André (Alfred) Bessette

André (Alfred) Bessette

(1845-1937)

Beatificazione:

- 23 maggio 1982

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 17 ottobre 2010

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro]

Ricorrenza:

- 6 gennaio

Frate professo della Congregazione della Santa Croce, apostolo di San Giuseppe, fece edificare un insigne santuario in suo onore

  • Biografia
  • Omelia
  • uomo, santo
  • omelia di beatificazione
"Non cercare di sbarazzarti delle prove, ma chiedi la grazia di sopportarle bene"

 

Il Beato Alfred Bessette è nato a Saint-Grégoire nel sud di Montreal, ha lavorato a Saint-Césaire, è emigrato negli Stati Uniti per un periodo di tempo come tanti giovani del suo periodo per partecipare allo sviluppo delle industrie della Nuova Inghilterra.

Tanti dei suoi compagni hanno adottato questa nuova terra di accoglienza e sono diventati franco-americani, hanno tenuto il loro cognome francese e un po’ della loro cultura. Il giovane Alfred è tornato al suo paese. Si è avvicinato a colui nel quale aveva una fiducia totale e che rappresentava il dono di se stesso che desiderava per lui: il curato André Provençal. Quest’ultimo un giorno si è detto: «So dove mandarlo ». Scrisse quindi ai religiosi della congregazione di Santa Croce che insegnavano ai bambini della Côte-des-Neiges, di fronte al Monte Royal dicendo « Vi mando un santo…».

Il giovane operaio timido, analfabeta, vede aprirsi una porta che desiderava senza nemmeno crederci: diventerà un religioso! Senza sapere come servirà il Dio che riempiva la sua vita dalla sua infanzia, si abbandonava a lui. Soprattutto a San Giuseppe: suo amico, suo confidente da tanto tempo. Diventa fratello André.

Se l’inizio sembra banale, simile alla vita di tanti giovani, ciò che segue è unico ed eccezionale. Si è visto raramente nella storia nord americana, un cammino cosi straordinario. Al punto che mille cose sembrano quasi incredibili nell’evoluzione di una vita, di una fama, di una piccola cappella. Lungo la sua vita e grazie ai pellegrini che riceveva, fratello André ha acquisito una reputazione di taumaturgo uguale a nessun’altra.

Il fratellino, il ragazzino gracile e malato è morto il 6 gennaio 1937, all’età di 91 anni. Un milione di persone sono venute a ringraziarlo per la sua presenza nella loro vita. Fratello André rimane da quel giorno fedele a milioni di altre persone. Non ha mai smesso di dire a coloro che lo invocavano: « Pregate San Giuseppe…».

CAPPELLA PAPALE
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

STANISŁAW KAZIMIERCZYK SOŁTYS (1433 - 1489)
ANDRÉ (Alfred) BESSETTE (1845 - 1937)
CÁNDIDA MARÍA DE JESÚS (Juana Josefa) CIPITRIA y BARRIOLA (1845 - 1912)
MARY OF THE CROSS (Mary Helen) MacKILLOP (1842 - 1909)
GIULIA SALZANO (1846 - 1929)
BATTISTA CAMILLA DA VARANO (1458 - 1524)

 

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 17 ottobre 2010

 

Cari fratelli e sorelle!

Si rinnova oggi in Piazza San Pietro la festa della santità. Con gioia rivolgo il mio cordiale benvenuto a voi che siete giunti, anche da molto lontano, per prendervi parte. Un particolare saluto ai Cardinali, ai Vescovi e ai Superiori Generali degli Istituti fondati dai nuovi Santi, come pure alle Delegazioni ufficiali e a tutte le Autorità civili. Insieme cerchiamo di accogliere quanto il Signore ci dice nelle sacre Scritture poc’anzi proclamate. La liturgia di questa domenica ci offre un insegnamento fondamentale: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Talvolta noi ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita, che sia poco efficace. Perciò siamo tentati di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio. Gesù invece afferma che bisogna pregare sempre, e lo fa mediante una specifica parabola (cfr Lc 18,1-8).

Questa parla di un giudice che non teme Dio e non ha riguardo per nessuno, un giudice che non ha atteggiamento positivo, ma cerca solo il proprio interesse. Non ha timore del giudizio di Dio e non ha rispetto per il prossimo. L’altro personaggio è una vedova, una persona in una situazione di debolezza. Nella Bibbia, la vedova e l’orfano sono le categorie più bisognose, perché indifese e senza mezzi. La vedova va dal giudice e gli chiede giustizia. Le sue possibilità di essere ascoltata sono quasi nulle, perché il giudice la disprezza ed ella non può fare nessuna pressione su di lui. Non può nemmeno appellarsi a principi religiosi, poiché il giudice non teme Dio. Perciò questa vedova sembra priva di ogni possibilità. Ma lei insiste, chiede senza stancarsi, è importuna, e così alla fine riesce ad ottenere dal giudice il risultato. A questo punto Gesù fa una riflessione, usando l’argomento a fortiori: se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega. Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera.

La conclusione del brano evangelico parla della fede: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). E’ una domanda che vuole suscitare un aumento di fede da parte nostra. E’ chiaro infatti che la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera. Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato. La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi Santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale: Stanisław Sołtys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla Varano.

Święty Stanisław Kazimierczyk, zakonnik z XV wieku, i dla nas może być przykładem i orędownikiem. Całe Jego życie było związane z Eucharystią. Najpierw przez kościół Bożego Ciała na Kazimierzu w dzisiejszym Krakowie, gdzie u boku matki i ojca uczył się wiary i pobożności; gdzie złożył śluby zakonne u Kanoników Regularnych; gdzie pracował jako kapłan, wychowawca, opiekun potrzebujących. Przede wszystkim jednak był związany z Eucharystią przez żarliwą miłość do Chrystusa obecnego pod postaciami chleba i wina; przez przeżywanie tajemnicy Jego śmierci i zmartwychwstania, która w sposób bezkrwawy dokonuje się we Mszy św.; przez praktykę miłości bliźniego, której źródłem i znakiem jest Komunia.

[Traduzione: San Stanisław Kazimierczyk, religioso del XV secolo, può essere anche per noi esempio e intercessore. Tutta la sua vita era legata all’Eucaristia. Anzitutto nella chiesa del Corpus Domini in Kazimierz, nell’odierna Cracovia, dove, accanto alla madre e al padre, imparò la fede e la pietà; dove emise i voti religiosi presso i Canonici Regolari; dove lavorò come sacerdote, educatore, attento alla cura dei bisognosi. In modo particolare, però, era legato all’Eucaristia attraverso l’ardente amore per Cristo presente sotto le specie del pane e del vino; vivendo il mistero della morte e della risurrezione, che in modo incruento si compie nella Santa Messa; attraverso la pratica dell’amore al prossimo, del quale fonte e segno è la Comunione.]

Frère André Bessette, originaire du Québec, au Canada, et religieux de la Congrégation de la Sainte-Croix, connut très tôt la souffrance et la pauvreté. Elles l’ont conduit à recourir à Dieu par la prière et une vie intérieure intense. Portier du collège Notre Dame à Montréal, il manifesta une charité sans bornes et s’efforça de soulager les détresses de ceux qui venaient se confier à lui. Très peu instruit, il a pourtant compris où se situait l’essentiel de sa foi. Pour lui, croire signifie se soumettre librement et par amour à la volonté divine. Tout habité par le mystère de Jésus, il a vécu la béatitude des cœurs purs, celle de la rectitude personnelle. C’est grâce à cette simplicité qu’il a permis à beaucoup de voir Dieu. Il fit construire l’Oratoire Saint Joseph du Mont Royal dont il demeura le gardien fidèle jusqu’à sa mort en 1937. Il y fut le témoin d’innombrables guérisons et conversions. «Ne cherchez pas à vous faire enlever les épreuves» disait-il, «demandez plutôt la grâce de bien les supporter». Pour lui, tout parlait de Dieu et de sa présence. Puissions-nous, à sa suite, rechercher Dieu avec simplicité pour le découvrir toujours présent au cœur de notre vie! Puisse l’exemple du Frère André inspirer la vie chrétienne canadienne!

Cuando el Hijo del Hombre vendrá para hacer justicia a los elegidos, ¿encontrará esta fe en la tierra? (cf. Lc 18,18). Hoy podemos decir que sí, con alivio y firmeza, al contemplar figuras como la Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola. Aquella muchacha de origen sencillo, con un corazón en el que Dios puso su sello y que la llevaría muy pronto, con la guía de sus directores espirituales jesuitas, a tomar la firme resolución de vivir «sólo para Dios». Decisión mantenida fielmente, como ella misma recuerda cuando estaba a punto de morir. Vivió para Dios y para lo que Él más quiere: llegar a todos, llevarles a todos la esperanza que no vacila, y especialmente a quienes más lo necesitan. «Donde no hay lugar para los pobres, tampoco lo hay para mí», decía la nueva Santa, que con escasos medios contagió a otras Hermanas para seguir a Jesús y dedicarse a la educación y promoción de la mujer. Nacieron así las Hijas de Jesús, que hoy tienen en su Fundadora un modelo de vida muy alto que imitar, y una misión apasionante que proseguir en los numerosos países donde ha llegado el espíritu y los anhelos de apostolado de la Madre Cándida.

“Remember who your teachers were – from these you can learn the wisdom that leads to salvation through faith in Christ Jesus.” For many years countless young people throughout Australia have been blessed with teachers who were inspired by the courageous and saintly example of zeal, perseverance and prayer of Mother Mary McKillop. She dedicated herself as a young woman to the education of the poor in the difficult and demanding terrain of rural Australia, inspiring other women to join her in the first women’s community of religious sisters of that country. She attended to the needs of each young person entrusted to her, without regard for station or wealth, providing both intellectual and spiritual formation. Despite many challenges, her prayers to Saint Joseph and her unflagging devotion to the Sacred Heart of Jesus, to whom she dedicated her new congregation, gave this holy woman the graces needed to remain faithful to God and to the Church. Through her intercession, may her followers today continue to serve God and the Church with faith and humility!

Nella seconda metà del secolo XIX, in Campania, nel sud dell’Italia, il Signore chiamò una giovane maestra elementare, Giulia Salzano, e ne fece un’apostola dell’educazione cristiana, fondatrice della Congregazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù. Madre Giulia comprese bene l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale. Ripeteva alle sue consorelle che desiderava fare catechismo fino all’ultima ora della sua vita, dimostrando con tutta se stessa che se “Dio ci ha creati per conoscerLo, amarLo e servirLo in questa vita”, nulla bisognava anteporre a questo compito. L’esempio e l’intercessione di santa Giulia Salzano sostengano la Chiesa nel suo perenne compito di annunciare Cristo e di formare autentiche coscienze cristiane.

Santa Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo, testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera. Entrata a 23 anni nel monastero di Urbino, si inserì da protagonista in quel vasto movimento di riforma della spiritualità femminile francescana che intendeva recuperare pienamente il carisma di santa Chiara d’Assisi. Promosse nuove fondazioni monastiche a Camerino, dove più volte fu eletta abbadessa, a Fermo e a San Severino. La vita di santa Battista, totalmente immersa nelle profondità divine, fu un’ascesa costante nella via della perfezione, con un eroico amore verso Dio e il prossimo. Fu segnata da grandi sofferenze e mistiche consolazioni; aveva deciso infatti, come scrive lei stessa, di “entrare nel Sacratissimo Cuore di Gesù e di annegare nell’oceano delle sue acerbissime sofferenze”. In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che risplende nella Chiesa e oggi traspare sul volto di questi nostri fratelli e sorelle. Gesù invita anche ciascuno di noi a seguirlo per avere in eredità la vita eterna. Lasciamoci attrarre da questi esempi luminosi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché la nostra esistenza sia un cantico di lode a Dio. Ci ottengano questa grazia la Vergine Maria e l’intercessione dei sei nuovi Santi che oggi con gioia veneriamo. Amen.

Una storia che piace tanto: quella di un ragazzino che proveniva da una famiglia disagiata, che si è battuto per crescere ma soprattutto per sopravvivere, convinto che un angelo lo proteggeva, accanendosi a perseguire il cammino che cercava, aprendo il suo cuore a tutti quelli che lo avvicinavano, finalmente riconosciuto e acclamato come il santo che arricchiva la vita di coloro che lo avvicinavano.

Ma questa volta, non é né un romanzo né una fantasia del cinema. Ma è la storia vera di un uomo delle nostre parti, dalla vita cosi semplice e meravigliosa, che è diventato l’amico di milioni di persone senza mai attribuirsi il minimo potere, il minimo merito. È grazie alla sua fiducia in qualcuno di più grande, di più potente di lui che poteva dare sollievo ai suoi visitatori. Spesso dava sollievo al loro corpo ma sempre al loro cuore. Amava e faceva amare. Portava a Dio quelli che sapevano accogliere nella loro vita il suo grande amico, San Giuseppe. La storia di un santo di oggi, incarnato nella nostra storia dove è rimasto presente e vivo.

SANTA MESSA PER LA PROCLAMAZIONE DI CINQUE NUOVI BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 23 maggio 1982

 

1. “Noi abbiamo riconosciuto e creduto nell’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1Gv 4,16).

Queste parole dell’apostolo Giovanni, cari fratelli e sorelle, trovano oggi una ulteriore e luminosa conferma nella figura dei cinque nuovi Beati, che contempliamo nella gloria di Dio e che sono una autentica dimostrazione dell’amore stesso di Dio per noi. Si tratta di tre donne e di due uomini.

L’una è vissuta nel sedicesimo secolo in un Convento della Spagna: Maria Angela Astorch; gli altri vissero principalmente nel secolo scorso: Marie-Anne Rivier, Petrus Donders, Marie-Rose Durocher; infine, uno è quasi nostro contemporaneo: André Bessette. In essi, come scrive ancora l’apostolo Giovanni, l’amore di Dio ha raggiunto la sua perfezione (cf. 1Gv 4,12) e in cielo essi conoscono quella “perfezione della gioia” promessa da Cristo nella sua preghiera sacerdotale (cf. Gv 17,13).

In questi uomini e in queste donne, dalla cui testimonianza evangelica già furono colpiti i loro contemporanei, abbiamo visto un vero riflesso dell’amore che costituisce la ricchezza incomparabile di Dio all’interno della vita trinitaria che si è manifestato nel dono del Figlio unigenito per la salvezza del mondo, particolarmente nel suo sacrificio redentore (cf. Gv 3,16).

Questo amore viene moltiplicato e quasi acceso, come un fuoco, dallo Spirito Santo nel cuore di uomini e di donne come noi, umili e poveri, ma pienamente “fedeli al suo nome”. Lo Spirito li rende fiduciosi in Dio, ma anche veramente coraggiosi nell’andare incontro con costante coerenza ai poveri, ai malati, ai giovani bisognosi di educazione, alle anime abbandonate. È vero che “nessuno mai ha visto Dio” (1Gv 4,12); ma il segno più efficace e rivelatore della sua presenza tra gli uomini è proprio l’amore, così come esso viene senza riserve praticato dai migliori dei suoi fedeli (cf. 1Gv 4,20). I contemporanei dei nuovi Beati sono stati colpiti dai loro frutti di santità. E oggi la Chiesa solennemente riconosce che questi Beati “dimorano in Dio” e li propone come esempi alla meditazione e alla vita concreta di tutti i battezzati, che in essi trovano un nuovo punto di riferimento per la propria testimonianza cristiana.

2. Petrus Donders, nato all’inizio del secolo scorso nei Paesi Bassi, ha passato gran parte della sua vita in Suriname, dove ha annunziato il Vangelo agli schiavi, ai negri ed agli indiani.

Egli è conosciuto soprattutto per la cura spirituale e corporale dei lebbrosi, cosicché viene chiamato a ragione l’apostolo dei lebbrosi.

Possiamo dire che è stato un apostolo dei poveri. Egli è nato infatti in una famiglia povera ed ha dovuto condurre la vita di operaio prima di poter seguire la sua vocazione sacerdotale. Ha consacrato tutta la sua vita di sacerdote ai poveri.

Egli è altresì un invito e uno stimolo al rinnovamento ed alla rifioritura dello slancio missionario che, nel secolo scorso e in questo secolo, ha dato un contributo eccezionale alla realizzazione del compito missionario della Chiesa. Associato in età più avanzata alla Congregazione del santissimo Redentore, ha praticato in modo eccellente ciò che sant’Agostino ha proposto come ideale dei suoi religiosi: imitare le virtù e gli esempi del Redentore nel predicare ai poveri la divina Parola. Egli ha mostrato, per mezzo della sua vita, come l’annunzio della Buona Novella della redenzione, della liberazione dal peccato, deve trovare appoggio e conferma in una autentica vita evangelica, di concreto amore del prossimo, soprattutto verso i più piccoli dei fratelli in Cristo.

3. La segunda figura que la Iglesia quiere hoy elevar a la gloria de los altares y proponer a la imitación del pueblo fiel es la de María Angela Astorch, un nuevo ejemplo de santidad madurado en tierras de España.

Pertenece a la familia de las religiosas Clarisas Capuchinas.

En las sucesivas etapas como simple religiosa, joven maestra de novicias, responsable de la formación de las profesas y abadesa, deja en derredor, en Barcelona, Zaragoza, Sevilla y Murcia, una estela admirable de fidelidad a su propia consagración y de amor a la Iglesia.

Su no común inteligencia sabe apoyarse en la solidez de la palabra revelada y de los escritores eclesiásticos, que estudia y conoce en profundidad. Ello la lleva a un firme conocimiento teórico y práctico de los caminos de la espiritualidad, que vive en íntima unión con la Iglesia, sobre todo a través de la liturgia, de los textos sagrados y del oficio divino. Hasta el punto de poder señalarla como una mística del breviario.

En sus tareas de formadora emplea “el noble estilo” que Dios usa con ella misma. Sabe por esto respetar la individualidad de cada persona, ayudándola a la vez a “caminar al paso de Dios”, que es distinto en cada uno. Así la profunda comprensión no se hace tolerancia inerte.

María Angela Astorch es pues una figura digna de ser mirada hoy atentamente. Para que nos enseñe a respetar los caminos del hombre, abriéndolos a los caminos de Dios.

Traduzione italiana del testo pronunciato in lingua spagnola

3. La seconda figura che la Chiesa desidera oggi elevare alla gloria degli altari e proporre alla imitazione del popolo fedele è quella di Maria Angela Astorch, un nuovo esempio di santità maturato in terra di Spagna.

Appartiene alla famiglia delle religiose Clarisse Cappuccine.

Nelle tappe successive come semplice religiosa, giovane maestra delle novizie, responsabile della formazione delle professe e abbadessa, lascia attorno a sé, a Barcellona, a Saragozza, Siviglia e Murcia, una ammirevole scia di fedeltà alla sua congregazione e di amore alla Chiesa.

La sua intelligenza non comune sa appoggiarsi alla solidità della parola rivelata e degli scrittori ecclesiastici che ella studia e conosce in profondità. Ciò la porta a una solida conoscenza teorica e pratica dei cammini della spiritualità, che vive in intima unione con la Chiesa, soprattutto attraverso la liturgia, i sacri testi e l’ufficio divino. Fino al punto che si può indicarla come una mistica del breviario.

Nei suoi compiti di formatrice utilizza “il nobile stile” che Dio usa con lei stessa. Sa perciò rispettare l’individualità di ogni persona, aiutandola anche a “camminare al passo di Dio”, che è diverso in ognuno. Così la comprensione profonda non diviene tolleranza inerte.

Maria Angela Astorch è quindi una figura degna di essere oggi contemplata attentamente, affinché ci insegni a rispettare il cammino dell’uomo, aprendolo alle vie di Dio.

4. Regardons maintenant la bienheureuse Marie Rivier que Pie IX appelait déjà la “femme-apôtre”.

C’est en effet l’ardeur de son apostolat qui frappe tous ses contemporains, pendant et après la Révolution française. Passionnée dès l’enfance l’idée d’instruire des petites, de leur apprendre, comme une “petite mère”, à aimer Dieu, elle fonde bien plus tard les Sœurs de la Présentation, spécialement pour éduquer la jeunesse à vivre dans la foi, en privilégiant les pauvres, les orphelines, celles qui sont abandonnées ou ignorent Dieu. Non seulement elle réunit les jeunes filles, mais elle veut “former de bonnes mères de famille”, convaincue du rôle évangélisateur des familles et de l’importance de l’initiation religieuse dès la petite enfance: “La vie est tout entière dans les premières impressions!”, disait-elle. On a pu la considérer comme une “mois-sonneuse d’âmes innombrables”. Et pour cela elle n’épargnait aucun moyen: nombreuses écoles de village, missions, retraites qu’elle prêchait elle-même, assemblées du dimanche...

Quel était donc le secret du zèle de Marie Rivier? On reste frappé par son audace, sa ténacité, sa joie expansive, son courage “prêt à remplir mille vies”. Bien des difficultés auraient pourtant été de nature à la décourager: l’infirmité de son enfance jusqu’à sa guérison un jour de fête de la Vierge, un manque de croissance physique, une santé toujours déficiente durant les soixante-dix années de sa vie, la misère de l’ignorance religieuse qui l’entourait. Mais sa vie montre bien la puissance de la foi dans une âme simple et droite, qui se livre entièrement à la grâce de son baptême. Elle compte à fond sur Dieu, qui la purifie par la croix. Elle prie intensément Marie et, avec elle, elle se présente devant Dieu en état d’adoration et d’offrande. Sa spiritualité est solidement théologale et nettement apostolique: “Notre vocation, c’est Jésus-Christ”; il faut se remplir de son esprit, pour faire advenir son règne, spécialement dans l’âme des jeunes.

5. Outre Atlantique, au Canada, nous retrouvons une autre figure très apostolique dans la bienheureuse Marie-Rose Durocher. Elle était née dans une famille nombreuse et fertile en âmes consacrées. A la recherche de sa propre vocation dans l’Église et ne pouvant entrer, avec sa pauvre santé, dans les deux seules congrégations féminines qui existaient alors au Québec, elle sert durant treize ans au presbytère de son frère – on dirait aujourd’hui comme “aide au prêtre” –, préoccupée non seulement de bien tenir la maison, mais d’accueillir les prêtres et séminaristes malades, de diriger les œuvres charitables de la paroisse et de stimuler la piété mariale des jeunes filles. C’est alors, à la demande de l’Évêque de Montréal, avec l’encouragement des Pères Oblats de Marie Immaculée et selon l’exemple des Frères des Écoles chrétiennes, qu’elle fonde une nouvelle congrégation pour répondre aux besoins de l’instruction et de l’éducation religieuse des jeunes filles, notamment dans les milieux pauvres des campagnes auprès de Montréal: les Sœurs des Saints Noms de Jésus et de Marie. Durant les six dernières années de sa brève existence, elle a suffisamment lancé son œuvre qui fleurit aujourd’hui en six pays.

Quel esprit a donc présidé à un tel apostolat, si bien conjugué avec les besoins de l’Église au moment de la “renaissance catholique” au Canada, au début du siècle dernier? Surtout la disponibilité totale à suivre les engagements que lui demandaient sa foi en Jésus, son amour de l’Église, le souci des plus délaissés. Ce sont d’ailleurs les responsables de l’Église qui ont discerné ses capacités et lui ont confié sa mission: l’apostolat authentique, aujourd’hui comme hier, n’est pas seulement affaire de charisme personnel, mais d’appel de l’Église et d’insertion dans sa pastorale.

Marie-Rose Durocher a agi avec simplicité, avec prudence, avec humilité, avec sérénité. Elle ne s’est pas laissée arrêter à ses problèmes personnels de santé ni aux premières difficultés de l’œuvre naissante. Son secret résidait dans la prière et l’oubli de soi-même qui atteignait, selon l’estimation de son Évêque, une véritable sainteté.

6. Enfin, sans quitter le Canada, nous vénérons aussi dans le bienheureux Frère André Bessette un homme de prière et un ami des pauvres; mais d’un tout autre style, à vrai dire étonnant.

L’œuvre de toute sa vie – sa longue vie de quatre-vingt-onze ans – est celle d’un serviteur pauvre et humble: “Pauper, servus et humilis”, comme on a écrit sur sa tombe. Travailleur manuel jusqu’à vingt-cinq ans, en ferme, à l’atelier, à l’usine, il entre ensuite chez les Frères de Sainte-Croix, qui lui confient, durant presque quarante ans, le service de portier dans leur collège de Montréal; en enfin pendant presque trente autres années, il reste gardien de l’Oratoire Saint-Joseph à proximité du Collège.

D’où lui vient alors son rayonnement inouï, sa renommée auprès de millions de personnes? Une foule quotidienne de malades, d’affligés, de pauvres de toutes sortes, de ceux qui sont handicapés ou blessés par la vie trouvaient auprès de lui, au parloir du collège, à l’Oratoire, accueil, écoute, réconfort et foi en Dieu, confiance dans l’intercession de saint Joseph, bref, le chemin de la prière et des sacrements, et avec cela l’espérance et bien souvent le soulagement manifeste du corps et de l’âme. Les “pauvres” d’aujourd’hui n’auraient-ils pas tout autant besoin d’un tel amour, d’une telle espérance, d’une telle éducation à la prière?

Mais qu’est-ce qui en donnait la capacité au Frère André? Dieu s’est plu à doter d’un attrait et d’un “pouvoir” merveilleux cet homme simple, qui, lui-même, avait connu la misère d’être orphelin au milieu de douze frères et sœurs, était resté sans argent, sans instruction, avec une santé médiocre, bref, démuni de tout, sauf d’une grande confiance en Dieu. Il n’est pas étonnant qu’il se soit senti tout proche de la vie de saint Joseph, le Travailleur pauvre et exilé, si familier du Sauveur, que le Canada et spécialement la Congrégation de Sainte-Croix ont toujours beaucoup honoré. Le Frère André a dû supporter l’incompréhension et la moquerie à cause du succès de son apostolat.

Mais il restait simple et jovial. En recourant à saint Joseph et devant le Saint-Sacrement, il pratiquait lui-même, longuement et avec ferveur, au nom des malades, la prière qu’il leur enseignait.

Sa confiance dans la vertu de la prière n’est-elle pas une des indications les plus précieuses pour les hommes et les femmes de notre temps, tentés de résoudre leurs problèmes en se passant de Dieu?

7. Pendant que nous recueillons ainsi le message de chacun de ces bienheureux, quels sont les sentiments qui animent notre prière?

D’abord une profonde action de grâce envers le Seigneur, comme nous chantions dans le psaume: “Bénis le Seigneur, ô mon âme... Autant les cieux dominent la terre, autant est fort son amour pour ceux qui l’adorent”. C’est lui, la source de cet amour fort qu’il nous donne de contempler chez nos aînés. Nous bénéficions de leurs œuvres qui ont laissé un sillage jusqu’à nous. Nous bénéficions de leur exemple, que l’Église propose aujourd’hui officiellement. Nous bénéficions de leur intercession: en les béatifiant, l’Église nous dit qu’ils peuvent être invoqués et priés dans les Églises particulières, car elle est sûre qu’ils participent déjà à l’éternelle félicité, auprès du Christ élevé à la droite du Père.

Ce jour d’action de grâce, de joie et de fierté pour l’Église, l’est particulièrement pour les quatre pays dont la foi généreuse a pu préparer des chrétiens, des prêtres, des missionnaires, des religieux et des religieuses de cette trempe: les Pays-Bas, l’Espagne, la France, le Canada, dont je suis heureux de saluer les délégations officielles et diocésaines. Jour de fête aussi pour les cinq familles religieuses, très honorées par ces bienheureux qui en ont été les membres ou qui les ont fondées.

Puissions-nous tous éprouver en même temps une grande espérance! De même qu’à l’origine, les Apôtres ont su trouver en Matthias un témoin de la Résurrection, ainsi, à chaque époque, l’Esprit Saint suscite, même – et peut-être surtout – parmi ceux qui sont considérés comme faibles, petits, pauvres, parfois handicapés et malades, humbles en tout cas, des témoins bouleversants de l’Évangile, qui répondent aux besoins spirituels de leur temps, avec une intuition sûre, une simplicité désarmante, une audace à toute épreuve, et une profonde adhésion à l’Église qui a reconnu l’authenticité de leur charisme et de leur mission.

Que ces bienheureux intercèdent pour nous! Qu’ils éclairent notre chemin! Qu’ils nous obtiennent l’espérance et l’audace des témoins de l’Amour de Dieu! Afin que le monde reconnaisse cet Amour parmi nous et aspire à sa plénitude!

Amen! Alleluia!

Traduzione italiana del testo pronunciato in lingua francese

4. Guardiamo ora la beata Maria Rivier che Pio XI chiamava già la “donna apostolo”. È infatti l’ardore del suo apostolato che colpisce i suoi contemporanei, durante e dopo la Rivoluzione francese. Appassionata fin dall’infanzia dall’idea di istruire i bambini, di insegnare loro, come una “piccola madre”, ad amare Dio, fonda molto più tardi le Sorelle della Presentazione, specialmente per educare la gioventù a vivere nella fede, privilegiando i poveri, gli orfani, quelle che sono abbandonate o che non conoscono Dio. Non solo raccoglie le ragazze giovani, ma vuole “formare delle buone madri di famiglia”, convinta del ruolo evangelizzatore delle famiglie e della importanza dell’iniziazione religiosa dei bambini: “La vita sta tutta nelle prime impressioni!”, diceva. Si è potuto considerarla come una “mietitrice di innumerevoli anime”. E per questo non risparmiava ogni mezzo: numerose scuole di paese, missioni, ritiri che predica ella stessa, assemblee della domenica..

Qual era dunque il segreto dello zelo di Marie Rivier? Si resta colpiti dalla sua audacia, dalla sua tenacia, dalla sua gioia comunicativa, dal suo coraggio “pronto a colmare mille vite”. Molte difficoltà del resto sarebbero state in grado di scoraggiarla: l’infermità della sua infanzia fino alla guarigione avvenuta in un giorno di festa della Vergine, una mancata crescita fisica, una salute sempre debole durante tutti i settant’anni della sua esistenza, la miseria dell’ignoranza religiosa che l’attorniava. Ma la sua vita mostra bene la potenza della fede in un animo semplice e retto, che si affida interamente alla grazia del suo battesimo. Essa si fida fino in fondo di Dio, che la purifica mediante la croce. Prega intensamente Maria e con lei si presenta davanti a Dio in atteggiamento di adorazione e di offerta. La sua spiritualità e solidamente teologale e nettamente apostolica: “La nostra vocazione è Gesù Cristo”; dobbiamo riempirci del suo spirito, perché venga il suo regno, specialmente nell’animo dei giovani.

5. Oltre Atlantico, in Canada, ritroviamo un’altra figura molto apostolica nella beata Marie-Rose Durocher. Era nata in una famiglia numerosa e ricca di anime consacrate. Alla ricerca della sua propria vocazione nella Chiesa e non potendo entrare. a causa della sua debole salute, nelle due sole congregazioni che allora esistevano a Quebee, serve per 13 anni presso il presbiterio di suo fratello – oggi si direbbe in qualità di “collaboratrice domestica del sacerdote” – preoccupata non solamente di mantenere in ordine la casa, ma di accogliere i sacerdoti e i seminaristi malati. di dirigere le opere di carità della parrocchia e di stimolare la pietà mariana delle giovani. Fu allora, alla domanda del Vescovo di Montreal, con l’incoraggiamento dei Padri Oblati di Maria Immacolata e secondo l’esempio dei Fratelli delle Scuole cristiane, che fonda una nuova congregazione per rispondere ai bisogni dell’istruzione e dell’educazione religiosa delle ragazze, in particolare nei luoghi poveri delle campagne attorno a Montreal: le Suore dei Santi nomi di Gesù e Maria. Durante gli ultimi sei anni della sua breve esistenza ha dato sufficiente impulso alla sua opera che oggi è presente in sei paesi.

Quale spirito è stato dunque all’origine di un tale apostolato, così ben rispondente ai bisogni della Chiesa nel momento della “rinascita cattolica” in Canada, all’inizio del secolo scorso? Soprattutto la disponibilità totale a seguire gli impegni che le richiedeva la sua fede in Gesù, il suo amore per la Chiesa, la cura dei più abbandonati. Sono del resto i responsabili della Chiesa che hanno capito le sue capacità e le hanno affidato la sua missione: l’apostolato autentico, oggi come ieri, non è solamente una questione di carisma personale, ma è chiamata della Chiesa e inserimento nella sua pastorale. Marie-Rose Durocher ha agito con semplicità, con prudenza, con umiltà, con serenità.

Non si è lasciata fermare dai suoi problemi personali di santità né dalle prime difficoltà dell’opera che iniziava. Il suo segreto consiste nella preghiera e nella dimenticanza di se, che attestano, secondo il giudizio del suo Vescovo, una reale santità.

6. Infine, senza lasciare il Canada, veneriamo anche nel beato fratello André Bessette un uomo di preghiera e un amico dei poveri; ma d’uno stile del tutto diverso, e a dire il vero sorprendente.

L’opera della sua vita – la sua lunga vita durata 91 anni – è quella di un servitore povero e umile: “Pauper, servus et humilis”, come hanno scritto sulla sua tomba. Operaio fino a 25 anni, presso un’azienda agricola, all’officina, in fabbrica, entra in seguito presso i Fratelli della Santa Croce, che gli affidano per quasi quarant’anni il servizio di portiere nel loro collegio di Montreal; per trent’anni poi assolve il compito di custode dell’Oratorio San Giuseppe in prossimità del collegio.

Da dove gli viene allora il suo irradiamento inaudito, la sua fama presso milioni di persone? Una folla quotidiana di malati, di afflitti, di poveri di ogni tipo, di handicappati o feriti dalla vita trovavano presso di lui, al parlatorio del collegio, all’Oratorio, accoglienza, ascolto, conforto e fede in Dio, confidenza nell’intercessione di San Giuseppe, in breve, il cammino della preghiera e dei sacramenti, e con questo la speranza e molto spesso anche il sollievo evidente del corpo e dell’anima. I “poveri” di oggi non avrebbero anch’essi tanto bisogno di un tale amore, d’una tale speranza, d’una tale educazione alla preghiera?

Ma chi diede questa capacità a Fratel André? Dio si è piegato a dotare di un’attrazione e di “un potere” meravigliosi questo uomo semplice, che, egli stesso, aveva conosciuto la miseria d’essere orfano in mezzo a dodici fra fratelli e sorelle, era restato senza denaro, senza istruzione, con una salute mediocre, in breve, privo di tutto all’infuori di una grande fiducia in Dio. Non è cosa straordinaria che egli si sia sentito vicino alla vita di San Giuseppe, il Lavoratore povero ed esiliato, così familiare con il Salvatore, che il Canada e specialmente la Congregazione della Santa Croce hanno sempre molto onorato. Fratel Andrè ha dovuto sopportare l’incomprensione e la presa in giro a causa del successo del suo apostolato. Ma restava semplice e gioviale. Con il ricorso a San Giuseppe e davanti al Santo Sacramento, egli praticava, lungamente e con fervore, in nome dei malati, la preghiera che insegnava loro. La sua fiducia nella virtù della preghiera non è una delle indicazioni più preziose per gli uomini e le donne del nostro tempo, tentati di risolvere i loro problemi facendo a meno di Dio?

7. Mentre ricordiamo così il messaggio di ciascuno di questi Beati, quali sono i sentimenti che animano la nostra preghiera?

Innanzitutto una profonda azione di grazia verso il Signore, come cantiamo nel salmo: “Benedici il Signore anima mia... Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quelli che lo temono” (Sal 102,2.11). È lui l’origine di quell’amore forte che ci dà modo di contemplare presso i nostri padri. Noi beneficiamo delle loro opere che hanno lasciato una impronta fino a noi.

Traiamo beneficio dal loro esempio, che la Chiesa oggi propone ufficialmente. Beneficiamo della loro intercessione: beatificandoli la Chiesa ci dice che essi possono essere invocati e pregati nelle Chiese particolari, perché essa è sicura che partecipano già della felicità eterna, presso Cristo che siede alla destra del Padre.

Questo giorno d’azione di grazia, di gioia e di fierezza per la Chiesa, lo è particolarmente per i quattro paesi la cui fede generosa ha potuto preparare dei cristiani, dei sacerdoti, dei missionari, dei religiosi e delle religiose di tale tempra: i Paesi Bassi, la Spagna, la Francia, il Canada, le cui delegazioni ufficiali e diocesane sono felice di salutare. Giorno di festa anche per le cinque famiglie religiose, molto onorate da questi beati che ne sono stati membri o che le hanno fondate.

Noi tutti possiamo allo stesso tempo provare una grande speranza! Allo stesso modo in cui, all’origine, gli Apostoli hanno saputo trovare in Mattia un testimone della Resurrezione, così, in ciascuna epoca, lo Spirito Santo suscita anche – e forse soprattutto – tra coloro che sono considerati deboli, piccoli, poveri, perfino handicappati e malati, in ogni caso umili, degli sconvolgenti testimoni del Vangelo, che rispondono ai bisogni spirituali del loro tempo, con un’intuizione sicura, una semplicità disarmante, un’audacia a tutta prova, e una profonda adesione alla Chiesa che ha riconosciuto l’autenticità del loro carisma e della loro missione.

Che questi beati intercedano per noi! Che rendano chiaro il nostro cammino! Che ci ottengano la speranza e l’audacia di testimoni dell’amore di Dio! Affinché il mondo attraverso di noi riconosca questo Amore e aspiri alla sua pienezza!

Amen! Alleluia!