Alonso de Orozco

Alonso de Orozco

(1500-1591)

Beatificazione:

- 15 gennaio 1882

- Papa  Leone XIII

Canonizzazione:

- 19 maggio 2002

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 19 settembre

Sacerdote dell’Ordine degli Eremiti di Sant’Agostino, che, predicatore ufficiale alla corte del re, si mostrò sempre austero e umile

  • Biografia
  • Omelia
La sua dedizione pastorale al servizio dei pù poveri negli ospedali e nelle prigioni fa di lui un modello

 

Alfonso de Orozco nacque il 17 ottobre 1500 a Oropesa (Toledo, Spagna), dove suo padre era governatore della fortezza locale. Fece i primi studi nella vicina città di Talavera de la Reina e per tre anni servì come “seise” (bambino cantore) della cattedrale di Toledo. Lì studiò l'arte della musica che poi amò con passione. Appena quattordicenne, i suoi genitori lo inviarono all'Università di Salamanca, insieme al fratello maggiore. 

In seguito alle prediche quaresimali del professore agostiniano fra Tommaso da Villanova, tenute nel 1520 nel duomo della città sul salmo “In exitu Israel de GYPTO”, sentì maturare la vocazione alla vita consacrata, e poco più tardi, attratto dall'ambiente di santità del convento di Sant'Agostino, entrò tra gli agostiniani, emettendo nel 1523 la professione religiosa nelle mani di San Tommaso da Villanova, nel frattempo diventato priore della casa. Nel 1527, per ordine dei suoi superiori, come egli stesso umilmente afferma, fu ordinato sacerdote. 

I superiori videro in Alfonso tanta profonda spiritualità e tanta capacità di annunciare la Parola di Dio, che ben presto lo destinarono al ministero della predicazione. Dall'età di trent'anni, quando fu inviato, in qualità di priore, a Medina del Campo, ricoprì diverse cariche e, nonostante la grande austerità personale, nel suo modo di governare si dimostrò pieno di comprensione. 

Nel 1549, spinto dal desiderio di ricevere il dono del martirio, si imbarcò per il Messico come missionario ma, durante la traversata verso le Canarie, gli si ripresentò il male di gotta artritica, per cui i medici, temendo per la sua vita, gli impedirono di proseguire il viaggio. 

Nel 1554, mentre era superiore del convento di Valladolid, città allora residenza della Corte, fu nominato predicatore reale dall'imperatore Carlo V e quando nel 1561 la Corte si trasferì a Madrid, anch'egli dovette trasferirsi nella nuova capitale del regno, fissando la residenza nel convento agostiniano di San Filippo il Reale. Nonostante svolgesse un incarico per il quale era esonerato dal sottostare alla diretta giurisdizione dei suoi superiori religiosi e che gli garantiva un reddito, rinunziando a privilegi, volle vivere come un qualunque frate sotto la loro obbedienza. 

Povero per professione religiosa e di fatto, consumava un solo pasto al giorno, usava per letto una tavola e sarmenti come materasso, e dormiva al massimo tre ore, sostenendo che gli bastavano per iniziare il nuovo giorno. Nella sua cella vi erano solo una sedia, una lucerna, una scopa e una dozzina di libri. Scelse la cella più vicina al portone d'ingresso per occuparsi meglio dei poveri che bussavano per chiedere aiuto. Senza che i suoi impegni, come predicatore della Corte, gli fossero di ostacolo, partecipava quotidianamente al coro, visitava gli ammalati negli ospedali, i carcerati nelle prigioni e i poveri per le strade e nelle case. Il resto delle sue giornate lo trascorreva in preghiera, scrivendo libri e preparando i suoi sermoni. Predicava con grande semplicità di parole, con fervore e affetto e, a volte, persino con le lacrime agli occhi, esprimendo la tenerezza della misericordia di Dio persino con il tono della voce, a palazzo davanti al Re e alla Corte, come davanti al popolo nelle chiese nelle quali veniva chiamato. 

Ebbe grande popolarità negli ambienti sociali più disparati. Alti personaggi della società e della cultura, come la principessa Isabel Clara Eugenia, i duchi di Alba e di Lerma, Francesco de Quevedo e Lope de Vega lasciarono testimonianze al suo processo di canonizzazione. Il frequentare le classi elevate però non lo distolse dal suo stile di vita. Il popolo che lo chiamava, suo malgrado, “il santo di San Filippo”, lo amò soprattutto per la sua sensibilità nel saper accostarsi a tutti senza distinzione. 

Scrisse numerose opere sia in latino che in castigliano. La semplicità dei titoli indica chiaramente l'intenzione pastorale dell'autore: Regla de vida cristiana (1542), Vergel de oración y monte de contemplación (1544), Memorial de amor santo (1545), Desposorio espiritual (1551), Arte de amar a Dios y al próximo (1567), Libro de la suavidad de Dios (1576), Tratado de la corona de Nuestra Señora (1588). I suoi scritti, come la sua attività, nascono dal suo cuore contemplativo e dalla lettura delle Sacre Scritture. Devoto di Maria, era convinto di scrivere per suo mandato. 

 Coltivò un particolare amore per il suo Ordine e si interessò alla sua storia e spiritualità con l'intento di suscitare nei lettori l'imitazione dei suoi uomini migliori. In più, mosso da un desiderio di riforma interna, fondò diversi conventi di religiosi agostiniani e di agostiniane di vita contemplativa. 

Nell'agosto del 1591 fu colpito da una forte febbre ma, ciononostante, non mancò un solo giorno alla celebrazione della santa Messa, poiché mai, nemmeno durante le sue varie malattie, aveva smesso di celebrare il santo sacrificio. Con aria faceta ripeteva: “Dio non fa male a nessuno”. Nel corso della malattia il re Filippo II e i suoi figli Filippo e Isabella andarono a visitarlo, così come il Cardinale Arcivescovo di Toledo, Gaspar de Quiroga, il quale lo aiutò a nutrirsi e chiese persino la sua benedizione. Anche molte altre personalità fecero atto di presenza, poiché la fama di santità del predicatore reale si era estesa per tutta la città. 

La notizia della sua morte, avvenuta il 19 settembre 1591 nel Collegio dell'Incarnazione da lui fondato due anni prima — oggi sede del Senato spagnolo — commosse la città. Gli abitanti di Madrid visitarono in grande numero la camera ardente, e — come racconta Quevedo — si accalcarono davanti alla chiesa del Collegio, fino ad abbattere le porte, poiché desideravano prendere reliquie, schegge del suo letto, frammenti dei suoi vestiti, scarpe e cilici. Il Cardinale Arcivescovo si riservò la croce di legno che per lunghi anni fra Alfonso aveva portato con sé. 

Fu beatificato da Leone XIII il 15 gennaio 1882. 

Per varie vicissitudini storiche i suoi resti mortali furono trasferiti in diversi luoghi. Attualmente riposano nella chiesa delle Agostiniane di Madrid fino ad oggi dette del Beato Orozco. 

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 5 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Pentecoste
Domenica, 19 maggio 2002

 

1. "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (At 2, 11)!

Così esclama, nel giorno di Pentecoste, la folla di pellegrini "di ogni nazione che è sotto il cielo" (v. 5), ascoltando la predicazione degli Apostoli.

Lo stesso stupore pervade anche noi, mentre contempliamo i grandi prodigi operati da Dio nell'esistenza dei cinque nuovi Santi, elevati alla gloria degli altari proprio nel giorno della Pentecoste: Alonso de Orozco, presbitero, dell'Ordine di Sant'Agostino; Ignazio da Santhià, presbitero, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini; Umile da Bisignano, religioso, dell'Ordine dei Frati Minori; Paulina do Coração Agonizante de Jesus, vergine, fondatrice della Congregazione delle Irmãzinhas da Imaculada Conceisão; Benedetta Cambiagio Frassinello, religiosa, fondatrice dell'Istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza.

Essi hanno percorso le strade del mondo annunciando e testimoniando Cristo con la parola e con la vita. Per questo sono diventati segno eloquente della perenne Pentecoste della Chiesa.

2. "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Gv 20, 22-23). Con queste parole il Risorto trasmette agli Apostoli il dono dello Spirito e con esso il divino potere di rimettere i peccati. La missione di perdonare le colpe e di accompagnare gli uomini sulle vie della perfezione evangelica è stata vissuta, in modo singolare, dal sacerdote cappuccino Ignazio da Santhià, che per amore di Cristo e per progredire più speditamente nella perfezione evangelica si incamminò sulle orme del Poverello d'Assisi.

Ignazio da Santhià è stato padre, confessore, consigliere e maestro di molti - sacerdoti, religiosi e laici - che nel Piemonte del suo tempo ricorrevano alla sua guida saggia e illuminata. Egli continua ancora oggi a richiamare a tutti i valori della povertà, della semplicità e della autenticità di vita.

3. "Pace a voi!" (Gv 20, 19.21), disse Gesù comparendo agli Apostoli nel Cenacolo. La pace è il primo dono del Risorto agli Apostoli. Della pace di Cristo, principio ispiratore anche della pace sociale, si è fatto costante portatore Umile da Bisignano, degno figlio della nobile terra di Calabria. Con Ignazio da Santhià ha condiviso lo stesso impegno di santità nella scia spirituale di san Francesco d'Assisi, offrendo a sua volta una singolare testimonianza di carità verso i fratelli.

Nella nostra società, nella quale troppo spesso sembrano disperdersi le tracce di Dio, fra' Umile rappresenta un lieto e incoraggiante invito alla mitezza, alla benignità, alla semplicità e ad un sano distacco dai beni effimeri del mondo.

4. "En cada uno se manifiesta el Espíritu para el bien común" (1Co 12, 12). Así sucedió en la vida de San Alonso de Orozco, de la Orden de San Agustín. Nacido en la toledana villa de Oropesa, la obediencia religiosa le llevó a recorrer muchos lugares de la geografía española, terminando sus días en Madrid. Su dedicación pastoral al servicio de los más pobres en los hospitales y cárceles hace de él un modelo para quienes, impulsados por el Espíritu, fundan toda su existencia en el amor a Dios y al prójimo, según el supremo mandato de Jesús.

[4. "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1 Cor 12, 7). Così avvenne nella vita di san Alonso de Orozco dell'Ordine di sant'Agostino. Nato a Oropesa, nei pressi di Toledo, l'obbedienza religiosa lo portò a visitare molti luoghi della geografia spagnola, concludendo i suoi giorni a Madrid. La sua dedizione pastorale al servizio dei più poveri negli ospedali e nelle prigioni fa di lui un modello per quanti, spinti dallo Spirito, fondano tutta la loro esistenza sull'amore a Dio e al prossimo, secondo il mandato supremo di Gesù.]

5. A ação do Espírito Santo se manifesta de modo especial também na vida e missão de Madre Paulina, inspirando-a a constituir, juntamente com um grupo de jovens amigas, uma casa de acolhida, pouco depois batizada pelo povo de "Hospitalzinho São Virgílio", destinada a atenção material e espiritual de doentes e desamparados. Nasce assim, para atender os planos da Providência, a primeira Comunidade religiosa do sul do Brasil, denominada Congregação das Irmãzinhas da Imaculada Conceição. Foi neste Hospital, que o ser-para-os-outros constituiu o pano de fundo da vida de Madre Paulina. No serviço aos pobres e aos doentes, ela tornara-se manifestação do Espírito Santo, "consolador perfeito; doce hóspede da alma; suavíssimo refrigério" (Sequência).

[5. L'azione dello Spirito Santo si manifesta in modo particolare anche nella vita e nella missione di Madre Paulina, ispirandola a costituire, insieme a un gruppo di giovani amiche, una casa di accoglienza, battezzata poco dopo dal popolo come "Piccolo Ospedale San Virgilio" e destinata all'assistenza materiale e spirituale delle persone malate e abbandonate. Nacque così, in risposta ai piani della Provvidenza, la prima Comunità religiosa del Sud del Brasile, chiamata Congregazione delle Piccole Suore dell'Immacolata Concezione. Fu in questo ospedale che l'essere-per-gli-altri rappresentò il motivo principale della vita di Madre Paulina. Nel servizio ai poveri e ai malati divenne la manifestazione dello Spirito Santo, "consolatore perfetto; dolce ospite dell'anima; soavissimo refrigerio" (Sequenza).]

6. "O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli". Le parole della Sequenza costituiscono una bella sintesi dell'intera esistenza di Benedetta Cambiagio Frassinello e ne spiegano la straordinaria ricchezza spirituale.

Guidata dalla grazia divina, la nuova Santa si preoccupò di adempiere con fedeltà e coerenza la volontà di Dio. Con fiducia illimitata nella bontà del Signore, si abbandonava alla sua "Provvidenza amorosa", profondamente convinta, come amava ripetere, che bisogna "fare tutto per amore di Dio e per piacere a lui". E' questa la preziosa eredità che santa Benedetta Cambiagio Frassinello lascia alle proprie figlie spirituali, e che oggi viene proposta all'intera Comunità cristiana.

7. "Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore" (Canto al Vangelo). Facciamo nostra questa invocazione dell'odierna liturgia. Lo Spirito Santo ha radicalmente trasformato gli Apostoli, prima chiusi per paura nel Cenacolo, in ardenti Araldi del Vangelo. Lo Spirito continua a sostenere la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice lungo i secoli, suscitando in ogni epoca testimoni coraggiosi della fede.

Con gli Apostoli ricevette il dono dello Spirito la Vergine Maria (cfr At 1, 14). Insieme a Lei, in comunione con i nuovi Santi, imploriamo a nostra volta il prodigio di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa. Domandiamo che scenda sull'umanità del nostro tempo l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo.

Vieni, Santo Spirito, infiamma i cuori dei tuoi fedeli! Aiuta anche noi a diffondere nel mondo il fuoco del tuo amore. Amen!