Anton Durcovici

Anton Durcovici

(1888-1951)

Beatificazione:

- 17 maggio 2014

- Papa  Francesco

Religioso, Vescovo di Iasi e martire: fu perseguitato dal regime comunista rumeno e morì di stenti nel carcere di Sighetu Marmatiei nel 1951; Pastore zelante e coraggioso

  • Biografia
  • dalla beatificazione
  • Decreto sul Martirio
"La Chiesa cattolica in Romania fa parte della Chiesa romano-cattolica, a capo della quale vi è il Papa"

 

Durcovici era nato il 17 maggio 1888 a Bad Deutsch-Altenburg, in Austria. I suoi genitori, Francisc e Maria Durcovici, formavano una famiglia modesta: il padre era un bracciante in una cava di pietre; la madre, Maria, nata Mittermeier, era casalinga.

Il 1° settembre 1901, entrò nel seminario di Bucarest. Il 30 ottobre 1906 venne a mandato a perfezionare gli studi a Roma all’Angelicum e al Pontificio collegio di Propaganda Fide, dove conseguì il dottorato in teologia, nel luglio del 1910.

Nello stesso anno, il 24 settembre, venne ordinato sacerdote a Roma nella basilica del Laterano.

Tornato a Bucarest nel 1924, fu nominato rettore del seminario, dove rimase fino al mese di aprile del 1948 quando fu nominato vescovo di Iasi da Pio XII.

Nel 1948 la Chiesa romano-cattolica in Romania era organizzata in cinque diocesi, 694 parrocchie, 1.225 chiese e 835 sacerdoti. La Chiesa greco-cattolica aveva cinque diocesi, 2.536 chiese, 1.794 parrocchie, 1.788 sacerdoti.

La pacifica convivenza delle varie nazionalità e culture che da secoli vivevano in pace e tolleranza fu improvvisamente distrutta dal nuovo sistema politico del dopo guerra. I comunisti per principio non volevano condividere il potere con nessun altro gruppo politico o religioso. Già dall'inizio le organizzazioni religiose erano oggetto di un'organizzata persecuzione da parte del governo comunista.

Centinaia di sacerdoti furono arrestati e in seguito portati nei campi di lavori forzati, dove, maltrattati, molti morivano in poco tempo.

Il 26 giugno 1949 Durcovici fu arrestato mentre viaggiava su un tram insieme con un altro sacerdote, Rafael Friedrich. In quel periodo furono arrestati tutti i cinque vescovi e la Chiesa rimase senza guida, a parte alcuni sacerdoti ancora in libertà.

Il vescovo dovette subire terribili maltrattamenti, privato del cibo e nel totale isolamento, senza bagno. Per farlo soffrire ancora di più i poliziotti gli tolsero i vestiti. Un sacerdote prigioniero, incaricato della pulizia del corridoio, poté avvicinarsi alla porta della cella senza destare sospetti e dire qualche parola a voce bassa al suo vescovo. Lui riconobbe la sua voce e lo informò in lingua latina, sconosciuta ai poliziotti, che stava soffrendo molto ed era ormai prossimo alla morte per la fame e per le ferite; sdraiato sul pavimento tra la sporcizia e gli escrementi, per lui non era più possibile muoversi.

Alla fine del brevissimo colloquio chiese al sacerdote prigioniero di dargli l'assoluzione dei peccati in caso di morte e anche la sua benedizione. Probabilmente già il 10 dicembre il  coraggioso vescovo e martire Anton Durcovici morì nella sua cella.

Nel cristiano non può esserci spazio per la vendetta o l’odio verso i nemici, ma solo per il perdono. È questo il messaggio che scaturisce dalla vita del vescovo rumeno Anton Durcovici (1888-1951), morto martire nel carcere di Sighetu Marmatiei. Lo ha ricordato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, presiedendone — in rappresentanza di Papa Francesco — il rito di beatificazione. La cerimonia si è svolta sabato mattina, 17 maggio, a Iaşi, in Romania. Il Pontefice — ha sottolineato il porporato — nella sua lettera apostolica definisce il nuovo beato «pastore zelante, apostolo dell’adorazione eucaristica e testimone eroico della comunione con la sede di Pietro».

Con la beatificazione del vescovo Anton Durcovici «un’altra stella si è accesa nel firmamento dei martiri di Cristo». La Chiesa cattolica, ha detto il porporato, «fin dall’inizio, è stata una chiesa di martiri. Il martirio costituisce il sigillo supremo dell’amore e della fedeltà dei battezzati a Cristo e alla sua parola di verità e di vita». Durante la disumana barbarie in cui precipitò l’Europa nel secolo scorso, la Chiesa «subì feroci persecuzioni in tutto il continente, a nord come a sud, a est come a ovest». Purtroppo, particolarmente cruenti «furono i regimi totalitari, con le loro mostruose ideologie di odio, di oppressione e di morte», tanto che l’Europa «diventò una bolgia infernale per milioni di persone, che persero i loro cari, i loro beni, la loro dignità e spessissimo la loro vita». Anche la Chiesa cattolica romena fu perseguitata e «i suoi figli contrastarono la forza bruta del tiranno con le sole armi della loro innocenza e della loro fermezza nella fede» . Infatti, «inermi sopportarono ogni sorta di tormenti, vincendo il mostro del male con il perdono e ricambiando l’odio con l’amore». È questa, ha aggiunto il porporato, «l’aureola splendida del nostro beato, che si aggiunge agli altri numerosi vescovi, sacerdoti e laici romeni che la Chiesa ha già elevati agli onori degli altari». Monsignor Durcovici, ha aggiunto, salì come Gesù sul Calvario «per esservi crocifisso e poi essere accolto dal Risorto nella gioia eterna della Gerusalemme celeste». 

 

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

IASENSIS

Beatificationis seu Declarationis Martyrii

Servi Dei

ANTONII DURCOVICI

Episcopi Iasensis

(† 1951)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

     «Beato il popolo di cui il Signore è Dio» (Sal 143, 15).

     Le parole del salmista costituiscono il programma della vita sacerdotale ed episcopale del Servo di Dio Antonio Durcovici: Pastore supremo della sua vita fu il Signore crocifisso e risorto, che egli seguì sulla via del Calvario verso la luce della Pasqua.

     Il Servo di Dio nacque il 17 maggio 1888 a Bad Deutsch-Altenburg in Austria. Condotto al fonte battesimale pochi giorni dopo, trascorse l’infanzia nella sua familia di modeste condizioni. La morte prematura del padre lasciò la famiglia Durcovici in una situazione di estrema indigenza. La giovane vedova Maria e i suoi due bambini, Franz ed Antonio, si trasferirono a Jassi, la capitale del Principato di Moldavia in Romania; ma, trascorso qualche anno, si stabilirono a Bucarest in compagnia di una zia. Antonio ebbe modo di continuare gli studi già iniziati e frequentò l’istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Percepiti i segni della vocazione al sacerdozio, fu accolto nel Seminario di Bucarest, dove concluse brillantemente gli studi liceali. Successivamente potette studiare filosofia e teologia presso alcune Università ecclesiastiche in Roma. Conseguito il dottorato in teologia, il 24 settembre 1910 venne ordinato sacerdote.

     Al ritorno in diocesi, ricevette diversi incarichi: professore di religione al liceo, parroco, poi canonico della cattedrale, infine rettore del seminario. Questo compito educativo fu svolto da lui con grande impegno dal 1924 fino a quando venne nominato vescovo di Jassi: ricevette l’ordinazione episcopale a Bucarest, nella cattedrale San Giuseppe, il 5 aprile 1948.  Molto breve fu il suo ministero episcopale nella sua diocesi di Jassi, durante il quale, tuttavia, egli visitò diverse parrocchie e sollecitò costantemente i fedeli a perseverare nella fede. I fedeli capirono che il loro vescovo era il pastore inviato da Dio per guidarli attraverso il duro tempo della persecuzione. La situazione politica e sociale, infatti, si era andata progressivamente logorando, poiché in Romania, dopo gli eventi bellici, si era instaurato un duro regime comunista fortemente avverso ad ogni forma di religione e in particolare alla Chiesa Cattolica. In quel terribile contesto, il Servo di Dio ricevette dalla Santa Sede l’incarico di Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Bucarest. Durante alcuni drammatici eventi, egli mostrò straordinaria prudenza ed equilibrio nel guidare sacerdoti e fedeli, evitando di provocare inutilmente le autorità comuniste.

      Nel 1949 la persecuzione contro i cattolici arrivò al culmine. Il vescovo ebbe il coraggio di alzare la voce e condannò le azioni discriminatorie promosse dal regime. Il 26 giugno il Servo di Dio fu arrestato, mentre si recava nella parrochia di Popeşti-Leordeni per amministrare il sacramento della Cresima. Nella prigione del Ministero degli Interni e nel temutissimo Jilava ha sofferto molte torture, maltrattamenti e offese. Questa fu la prima tappa della sua via crucis, alla quale ne seguirono altre non meno efferate, fino a giungere a Sighet il 10 settembre 1951, dove già erano stati imprigionati altri vescovi. Il Servo di Dio venne isolato in una cella, seminudo e privato del cibo necessario, con scarsissima aria e luce, fatto oggetto di insulti, oltraggi e disumane violenze, che lo ridussero ad una larva d’uomo. Resistette solo per tre mesi. Morì il 10 dicembre 1951. L’ultimo respiro fu l’autentico compimento del suo programma pastorale: il suo “consumatum est” pronunziato in comunione con il Signore Gesù. Fu sepolto di nascosto nel cimitero ruteno. Tutto ciò accadde unicamente a causa della sua condizione di credente e di vescovo. Egli era pienamente consapevole che la sua fede e la sua condizione di vescovo erano motivi più che sufficienti per condurlo alla morte. Ma in lui l’amore a Cristo e la fedeltà alla Chiesa non vennero mai meno.

        Il vescovo Antonio Durcovici fu riconosciuto vero martire di Cristo: lo dimostrano pienamente le testimonianze di quelli che lo conobbero e una fama che è andata progressivamente consolidandosi e diffondendosi. In forza di questa fama fu istruita presso la Curia Vescovile di Jassi dal 25 marzo 1997 al 11 giugno 1999 l’Inchiesta Diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 29 ottobre 2010. Il 28 febbraio 2013 si è svolto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi riuniti in Sessione Ordinaria il 15 ottobre 2013, presieduta da l’Em. mo, Card. Angelo Amato, hanno riconosciuto la consistenza degli elementi materiale e formale del martirio.

        De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servi Dei Antonii Durcovici, Episcopi Iasensis, in casu et ad effectum de quo agitur.

        Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

        Datum Romae, die 31 mensis Octobris a. D. 2013.

 

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DECRETUM SUPER MARTYRIO

 

     «Beatus populus, cuius Dominus Deus eius» (Ps 143, 15).

 

     Verba psalmistae rationem vitae sacerdotalis episcopalisque Servi Dei Antonii Durcovici constituunt: supremus eius vitae Pastor Dominus fuit qui crucifixus a mortuis resurrexit et quem in via Calvarii secutus est ad lucem Paschatis.

     Servus Dei natus est die 17 mensis Maii anno 1888 in loco v. d. Bad Deutsch-Altenburg in Austria. Ad fontem baptismalem paucos post dies adductus, primam infantiam in sua modicae conditionis familia peregit. Praematura patris morte, familia Durcovici in statu extremae indigentiae seipsam vidit. Iuvenis adhuc et vidua Maria cum duobus filiis suis, Francisco et Antonio, Iasensem urbem, caput Principatus Moldaviae in Romania, se  transtulit; aliquot autem annis peractis, omnes Bucarestiensem civitatem in domum cuiusdam amitae se contulerunt. Antonius inde curriculum studiorum iam inchoatum prosequi potuit et lectiones in instituto Fratrum Scholarum Christianarum audivit. Signis vocationis ad sacerdotium perceptis, admissus est in Seminarium Bucarestienese ubi disciplinas gymnasii egregie perfecit. Philosophiae postea ac theologiae cursus in Universitatibus ecclesiasticis in Urbe prosecutus est. Doctoris titulum in theologia consecutus, die 24 septembris anno1910 presbyter ordinatus est.

     Reversus in dioecesim, varia adimplevit officia: praeceptoris religionis in gymnasio, parochi deinde ecclesiae cathedralis canonici, rectoris seminarii. Huic educationis muneri quam maxime semetipsum vovit ab anno 1924 usque in diem annuntiationis episcopalis ad sedem dioecesis Iasensis: ordinationem episcopalem accepit in ecclesia cathedrali Bucarestiensi Sancto Joseph dicata, die 5 mensis Aprilis anno 1948. Brevissimum fuit in sua dioecesi Iasensi ministerium episcopale, potuit tamen hoc tempore visitationes canonicas in variis paroeciis adimplere fideles indefesse exhortans ad perseverandum in fide. Intellexerunt fideles eorum episcopum a Deo missum fuise pastorem ut eos per tempora nubila pasceret persecutionis.

     Domestica rei publicae gerendae ratio gravior gradatim facta est, cum, in Romania, post eventus conflagrationis bellicae, durum comunismi regimen constitutum fuerat omnem religionis formam et praesertim Catholicam Ecclesiam abhorrens. Rebus terribilibus sic stantibus, Servus Dei a Sancta Sede officium accepit Administratoris Apostolici Archidioecesis Bucarestensis. Inter aliquot dramata, ipse maximae prudentiae sensus atque iusti ponderis in presbyteris ac fidelibus consiliandis praebuit evitans quin isti auctoritates regiminis  nimis provocent.

     Anno 1949 persecutio adversus fideles catholicos apicem asumpsit. Hac in re, episcopus animi audaciam intra se invenit ac vocem levavit magnam et actiones regiminis discriminatorias condemnavit. Die 26 mensis  Iunii, Servus Deo in intinere captus est dum in parochiam loci Popeşti-Leordeni se gerebat ut sacramentum confirmationis administraret. In carcere ministerii ab internis negotiis et in illo valde metuendo Jilava multa passus est tormenta, convicia et opprobria. Haec viae crucis statio fuit prima cui non minus atroces aliae secutae sunt usque ad illam quae est in Sighet. Hic adductus est die 10 mensis Septembris anno 1951 ubi iam alii episcopi clausi fuerant. Servus Dei, in cella solitaria segregatus, quasi nudus, carens cibo necessario, minimumque aeris et lucis habens, obiectum iniuriarum et contumeliarum factus necnon inhumanae violentiae, ita ut videbatur vermis et non homo. Restitit autem tribus mensibus nam die 10 mensis Decembris anno 1951 obiit. Iam in agone, ultima eius spiratio vera adimpletio fuit illius rationis pastoralis „consummatum est” quam in Domini Jesu communione pronuntiavit. In coemeterio Ruthenorum clam sepultus est. Hoc autem totum factum est propter rationem unam eo quod fidelis et episcopus erat.      Plane sibi conscius erat fidem statumque suum episcopalem rationes plus quam sufficientes offerre ad mortem subeundam. Nunquam tamen in eo Christi amor et fidelitas erga Ecclesiam deficierunt.

    Episcopus Antonius Durcovici verus Christi martyr recognitus est: hoc plene patet ex testimoniis eorum qui eum cognoverunt et fama eius in dies crevit ac diffusa est. Propter hanc famam apud Curiam episcopalem Iasensem a die 25 mensis Martii anno 1997 usque ad diem 11 mensis Iunii anno 1999 instructa est Inquisitio Dioecesana cuius validitas iuridica ab hac Congregatione de Causis Sanctorum decreto die 29 octobris 2010 recognita est. Die autem 28 mensis Februarii anno 2013 Congressus peculiaris Consultorum Theologorum habitus est. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die 15 mensis Octobris 2013 habita, praeside me  Card. Angelo Amato, de martyrii elementis materialibus et formalibus constare agnoverunt.

     De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servi Dei Antonii Durcovici, Episcopi Iasensis, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

    Datum Romae, die 31 mensis Octobris a. D. 2013.

 

 

ANGELUS Card. AMATO, S. D. B.

Praefectus

 

                                                                    + MARCELLUS BARTOLUCCI

                                                                    Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                a Secretis