierre Claverie e 18 compagni martiri portano su di sé il sigillo salvifico della Redenzione di Cristo. La Chiesa, iscrivendo i loro nomi nel libro dei salvati e dei Beati, desidera riconoscere l’esemplarità della loro vita virtuosa, l’eroismo della morte di questi straordinari operatori di pace e testimoni di fraternità e, al tempo stesso, rendere il supremo omaggio a Gesù, redentore dell’uomo. In Cristo, la Chiesa desidera adorare il Dio vivo: poiché la gloria di Dio è l’uomo che da Lui ha la pienezza di vita.

Questa pienezza di vita l’ha sperimentata in modo incomparabile la Vergine Maria - della quale oggi celebriamo l’Immacolata concezione - quando l’Arcangelo Gabriele le ha annunciato che Ella aveva trovato grazia presso Dio e che per opera dello Spirito Santo avrebbe concepito Gesù, il Figlio dell’Altissimo. «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Anche noi oggi, contemplando questi nuovi Beati siamo invitati a rallegrarci ed esultare, perché in essi vediamo risplendere il mistero dell’eterna santità di Dio uno e trino, che a noi viene riproposta in una nuova attualizzazione del Vangelo che questi nostri martiri hanno testimoniato fino all’effusione del sangue. Li ricordiamo come fedeli discepoli di Cristo che sono stati amanti della povertà, sensibili verso la sofferenza, premurosi con gli abbandonati, partecipi dell’angoscia e dell’afflizione dei loro fratelli. Questi eroici testimoni dell’amore di Gesù si sono spinti fino alla radice dell’esperienza che l’uomo fa del proprio limite: l’umiliazione, il pianto, la persecuzione.

Si sono conformati pienamente al sacrificio di Cristo, identificato in Isaia con il Servo sofferente di Jahvè che, come abbiamo sentito nella prima lettura, offrendo «se stesso in sacrificio di riparazione […] dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e giustificherà molti» (Is 53,10b.11). Ciò avviene proprio mediante la Croce, poiché nella morte di Gesù Dio si è definitivamente avvicinato all’umanità e l’uomo ha acquistato piena coscienza della sua dignità ed elevazione. Con la loro morte da martiri, anche i nuovi Beati sono entrati nella luce di Dio e dall’alto vegliano sulle persone che hanno servito e amato, pregando incessantemente per tutti, anche per coloro che li hanno colpiti. Continuano così quella profetica missione della misericordia e del perdono, di cui sono stati testimoni nel corso della loro vita terrena. Il loro esempio susciti in tutti il desiderio di promuovere quella che il Santo Padre Francesco ha definito la «cultura della misericordia che dà vita ad una vera rivoluzione» (Lettera apostolica Misericordia et misera, n. 20). Considerando la dinamica del perdono, insita nel messaggio cristiano e vissuta mirabilmente dai nuovi Beati, noi auspichiamo e preghiamo che l’Algeria possa superare definitivamente quel terribile periodo di violenza e di afflizione.

La morte tragica dei Beati Pietro Claverie e dei 18 compagni martiri è un seme sparso nei momenti difficili, fecondato dalla sofferenza che porterà frutti di riconciliazione e di giustizia. Questa è la nostra missione di cristiani: seminare ogni giorno il seme della pace evangelica, per gioire dei frutti della giustizia. Con questa Beatificazione noi vorremmo dire all’intera Algeria solo questo: la Chiesa non desidera altro se non servire il popolo algerino, testimoniando amore verso tutti.

In ogni angolo della terra, i cristiani sono animati dal desiderio di portare il loro concreto contributo per costruire un futuro luminoso di speranza con la saggezza della pace, per edificare una società fondata sul rispetto reciproco, sulla collaborazione, sull’amore. Questa società potrà diventare realtà piena se ognuno si sforzerà di sviluppare la pedagogia del perdono, tanto necessaria anche in questo Paese.

La comunità cristiana in questo Paese sparge piccoli ma significativi semi di pace. Da questa Beatificazione, essa possa sentirsi rafforzata nella sua presenza in Algeria; da questi 19 martiri si rafforzi nella convinzione che la preziosa presenza presso questo popolo è giustificata dal desiderio di essere luce e segno dell’amore di Dio per l’intera popolazione.

La testimonianza luminosa di questi Beati costituisce un esempio vivo e vicino per tutti. La loro vita e la loro morte è un appello diretto a tutti noi cristiani e in particolare a voi, fratelli o sorelle di vita Religiosa, ad essere fedeli ad ogni costo alla propria vocazione, servendo il Vangelo e la Chiesa in una vita di vera fraternità, nella perseveranza e nella testimonianza della scelta radicale di Dio.

Non posso terminare senza esprimere un vivo ringraziamento alle Congregazioni religiose a cui questi nostri fratelli appartenevano come pure alle loro famiglie naturali che tanto hanno sofferto per la loro perdita, ma che ora possono gioire con tutta la Chiesa per saperli Beati in Cielo. Siamo tutti confortati dalla certezza che questi nostri fratelli e queste nostre sorelle Martiri, con il loro sacrificio, con la loro costante intercessione e con la loro protezione faranno crescere in questa terra copiosi frutti di bontà e di condivisione fraterna.

Per questo ci rivolgiamo a loro e diciamo: Beati Pietro Claverie e 18 compagni e compagne martiri, pregate per noi!