30 Martiri del Brasile

30 Martiri del Brasile

(†1645)

Beatificazione:

- 05 marzo 2000

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 15 ottobre 2017

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 3 ottobre

Padre André de Soveral, don Ambrosio Francisco Ferro, il laico Mateus Moreira e i loro 27 compagni, martiri, mentre si celebrava la Messa, furono rinchiusi in chiesa con l’inganno insieme alla folla dei fedeli e atrocemente uccisi

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
  • Lettera Apostolica
Martiri nel corso della messa domenicale. Prigionieri insieme al parroco, seviziati e mutilati.

 

 

VITA  E  MARTIRIO

 

 

    Il catalogo dei martiri della Chiesa annovera, oltre a coloro che soffrirono la persecuzione da parte del mondo pagano, anche altri che diedero la vita per restare fedeli al cattolicesimo e al Romano Pontefice, vittime di cristiani contro altri cristiani, divisi da interpretazioni dottrinali. È questo il contesto delle guerre di religione, che insanguinarono l’Europa e i Paesi da essa colonizzati tra il XVI e il XVII secolo. In tale orizzonte va anche inquadrata la vicenda del martirio di padre André de Soveral e di padre Ambrósio Francisco Ferro, del laico Mateus Moreira e dei loro XXVII Compagni, beatificati dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 5 marzo 2000.

    L’evangelizzazione nel Rio Grande do Norte, Stato del Nord-Est del Brasile, fu iniziata nel 1597 con la catechesi degli Indios e con la formazione delle prime comunità cristiane da parte di missionari Gesuiti e sacerdoti diocesani, provenienti dal cattolico Regno del Portogallo. Nei decenni successivi ci furono in quelle terre sbarchi di Francesi e Olandesi, intenzionati a scalzare dai luoghi colonizzati i Portoghesi. Nel 1630 gli Olandesi riuscirono nel loro intento, affermandosi nella regione Nord-Est del Brasile. Essi, di confessione calvinista e accompagnati dai loro pastori, determinarono nella zona, fino allora pacifica, una forte conflittualità, a motivo della restrizione della libertà di culto per i cattolici, che da quel momento furono perseguitati. In questo contesto avvenne il martirio dei Beati considerati nella presente Causa, ma in due distinti momenti:

    Il primo si verificò il 16 luglio 1645 a Cunhaú, presso la cappella della Madonna della Purificazione o delle Candele, officiata da padre André de Soveral;

    Il secondo avvenne il 3 ottobre dello stesso anno a Uruaçu, nell’ambito della parrocchia della Madonna della Presentazione, guidata da padre Ambrósio Francisco Ferro.

    Padre André de Soveral, parroco di Cunhaú, era nato verso il 1572 a São Vicente, nell’isola di Santos; a 21 anni entrò nella Compagnia di Gesù. Al termine degli studi, fu inviato ad Olinda in Pernambuco, centro missionario per la catechesi degli Indios di tutta la vasta regione. Dal 1607, uscito dai Gesuiti, lo ritroviamo come membro del clero diocesano e parroco di Cunhaú: all’epoca del martirio aveva 73 anni. La domenica 16 luglio 1645 mentre celebrava la messa nella locale cappella, si presentò Jacó Rabe, annunciando importanti comunicazioni da parte delle autorità governative. Appena dopo la consacrazione, una schiera di soldati olandesi, con Indios delle tribù dei Tapuias e dei Potiguari al seguito, tutti armati, fecero irruzione nel luogo sacro, ne sbarrarono le porte e attaccarono ferocemente gli indifesi fedeli. Padre André de Soveral, costretto a interrompere la celebrazione, riuscì ad intonare con i fedeli le preghiere degli agonizzanti. Furono tutti massacrati a colpi di spada, meno cinque fedeli portoghesi che furono presi in ostaggio. Gli assassini depredarono di abiti e di oggetti i cadaveri, quindi ne fecero scempio. I cattolici trucidati a Cunhaú furono nel complesso oltre sessanta, ma di essi si conosce solo il nome del parroco e del laico Domingo Carvalho.

    Il secondo momento del martirio si verificò circa tre mesi più tardi, il 3 ottobre 1645, a Uruaçu.

    Presi dal terrore di quanto accaduto a Cunhaú, i cattolici di Natal cercarono di mettersi in salvo in improvvisati rifugi, ma invano. Fatti prigionieri, insieme al loro parroco padre Ambrósio Francisco Ferro, furono trasferiti nei pressi di Uruaçu, dove erano ad attenderli soldati olandesi e circa 200 Indios comandati dal capo indigeno Antonio Paraopaba, il quale, convertito al protestantesimo calvinista, aveva una vera e propria avversione verso i cattolici. I fedeli e il loro parroco furono seviziati in modo orribile e lasciati morire fra inumane mutilazioni, che anche il cronista dell’epoca ebbe orrore a descrivere dettagliatamente.

    Dei numerosi fedeli uccisi a causa della fede il 16 luglio e il 3 ottobre 1645, e per i quali si manifestò da subito una solida fama di martirio, si riuscì ad identificarne con certezza soltanto 30. L’elenco dei cattolici per i quali fu avviata la causa di canonizzazione è dunque il seguente:

I due Martiri di Cunhaú:

    1. Padre André de Soveral, sacerdote diocesano 

    2. Domingo Carvalho

I ventotto Martiri di Uruaçu:

    1. Padre Ambrósio Francisco Ferro, sacerdote diocesano

    2. Antônio Vilela il giovane

    3. José do Porto

    4. Francisco de Bastos

    5. Diego Pereira

    6. João Lostão Navarro

    7. Antônio Vilela Cid

    8. Estêvão Machado de Miranda

    9. Vicente de Souza Pereira

    10. Francisco Mendes Pereira

    11. João da Silveira

    12. Simão Correia

    13. Antônio Baracho

    14. Mateus Moreira

    15. João Martins

    16. Manuel Rodrigues Moura

    17. la moglie di Manuel Rodrigues Moura

    18-24. sette giovani compagni di João Martins

    25. una figlia di Antônio Vilela il giovane

    26. una figlia di Francisco Dias il giovane

    27-28. due figlie di Estêvão Machado de Miranda.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

    Il racconto più antico dei dolorosi eventi fu scritto venti giorni dopo il massacro di Uruaçu, nella Breve, Vera e Autentica Relazione delle Ultime Tirannie e Crudeltà che gli Olandesi usarono verso gli Abitanti del Rio Grande, ad opera di Lopo Curado Garro.

    Attraverso una ininterrotta tradizione la memoria del martirio è giunta fino a nostri giorni.

    Tuttavia solo nei primi anni del ’900 si intensificò la compren­sione della motivazione religiosa attorno ai Martiri del Rio Grande do Norte e si cominciò a pensare concretamente alla possibilità di avviare il Processo di beatificazione. Vi furono pertanto nuove e accreditate pubblicazioni di carattere storico, vennero organizzati pellegrinaggi nei luoghi del martirio, furono celebrati congressi per commemorare il 300° anniversario del martirio.

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Il Processo propriamente detto fu iniziato nel 1989, dal terzo Arcivescovo di Natal, monsignor Alair Vilar Fernadens de Melo. Il nihil obstat per la Causa fu concesso dalla Santa Sede il 16 giugno 1989. Intanto, il 13 ottobre 1991 il Santo Padre Giovanni Paolo II, durante l’omelia della Messa di chiusura del XII° Congresso Euca­ristico Nazionale a Natal, con il suo riferimento alla testimonianza martiriale del laico Mateus Moreira, dava ulteriore impulso alla Causa. L’Inchiesta diocesana si svolse nel mese di maggio 1994 presso la Curia metropolitana di Natal. Il 25 novembre dello stesso anno la Congregazione delle Cause dei Santi ne riconobbe con Decreto la validità giuridica. La Positio super martyrio fu sottoposta con esito favorevole al giudizio del Consultori Storici il 28 ottobre 1997. Successivamente, il 23 giugno 1998, i Consultori Teologi espressero il loro parere positivo circa l’asserito martirio. I Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 10 novembre 1998 riconob­bero che i Servi di Dio furono uccisi in odium fidei. Il 21 dicembre 1998 San Giovanni Paolo II promulgò il decreto sul martirio dei 30 Servi di Dio, che furono da Lui beatificati in piazza San Pietro nel corso del Grande Giubileo del 2000, domenica 5 marzo.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    Recentemente, in seguito all’interesse popolare e alle nuove autorevoli iniziative dell’intera Conferenza Episcopale Brasi­liana per l’auspicata canonizzazione dei Beati Martiri di Rio Grande do Norte, la Postulazione generale dell’Ordine dei Frati Minori ha ricevuto dagli Attori l’incarico, previa autorizzazione della Congre­gazione delle Cause dei Santi, di redigere una peculiare Positio nella quale racco­gliere le prove che sostengono la richiesta di una canonizzazione formale, con dispensa dallo studio di uno specifico miracolo.

    Le fonti raccolte dopo la beatificazione attestano il crescente incremento della devozione verso i Beati Martiri, anche al di fuori dei confini dell’Arcidiocesi di Natal, l’estensione del culto, la continua fama signorum, l’indiscussa attualità pastorale della testimonianza dei 30 martiri, di cui 28 laici, alcuni dei quali costituiti in nuclei familiari.

    L’auspicata canonizzazione dei Protomartiri del Brasile si pro­pone di mettere sul candelabro della santità la suprema testimonianza di martirio di una intera comunità evangelizzata, affinché sia di modello, guida e conforto alle nuove generazioni di cristiani, chiamati a confrontarsi con la diffusa secolarizzazione e le nuove eresie del mondo contemporaneo.

    Gli Eminentissimi Padri Cardinali e gli Eccellentissimi Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, riuniti in Sessione Ordinaria il 14 marzo 2017, esaminata la Positio super Canoni­zatione, hanno auspicato che il Santo Padre proceda, se lo riterrà opportuno, alla desiderata canonizzazione. Tale parere è stato accolto da Sua Santità Papa Francesco.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
ANDREA DE SOVERAL, AMBROGIO FRANCESCO FERRO, MATTEO MOREIRA E XXVII COMPAGNI;
CRISTOFORO, ANTONIO E GIOVANNI; FAUSTINO MÍGUEZ; ANGELO DA ACRI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 15 ottobre 2017

 

La parabola che abbiamo ascoltato ci parla del Regno di Dio come di una festa di nozze (cfr Mt 22,1-14). Protagonista è il figlio del re, lo sposo, nel quale è facile intravedere Gesù. Nella parabola, però, non si parla mai della sposa, ma dei molti invitati, desiderati e attesi: sono loro a vestire l’abito nuziale. Quegli invitati siamo noi, tutti noi, perché con ognuno di noi il Signore desidera “celebrare le nozze”. Le nozze inaugurano la comunione di tutta la vita: è quanto Dio desidera con ciascuno di noi. Il nostro rapporto con Lui, allora, non può essere solo quello dei sudditi devoti col re, dei servi fedeli col padrone o degli scolari diligenti col maestro, ma è anzitutto quello della sposa amata con lo sposo. In altre parole, il Signore ci desidera, ci cerca e ci invita, e non si accontenta che noi adempiamo i buoni doveri e osserviamo le sue leggi, ma vuole con noi una vera e propria comunione di vita, un rapporto fatto di dialogo, fiducia e perdono.

Questa è la vita cristiana, una storia d’amore con Dio, dove il Signore prende gratuitamente l’iniziativa e dove nessuno di noi può vantare l’esclusiva dell’invito: nessuno è privilegiato rispetto agli altri, ma ciascuno è privilegiato davanti a Dio. Da questo amore gratuito, tenero e privilegiato nasce e rinasce sempre la vita cristiana. Possiamo chiederci se, almeno una volta al giorno, confessiamo al Signore il nostro amore per Lui; se ci ricordiamo, fra tante parole, di dirgli ogni giorno: “Ti amo Signore. Tu sei la mia vita”. Perché, se si smarrisce l’amore, la vita cristiana diventa sterile, diventa un corpo senz’anima, una morale impossibile, un insieme di princìpi e leggi da far quadrare senza un perché. Invece il Dio della vita attende una risposta di vita, il Signore dell’amore aspetta una risposta d’amore. Rivolgendosi a una Chiesa, nel Libro dell’Apocalisse, Egli fa un rimprovero preciso: «Hai abbandonato il tuo primo amore» (2,4). Ecco il pericolo: una vita cristiana di routine, dove ci si accontenta della “normalità”, senza slancio, senza entusiasmo, e con la memoria corta. Ravviviamo invece la memoria del primo amore: siamo gli amati, gli invitati a nozze, e la nostra vita è un dono, perché ogni giorno è la magnifica opportunità di rispondere all’invito.

Ma il Vangelo ci mette in guardia: l’invito però può essere rifiutato. Molti invitati hanno detto no, perché erano presi dai loro interessi: «non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari», dice il testo (Mt 22,5). Una parola ritorna: proprio; è la chiave per capire il motivo del rifiuto. Gli invitati, infatti, non pensavano che le nozze fossero tristi o noiose, ma semplicemente «non se ne curarono»: erano distolti dai loro interessi, preferivano avere qualcosa piuttosto che mettersi in gioco, come l’amore richiede. Ecco come si prendono le distanze dall’amore, non per cattiveria, ma perché si preferisce il proprio: le sicurezze, l’auto-affermazione, le comodità... Allora ci si sdraia sulle poltrone dei guadagni, dei piaceri, di qualche hobby che fa stare un po’ allegri, ma così si invecchia presto e male, perché si invecchia dentro: quando il cuore non si dilata, si chiude, invecchia. E quando tutto dipende dall’io – da quello che mi va, da quello che mi serve, da quello che voglio – si diventa pure rigidi e cattivi, si reagisce in malo modo per nulla, come gli invitati del Vangelo, che arrivarono a insultare e perfino uccidere (cfr v. 6) quanti portavano l’invito, soltanto perché li scomodavano.

Allora il Vangelo ci chiede da che parte stare: dalla parte dell’io o dalla parte di Dio? Perché Dio è il contrario dell’egoismo, dell’autoreferenzialità. Egli – ci dice il Vangelo –, davanti ai continui rifiuti che riceve, davanti alle chiusure nei riguardi dei suoi inviti, va avanti, non rimanda la festa. Non si rassegna, ma continua a invitare. Di fronte ai “no”, non sbatte la porta, ma include ancora di più. Dio, di fronte alle ingiustizie subite, risponde con un amore più grande. Noi, quando siamo feriti da torti e rifiuti, spesso coviamo insoddisfazione e rancore. Dio, mentre soffre per i nostri “no”, continua invece a rilanciare, va avanti a preparare il bene anche per chi fa il male. Perché così è l’amore, fa l’amore; perché solo così si vince il male. Oggi questo Dio, che non perde mai la speranza, ci coinvolge a fare come Lui, a vivere secondo l’amore vero, a superare la rassegnazione e i capricci del nostro io permaloso e pigro.

C’è un ultimo aspetto che il Vangelo sottolinea: l’abito degli invitati, che è indispensabile. Non basta infatti rispondere una volta all’invito, dire “sì” e basta, ma occorre vestire l’abito, occorre l’abitudine a vivere l’amore ogni giorno. Perché non si può dire: “Signore, Signore” senza vivere e mettere in pratica la volontà di Dio (cfr Mt 7,21). Abbiamo bisogno di rivestirci ogni giorno del suo amore, di rinnovare ogni giorno la scelta di Dio. I Santi canonizzati oggi, i tanti Martiri soprattutto, indicano questa via. Essi non hanno detto “sì” all’amore a parole e per un po’, ma con la vita e fino alla fine. Il loro abito quotidiano è stato l’amore di Gesù, quell’amore folle che ci ha amati fino alla fine, che ha lasciato il suo perdono e la sua veste a chi lo crocifiggeva. Anche noi abbiamo ricevuto nel Battesimo la veste bianca, l’abito nuziale per Dio. Chiediamo a Lui, per l’intercessione di questi nostri fratelli e sorelle santi, la grazia di scegliere e indossare ogni giorno quest’abito e di mantenerlo pulito. Come fare? Anzitutto, andando a ricevere senza paura il perdono del Signore: è il passo decisivo per entrare nella sala delle nozze a celebrare la festa dell’amore con Lui.

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 44 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 5 marzo 2000

 

1. "Ti loderò, Dio, mio salvatore; glorificherò il tuo nome, perché ... sei stato il mio aiuto e mi hai liberato" (Sir 51, 1-2).

Tu, Signore, sei stato il mio aiuto! Sento risuonare nel cuore queste parole del Libro del Siracide, mentre contemplo i prodigi da Dio compiuti nell'esistenza di questi fratelli e sorelle nella fede, che hanno conseguito la palma del martirio. Oggi ho la gioia di elevarli alla gloria degli altari, presentandoli alla Chiesa e al mondo come luminosa testimonianza della potenza di Dio nella fragilità della persona umana.

Tu, Dio, mi hai liberato! Così proclamano André de Soveral, Ambrósio Francisco Ferro e ventotto Compagni, Sacerdoti diocesani, laici e laiche; Nicolas Bunkerd Kitbamrung, Sacerdote diocesano; Maria Stella Adela Mardosewicz e le dieci Consorelle, Suore professe dell'Istituto della Sacra Famiglia di Nazareth; Pedro Calungsod e Andrea di Phú Yên, laici catechisti.

Sì, l'Onnipotente è stato il loro valido sostegno nel tempo della prova ed ora sperimentano la gioia dell'eterna ricompensa. Questi docili servitori del Vangelo, i cui nomi sono per sempre scritti in cielo, pur vissuti in momenti storici distanti fra di loro ed in contesti culturali molto diversi, sono accomunati da un'identica esperienza di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Li unisce la stessa ed incondizionata fiducia nel Signore, e la medesima e profonda passione per il Vangelo.

Ti loderò, Dio, mio Salvatore! Con la loro vita offerta per la causa di Cristo, questi nuovi Beati, i primi dell'Anno giubilare, proclamano che Dio è "Padre" (cfr ibid., v. 10), Dio è "protettore" ed "aiuto" (cfr v. 2); è il nostro salvatore, che accoglie la supplica di quanti a lui si affidano con tutto il cuore (cfr v. 11).

2. São estes os sentimentos que invadem nossos corações, ao evocar a significativa lembrança da celebração dos quinhentos anos da evangelização do Brasil, que acontece este ano. Naquele imenso país, não foram poucas as dificuldades de implantação do Evangelho. A presença da Igreja foi se afirmando lentamente mediante a ação missionária de várias ordens e congregações religiosas e de sacerdotes do clero diocesano. Os mártires que hoje são beatificados saíram, no fim do século XVII (dezessete), das comunidades de Cunhaú e Uruaçu do Rio Grande do Norte. André de Soveral, Ambrósio Francisco Ferro, presbíteros e 28 (vinte e oito) companheiros leigos pertencem a esta geração de mártires que regou o solo pátrio, tornando-o fértil para a geração dos novos cristãos. Eles são as primícias do trabalho missionário, os protomártires do Brasil. Um deles, Mateus Moreira, estando ainda vivo, foi-lhe arrancado o coração das costas mas ele ainda teve forças para proclamar a sua fé na Eucaristia dizendo: “Louvado seja o Santíssimo Sacramento”.

Hoje, uma vez mais, ressoam aquelas palavras de Cristo, evocadas no Evangelho: “Não temais aqueles que matam o corpo, mas não podem matar a alma (Mc 10,28). O sangue de católicos indefesos, muitos destes anônimos, - crianças, velhos e famílias inteiras -, servirá de estímulo para fortalecer a fé das novas gerações de brasileiros, lembrando, sobretudo, o valor da família como autêntica e insubstituível formadora da fé e geradora de valores morais.

3. “I shall praise your name unceasingly and gratefully sing its praises” (Sir 51:10). Father Nicolas Bunkerd Kitbamrung’s priestly life was an authentic hymn of praise to the Lord. A man of prayer, Father Nicolas was outstanding in teaching the faith, in seeking out the lapsed, and in his charity towards the poor. Constantly seeking to make Christ known to those who had never heard his name, Father Nicolas undertook the difficulties of a mission through the mountains and into Burma. The strength of his faith was made clear to all when he forgave those who falsely accused him, deprived him of his freedom and made him suffer much. In prison, Father Nicolas encouraged his fellow prisoners, taught the catechism and administered the sacraments. His witness to Christ exemplified the words of Saint Paul: “We are afflicted in every way, but not crushed; perplexed, but not driven to despair; persecuted, but not forsaken; struck down but not destroyed; always carrying in the body the death of Jesus, so that the life of Jesus may also be manifested in our bodies” (2 Cor 4:8-10). Through the intercession of Blessed Nicolas, may the Church in Thailand be blessed and strengthened in the work of evangelization and service.

4. Bóg stał się prawdziwą podporą i umocnieniem także dla Męczenniczek z Nowogródka - błogosławionej Marii Stelli Mardosewicz i dziesięciu Towarzyszek ze Zgromadzenia Sióstr Najświętszej Rodziny z Nazaretu. Był dla nich podporą przez całe życie, a zwłaszcza w chwilach straszliwej próby, kiedy całą noc oczekiwały na śmierć, a póżniej w drodze na miejsce stracenia i wreszcie w chwili rozstrzelania.

Skąd miały siłę, aby ofiarować siebie w zamian za uratowanie życia uwięzionych mieszkańców Nowogródka? Skąd czerpały odwagę, aby ze spokojem przyjąć tak okrutny i niesprawiedliwy wyrok śmierci? Bóg przygotowywał je powoli na tę chwilę największej próby. Ziarno łaski rzucone na glebę ich serc w chwili Chrztu świętego, a potem pielęgnowane z wielką troską i odpowiedzialnością, zakorzeniło się dobrze i wydało najpiękniejszy owoc, jakim jest dar ze swego życia. Mówi Chrystus: «Nikt nie ma większej miłości od tej, gdy ktoś życie swoje oddaje za przyjaciół swoich» (J 15, 13). Tak, nie ma większej miłości od tej, która gotowa jest oddać życie za swoich braci.

Dziękujemy Wam, błogosławione Męczenniczki z Nowogródka za to świadectwo miłości, za przykład chrześcijańskiego bohaterstwa i zawierzenia mocy Ducha Świętego. «Wybrał Was Chrystus i przeznaczył na to, abyście przyniosły owoc Waszego życia i by owoc Wasz trwał» (por. J 15, 16). Jesteście najcenniejszym dziedzictwem Zgromadzenia Sióstr Najświętszej Rodziny z Nazaretu. Jesteście dziedzictwem całego Kościoła Chrystusowego po wszystkie czasy.

4. Dio è stato vero “aiuto e protettore” anche per le martiri di Nowogródek - per la beata Maria Stella Mardosewicz e le dieci Consorelle, Suore professe della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth. Fu per loro un aiuto durante tutta la vita e poi nel momento della terribile prova, quando per un'intera notte aspettarono la morte; lo fu soprattutto lungo il cammino verso il luogo di esecuzione e, in fine, al momento della fucilazione.

Da dove ebbero esse la forza per donare se stesse in cambio della salvezza dei condannati alla prigione di Nowogródek? Da dove trassero l'audacia per accettare con coraggio la condanna a morte così crudele e ingiusta? Dio le aveva preparate lentamente a questo momento di una più grande prova. Il seme della grazia gettato nei loro cuori nel momento del Santo Battesimo e poi coltivato con grande cura e responsabilità, mise bene le radici e diede il frutto più bello che è il dono della vita. Cristo dice: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Sì, non c'è un amore più grande di questo: essere pronto a dare la vita per i fratelli.

Vi ringraziamo, o beate martiri di Nowogródek, per la testimonianza dell'amore, per l'esempio di eroismo cristiano e per l'affidamento alla forza dello Spirito Santo. “Vi ha scelto Cristo e vi ha costituiti perché portiate frutto nella vostra vita e perché il vostro frutto rimanga” (cfr Gv 15,16). Siete la più grande eredità della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth. Siete l'eredità di tutta la Chiesta di Cristo per sempre!

5. “If anyone declares himself for me in the presence of men, I will declare myself for him in the presence of my Father in heaven” (Mt 10:32). From his childhood, Pedro Calungsod declared himself unwaveringly for Christ and responded generously to his call. Young people today can draw encouragement and strength from the example of Pedro, whose love of Jesus inspired him to devote his teenage years to teaching the faith as a lay catechist. Leaving family and friends behind, Pedro willingly accepted the challenge put to him by Father Diego de San Vitores to join him on the Mission to the Chamorros. In a spirit of faith, marked by strong Eucharistic and Marian devotion, Pedro undertook the demanding work asked of him and bravely faced the many obstacles and difficulties he met. In the face of imminent danger, Pedro would not forsake Father Diego, but as a “good soldier of Christ” preferred to die at the missionary’s side. Today Blessed Pedro Calungsod intercedes for the young, in particular those of his native Philippines, and he challenges them. Young friends, do not hesitate to follow the example of Pedro, who “pleased God and was loved by him” (Wis 4:10) and who, having come to perfection in so short a time, lived a full life (cf. ibid., v. 13).

6. "Celui qui se prononcera pour moi devant les hommes, moi aussi je me prononcerai pour lui devant mon Père qui est aux cieux" (Mt 10, 32). Cette parole du Seigneur, André, de Phu Yên, au Viêt-Nam, l'a faite sienne avec une intensité héroïque. Depuis le jour où il reçut le Baptême, à l'âge de seize ans, il s'attacha à développer une profonde vie spirituelle. Au milieu des difficultés auxquelles étaient soumis ceux qui adhéraient à la foi chrétienne, il a vécu en témoin fidèle du Christ ressuscité et, sans relâche, il a annoncé l'Évangile à ses frères au sein de l'association des catéchistes «Maison Dieu». Par amour pour le Seigneur, il a consacré toutes ses forces au service de l'Église, assistant les prêtres dans leur mission. Il persévéra jusqu'au don du sang, pour demeurer fidèle à l'amour de Celui à qui il s'était donné totalement. Les paroles qu'il répétait en s'avançant résolument sur le chemin du martyre sont l'expression de ce qui anima toute son existence : "Rendons amour pour amour à notre Dieu, rendons vie pour vie".

Le bienheureux André, proto-martyr du Viêt-Nam, est aujourd'hui donné en modèle à l'Église de son pays. Puissent tous les disciples du Christ trouver en lui force et soutien dans l'épreuve, et avoir le souci d'affermir leur intimité avec le Seigneur, leur connaissance du mystère chrétien, leur fidélité à l'Église et leur sens de la mission !

7. "Non abbiate dunque timore" (Mt 10, 31). Questo è l'invito di Cristo. Questa è anche l'esortazione dei nuovi Beati, rimasti saldi nel loro amore a Dio e ai fratelli pur in mezzo alle prove. L'invito ci giunge come incoraggiamento nell'Anno giubilare, tempo di conversione e di profondo rinnovamento spirituale. Non ci spaventino le prove e le difficoltà; non ci rallentino gli ostacoli nel compiere scelte coraggiose e coerenti con il Vangelo!

Che possiamo temere se Cristo è con noi? Perché dubitare se rimaniamo dalla parte di Cristo e ci assumiamo l'impegno e la responsabilità di essere suoi discepoli? Possa la celebrazione del Giubileo rinsaldarci in questa decisa volontà di seguire il Vangelo. Ci sono di esempio e ci offrono il loro aiuto i nuovi Beati.

Maria, Regina dei Martiri, che ai piedi della Croce ha condiviso sino in fondo il sacrificio del Figlio, ci sostenga nel testimoniare con coraggio la nostra fede!

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  PP. II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Factus est Dominus fulcimentum meum; et eduxit me in latitudinem, salvum me fecit, quoniam voluit me» (Ps 18, 19-20).

 

        Dei virtutem, quae potissimum in humilibus manifestatur, peculiari vi experti sunt Andreas de Soveral, Ambrosius Franciscus Ferro eorumque XXVIII Socii, qui, Spiritu Sancto roborati ac christiana spe illuminati, suam vitam pro Christo tradere atque summam caritatis testificationem reddere non dubitarunt, praemium sic adipiscentes quod Dominus, iustus iudex, eis servavit. Dei Servi hi, Brasiliae protomartyres ipsique archidioecesis Natalensis parti­cipes, quae in septemtrionali-orientali plaga reperitur, suo sanguine Evangelii semen fecundum reddiderunt, quod missionarii largiter illas inter gentes diffuderant. Eorum sacrificii auctores Calviniani Batavi fuerunt, qui solum illud obtinentes, pedetemptim catholicis religionis cultusque ademerunt libertatem et eos saeva persecutione insectati sunt. Primus fidei clarorum testium manipulus die XVI mensis Iulii anno MDCXLV morte occubuit. Dies illa dominica fuit atque fideles in templum convenerant alicuius oppidi Cunhaú vocati, quod LXXX fere chiliometra abest a Natalensi urbe. Parochus Andreas de Soveral, et ipse Brasiliensis populi filius, Missam celebrabat, cui LXIX ferme homines, vel pauciores alia ad historica documenta, intererant. Post panis vinique consecrationem, milites et Indi omnes ianuas clauserunt omnesque effugii templi aditus intercluserunt atque repente inermes fideles necare coeperunt, qui violentiae illatae obstiterunt, sed cum eos senex pastor cohortaretur, precantes martyrium ex voluntate susceperunt. Eorum nomina, praeter Andream de Soveral presby­terum et Dominicum Carvalho laicum, haud sunt tradita.

    Reliqui Dei Servi coronam vitae die III mensis Octobris eiusdem anni in loco quodam Uruaçu appellato sunt consecuti. Ante quam necarentur crudelissime ii sunt cruciati, sed a fide catholica deficere noluerunt. Ambrosius Franciscus Ferro, Natalensis parochus, peculiari saevitia est vexatus, cum Christi esset minister. Inter eos qui sunt interempti, ex quibus complures ad ipsius paroeciam pertine­bant, laicus quidam eminuit, Matthaeus Moreira, qui, cum carnifices a tergo eiusdem cor eruerent, suam erga sacram Euchari­stiam fidem proclamare valuit, dicens: «Laudatum sit Sanctissimum Sacramen­tum». Ex iis qui morte occubuerunt haec traduntur nomina: Antonius Vilela iunior, Iosephus do Porto, Franciscus de Bastos, Didacus Pereira, Ioannes Lostau Navarro, Antonius Vilela Cid, Stephanus Machado de Miranda, Vincentius de Souza Pereira, Franciscus Mendes Pereira, Ioannes da Silveira, Simon Correia, Antonius Baracho, Ioannes Martins ac septem Socii, Emmanuel Rodrigues Moura eiusque uxor, filia quaedam Antonii Vilela iunioris, filia Francisci Dias iunioris, duae filiae Stephani Machado de Miranda. Insignis horum triginta martyrum testificatio saeculorum decursu oblivione haud est exstincta. Beatificationis Causa seu martyrii declaratio ab Archiepiscopo Natalensi anno MCMLXXXIX incepta est. Suetis inquisitionibus historicis ac theologicis felici cum exitu absolutis, apud Congregationem de Causis Sanctorum, Nobis coram Decretum super martyrio die XXI mensis Decembris anno MCMXCVIII prodiit. Statuimus igitur ut beatificationis ritus die V mensis Martii iubilaris Anni bis millesimi Romae celebraretur.

    Hoc igitur die in foro ante Patriarchalem Basilicam Vaticanam, inter Missarum sollemnia hanc ediximus formulam:

    Nos, vota Fratrum Nostrorum Hectoris de Araújo Sales Archie­piscopi Natalensis, Michaëlis Cardinalis Michai Kitbunchu Archiepi­scopi Bangkokiensis, Alexandri Kaszkiewicz Episcopi Grodnensis Latinorum, Richardi Cardinalis Vidal Archiepiscopi Caebuani, et Pauli Iosephi Pham Dình Tung Archiepiscopi Hanoien­sis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christi­fidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Andreas de Soveral, Ambrosius Franciscus Ferro et viginti octo Socii, Nicolaus Bunkerd Kitbamrung, Maria Stella Adelaidis Mardosewicz et decem Sociae, Petrus Calungsod et Andreas a Phú Yên Beatorum nomine in posterum appellentur, eorumque festum: Andreae de Soveral, Ambrosii Francisci Ferro et viginti octo Socio­rum die tertia Octobris; Nicolai Bunkerd Kitbamrung die decima secunda Ianuarii; Mariae Stellae Adelaidis Mardosewicz et decem Sociarum die quarta Septembris; Petri Calungsod die secunda Aprilis; et Andreae a Phú Yên die vicesima sexta Iulii in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Cunctis hominibus fulgentia exhibent exempla praeclari hi martyres, unde catholica fides et probandaque opera usque profe­rantur et quam plurimos homines ubique terrarum attingant, quo cuncti supernis firmati praesidiis, salutifera Domini dona et Evangelii beneficia prolixius adipiscantur.

    Quae autem decrevimus, volumus nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non officientibus.

 

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die V mensis Martii, anno MM, Pontificatus Nostri vicesimo secundo.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus  Card.  Sodano

Secretarius  Status

 

Loco Sigilli

In Secret. Status tab., n. 471.937

AAS XCIII (2001-I), 340-342.